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1° episodio: romagna terra di… porconi

Autore: Luna Orgasmina
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Cambia lo sfondo
In realtà questo è solo il titolo del primo di tre episodi di una brevissima novella porno che ho scritto qualche tempo fa e che narra della prima volta d'un mucchio di maialate! Poiché la protagonista femminile di questo mio scritto è una languidissima francesina, avevo deciso di dargli un titolo francese: Promenades exhibitionnistes d’un cochon et sa femme gloutonne… (che in italiano suoerebbe più o meno così: Gite esibizionistiche d’un porcone e della sua donna ingorda…) Buona lettura a tutti.



Lido di Savio, Ravenna, fine estate 1972.

Una 2cavalli rosa con cappotte nera a pois gialli percorre frettolosamente una soleggiata strada che da un lato è costeggiata da arsi campi, usurpati da intricati oleodotti che al sole brillano, dall’altro dalla folta pineta che la divide dal mare. In realtà tra la pineta ed il mare vi era ancora un altro ostacolo: le dune. Quelle di questa zona sono in assoluto le più alte del Mediterraneo settentrionale, nulla a che vedere con le prepotenze di Douce, o di Monastir certo, ma sono senz’altro affascinanti. Dopo le esperienze vissute all’ombra di quelle montagne di sabbia, ho cominciato ad associarle ai quadri surreali partoriti dal genio di Dalì… avete presente la porta nel deserto che nasconde un’altra dimensione? Al di là delle dune, a pochi passi dalle tranquille famiglie di bagnanti, un sottobosco di personaggi bizzarri e perversi anima una dimensione, sconosciuta ai più, fatta di lussuria e vizio.

Quel giorno ero in compagnia di Ester, una giovane e divertente ragazza provenzale, conosciuta poche settimane prima, vicino Menton, sulla Costa Azzurra. Ester aveva 21 anni ma a vederla sembrava ben più giovane. Infatti i suoi lineamenti dolci, i colori pastello che portava sul viso, i seni poco pronunciati ma rotondi e sodi la facevano apparire proprio un’adolescente. Una meravigliosa adolescente: con occhi verdi coperti da enormi occhiali come la moda imponeva, capelli biondissimi lunghi sin quasi sopra il culo, labbra carnose ma non eccessivamente, e rosa come il colore della 2 cavalli di mio padre. A sentirla parlare, con quell’accento francese, il tono infantile e la cadenza di quella sempre un po’ stufa, si poteva anche pensare, così a primo impatto, di trovarsi di fronte ad un’elegante principessa imparentata ai Grimaldi, sarebbe però bastato trascorrere qualche minuto in più con lei, osservarla bene mentre mastica a mascelle larghe un enorme chewing-gum alla fragola, mentre si gratta il culo dopo aver fatto un lungo viaggio seduta, o mentre si destreggia, su improbabili tacchi da prima donna, per comprendere che ci si trova, semplicemente, di fronte ad una puttanella che fa della sua volgare immagine un’icona per fanatici pervertiti.

In particolar modo, adesso, la vedo abbigliata con quei tacchi di cui sopra, un’inesistente pantaloncino di jeans che tenta di nascondere un bikini vietato ed, un altrettanto proibita, camicetta a fiori aperta in gran parte e piena di trasparenze. Per me è sempre un sublime vedere quando mi è accanto e fa quello che più le riesce: la troietta.

Comunque, ci trovavamo da quelle parti perché, dopo esserci incontrati, avevamo stabilito che il tempo trascorso insieme non era stato abbastanza per intenderci a fondo e la voglia d’approfondire quella conoscenza l’aveva spinta a raggiungermi in Emilia e da lì muovemmo per la Romagna. Una volta ai lidi avremmo montato una piccola canadese al riparo di una pineta per trascorrere alcuni giorni in intimità.

- Oh merd! Ma quando si arriva, cherì? Ho il culo che prude, sono più di tre ore che giriamo!

- Ma il culo ti pruderebbe comunque, mia piccola porcellina!

- Sei sempre molto gentile! Perché non ci fermiamo qui per fare un bagnetto, cercheremo più tardi questo cazzo di lido!

L’idea di Ester non era male, anch’io ormai ero stufo, e col sole che scendeva a picco sulle nostre teste, senza il riparo della cappotte, era salita oltremodo la temperatura delle meningi… e non solo. Per nostra fortuna il luogo che, casualmente, avevamo scoperto si rivelò molto bello e poco frequentato, sembrava l’ideale per fare un po’ di campeggio abusivo, così decidemmo di non girare più a vuoto ed accamparci da quelle parti.

L’intenzione d’un rapido bagno ci portò a scavalcare le dune alla ricerca del mare, già in quella occasione fummo notati da un gruppo di quattro ragazzi che giocavano a calcio giusto sotto la duna, a circa duecento metri dal mare. Ester fece come suo solito, appena si sentì gl’occhi addosso cominciò a sculettare in modo molto più appariscente, imprimendo un’oscillazione all’anca che non aveva nulla di naturale. Come se ciò non bastasse ad infiammare gli animi di quei ragazzi, Ester terminò quella sua esibizione restituendo gli stessi sguardi carichi di maliziosa lussuria. E non era certo finita lì! Molte altre persone ebbero modo di vedere quella femmina calcare la sabbia come fosse la passerella d’un bordello parigino, alcune delle quali non riuscivano proprio a contenere l’eccitazione per quel vedere e così, incuranti della mia presenza, l’omaggiavano con sguardi lascivi ed altri oltremodo curiosi; qualcuno invece, forse convinto delle proprie doti, provò a curvarsi in modo tale da porre la propria patta al centro dell’attenzione, così da offrirla in pasto agl’occhi di Ester che, coperti da occhiali o senza, non smettevano mai di spiare tra i corpi dei bagnanti. Alla fine di quel percorso che conduceva al mare, eravamo senz’altro divenuti l’argomento principe di quella mattina. Ne avemmo la prova quando eravamo in mare a strofinarci l’un l’altra e, complici i perversi sguardi della mia amica, gli audaci si spinsero sotto di noi, speranzosi di poter prendere parte a quel banchetto, almeno visivamente. Tale convinzione s’assestò piacevolmente tra i miei pensieri quando, durante il ritorno alle dune alcune persone in là con l’età mi fecero letteralmente sparire rivolgendosi in modo al dir poco turpe a quel giovane frutto che però non comprese gran parte delle cose udite.

- C’erano occhi soltanto per te in spiaggia; hai visto?

- Si, qualcuno mi ha persino mostrato l’uccello in tiro che sembrava volesse sfondare il costume!

- Ma no; davvero?

- Perché: non hai visto quei ragazzi che giocavano a palla e adesso invece fanno finta di stare seduti a parlare? Osserva bene, stanno guardando verso di noi!

- Si, hai ragione! Tu credi che sperino di vedere qualcosa?

- Mi sa proprio di si, ed io non ho nessuna intenzione di deluderli!

Detto questo, Ester, che mi parlava mezza nascosta dietro ad uno sportello aperto della vecchia 2cavalli, dapprima si sfilò il costume e me le lanciò in faccia poi, sempre con immensa malizia, imprecò a voce alta e in francese, perché non aveva i pantaloncini a portata di mano. Non ebbi neppure il tempo d’offrirmi per prenderglieli che, sempre con la stessa malizia, si prodigò per farlo da se, allontanandosi dallo sportello che la riparava ed offrendo la visione della sua fichetta bombata e completamente depilata. Devo dire che se le intenzioni erano quelle di fare arrapare all’inverosimile quei quattro ragazzi, Ester ci era riuscita perfettamente! Così, quando fu il momento di montare la tenda, due di loro si offrirono volontari per aiutarci. Anche in quella occasione, Ester non si smentì e mandò, quei poveri diavoli, letteralmente al manicomio. Dopo nemmeno un’ora avevamo sistemato tutto ed eravamo di nuovo pronti a fare i vacanzieri. Quella che trascorse fu una giornata molto spensierata e distensiva, passata in compagnia di quei due ragazzi che ci avevano aiutato poco prima, tra mare e sole, e con i soliti sguardi allupati degl’altri bagnanti.

Poi giunse il momento che attendevo con ansia, quello dell’intimità. Salutati i ragazzi ci ritirammo nella nostra alcova. Avevamo sistemato un tavolo, con un paio di sedie ed un ombrellone, tra l’auto e la tenda, un paio di fornelli a gas e qualche provvista di pasta e pelati sarebbero state sufficienti per la nostra sopravvivenza. Proprio ad una di queste sedie, sedetti di schianto.

- Le ore di macchina e tutto quel sole mi hanno stancato!

- Anch’io sono stanca, tesoro, però ho ancora un po’ di prurito al culo!

- Te lo avevo detto che quello non ti sarebbe passato! Non senza di questo naturalmente!

Scostando il costume feci uscire il mio uccello ancora moscio, che le mostrai sbatacchiandolo! Ester sgranò gl’occhi, anche lei non aspettava altro:

- Ehm, il cazzo! Adesso devi darmelo, lo sai, vero!?

- Se lo vuoi, devi venire a prendertelo!

Senza farselo ripetere, scivolò, languidamente, giù dalla sedia, finendo inginocchiata a terra, davanti ai miei piedi. Con maestria, fece correre una mano lungo la coscia fino a giungere al membro, che solo ad attenderla già diventava duro. Il calore dell’arto accelerò quel processo d’irrigidimento ed, in un battibaleno, Ester, si ritrovò a serrare il mio vanto ormai eretto. Pochi istanti e qualche pressione del pollice sul glande, anticiparono l’arrivò delle sue morbide ed umide labbra, che circondarono l’enorme cappella che succhiata con forza schioccò in quella bocca.

- Oh cara, succhiamelo così: piano e profondo! Si così, brava!

I lavori di Ester erano sempre magistrali, portandoli avanti con lentezza e dedizione giungeva a risultati eccezionali. Anche in quel caso le sue intense succhiate mi portavano all’estasi, mi facevano inarcare su quella sedia che quasi non mi reggeva più, tiravano lo sperma dalle palle e il midollo dalle ginocchia. E poi la sua mano instancabile abbinava, a quel superbo lavoro di succhiate e linguate, un altro altrettanto magistrale di masturbazione e sfioramento anale che non avevo mai disdegnato. E proprio quando, ormai al massimo dell’eccitazione, mi ero inarcato a tal punto da permetterle d’infilare un mano sotto al mio culo ed un dito titillava alle porte dell’ano, il mio ardore non poté più essere contenuto e spruzzò con tutta la sua veemenza sul volto e sui seni di quella venere, che si prodigò a leccarlo per poterne ingerire il più possibile.

Sapevo perfettamente che quella razione di collosa vitamina c non costituiva che l’antipasto delle pretese della ninfa, così, dopo aver cenato, quando ormai il sole aveva lasciato il suo posto alla luna, come una micetta in calore strisciò verso di me facendo le fusa, e venne a posizionarsi di nuovo ai miei piedi. Immediatamente una mano s’infilò nei pantaloncini perlustrando, accuratamente, alla ricerca del randello che fu trovato già semieretto.

- Adesso me ne dai un po’, tesoro?

- Hai ancora quel prurito!

- Si, non passerà mai senza la tua pomatina!

Diceva con voce infantile come una bambina che reclama il rispetto di una promessa. Non dovette ripeterlo ulteriormente che io già ero in piedi che mi lasciavo sfilare i pantaloncini, l’uccello svettò rimbalzando un paio di volte davanti al suo naso che subito usò per annusare quegli aromi di sudore e sperma; poi, sempre con grande voracità, Ester, spalancò la bocca e fece un sol boccone del mio randellone. Quando Ester si esibiva in simili performance era sempre molto impressionante, infatti le ragguardevoli dimensioni del mio pene avevano sempre impedito a tutte le altre ragazze che avevo avuto di farselo scomparire in gola, invece lei sembrava un vero fachiro e senza sforzarsi minimamente se lo faceva scendere giù fino a che il suo mento lambisse le mie palle. Quella prova mi fece infoiare come non mai, così le mie mani presero a spogliarla nervosamente, strappando addirittura la camicetta che non voleva venir via. In un batter d’occhio Ester era nuda come me ed offriva alla mia bocca il suo enorme frutto già fradicio. Da seduto, allora, l’invitai a curvarsi a novanta gradi e, sempre da seduto, cominciai il mio lavoro di lingua: lavoro finemente portato avanti, con la stessa dedizione che aveva avuto la mia partner che, adesso, eccitata dalla precisione della mia lingua, aveva preso ad urlare come un ossessa, tanto da indurmi a ravvisarla:

- Così farai accorrere tutti quegl’uomini che oggi ti divoravano con lo sguardo!

- E tu hai paura che non riuscirei a soddisfarli tutti o quale altro timore ti affligge?

Non accolsi la provocazione ma, alzandomi di scatto, mi preoccupai di far godere la troia prima che appunto qualcuno sbucasse da dietro la duna e s’offrisse di farlo al mio posto. Il mio uccello penetrò quella fregna che respirava affannata; con un solo colpo feci scivolare l’asta fino all’utero che sentii, come un ostacolo, urtare il glande. Da parte sua invece un sordo grido, che ruppe il fosco silenzio della pineta, fu liberato immediato; poi cominciò a danzare sul cazzo tosto come marmo con ritmo crescente. Ben presto quella posizione non la soddisfaceva più, desiderava sentire il cazzo ancora più in profondità, quindi, senza mai staccarsi da me, si sistemò a quattro zampe e m’implorò di pomparla più forte. Detto, fatto! Posizionati i miei piedi perpendicolarmente alle sue natiche, diedi vita a questa penetrazione con movimento verticale che non le lasciava respiro. La pompai per molto tempo e con vigore, in quel modo poi, cogliendo un pizzico d’insoddisfazione, ed approfittando della posizione, uscii dalla fica, le sputai, ripetutamente e rumorosamente, sul buco del culo, e presi a pastrugnarle l’ano, con le dita carnose, per prepararlo ad accogliere il mio gioiello. Mentre facevo questo, la maialina corse subito alla ricerca del cazzo che s’infilò nuovamente in gola poi, come a volermi emulare, si sputò su una mano e, fattala passare tra le gambe, cominciò anche lei a rovistarmi nel culo. M’inarcai immediatamente e con la mano libera le spinsi il capo affinché capisse che volevo che ingoiasse il mio uccello, fu a quel punto che udii dei rumori che non erano i nostri. In un primo momento, mi si gelò il sangue ma subito mi rassicurai perché la luce della luna mi permetteva di scorgere cosa stesse accadendo. Senza sorprendermi troppo, vidi tra i cespugli di ginepro al di là della duna, delle figure intente a spiare e a toccarsi. Mi sembrò di vedere due persone sedute una accanto all’altra con le mani incrociate intente a masturbarsi vicendevolmente, pensai che fossero altri due amanti che volevano esibire la loro performance, un po’ come stavamo facendo noi stessi, allora richiamai l’attenzione di Ester sfilandole il cazzo dalla bocca e, molto discretamente, le feci notare i due poco più in là. Ester, alzando il capo madido della sua saliva, mi sorrise chiedendomi con gl’occhi l’assenso ad interpellarli. Tra l’eccitatissimo ed il sorpreso, accettai restituendole il sorriso, Ester si alzò e, facendo segno con la mano, invitò i due amanti. Questi si levarono immediatamente e presero la nostra direzione. Fu soltanto allora, quando la luce della luna poté illuminarli meglio, che ci rendemmo conto che quelli erano due uomini e non un uomo ed una donna come avevamo pensato. Sempre più sorpreso, con un’occhiata interrogai Ester sul da farsi e questa, con estrema disinvoltura, si leccò i baffi e disse:

- Beh, credo che così sia meglio per me! …e forse anche per te!

- Hai intenzione di farti scopare anche da loro?

- Perché no! Se ne avranno voglia…

I due ci avevano ormai raggiunti e così capimmo che si trattava dei ragazzi che ci avevano aiutato a montare la tenda. Sussultai appena potei vedere che entrambi erano ben dotati, ma uno in particolare aveva una proboscide di dimensioni impressionanti, un cazzo degno di una porno star. Sussultò anche Ester per quell’inaspettata bella sorpresa e subito gettò le basi per avviare l’orgia.

- Vi sentirete trascurati senza le attenzioni di una donna, immagino!

- Speriamo infatti che tu possa colmare questa lacuna!

Rimasi inebetito per come si stavano mettendo le cose. Infatti non avevo mai partecipato ad un orgia, né tanto meno avevo mai visto tanta ingordigia negli occhi di una ragazza di fronte a tre cazzi. Subito comunque, Ester, si prolungò per afferrare entrambi quei nuovi membri ed, altrettanto rapidamente, cominciò a succhiarli alternandoli ritmicamente. Ero stato già abbandonato se non fosse che il dito che titillava il mio buco del culo era rimasto al suo posto. Credo che proprio quella mano dovette far nascere l’idea di una mia bisessualità nel cervello di quei due nuovi amici; in particolare quello meno dotato, prese ad accarezzarmi il petto, strizzò i capezzoli, mi omaggiò di uno sguardo languido quando io gliene rivolsi uno sorpreso e, dopo pochi secondi, si spinse con la mano, fino al mio uccello che impugnò saldamente. Fu un’enorme sorpresa, per me che non avevo mai avuto una simile esperienza, constatare il rapido ridestarsi della mio batacchio, che prima si era ammosciato per la distrazione. Anche Ester si accorse di quanto accadeva così sfilò la mano con cui mi sfiorava l’ano e spinse l’altro ragazzo con la schiena a terra, pronta per cavalcarlo, e con quel suo accento francese comandò:

- Adesso, stallone, mi devi spaccare tutto!!! …tu, invece, succhia il cazzo al mio ragazzo!!!

Non ebbi il tempo di ribattere, che “quello” subito ubbidì ad Ester e si fiondò sul mio corpo che prese a baciare tutto, partendo proprio dal petto. Le vibrazioni che sentii erano fortissime, un’eccitazione mai provata prima, probabilmente dovuta a quel tabù finalmente infranto, m’investì violentemente offuscando le mie cognizioni. Il mio partner, quindi, si lasciò cadere inginocchiandosi, con le braccia molli, al mio cospetto, giunse all’uccello che sommerse di saliva e poi cominciò a succhiare. Con grande sorpresa potei vedere che era molto bravo a fare quel lavoro, molto più bravo di quanto sperassi. Ester si godé la scena per intera, poi si posizionò con la fica sull’enorme cazzo “dell’altro” e, dopo averlo ben instradato, con un deciso movimento s’impalò urlando come se avesse ricevuto una coltellata. Anche l’altro, che pativa le ridotte dimensioni della fica di Ester, emise un sordo grido poi, soddisfatto per quanto accadeva, rise felice come una pasqua. La loro cavalcata fu eccellente, andò avanti per un po’ in quella posizione, finché Ester non sentì di nuovo quel prurito al culo e così mi ordinò d’andarle a scopare quel buco. Allora si distese sul petto del superdotato permettendo al suo ano d’allargarsi ed essere pronto ad accogliere la mia verga, che fu portata fino a quell’orifizio da quello che mi stava spompinando, che sputò abbondantemente sul culo di Ester, lo penetrò dapprima con un paio di dita ed infine v’infilò il mio uccellone che ormai stava quasi per esplodere. Demmo vita ad una selvaggia cavalcata durante la quale Ester non risparmiò urla e parolacce rivolte a lei stessa. Ormai era invasata, totalmente in balia di quel fortissimo godimento. Si diede diverse volte: della puttana e dell’ingorda; si dipinse come una ninfomane insoddisfabile, come una cagnetta in calore, e poi si complimentò con tutti quanti noi che le stavamo dando ciò che meritava. I suoi buchi erano ormai larghissimi, in particolare potevo vedere quello del culo che era sfondato e, quando sfilavo completamente l’asta, restava aperto con un diametro impressionante. Nel mentre di quella performance, l’altro ragazzo che era rimasto accovacciato accanto a me, dopo aver infilato il mio cazzo nel culo di Ester, sentendosi, probabilmente, un po’ escluso ed inutile, si posizionò alle mie spalle e, dopo aver allargato le natiche, prese a puntare con la lingua sul mio strettissimo buchetto. Era bellissimo, lo fu ancor di più quando a quei colpi di lingua si aggiunse la penetrazione di un dito che era davvero molto grasso ed ossuto e che mi fece trasalire per il dolore ed il godimento. Accortosi della mia estasi, e del favore che davo a quel suo impegno, smise di leccare ma non di penetrarmi e dopo essersi sollevato mi costrinse con la mano libera a voltarmi e cominciò a baciarmi sul collo, sul volto, poi sulla bocca, che cercavo di non donargli troppo apertamente ma che poi fui costretto dal mio stesso turbamento ad offrirgli beatamente. Così una lunga lingua m’invase spingendosi fin quasi la gola; una lingua umidissima e dura che vorticava freneticamente impedendomi, o quasi, di replicargli in qualsiasi modo. Pochi istanti dopo, quando il mio partner provò ad infilare un secondo dito nel culo, sentii la sborra montarmi nell’asta. Così gemetti un paio di volte, facendogli intendere che stavo per schizzare, estrassi il cazzo dal culo di Ester e, pronto per sborrare, lo vidi afferrare il membro e farselo fare sul volto. Diversi fiotti gl’imbrattarono gl’occhi, le guance e la bocca; altri se li fece scendere direttamente in gola. Ester, senza mai sfilarsi quell’altro cazzo dalla fica, si voltò per godersi la scena, ed esaltata per quel vedere si complimentò con entrambi:

- Oh amore, sei sublime! Inonda di sperma il tuo amichetto che non aspetta altro!

- Si Ester, guarda come gli piace, è più troia di te questa checca!

Ester avallò la mia affermazione gemendo ancora più forte perché anche l’altro era ormai al limite e la stava pompando con un’irruenza senza eguali. Pochi altri colpi seguiti da gemiti affannati, poi anche lui si disse pronto a venire. Ester smontò dal cazzo, s’inginocchiò accanto al suo stallone e prese a masturbarlo velocemente. L’altro ragazzo, che stava finendo di leccare il mio sperma dal suo viso, si portò nei pressi di quel cazzo gigante e, affiancando Ester con un lavoro di lingua, si fece inondare il volto anche da quell’altra lunghissima sborrata. L’epilogo era ormai vicino, Ester ed il ragazzo si leccavano il succo di palle dalle rispettive facce, il terzo, invece, riprese fiato, s’alzò e si unì agl’altri. Leccò il suo stesso sperma e, contemporaneamente, masturbò il suo compagno. Al ché, vedendomi in disparte, Ester mi si fece sotto, mi prese per mano, mi riavvicinò al gruppo e disse:

- Adesso tocca a te bere, amore mio!

Non ero per niente sicuro di volerlo fare: di cose nuove ne avevo provate già tante e poi, nonostante mi fosse piaciuto farmi succhiare il cazzo e sborrare in faccia ad un altro ragazzo, in quel momento non desideravo fare lo stesso. Perciò provai a controbattere ma Ester, spingendomi, mi fece cadere proprio ai piedi di quel cazzo, che in quell’istante eruttò e centrò con un paio di schizzi anche il mio volto. Non fui contento di quella cosa ma non intendevo certo rovinare l’atmosfera, comportandomi appunto da femminuccia, per una piccola incomprensione. Anzi, forse avrei dovuto assaggiarne un po’ e così ne raccolsi un po’ sull’indice che infilai per intero in bocca ammutolendo i miei amici.



Risi, rompendo il silenzio di quel momento topico fatto di affanno, sudore, litri di seme, incredulità… fatto di persone libere e talmente inebriate dal pensiero di esserlo da rincoglionirsi… di una stronzetta che finalmente poteva sperimentare con assoluta tranquillità quanto in realtà fosse troia, e di una coppia di smarriti nel piacere non meglio identificata: froce, bisex, etero… non credo… forse erano molto di più…

…………infine da me stesso, inginocchiato là in mezzo, senza risposte ad un mucchio di domande, ma con una cazzo di stupida felicità nel cuore che mi confermava quanto fosse giusto vivere tutto ciò con leggerezza e serenità!!!





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Lu Na orgasmina


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Target55 Invia un messaggio
Postato in data: 30/10/2006 13:15:55
Giudizio personale:
Sono d\'accordo con veneretascabile: ci introduci nel luogo dell\'azione (che tra l\'altro conosco: posto DAVVERO *movimentato*, anche se il livello medio dei singoli è scadente: molti hanno deciso che non ci sono limiti, lì... e sbagliano terribilmente! Comunque racconterò una mia vera esperienza, lì a lido di Dante), ci rendi partecipi della situazione, del veicolo e ci presenti la tua amica; poi segui la sequenza degli eventi, fino ad un delizioso coinvolgimento generale (anche di noi lettori!). Bello, grazie di avercelo fatto leggere.