i racconti erotici di desiderya |
Ritorno a casa |
E' la mezzanotte milanese di un giovedì qualsiasi di primavera.
L'aria è tiepida e si cammina volentieri con le maniche del maglione tirate su a mezze braccia respirando i primi odori dell'estate, ormai imminente. Sono appena uscito dall'ufficio stravolto. Una giornata lunga, iniziata 15 ore prima e trascorsa davanti al monitor di un computer valutando numeri e situazioni. L'ufficio è mio, quindi trovo naturale restare fino a tardi se la cosa può essere importante per lo sviluppo del lavoro. Ma ora finalmente ho finito, e sto camminando con sguardo vagamente assente e distaccato verso casa. Circa mezz'ora a piedi. Potrei aspettare il tram, o chiamare un taxi. Ma ho proprio voglia di fare una passeggiata per le strade della mia città. E' così che camminando, passo per una via di pub e ristoranti che pulsa già della vita notturna di universitari e giovani ben vestiti con il loro drink in mano poco fuori le porte dei locali. Non sono molto più grande di loro, forse 3 o 4 anni di più, ma ho altri pensieri per la testa. Attraverso qualche piccolo gruppetto di persone, buttando l'occhio fra profonde scollature, sorrisi vagamente ammicanti e facce super lampadate. Mi lascio tutto alle spalle, domandandomi se il tempo o la forza per una birretta prioprio non ce l'avessi. La risposta stasera è scontata, e infatti proseguo verso casa. Svoltato l'angolo però, qualcosa sta per cambiare. Ma ancora io non lo so. Due ragazze sui 27, ben fatte e molto carine, una palesemente ubriaca, mora, e l'altra, bionda, che le fa da "badante" sono appoggiate ad una macchina parecheggiata. La mora è vestita con un paio di fusò rosa dal colore così tenue e talmente attillati da consentirmi di descrivere anche il tanga nero, sottile e striminzito, che indossa sull'intimo. Forse è una mia impressione, ma il tutto è così succinto da lasciar intuire la linea del basso ventre fin quasi là sotto, dove l'occhio non può non indugiare. Inizialmente, distratto da una simile vista, non ho neppure notato il suo top dell'identico rosa, senza reggiseno. L'amica, invece, veste con un paio di jeans affusolati e dalla vita bassa, quelli che lasciano a nudo le linee sensuali delle anche che convergono verso il pube e una magliettina a maniche corte verde che arriva a stento sopra all'ombelico priva di scollatura, che appoggia su un seno prosperoso e tondeggiante. Alla vista dei fusò rosa e di tutto quello che lasciano capire, il mio pene ha un lieve sussulto, come un pulsare istantaneo che però si quieta subito. Mi capita spesso, come sensazione, quando assisto ad una scena carica di erotismo. Qui, dopotutto, non c'era nulla di particolarmente eccitante, nulla di diverso da ciò che spesso si può ammirare per le strade del centro o nei locali della città, ma questa fu la mia sensazione e così ve la riporto. Avendole squadrate con particolare attenzione (specialmente la mora alticcia dai fusò rosa), ricevo in cambio un identico sguardo accurato, quasi provocatorio. Non distolgo lo sguardo e anzi rallento lievemente il passo quasi ad invitare ad un breve scambio di parole. Ovviamente la ragazza un po' alticcia è fortemente disinibita in quel momento ed è la prima ad anticipare tutti rompendo il giacchio con la più classica delle domande: "ma quanto sei alto??" (essendo alto 2 metri e 01 è una domanda che mi capita spesso di sentire). Io, nonostante tutto, sorpreso del fatto che fosse stata lei ad attaccar bottone, rispondo in modo molto stupido e noioso: "2 metri e zero uno". Ho centinaia di risposte simpatiche e inaspettate per la domanda "quanto sei alto?", visto appunto che in vita mia me l'hanno fatta così spesso da indurmi a divertirmi nel trovare risposte alternative. Ma questa volta, niente, mi esce solo la più banale delle risposte. Ma è la mora a stupirmi ancora, incalzando: "Ma è tanto....!! e allora quanto ce l'hai lungo scusa???" Questa domanda apparentemente scherzosa, però, era stata posta con un leggero tono velato da sincera curiosità e da un atteggiamento corporeo piuttosto provocante, a tal punto da farmi pulsare lievemente il pene nelle mutande, di nuovo. La bionda era intanto arrossita, e non poco, e aveva tirato per un braccio l'amica strabuzzando gli occhi increduili, stava probabilmente per parlare, magari giustificando l'amica e minimizzando la domanda... ma io risposi prontamente: "più di quello che pensi, ma lo può scoprire solo chi gioca con me...". La bionda, sorpresa dalla mia risposta quasi di sfida cambia espressione e ho quasi l'impressione che desideri entrare in competizione con l'amica (mi confessò più avanti: "ma vuoi vedere che la mia amica ubriaca si porta a letto questo qui e io, da sobria, mi tocca pure andare in bianco??"). Sta di fatto che a quel punto la mora insiste testualmente: "Mi chiamo Elena, e se hai un posto per giocare, io ho molta voglia di giocare con te". La bionda si intromette ironica: "Si, piacere e io mi chiamo Jessica... Ma se sei ubriaca! a cosa vuoi giocare? e poi sono in macchina con te, come ci torno a casa?". Avevo capito che era il suo modo timido per cercare di intrufolarsi nella cosa. Conosceva troppo bene la sua amica per non sapere che quella sera, arrivati a questo punto, non sarebbe mai andata in bianco, e lei semplicemente non voleva essere da meno come altre volte, invece, le era capitato per la sua troppa timidezza. Così risposi squadrandole entrambe da capo, a piedi, e dicendo: "C'è il mio ufficio qui vicino, e sarà un piacere accoglervi tutte e due". La stanchezza mi era completamente passata, e l'idea di tornare in ufficio ma questa volta accompagnato da due fichette del genere mi regalava forza e vigore inaspettato. Elena, probabilmente disinibita dall'alcool, si mise una mano sui fusò, in mezzo alle gambe, a palmo aperto mimando il gesto di una delicata carezza alla sua voglia e portò l'altra dietro la testa arruffandosi la fluente chioma sopra la testa: "Allora andiamo a giocare, che fra un po' mi metto a giocare qui.. hihihi..." e poi rivolta a Jessica, con un tono di voce più basso ma perfettamente udibile anche da me: "guarda che questo qui è tutto mio, tu vieni ma te ne stai a guardare". Jessica, temendo che anche io stessi sentendo tutto, arrossì, e rispose un po' impacciata: "sì sì, ok. ok... poi ti porto a casa io" (fingendo di rispondere ad un'altra cosa). Mi feci avanti, cingendole entrambe sopra i fianchi e dirigendomi verso l'ufficio. Il breve tragitto di quella decina di minuti, fu molto eccitante per me. Io facevo loro domande per "rompere un po' il ghiaccio" e Elena rispondeva sempre con palesi doppi sensi molto espliciti, jessica sorrideva inizialmente un po' tesa, poi sempre più sciolta e disinvolta. A pochi metri dal portoncino d'ingresso, ricordo che per vedere quanto fosse "calda" Jessica (elena ormai era un vero e proprio vulcano) risalii con la mano dal suo fianco fino al prosperoso seno, carezzandolo lievemente, sentendo idurirsi sotto il mio tocco il suo capezzolo a proiettile. Jessica non disse nulla ma si voltò verso di me sorridendo: aveva capito che nonostante la sua amica non la volesse fra i piedi, o per meglio dire fra le gambe, io invece ero molto interessato anche a lei. Insomma, quella notte ce ne sarebbe stato per tutte. Aprii la porta del portoncino e mentre attraversammo il cortile Elena mi aveva già infilato una mano sotto i pantaloni, dietro, accarezzandomi voluttuosamente le natiche. Prendemmo l'ascensore e i 7 piani furono la buona occasione per iniziare a scaldare i motori. Mi girai verso Elena, guardandola nei suoi occhi grigi e profondi e baciando le sue labbra rosse e lucide come ciliegie. La mia lingua scivolò morbidamente fra le sue guance cercando la sua, che ricambiò il bacio catturandomela fra le labbra e succhiandola come un pene di sua esclusiva proprietà, quasi volendomi far capire cosa avrebbe voluto fare con il cazzo fra le sue mani poco più tardi. Intanto non volevo trascurare jessica, ma non volevo neppure che Elena si accorgesse che la stavo coinvolgendo (temevo si arrabbiasse), e così poggiai una mano di lato sul ventre di Jessica. Sentii solo il suo respiro farsi più intenso e immaginai il suo volto illuminato da un sottile piacere di complicità. Elena era probabilmente ancora un po' troppo alticcia per rendersi conto che stavo flirtando anche con la sua amica e non disse nulla. Anzi, arrivati al piano mi guardò languidamente mentre mi accarezzava i pantaloni all'altezza del membro. Cominciava a farsi duro, e lei lo aveva capito... voleva gustarsi l'evoluzione della mia erezione e così cercava di stringere leggermente i pantaloni per sentirlo mentre diventava duro. Capii che le sarebbe piaciuto gustarlo a dovere, e così mi sforzai di tenerlo "a riposo" il più possibile... mi girai di scatto verso la porta dell'ufficio e l'aprii. Entrammo e ci accomodammo subito nella saletta di attesa dopo la reception. C'erano alcuni divanetti in stile "old fashion" molto comodi e che avrebbero fatto proprio al caso nostro. Mi tolsi subito il maglione, ma gestendo i movimenti in modo molto lento e sensuale. Elena mi stava fissando senza sosta e jessica si era portata una mano sul seno che fino a poco fa le avevo accarezzato. Elena si accorse della cosa, e disse a Jessica: "Sei una puttana, jessica, sei una puttana ! vai i bagno a masturbarti ! qui ce n'è solo per me!" Capii che avevo un buon ascendente su Elena e che toccava a me cercare di tenere viva la situazione. Così, mentre jessica mi guardava speranzosa, mi rivolsi ad elena in modo piuttosto deciso e volgare e le dissi: "qui dentro (spingendo il bacino in fuori) ce n'è per tutte e due, e scommetto che in tre ci divertiamo tutti di più...". Volevo essere esplicito e appositamente volgare per eccitarle ancora di più. Elena tornò a guardami quasi ipnotizzata fra le pieghe dei miei pantoloni... non rispose, ma si avvicinò come se si fosse ricordata che voleva assaggiare il mio cazzo mentre induriva, che voleva essere lei ad essere l'artecifice dell'erezione, gustandola in tutte le sue fasi. Così mi toccò nuovamente fra le gambe, e io mi sfilai i pantaloni per agevolarla. Jessica si era fatta un passo indietro e assisteva senza sapere bene cosa fare. Elena si protese verso i miei boxer attillati e infilò la sua mano, voracemente, sin fino alle palle. Sentii un sussulto, e sentii il sangue pompare nelle vene a mille... Il pene era ancora quasi del tutto a riposo e notai che l'espressione di Elena, quando lo palpò, fu proprio quella di una persona che aveva trovato quel che aveva sperato di trovare: un bel cazzo da far crescere sotto le proprie dita. Così iniziò a sfregarmi l'uccello sul palmo della sua mano, mentre io le guardavo il suo grazioso seno sotto al suo top muoversi lievemente e ondeggiare al ritmo della sua mano. Vidi i suoi capezzoli indurirsi e spingere forte contro il tessuto tiratissimo del top, sentii il mio pene gonfiarsi poco a poco, sotto il massaggio sempre più intenso della sua mano. Stavo riempiendo i boxer e presto si sarebbe alzato fino a far capolino fuori dalle mutande. Era abbastanza duro da sentirlo opporre resistenza alle sue spinte con la mano, ma non era ancora così duro da superare l'elastico dei boxer... Fu in quel momento che lei tirò fuori la mano, guardandomi fissa negli occhi, e lentamente, molto lentamente, se la leccò per sentire l'odore del mio cazzo che si stava gonfiando di lei. Con la mano umida di saliva, ricominciò a massaggiarmi l'uccello in modo avido e sempre più frenetico. Sentii la sua mano umida e calda, sul mio membro sempre più vigoroso, scorrere come una specie di penetrazione di una vagina dilatata dall'amplesso. Jessica era sempre immobile, indecisa sul da farsi, ma nel frattempo si godeva la scena alla grande, cercando il mio sguardo complice che di tanto in tanto andava a cercare il suo. Ora il cazzo era perfettamente dritto ed eretto, e sbucava ampiamente dai boxer per oltre un terzo della sua lunghezza... La mano di Elena continuava a gustarlo scivolando dallo scroto, lungo tutta l'asta venosa e calda, fino alla grande cappella rosa e vellutata che fremeva ad ogni suo morbido passaggio. Vidi che i fusò di elena erano leggermente umidi proprio lì in mezzo e capii che doveva davvero essere molto, molto eccitata. Il gioco l'aveva fatta bagnare per davvero... e i suoi capezzoli spingevano in modo evidente sul top privo di reggiseno. Infilai una mano sotto il top e una sotto i fusò... Sotto il top trovai due seni sodi, che riempivano a fatica il palmo della mano, dall'aureola abbastanza piccola e con il capezzolo sporgente come un proiettile. Turgido e flessibile fra le mie dita. Sotto, invece, sentii un calore intenso, oltre le mie aspettative, e le grandi labbra che avvolgevano il tanga sottilissimo ormai arricciato; sentii le grandi labbra bagnate come dalla saliva, quasi grondanti, e il tessuto del tanga stesso, arricciato fra le pieghe della sua carne, completamente zuppo di piacere. Iniziai a masturbare il clitoride mentre titillavo il capezzolo con isistenza... elena si sdraiò supina sul divanetto, aprendo le cosce e lasciando che i suoi fusò scorressero leggermente verso il ginocchio, lasciando il pube finemente rasato a striscia completamente in vista. Sentivo pompare l'uccello come non mi era mai capitato, e l'idea che Jessica ci stava guardando impotente mi eccitava terribilmente. Era una spettatrice d'eccezione, che ancora non aveva neppure ricevuto l'autorizzazione per masturbarsi mentre ci guardava. Ma sapevo che Elena avrebbe ubbidito ad ogni mia richiesta ormai, e così dissi a Jessica: "Spogliati per noi e lasciati andare... ma senza unirti a noi!". Elena fu sorpresa dalla mia richiesta ma acconsentì eccitatissima, godedosi assieme a me lo spettacolo. Eravamo entrambi sdraiati supini sul divano, con la schiena leggermente appoggiata allo schienale. Io ero nudo, solo con i boxer ancora calati fino alle caviglie. Elena aveva il top completamente sollevato sopra i seni, senza più i fusò e con il tanga filiforme scostato su un lato del pube. La mia mano scivolava sulla pancia di Elena, fino ad affondare fra le grandi labbra... ma senza penetrarla, mentre lei teneva il mio pene in mano cercando di stringerlo completamente fra le dita, senza che il gonfiore glie lo permettesse. Jessica iniziò a spogliarsi guardandomi lungo tutta la lunghezza del mio corpo... iniziò ad ancheggiare lievemente, mentre si infilava una mano sotto la sua maglietta, e nel mentre mi guardava... sentivo il suo sguardo scorrere sui miei pettorali, lungo le spalle larghe, il torace che sussultava dal piacere e lì sotto... indugiando lo sguardo sul mio cazzo stretto fra le dita della sua amica. Si stava toccando il seno, stimolandosi lievemente i capezzoli già duri, e sfregandosi con l'altra mano i jeans all'altezza del pube. Mi guardava insistementente e capii che stava immaginado di essere lei, ora, al posto di Elena a stringere avidamente il membro fra le sua mani. Continuò per qualche secondo a massaggiarsi il seno, poi si tolse la maglietta con un gesto rapido. I suoi seni prosperosi, almeno una quarta, sobbalzarono nel movimento. Il mio pene ebbe un sussulto che Elena avvertì. Jessica aveva due seni grossi, ritti, e con le due aureole molto ampie e rosee. Ma con i capezzoli molto grossi e turgidi. Da venir voglia di leccarli voracemente, succhiandoli assieme a quanta più tetta fosse possibile tenere in bocca... Nel frattempo Jessica si slaccia lentamente i jeans, e mostra gli slip di pizzo nero che confondono il pelo chiaro del suo pube. Non ne sono ancora certo, ma non mi sembra sia rasata così tanto come Elena... sono voglioso di scoprirlo, ma lei mi fa attendere. Elena credo che abbia capito quanto la sua amichetta mi stia eccitando. Forse, in questo momento, anche più della sua calda mano sul mio pene. Intanto Jessica si è sfilata completamente i pantaloni ed è rimasta solo con gli slip addosso. "Jessica! Vieni qui, ora" sentenziò Elena con tono deciso. Mi girai a guardarla e vidi che aveva in mente qualcosa per distrarmi da quello spettacolino niente male, che la sua amica era riuscita ad imbastire con tanta malizia per me. Annuii, e Jessica si avvicinò a noi, fermandosi in piedi davanti ad Elena. La bella moretta divaricò le gambe, scostando la mia mano che stava ancora accarezzandola lievemente sul basso ventre, e guardò fissa negli occhi Jessica. Che capì. Si chinò con qualche incertezza fra le ginocchia di Elena e iniziò a leccare con dolcezza e attenzione le grandi labbra della sua amica. Avevo il cazzo che pulsava come un cuore impazzito, e mai come adesso avrei voluto la mano di una delle due su di lui. Ma Elena era rapita dalle leccate sempre più insistenti e in profondità di Jessica, e Jessica stessa ci aveva preso troppo gusto per distrarsi in quel momento. Così mi alzai e mi misi a cavalcioni su Elena, che mi aspettava a bocca spalancata, accogliendo il cazzo che bramava assaporare da tutta la sera e di cui appena pochi minuti fa aveva assaporato solo il sapore. Ora lo sentiva scivolare in bocca, morbido fra le labbra e duro sulla gola. Adorava sentirne il sapore e goderne delle rugose asperità sulle sue labbra carnose. Tanto più che più in basso, fra le sue cosce davvero ribollenti, c'era Jessica che si stava dando da fare alla grande, stimolandole il clitoride nel punto e nel modo più eccitante per Elena. Era la prima volta che le due amiche si ritrovavano a fare sesso insieme. Ma Jessica aveva capito subito come far godere l'amichetta vogliosa, la sapeva leccare come nessuno... Jessica voleva farla gridare di piacere... e con il mio cazzo che la stava letteralmente scopando in bocca, Elena riusciva a malapena a mugulare... Emetteva suoni sempre più gutturali, sembravano provenire quasi dal profondo della sua fica, e io la pompavo sempre con più forza... Elena ebbe un enorme orgasmo, che le fece stringere il mio membro fra le sue labbra così forte che quasi gemetti dal dolore. Ma il piacere era tale che si fondeva in modo perfetto a quel piccolo dolore provocato... e avrei voluto che non finisse mai. Elena venne credo per mezzo minuto abbondante, gemendo sempre più forte e afferrando le mie natiche e spingendo il mio cazzo sempre più a fondo nella sua bocca. Poi, quasi esausta si ritrasse leggermente, guardando Jessica che sollevava la testa fra le sue coscie leccandosi le labbra ancora umide del suo umore. Elena era appena venuta, ed era letteralmente in estasi in quel momento, Jessica invece aveva ancora su le mutandine e dopo aver leccato la sua amica fino all'orgasmo, ora voleva essere cavalcata come una vera maiala... si sentiva maiala... e volva essere posseduta come la mia troia. Avevo ancora il cazzo grondante della saliva di Elena, arrossato e duro come il marmo... ero così eccitato che me lo sarei leccato da solo, se solo avessi potuto... Così mi avvicinai a Jessica e le strappai letteralmente gli slip di dosso. Ero eccitato come un toro da monta e Jessica non distoglieva lo sguardo dal mio uccello... avevo capito che lo voleva... e tanto ! Si girò, divaricando appena le gambe e chinandosi a novanta gradi. La presi alla pecorina, strusciando il pene fra le sue chiappe sode e arrotondate... lei spingeva indietro il suo culo, quando il mio uccello le sfiorava l'ano. Lo voleva tutto dentro, e lo voleva adesso! Ero ancora bagnato della saliva di Elena, e non ci volle molto per spingere la prima parte della cappella all'interno del suo ano. Non era la prima volta che lo prendeva evidentemente, anzi... il cazzo entrò con relativa facilità, e dopo le prime spinte iniziò a scorrere senza troppa resistenza nel buco del suo culo. Gemeva e spingeva il sedere fin contro le mie palle... "Dentroooo.... lo voglio dentroo.... spaccami, spaccami..."... Era diventata davvero la mia troia! e questo mi faceva spingere con tale foga da spostare persino il divanetto su cui eravamo appoggiati. Tanto era rimasta in disparte e tranquilla prima, tanto ora voleva il cazzo e voleva essere sbattuta. Elena ora l'aveva accettata, e voleva ringraziarla del fantastico orgasmo che le aveva regalato, consentendole di accogliere per prima la mia grossa banana rugosa. Sapeva che ce ne sarebbe stato anche per lei... e già ci stava guardando ricominciando a sfiorarsi capezzoli e clitoride... La vedevo che si masturbava con leggerezza, mentre io sudavo pompando il culo di Jessica. Spingevo dall'alto verso il basso, cercando di spingere il cazzo da dentro il suo culo, contro la sua fica... l'effetto fu tale che Jessica ebbe un piccolo orgasmo. Allora lo tirai fuori e umido e sudato, glie lo infilai fra le sue tette formose... iniziando a scoparla fra i seni. Vedevo la sua carne morbida ondeggiare sotto i miei colpi ritmati e decisi di darle qualche piccolo schiaffetto innocente sui capezzoli, per mantenerla stimolata. Come se ce ne fosse bisogno! era fuori di sè dal piacere, e la mano che le avevo appoggiato sul monte di venere sentiva le sue contrazioni sempre più insistenti... Continuai a scoparla fra le tette mentre carezzavo e schiaffeggiavo lentamente il suo seno... ad ogni schiaffetto si mordeva leggermente le labbra. Intanto Elena era tornata in sè, e ora voleva partecipare ancora. Si avvinghiò a noi iniziando a strofinare la sua fica contro le mie coscie e contro le braccia di Jessica, si dibatteva con voluttosità irreferenabile, strofinandosi ormai per ogni dove. Me la sbattè anche in faccia, ad un certo punto e io le diedi alcune leccate profonde, sentendo che era di nuovo bagnata fradicia. Ci avvinghiammo tutti e tre, in posizioni confuse e contorte, ed iniziammo a leccare, baciare e stimolare con le dita capezzoli, buchi del culo, labbra e fiche... Era una piccola orgia senza più alcun freno inibitorio. Ricordo anche di aver sentito due dita di una di loro infilarsi nel mio ano... e le lasciai fare perchè la cosa in fondo, eccitato com'ero, non mi dispiaceva affatto. Ero così eccitato, e lo dico senza vergognarmene, che nonostante fossi etero convinto, in quel momento probabilmente avrei potuto anche spompinare un uccello, se in mezzo a quel groviglio ce ne fosse stato uno. Forse una di loro percepì questo stato di eccitazione profonda, e mi infilò due dita nel culo per farmi vivere un qualcosa di porco che cercasse di andare oltre la situazione. Apprezzai, e lasciai fare. Per qualche minuto ricordo che leccai la fichetta bionda di Jessica senza sapere se le dita nel mio ano fossero le sue o quelle di Elena, aggroviagliata al mio fianco che mi leccava le palle. Avevo il cazzo che non poteva più essere controllato... avevo l'impressione che al posto del sangue, nelle vene rugose, scorresse lo sperma... e che cercasse la via per uscire con uno spruzzo trionfale dalla cappella. Sentivo che stavo per venire, allora mi scostai e mi misi supino in mezzo a loro due. Me lo afferrarono contendendoselo. C'erano le due mani di Elena e una di Jessica che me lo stavano afferrando. Restava libera solo la cappella, che faceva capolino proprio dalla mano di Jessica. Che fu la prima a raggiungerla con le sue labbra. Subito dopo arrivò Elena, che iniziò a baciare Jessica con in mezzo il pene eretto e pulsante. Allungai entrambe le mani masturbando i capezzoli di entrambe, che mentre leccavano la mia voglia, avevano iniziato ad agitare entrambe il loro bacino, masturbandosi a loro volta il clitoride. Sentii il flusso della sborra schizzare caldo e alto sopra le loro faccie, e fra le loro labbra. Continuarono a baciarsi mescolando la loro saliva con il mio sperma, mentre io urlavo come un vero animale il mio piacere. Quando venni del tutto, ed si contesero l'ultima goccia del mio piacere, si avvinghiarono a me, ancora fameliche. Volli premiarle masturbandole ferocemente con una mano ciscuna. Vennero ancora per la seconda volta, quasi all'unisono, poi restammo abbracciati per minuti e minuti... si addormentarono sulle mie spalle, e io stesso chiusi gli occhi per qualche minuto. Albeggiava, ed era arrivato il momento di liberare l'ufficio e tornare a casa. Il giorno dopo non sarei andato al lavoro. E di sicuro neppure loro due sarebbero andate a seguire lezione all'università (erano due fuori corso di 27 anni). Quella sera dormirono entrambe a casa mia. Dormimmo davvero e basta, perchè eravamo tutti e tre davvero sfiniti dal piacere. Ci svegliammo verso l'una di pomeriggio, e facemmo colazione insieme. Mi invitarono per quella stessa sera a casa loro, dove condividevano un piccolo appartamento in zona centrale. E ci andai. Scopammo ancora tanto, questa volta dedicando il mio uccello quasi esclusivamente alle loro due fichette accoglienti. Fu molto bello, ma non fu come quella prima sera inaspettata. Scoprii col tempo che Jessica non aveva mai fatto sesso con un'altra donna, e che anche Elena, pur avendo baciato un'amica tanto tempo fa, non si era mai spinta fino a farsela leccare da nessuna. Da quella sera, invece, divennero scatenate fra di loro, e per tutto i due mesi abbondanti che le frequentai, assistetti a giochi erotici improvvisati molto, molto piacevoli. Le persi di vista nel periodo estivo, e nonostante al rientro dalle ferie mi cercassero con insistenza, decisi di non organizzare più incontri. Al mare avevo conosciuto una donna splendida, a cui volevo dedicare tutte le mie attenzioni, e non ci sarebbe stato spazio per nessun altra. Poi il tempo, cambiò alcune cose... |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Cappius | Invia un messaggio |
Postato in data: | 21/08/2008 11:39:32 | |
Giudizio personale: | gran bella storia!!!! ben descritto e coinvolgente... | |
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Autore: | Maxc9 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 15/10/2007 19:20:14 | |
Giudizio personale: |
complimenti veramente bello come racconto e come storia ciao max |
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