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Storia di eva - 3 - il nipote

Autore: Evatrav54
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La mia vita ha assunto un aspetto molto diverso da quello che immaginavo, la crisi delle occupazioni mi ha costretto a lavorare travestito da cameriera, poi sono diventato responsabile marketing ed ora sono il segretario privato di Diego il socio di maggioranza della compagnia.

Molto privato, vivo nella sua stessa villa, curo i suoi svariati interessi, lo consiglio sull'uso del computer e gli faccio compagnia soprattutto la notte.

Le mia camera confina col mio studio, una stanza attrezzata con la migliore tecnologia corrente; in questo studio mi collego col mondo per qualsiasi motivo dal pianificare gli investimenti alla ricerca delle mete turistiche, dallo studio dei classici alle chat ad alto contenuto tecnologico, fino alla medicina applicata al prolungamento della vita; riassumendo con una sola parola: Internet.

In questo locale c'è una porta che da sul cosiddetto archivio, dietro uno scaffale del quale esiste una porta scorrevole che da su uno spogliatoio attrezzato con una cabina armadio e un bagno. Un'altra porta scorrevole comunica con la cabina armadio della camera del mio manager.

Grazie ad uno studio attento solo esaminando nel dettaglio le mappe topografiche della villa si può notare che in effetti manca un vano di tre metri per tre, e il locale è talmente bene insonorizzato che non si sente assolutamente nulla dall'esterno.

Precauzioni necessarie per nascondere al personale della casa e agli eventuali ospiti quell'aspetto della vita privata che una persona pubblica non può mostrare; infatti mentre di giorno mi occupavo degli aspetti di public relations, la notte mi trasformavo in Eva l'amante spregiudicata.

Nessuno aveva mai avuto il sospetto di cosa poteva succedere, anche perché nella villa gli incontri mondani erano più un'eccezione che una regola e il nostro comportamento in pubblico era sempre improntato sulla massima serietà professionale.

Un giorno il manager ricevette una lettera di invito per tenere una serie di incontri in un paese africano, erano praticamente dei seminari formativi che tentò di evitare con forza ma che fu poi costretto, politicamente, ad accettare.

Il programma prevedeva un'assenza di una ventina di giorni e, dato che era pagato da un ministero in un paese con un visto difficile da ottenere, rivolto solo a lui; per cui dovemmo rassegnarci a separarci per quel lasso di tempo.

Ovviamente in sua assenza avrei anche dovuto seguire le altre sue attività e comunicazioni varie.

Poco prima di partire ricevette una telefonata da suo nipote Fabio, un apprendista in uno studio legale a Londra, che gli comunicava la sua intenzione di tornare in Italia per un breve soggiorno; era talmente contento di poter passare un po' di tempo con uno dei suoi rarissimi parenti che si dimenticò il viaggio. Quando se ne accorse non ebbe il coraggio di rivelargli l'errore, per cui decise che avrei dovuto comunicare la notizia della sua partenza solo all'arrivo del nipote adducendo ad una scusa qualsiasi.

Fabio arrivò puntuale e gli porsi le scuse spiegando, una mezza verità, che lo zio era stato convocato all'estero da un ministero solo pochi giorni prima.

Il ragazzo, aveva venticinque anni, non sembrò particolarmente dispiaciuto e decise che si sarebbe fermato solo pochi giorni e che sarebbe ritornato appena lo zio avesse finito il suo viaggio; la governante lo accompagnò nella sua stanza e gli fece fare un tour della villa perché potesse familiarizzarsi.

Bisogna dire che era una persona discreta, quasi non si vedeva in giro, a tavola non aveva esigenze particolari e possedeva una cultura generale ampia; in breve instaurammo un rapporto confidenziale arrivando a darci del tu.

Era molto curioso e lo trovavo spesso che si aggirava per la casa, non che la cosa mi desse fastidio, in effetti l'unico locale in cui non aveva accesso era il mio studio e non aveva mai chiesto di entrarvi.

Da parte mia la vita procedeva regolarmente, di giorno svolgevo tutti gli incarichi normali e di sera tornavo a trasformarmi in Eva; non vedevo perché l'assenza del mio uomo dovesse interrompere i miei ritmi normali.

Un sabato sera, dopo aver congedato il personale di casa, Fabio mi disse che sarebbe andato a letto presto e mi lasciò prima del solito; dopo i doverosi saluti passai dallo studio e mi vestii. Mi piaceva rimanere vestita un po' più sexy prima di andare a letto, così optai per una camicetta nera, il mio solito reggiseno imbottito ed una gonna a portafoglio grigia abbastanza corta. Mi infilai un paio di calze color carne tenute da un reggicalze, un paio di sandaletti con gli strass e tacchi da sette centimetri ed una parrucca a caschetto ramata.

Un'occhiatina allo specchio mi confermò che nonostante i miei quarantasette anni sembravo una signora ancora avvenente; ero così intenta ad osservarmi quando sentii bussare alla finestra. Ero al secondo piano e l'unico modo per arrivare a quell'altezza era una scala, e lunga anche; così senza pensarci mi girai e vidi Fabio in bilico sul davanzale.

Non potevo nascondermi e tutte le luci erano accese così mi avvicinai alla finestra e aprii i vetri.

- Allora avevo ragione, tutte le sere passeggiando nel parco vedevo una silouette di donna.

La sua voce era tranquilla e cercando di apparire normale risposi:

- Complimenti una bella vista,ma come hai fatto a salire fino a qui?

- Non sono salito sono sceso dal cielo, o più prosaicamente sono scivolato dal solarium che c'è sul tetto lungo il cavo del parafulmine.

- Un gesto molto pericoloso, perché lo hai fatto?

Un sorriso smagliante e una strizzatina d'occhio accompagnarono la risposta.

- Per conoscere mia zia...

Il ragazzo si era dimostrato estremamente sveglio e intraprendente, ma non sapevo come comportarmi, in effetti nessuno gli aveva proibito l'accesso alla casa, ma la sua intrusione nel mio privato turbava il delicato equilibrio raggiunto.

- In fondo siamo tutti e due soli soletti in questa grande casa - proseguì - e non vedo niente di male nel passare un po' di tempo in compagnia.

Decisi di stare al suo gioco e di vedere cosa voleva, così gli offrii da bere

- Vuoi bere qualcosa?

- Perché no, hai una vodka ghiacciata?

Ovviamente, il minibar era fornitissimo, così versai due bicchierini e li bevemmo tutti di un fiato. Chiacchierando e bevendo l'atmosfera si era rilassata e cominciammo a raccontarci le nostre vite, non dissi molto dei miei precedenti e in compenso venni a sapere che il ragazzo non aveva molti rapporti con l'altro sesso; a Londra gli italiani non erano visti come delle persone affidabili così era praticamente sempre solo.

Probabibilmente aveva raggiunto quella fase che nelle bevute coincide con una certa tristezza e si appoggiò alla mia spalla autocommiserandosi; mi venne spontaneo accarezzargli i capelli e cercare di consolarlo. Avevo abbassato le luci e la camera era calda e accogliente, forse un po' troppo visto che il ragazzo mi mise una mano sulla coscia e cominciò a risalire.

- Non mi sembra il caso, l'assenza di tuo zio non ti permette di approfittarne così.

- Ma zia ho una gran voglia e tu sei una vera donna non come quei ghiaccioli inglesi.

Era un gran complimento rivolto ad una persona come me ma non mi dovevo lasciar lusingare.

- Caro, anch'io ho voglia, l'assenza di tuo zio mi pesa

- E allora perché resisti in fondo siamo soli e nessuno verrà mai a saperlo

Eravamo seduti sul bordo del letto così con una sola spinta mi fece cadere di schiena sulle lenzuola e cominciò a palparmi dappertutto, sembrava avere dieci mani e, nel tentativo di fermargliene almeno uno, tolsi le mani dal suo petto e me lo ritrovai addosso.

Mi baciò le labbra e la sua lingua si infilò fra i mie denti, non riuscii a resistere e contaccambiai il suo bacio. Avevo veramente voglia di fare una sana scopata e lui aveva il fisico e l'irruenza tipica dei giovani; nello scambiarci il bacio ci eravamo rovesciati così ne approfittai per spogliarlo completamente. Aveva un cazzo grosso ma non molto lungo e aveva una gran voglia di usarlo; riuscii a resistere e mi alzai in piedi, mi misi davanti allo specchio della camera e improvvisai uno mini spogliarello. Cominciai passeggiando un po' sculettando sui tacchi a spillo, poi iniziai a slacciarmi la camicetta, lentamente bottone dopo bottone; me la sfilai osservando il suo viso diventare sempre più rosso. Tornai verso di lui e ancheggiando sfilai i nastri che chiudevano la gonna che cadde ai miei piedi; era troppo per lui, mi prese per i fianchi e mi gettò di nuovo sul letto, con le mani impacciate raggiunse l'elastico dei miei slippini e me li sfilò. Devo dire che anche il mio uccello era cresciuto ma la cosa non lo disturbò affatto, si piegò su di me e prima che potessi dire qualcosa se lo prese in bocca; mi girai sul letto andando a cercare il suo sesso e cominciammo un fantastico sessantanove.

Non era molto esperto ma la sua buona volontà era piacevole; continuammo per un po' ma non era quello che voleva.

All'improvviso smise di succhiarmi, si girò e mi venne sopra.

- Un attimo è meglio non rischiare, e poi con un affare così grosso se non lo ungiamo un po' mi distruggerai.

Presi dal comodino un preservativo e il gel , tornai da lui e lentamente lo preparai, molto lentamente, poi mi misi sdraiata sulla schiena e mi unsi per bene il culetto, infilandomi anche due dita dentro; era eccitatissimo e si vedeva chiaramente che non si sarebbe trattenuto a lungo.

Così finii i preparativi e, mettendomi in ginocchio, mi girai per mettere il gel sul comodino; l'avevo fatto senza pensarci e la vista delle mie natiche così sollevate lo aveva fatto esplodere.

Con un balzo solo mi fu alle spalle, mi prese per i fianchi e cominciò a spingere il suo cazzo sul mio buchino; in un primo momento non riuscii ad infilarmelo anche perché presa alla sprovvista avevo irrigidito i muscoli, poi mi rilassai proprio mentre dava un colpetto un po' più forte.

Mi entrò dentro tutto di colpo e mi sentii scoppiare talmente era stato veloce, rimase fermo per un po' poi cominciò a muoversi poco alla volta, estraendo solo un centimetro prima di riinfilarlo; era un supplizio sentire un movimento così, ma sentivo comunque un piacere profondo.

Riusciva a dominare la classica fretta dei giovani e cominciò ad uscire sempre un po' di più molto lentamente; quando finalmente la cappella arrivò quasi ad uscire non lo tirò fuori completamente ma iniziò ad accelerare il ritmo.

Era stupendo e irresistibile, ero completamente abbandonata e nelle sue mani e lo specchio della camera non faceva che amplificare le mie sensazioni; vedevo un maschio scoparsi una femmina in calore e quella femmina ero io.

Ad un certo punto capii che era molto vicino all'orgasmo così mi piegai in avanti facendolo entrare ancora di più; nello stesso tempo allungai una mano in mezzo alle nostre gambe fino a raggiungere le sue palle. Bastò un contatto leggero per sentire un affondo più deciso e il suo cazzo diventare più grosso mentre delle pulsazioni gli correvano lungo l'asta; durò tantissimo e mi sembrava che non dovesse mai finire poi con un leggero mugolio si abbatté sul letto.

Passammo tutta la notte insieme e ci addormentammo solo all'alba dopo una notte di passione selvaggia, nel pomeriggio lo accompagnai in stazione dove lo aspettava un treno per Perugia dove avrebbe passato un periodo di turismo e mi strappò la promessa che sarei andata a Londra a trovarlo.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Blueys Invia un messaggio
Postato in data: 04/06/2007 13:58:44
Giudizio personale:
avrei voluto essere al posto del nipotino...


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