i racconti erotici di desiderya

La piscina 1

Autore: Ettoreschi
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Ah che palle la piscina! Ma non ho alternative. Sono un po’ soprappeso e se non voglio avere troppa pancetta devo sottopormi alla tortura, più mentale che fisica, di un’ora di nuoto libero un paio di giorni a settimana. Poiché faccio il libero professionista ho tempo quando capita e devo quindi trovare delle piscine libere un po’ a tutte le ore del giorno. La scelta è caduta su una piscina termale annessa ad un albergo che consente l’accesso, in numero limitato, anche a persone non ospiti della struttura.

La cittadina termale dove sorgono questi alberghi, non è lontana da dove abito ed ospita sempre molti tedeschi e austriaci, per lo più anziani, che godono delle varie cure di natura termale che vengono offerte.



La piscina è bella larga, ci sono sei corsie ed è lunga 25 metri; l’acqua è termale e quindi ci si nuota molto bene; il fatto è che ci si annoia. Su e giù, pausa, su e giù, pausa, e così via finché l’orologio non ti informa che sei riuscito a nuotare una buona oretta.



L’altro giorno sono riuscito ad andarci a metà mattina. C’erano poche persone, quattro o cinque vecchiarde di lingua tedesca e, oltre a me tre maschietti. Ho trovato posto in una corsia occupata da uno dei tre maschi, un tipo di poco più alto di me, più slanciato e con qualche anno più di me (intorno ai quaranta), capelli brizzolati.



Un paio di volte ci eravamo toccati incrociandoci e lui aveva biascicato uno “scusa” con un leggero accento tedesco. “Un altro crucco” pensai. Sentii parlare gli altri due maschietti e anche loro erano tedeschi e scherzavano su qualcosa che era capitato ad una delle vecchiarde. “Cazzo!” pensai “Stai a vedere che sono l’unico italiano!”.



Mancavano pochi minuti allo scadere dell’ora che mi ero prefissato per nuotare, quando gli altri due maschi lasciarono la piscina e andarono negli spogliatoi. Nuotai ancora per cinque minuti poi anch’io uscii seguito quasi subito dal brizzolato tedesco compagno di corsia.

Negli spogliatoi mi presi tutto l’armamentario per fare la doccia e mi avviai a lavarmi. Al locale si accedeva tramite una porta, tipo saloon, di vetri smerigliati e sui due lati c’erano quattro docce parte per parte. I due tedesconi stavano finendo di fare la doccia e continuavano a ridere e scherzare tra di loro. Passai in mezzo ai due e mi sistemai nell’ultima doccia in fondo, tolsi il costume da bagno e aprii l’acqua calda lasciando che scorresse sopra di me, poi regolai la temperatura e mi girai a guardare gli altri due. Il mio sguardo corse verso i loro piselli . Erano diversi, uno era lungo e un po’ incurvato, l’altro era grassoccio e più corto. Li guardai a fondo e mi nacque il desiderio di prenderli in mano e di toccarne la consistenza fino a sentire che crescevano sotto il mio controllo; ma cercai di cacciarlo perché un po’ mi faceva venire alla mente ricordi della mia adolescenza, ricordi che avevo accantonato.

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