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Un triangolo pieno di piacere

Da circa un mese ero iscritto ad un sito di annunci erotici. Non so se inizialmente fu mera curiosità o reale speranza di trovarvi intriganti avventure, fatto sta che il mio annuncio scorreva sul video insieme alle migliaia di altri. Anzi, era lì in duplice forma: uno come singolo che cerca coppie, ma non disdegna eventuali singole o singoli bisex , ed uno come coppia, ove mi presentavo unitamente alla mia partner di tante ore passate a trastullare i nostri e gli altrui corpi. Il primo mirava ad un mio gioco nuovo, il secondo riprendeva una nostra abitudine ormai consolidata.
Risposte ricevute: molte sin da subito. Alcune, in particolare all’annuncio di coppia, palesemente forzate, vistosamente scritte da singoli che simulano aver compagna… ma “lei ora non può, però potremmo inizialmente vederci noi…”; altre, maggiormente per l’annuncio come singolo, dimostratesi poi provenienti da persone che, a parole, sono apicali nell’arte erotica, ma, nel concreto, si riducono a fanatici pigiatori di tasti di computer, immaginanti le più infuocate battaglie erotiche, per auto farsi compagnia nelle tristi serate passate con il Marchese della Sega, figlio della sempre gravida Contessa Manina.
Coppie finte o bloccate dal pensiero di far divenire concretezza il proprio desiderata, bisex mentali incapaci di trasformare in realtà quella loro voglia recondita… tantissime e tantissimi. Molte pallose mail, molti ripetuti rinvii del fatidico appuntamento con i più speciosi ed incredibili motivi.
Questo, in parte, il risultato dell’iscrizione al sito del desiderio erotico. Ma vi fu anche altro, ben più pregnante e ben più ripagante quell’iscrizione.
Oltre alle risposte di persone forti nel fantasticare, vi furono anche persone concretamente attirate da quanto da me scritto. Sei coppie mi risposero cercandomi insieme alla mia partner, una mi cercò nella veste di singolo etero, quale giocattolo per la sola lei con il lui eccitato osservatore, due mi cercarono per giocare con entrambi a tutto campo e, otto singoli bisex, mi proposero infuocati incontri tra soli maschietti.
Portai a compimento quattro di quelle risposte… una per tipo. Insieme alla mia partner ci si vide con una coppia, da solo divenni giocattolo di un’insaziabile signora con marito sulla poltrona a fianco del letto, mi dedicai ad una coppia ove nel triangolo tutti si era a gara nel dare e darsi piacere senza il limite dell’ordinario uomo-donna, mi incontrai con un maschietto per provare la sensazione dell’erotismo in assenza di vagina.
Il meno appagante fu certamente l’essermi trovato in un letto con una signora, peraltro piacente, ad assecondare le indicazioni erotiche provenienti da suo marito, assiso su una poltrona a fianco del talamo e con il membro, fuoriuscente dalla potta, tra mani. Magari a qualcuno piacerà, per me fu invece discretamente frustrante. Adoro il sesso guidato dalla fantasia mia e di chi partecipa con me al comune delirio dei sensi; trovo poco intrigante l’essere, in uno con la donna con cui scambio il piacere, un automa comandato dall’esterno. Fai quello… fai questo… adesso mettetevi così… ora prendiglielo in bocca… leccala… che palle! E’ tutto solo per aiutare lui a masturbarsi…
Il più intrigante… il triangolo a tutto campo; il più trasgressivo… l’eros senza vagina.
Certo, ciò fu probabilmente dovuto al fatto che, prima di allora, avevo avuto un’unica esperienza bisex, peraltro a sorpresa e tra due donne. Tutto ciò che suonava “bisex” aveva, quindi, il fascino conscio ed inconscio del nuovo, della variante alla trasgressione ordinaria, del portare il corpo e la mente a piaceri diversi.
Prima del singolo ci fu il triangolo.
Entrai nell’alcova segreta di quella coppia di amanti, amanti tra loro e individualmente amanti dell’erotismo più sfrenato. Un monolocale piacevolmente trasgressivo; arredo minimale ma ricercato, letto alla giapponese di tre metri per tre centrale, giuste stampe orientali alle pareti alternate a specchi, un bar ben fornito…
Non nascondo ero un po’ impacciato… per la prima volta ero il terzo, l’uomo in più tra un uomo ed una donna. Questa volta non avevo la mia solita alleata di tante ore di piacevoli giochi erotici, ero solo, solo al cospetto di due di cui avevo la sola conoscenza derivante dal caffè preso insieme mezzora prima. Sapevo come si chiamavano, sapevo cosa facevano nella vita, o meglio sapevo ciò che avevano deciso di dirmi sul punto, sapevo che erano una coppia di amanti, sapevo che lui era bisex sia attivo che passivo e lei fortemente eccitata dal vedere due uomini intendi a darsi reciproco piacere, sapevo la loro età, o perlomeno quella dichiarata, sapevo che lei amava sentire due uomini sul suo corpo… come dire sapevo molto di più di quanto non si sappia solitamente anche del più vecchio amico, ma di fatto non sapevo chi fossero. Non so se si accorsero di ciò, non so se anche loro vivevano, in quell’iniziale momento, il mio stesso imbarazzante disagio. Fu però poco più di un attimo.
Ci trovammo seduti sulle tre poltroncine fronte letto con un bicchiere in mano… La distanza tra le poltrone, leggermente a semicerchio, era di poche decine di centimetri… io guardavo l’uno e l’altra, loro guardavano me. Lei esordì comunicandoci la sua “voglia matta” di godersi quel pomeriggio. Io, seduto tra loro, posai una mano sulle sue cosce, per metà lasciate nude dalla gonna e le assicurai che sarebbe arrivata a sera soddisfatta… rimpiangendo immediatamente l’immodestia di tale affermazione, fatta al buio su me stesso. Aggiunsi che anche il suo compagno non avrebbe passato un noioso pomeriggio. D’altra parte, nelle precedenti mail di conoscenza, mai avevo detto di essere al mio primo incontro a tre e neppure avevo detto che la mia bisessualità era fresca come la rugiada del mattino. Non potevo, a quel punto, dichiararmi quel neofita che in realtà ero. Portai nella mia mente le svariate situazioni previssute in giochi tra coppie e mi lanciai… è vero che non avevo l’alleata di sempre, ma la immaginai, in quei momenti, presente tra noi, imitandola nei suoi slanci bisex verso l’altra donna.
Deciso come non mai, dissi a lei: “splendida fanciulla, qui sei in minoranza e quindi devi adattarti… inizialmente ci spoglierai entrambi e poi resterai a guardare i nostri arnesi che si induriscono. Se vuoi potrai scaldarti il buchino per quando decideremo di occuparci di te. Ora saremo noi a iniziare le danze.” Era quanto la mia partner diceva sistematicamente a noi maschietti quando aveva a portata di mani e bocca una donna; adattai quel suo fare al maschile. Lui annuì e, alzandosi, si mise davanti a lei. Io lo imitai. Iniziò a spogliarci. Camicia e pantaloni caddero a terra. La fermai ai boxer. “E no, cara fanciulla, questi saranno tolti tra noi maschietti; il tuo compito e finito.”
Bleffavo l’essere un esperto bisex, quasi un maestro di quel gioco del sesso.
Misi le mani su di lui ed iniziai a sfilargli i boxer. Le mie mani sentirono il suo membro quasi rigido, mentre le mie dita lo svestivano di quell’ultimo indumento. Lui si chinò è prese tra i denti l’elastico dei miei, strusciandosi su di me nello svestirmi completamente. In quel momento, stranamente, non sentivo più alcun imbarazzo: eravamo entrambi nudi e coricati in quell’enorme letto. Mentre lui mi accarezzava tra le cosce ed io passavo la mano sui suoi testicoli, con la coda dell’occhio rimirai lei che si spogliava. Iniziammo a giocare con i rispettivi capezzoli che, avevo prima detto loro, sono una delle parti del corpo per me più erogene. Eravamo in un atipico sessantanove; la mia bocca sui suoi capezzoli, la sua sui miei. Non fu difficile da quella posizione passare al più consueto sessantanove. Intanto vedevo lei che si masturbava inginocchiata sul letto, con occhi che altro non vedevano se non i nostri membri, divenuti durissimi, entrare ed uscire languidamente dalle nostre bocche. Gemette quasi subito per un orgasmo che la stava assalendo. Ci staccammo e, pur continuando con una mano ad accarezzarci reciprocamente il pene, posammo entrambi l’altra su di lei, tirandola tra noi.
Era famelica di sesso.
Non rammento più le tante posizioni che i nostri corpi assunsero in quel pomeriggio. Io e l’altro intenti a leccare insieme la vagina depilata di lei, passando le nostre lingue, che si intrecciavano tra loro, dal buchetto posteriore a quello anteriore. Io e lei a scambiarci in bocca il pene turgido di lui, senza mai negargli il piacere delle nostre lingue sul suo scroto. Loro due a divorarmi ogni centimetro del corpo. Intrecciati e allacciati, stesi uno sull’altra ed uno sull’altro, nessuna parte dei corpi resto senza il piacere di sentire le nostre libidinose bocche e lingue. Ormai noi maschietti eravamo al culmine; era passata quasi un’ora da quel primo approccio sui boxer e, mentre lei poteva contare già numerosi orgasmi, noi stavamo per arrivare al traguardo del nostro primo piacere assoluto. Ci sentivamo il pene pulsare dal desiderio di disperdere quel liquido la cui visione è foriera di eccitazione, quasi quanto lo è il disperderlo per colui che lo fa. Bastavano ancora pochi baci, poche leccatine, poche succhiatine e non sarei più stato in grado di tenere.
Mai avrei creduto che il gioco completo, il divertirsi a stimolare i sensi senza la rigida distinzione uomo-donna, mi avrebbe portato a tali apici di godimento sensuale e corporeo. Era la seconda volta che lo vivevo ed il piacere era ancor maggiore rispetto a quella che mi fu di noviziato. Trovavo estremamente attraente e stimolante l’essere solo in tre, due uomini ed una donna. Una seconda donna, probabilmente sarebbe stata un limite alla completezza assoluta del gioco bisex che stavamo vivendo.
Con quell’intrigo di sensi e corpo, quasi senza pensarci e certo di dover concludere il primo tempo di quel magnifico gioco a tre, lo chiedeva a gran voce il mio pene ormai giunto sulla soglia dell’esplosione, chiesi non a lei, ma a lui, se preferiva essere posseduto mentre possedeva la sua donna o preferiva possedermi mentre io possedevo lei.
Maleducatamente, come chi comanda in casa d’altri, avevo inavvertitamente deciso io per loro come si doveva concludere il gioco. Mi resi immediatamente conto della brutta uscita ed allora onestamente aggiunsi: “oppure finiamo questa prima fase come più vi aggrada… di più non resisto, per il mio uccello ogni ulteriore preliminare è tortura…”.
Fu lei a decidere.
Senza profferire parola, prese il tubetto della crema e la spalmò sui forellini posteriori di entrambi loro. Capii che avrei penetrato lui, mentre penetrava lei. Infilai velocemente il preservativo, con gli occhi che seguivano le delicate dita di lei spalmanti il culo del suo amante. Si mise alla pecorina accompagnando il pene del suo partner dentro il suo roseo buchino. Mi inginocchiai dietro lui. Aiutato dalle sue mani, il mio pene lo penetrò. Mi muovevo lentamente. Il ritmo era dato da lui, il vagone di mezzo di quell’erotico treno del piacere. Da lento divenne sempre più veloce, mentre lo specchio davanti a noi diffondeva l’immagine di due mammelle, che oscillavano come un metronomo di quel concerto di gemiti. Nello specchio sei occhi dilatati dal piacere ci guardavano e tre bocche si aprivano nell’estasi del godimento. Mi sembravano altri tre. Altri tre che godevano davanti a noi, mentre noi godevamo guardano loro. Fu un treno rapido, un treno ad alta velocità. In pochissimo i nostri strumenti esplosero. Io venni in lui e lui, quasi contemporaneamente, venne in lei. All’unisono gridammo il grande piacere che ci aveva avvolti nelle sue spire libidinose, coricandoci, esausti, l’uno sull’altro e sull’altra.
Restammo qualche minuto così… credevo di aver varcato la porta del paradiso; di certo avevo definitivamente varcato la porta del più intenso ed avvolgente dei piaceri, quello del godere liberi da ogni limitazione mentale.
Ma il pomeriggio non era finito… anzi. Ormai senza più gli imbarazzi e le tensioni iniziali, iniziò quasi subito un secondo tempo di quella partita del piacere.
Tutto fu come prima, ma molto più ricercato nella gestualità. L’irruenza della “prima volta” aveva lasciato il posto alla lentezza della seconda volta. L’impulso animalesco verso un piacere ancora da provare, era stato sostituito dalla voglia di riviverlo senza tralasciare nulla. Le lingue scorrevano più lente sui corpi; le mani si fermavano di più sui centri del piacere, esplorandoli sino alle più remote pieghe. Le lingue erano divenute panno morbidissimo attorno al pene o tra le labbra vaginali. Il clitoride un dolce confetto da far sciogliere in bocca poco alla volta. Il buco del culo, una bocca da baciare con intensità. I corpi, strumenti strofinati l’un contro gli altri, capaci di suonare quel grande concerto del piacere che insieme stavamo vivendo. Tutto era divenuto esasperazione del gesto, nella ricerca di far emergere ogni più segreto piacere. Ad un primo tempo di famelica libidine, seguiva un secondo tempo di raffinatissima libidine, altrettanto piacevole seppur così diversa dalla prima. Impossibile dire quale dei due tempi fu giocato meglio, quale dei due tempi seppe dare più piacere a tutti tre. In uno come nell’altro ci fu un crescendo di lussuria che, anche la seconda volta, ci portò in meno di un’ora a quell’annunciata esplosione dei membri invocante l’orgasmo finale.
Questa volta cambiò però la conclusione.
Lei mi volle nella vagina, mentre lui godete in me. Il piacere non variò. Anzi, per me fu ancor maggiore. Godetti in contemporanea internamente ed esternamente. Sentii il suo membro esplodere dentro di me, mentre io inondavo quella splendida donna che, tenendosi ai miei capezzoli, aveva posato le sue affusolate gambe sulle mie spalle e si mostrava aperta come più non si può ai miei occhi. Meravigliosamente bello; ogni altra parola è superflua ed inutile.
Dopo fui felice nel sentirmi dire che avevo mantenuta la promessa iniziale… il pomeriggio non era stato sprecato. A volte bleffare va bene, poi il gioco arriva; però da quel momento non mi servì più il bleffare. Seppur ancora abbastanza novizio, avevo appreso completamente il gioco del sesso aperto a tutti.

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