Te l’ho detto in questi giorni più e più volte…. non voglio una scopata da te. Esercizio ginnico vano e di quasi ormai nessun interesse per me. Voglio TE… il tuo corpo intrecciato al mio, sopra al mio, sotto... i nostri odori mescolati, i sapori esplorati uno per uno, in un’esaltate esplorazione delle mille sfumature del piacere che potremmo dividere. Lo sai, vero quale sarà la prima cosa che farò appena ti vedrò? Lo so che anche adesso che mi leggi magari nel tuo studio, in mezzo alla gente in pieno giorno devi serrare le gambe e stringere le mani intorno a questo fragile foglio di carta per resistere alla voglia di toccarti, di dare sollievo al tuo cazzo che preme turgido contro la stoffa leggera dei pantaloni. Mi vuoi. Il desiderio di me è diventato il tuo chiodo fisso, la tua ossessione. Ti ho riportato a te stesso. Restituito il tuo istinto di predatore e ora? E ora ti aspetto Marco, vieni a prendermi. Vieni e reclama la tua preda. E’ giusto, lei ti appartiene, in tutto e per tutto. Come tu appartieni a lei. Ti sbranerò Marco. Ogni più piccolo pezzo del tuo corpo recherà il segno dei miei denti, delle mie unghie, della ferocia violenta della mia voglia. Ti porterò a volere sempre di più e a darmi sempre di più… sarò insaziabile. Leccherò il tuo sesso eretto dalla base fin su a quella meravigliosa punta turgida... Quando avrò finito con te non resterà un solo alito di fiato nei tuoi polmoni, una goccia di sangue nelle tue vene e una sola stilla di sudore sulla tua pelle. Ti prosciugherò mi approprierò di ogni singolo frammento di te… invaderò la tua anima e vi apporrò il mio marchio. Perché mi appartieni Marco, non il possesso sciocco che implica gelosia ma il possesso della passione, quella che non conosce limiti ne confini. Quella che diverrà tangibile forza incontrollabile, anarchico abbandonarsi al piacere non appena lo spazio tra di noi sarà ridotto a pochi centimetri. Una cena? E cosa vuoi che m’importi di mangiare… tu sarai il mio cibo e la mia acqua.. Si, t’incontrerò. La caccia è finita. La preda conquistata. Che si consumi il fiero pasto.
Ogni attimo che riesco a rubarti è far l’amore con te... ogni volta che leggo qualcosa di tuo, faccio l’amore con te. Sento la tua carne fremere, aspiro profondo ogni tuo odore, gusto e non mi sazio ogni tuo sapore. Mi fai sentire come una ragazzina alla prima cotta e nello stesso tempo risvegli gli istinti più biecamente animali che albergano nel fondo delle mie viscere. Li strappi dal loro nascondiglio e li trasformi in dolci richieste, in desideri espliciti, in violente prese di possesso. Non so a volte mi sento così piena del desiderio di te che mi sembra di esplodere. Voglio guardarti negli occhi ad un cm di distanza, si. Respirare l’aria sulle tue labbra. Vedere il sorriso illuminare il tuo volto mentre mi guardi camminare rapida verso di te. E poi voglio perdermi nel tuo calore, assorbire il profumo della tua pelle in ogni poro della mia. Riempirmi le orecchie del suono della tua risata…. E TEMPO, voglio TEMPO da spendere, buttare, consumare, bruciare con te e solo con te. Il mio corpo anela a fondersi con il tuo. Voglio sentirti riempirmi, colmarmi della tua dura consistenza in ogni modo possibile, in ogni più piccola ansa e cavità del mio corpo. Lo sappiamo non avremo che sempre poche ore rubate, sottratte faticosamente all’esistere convulso di entrambi. Ma sono preziose come il diamante e come tali vanno conservate e protette. Ti guarderò con la tua bella testa china tra le mie cosce spalancate abbeverarti avido alla mia fonte….sarà SUBLIME!!!!!
Sono così avida delle tue parole che non riesco a fare a meno di cercarle in ogni momento, anche il più sbagliato della mia giornata. E tu sei un folle, lucido sensuale e affascinante ma folle. E stai trascinando anche me inesorabilmente in questa follia. Cazzo! Ho tremato Marco, letteralmente tremato mentre leggevo questa lettera. Come fai a leggermi dentro così bene? Come fai a capire immediatamente di cosa ho bisogno? a cosa anela il mio corpo? di cosa si appagherà realmente la mia testa?
Mi spaventi quando fai così e mi affascini all’ennesima potenza. Mi sento travolta dal tuo potere di comprensione. Che cosa sei un mago? Ho cercato di essere ragionevole, razionale, di considerare tutto questo una divertente liason come altre che ho avuto. Ma la realtà è che non ci riesco. Devo averti. Devo marchiare la tua anima, stravolgere il tuo corpo, graffiarti, segnarti, morderti… accendere la profondità del tuo sguardo di una scintilla di passione folle che solo io posso appagare. Ecco è così che mi sento. Ma tanto lo sai. Hai solo voluto che lo dicessi, lo tirassi fuori così nero su bianco... Ora io voglio TE , il tuo corpo fuso nel mio, il mio che si sciolga sotto i colpi del tuo, i nostri respiri rotti dalla voglia , gli occhi accessi dalla follia appassionata le anime perse nell’oblio della voluttà reciproca. Perché non ci basterà un incontro, perché questa non è una scopata, perché siamo andati oltre da parecchio ormai. E ora non possiamo che andare a vedere dove ci porterà questa lucida e stravolgente follia.
A giovedì: conterò le ore, i minuti che ancora mi separano dal momento in cui potrò sentirmi avvolta dal calore incandescente del tuo sguardo. La mia pelle formicola già adesso al pensiero.
Caldo. Afoso e avvolgente. Annebbia i pensieri e esalta i sensi. La mente vuota e il corpo pronto per essere colmato. Gocce di sudore colano lungo l’arco della spina dorsale, si fermano all’attaccatura della natiche portando con se brividi di consapevolezza vogliosa. Penombra. Sollievo per gli occhi ma non per la voglia struggente che mi serra il ventre.
Ancora gocce. Ma non è sudore stavolta.
Cadono lente sulle labbra. Colano sulla colonna tesa del collo. Scivolano sull’arco del seno. Insistono. Frequenti, grosse, deliziosamente...fredde. I capezzoli si tendono. Il calore tra le cosce diventa umido rovente.
Silenzio.
Plic Plic Plic.
Le gocce percorrono il ventre teso, colmano l’ombelico, scivolano sull’arco del monte di venere, giù tra el cosce. Fresco. Ma non abbastanza. Apro le cosce. Lente le gocce scivolana tra le pieghe della fica. Incontrano il rovente umidore ed.. evaporano. Sollievo ho bisogno di essere colmata di.... sollievo.
Un gelido sollievo.
Dita che spingono lente, insesorabili, bordi leggermente taglienti. Mi tendo verso quell’improvviso ristoro. Uno, due, tre, quattro...cinque. Il sollievo dilaga nel mio ventre. Vapori leggeri si alzano tra le mie cosce. Brividi lungo la schiena , a salire verso le punte turgide dei seni.
Tic Tic Tic. Scorrono lenti i minuti.
Bisogno ora. Pressante bisogno di dare ristoro. Trasformata in fonte. Rivoli di fresco refrigerio mi colano lungo le cosce ora sollevate. Percorri quei rivoli. Li cerchi minuziosamente con la punta umida della lingua. Indugi, accarezzi, esplori. Risali lento verso la mia fonte. Succhiudi le labbra...
BEVI
Avido suggi sollievo ghiacciato.
Ed ogni goccia gelida alza di un grado ancora il ribollire violento della tua voglia. Mi inarco verso la tua bocca. Ormai lappi avido come un gattino affamato fa con la ciotola del suo latte.
Ancora gocce
Copiose, abbondanti, ricoprono la tua lingua, colmano la tua bocca, soddisfano la tua sete...
Sono calde e salate ora...
Non avrai scampo
Il giorno in cui mi incontrerai. Non avrai scampo. Semplicemente.
Non riuscirai a mettere a fuoco chiaramente la situazione. Non capirai o forse nemmeno ti importerà farlo chi è la preda e chi è il cacciatore. Quanto poco senso hanno i ruoli… nelle circostanze giuste. Tra noi non ne avranno affatto di senso.
Il nostro sarà un raffinato incontro di scacchi. Una partita a poker, in cui la posta in palio potrà essere una sola: tutto.
Nessuno dei due si agita per meno. E l’arte, la perfezione del piacere che stempera nel sublime esistere, come puro sentire, richiede il suo tributo.
Anima e sangue. Sudore e sperma.
L’estasi non si accontenta. Non si imbriglia. Ne si governa. All’estasi ci si abbandona.
Andrà così tra noi, non ho dubbio alcuno. Lo so. Lo sento nelle viscere. Sarà una lotta all’ultimo respiro. Senza esclusione di colpi. Una lotta istintiva. Atavica. Tra il femminile e il maschile. Una lotta seducente e seduttiva. No. Non un corteggiamento. Una lotta. O, se vuoi, una danza tribale. La celebrazione istintiva dell’esistere nel suo nucleo più vero: eros.
E’ grazie ad eros che ti percepisco chiaramente. Leggo in te, mia dolce fiera notturna, con cristallina chiarezza. Speculari già. Racconti di te, sulle pagine che verghi con parole intessute di totale armonia del vivere. Libero. Realmente e ironicamente libero.
Seducente la libertà del sorridere del proprio mondo, mentre lo si ricrea su uno schermo pulsante. Questo di te mi seduce e mi rispecchia. Completamente.
La verità sorridente delle variazioni di piacere che narri emerge chiara dall’intreccio vibrante delle parole. E’ magia che diventa desiderio liquido tra le mie cosce.
Se fossi uomo. Beh avrei voluto esserlo così.
Anarchicamente libero.
Il giorno in cui mi incontrerai. Dovrai stupirmi. E’ nel tuo dna. Come nel mio è sedurre. Il giorno in cui mi incontrerai dovrai alzare la posta del gioco. Non potrai farne a meno. La carnalità vibrante della voglia tra noi ti imporrà di farlo.
La mia carnalità e la tua voglia.
Un gioco sconosciuto.
Dettagli, frammenti suggestivi che squarciano il desiderio che rende torbidi i miei occhi ora, mentre scorro rapida le tue parole sullo schermo, o misterioso amante di RS.
Mmmmm KHAMEL….
Una corte d’amore in sostanza. Diletto caro ai trobadori medioevali. L’amor cortese contrariamente a quanto si è sempre creduto era tutt’altro che platonico in molteplici delle sue manifestazioni concrete.
Una corte libertina e poetica. Con un maestro di cerimonie che tiene nelle mani il fil rouge delle variazioni del desiderio a cui i partecipanti si abbandonano con notturna voluttà.
Il mio corpo vibra al pensiero di essere la Regina di quella corte, il soggetto del Khamel. Il desiderio si fa liquido tra le cosce. Vampa bruciante nel ventre. Ho voglia adesso. Voglia di cazzo. E non solo. Voglia di mani, di lingue, di bocche che mi cercano avide, intrecciate indistinguibili. Voglia di fica. Anche. Una voglia forte, intensa come il profumo che emana il mio sesso pulsante. Ora. La senti vero?
E ti da alla testa, ti manda brividi gelati lungo la schiena. Fa fremere il tuo culo e rizzare il tuo sesso. Mi leggi e mi vuoi. Non c’è stacco tra le due cose. Le tue mani si allungano istintivamente verso lo schermo. Vuoi essere quell’uomo domato con violento possesso. Dominato, piegato, usato e colmato. Da me.
Ma non è il momento. Non ne ho ancora capriccio. La seduzione è una spirale larga, avvolgente, le cui spire si stringono progressivamente e inesorabilmente.
Stai lottando ora contro la tua stessa voglia di appartenermi. Totalmente. Lotta. E’ quello che voglio. Tanto l’esito è inesorabilmente solo uno: MIO
Il giorno dopo. Quando la tua pelle racconterà al mondo dei marchi del mio possesso. E la mia della sublime violenza della lotta. Il giorno dopo ne farò racconto. Affabulerò novella Sherazade perché per certi piaceri il pubblico è parte integrante. Ed è giusto che sia così. Affabulerò per noi. Per me e per Te. Per il sorriso malizioso che taglierà i nostri volti al pulsare delle parole sullo schermo.
Ora ti lascio, seducente amante del sublime, le mie spire ti avvolgono morbide e inesorabili….. le senti e lotti….
Sognami perché non potrai fare che questo sognarmi….
Mi vedi …. Sorrido.
TENTAZIONI
Mi abbandono. La lingua saetta rapida tra le mie cosce. Lappa avida. Raccoglie. Suggerisce. Invita. Seduce. Sussurra note di desiderio. Spingo. Serro le gambe. Stringo le ginocchia. Scalpita. Soffoca. Sorrido. La mano corre alla catena. Freddo decoro di acciaio sulal seta cremisi del letto. Tiro. Violenta. Inesorabile. Strisci. Soffocando. Sorrido. Davvero. Ora.
TENTAZIONI
Carne liscia. Pelle calda. Bianco baluginare di corpi avvinghiati nella seta. Gocce. Il morso bollente della cera. Ti marchia. Uno. Due. Tre volte. E poi ancora e ancora. Decoro elegante di furia violenta. La schiena inarcata. Il culo proteso. Affondo le unghie nelel curve sode. Mentre il ritmo incalzante. Mi colma. Sazia. Non del tutto. Affondo improvvisa il pugno.
TENTAZIONI
Sguardi. Compiaciuti. Violenti. Presenti. Sorride. Lui. Abbandonato negligentemente sulla poltrona. Nudo. Esposto. Complice ignaro. Variabile irrilevante. Sorrido. Io. Beffarda. Accarezzo piano le frappe di cuoio lucido. Affondo i tacchi di acciaio nelal carne. Colpisco. Lampo violento. Crudele. Sapore di sangue. Sorridi. Tu. Gocce rossastre ti rigano il volto. Colano. Il cuoio morde la pelle. Ancora. La luce si spegne. Nei tuoi occhi.
TENTAZIONI
Usato. Teatro di voglie inscenate, graffiate, lucidamente esploratate. Appagate. Esibito tappeto di vibrante carne segnata. Scena di perfida lussuria declinata. Più volte.
Mi chiedo se lo farai. Hai indicazioni precise. Variazioni ludiche di una volontà ardente. Ti voglio. Nudo. Spalle alla porta. Seduto. Nel buio totale. I polsi ammanettati allo schienale rigido della sedia. Le gambe aperte. Bendato. Niente orologio. Immerso nel silenzio. In attesa. In vigile esibita attesa. Donato.
Mi chiedo se lo farai. Attendere ti devasta. Sorrido. Lo farai. La sconfitta. Dopo la lotta. Ha un fascino sublime. Per te. Per questo attenderai. Volontariamente. Ti consegnerai nelle mie mani. Hai una certezza. Non esiterò. Infierirò. Senza tregua. Non mi sentirai. Solo l’affondare dei denti sul tuo collo. Improvviso. Violento.
Ti spingo sul letto. Mi metto a cavalcioni su di te. Finalmente lo sento. Mi struscio. Mentre mordo le tue labbra. Affondo le unghie nella tua schiena. E cerco di ignorare la barriera dei vestiti. Mugoli nella mia bocca. Le tue mani avvinghiano il mio culo. Abbassi con violenza la scollatura del mio golfino rosso. Succhi. I denti scorrono maliziosamente violenti sulla carne protesa. Offerta. Spingo con forza la tua testa verso il mio seno. Penso. Mordi. Cazzo. Mordi. Lo fai. Sospiro di sollievo e voglia per quel dolore delizioso. Non mi basta però… lo voglio. Ignoro la cintura e slaccio freneticamente i bottoni dei tuoi pantaloni. Senza staccarmi dalla tua bocca. Senza guardare. Lo voglio. Tra le mani. Nella bocca. Nella fica. Ovunque purchè in me. Ora. Subito.
Ok. Così non va. Troppi vestiti. La carne. Ho bisogno della carne. Nuda. Calda. Sudata. Mi stacco da te e inizio a sfilare tutto alla velocità della luce. Le mie perle nere cadono sul pavimento. Gli stivali rossi. Le calze. I pantaloni. Sfilo la culotte un secondo prima di tirati su di me. Nudi. Finalmente. La pelle contro la pelle. Ma che fai?Il gentiluomo? Ora? Pronta. Cazzo. Sono pronta da quando sono entrata. Togli quella dannata mano dalle mie cosce. Non è lei che voglio. Sorridi. Commetterei un omicidio se solo… non lo volessi così tanto. Serro le gambe intorno ai tuoi fianchi. Allungo una mano per spingerti nella giusta direzione. Resisti???? Non è cosa. Non è il momento. Urlerei. Mollo una sculacciata violenta sul tuo culo. Vediamo se così capisci. Mi blocchi la mano. E’ già qualcosa. E ti abbassi. La tua cappella mi sfiora. Provocante. Ti guardo. E …Lo voglio. Urlo quasi. Lo so. Sorridi. Maledizione. Te lo cancello io quel sorrisetto dalla faccia. Artiglio il tuo culo. Affondo le unghie. Scopami. Fottimi. Sbattim… così. Ecco. Proprio così. Non chiedermi il permesso. Affonda ritmico. Violento. Veloce. In pace. Ora sono in pace. Assecondo il tuo ritmo. Rotoliamo. Sopra. Sotto. Sopra. Lingue che guizzano. Denti che mordono. Unghie che affondano. E quel ritmo crescente. Costante. Violento. Il fiato si spezza. Ansimi nel mio orecchio. Non riesco a pensare. Non m’importa nulla di farlo. In verità. Mi abbandono. Istinto. Due belve che si divorano. Avide. Colgo frammenti di parole… vuoi spingerti dentro di me fino ai coglioni. Tutto. Si. Penso. Dico forse. Esplodiamo. Insieme. Non so chi zampilli di più. I corpi incollati. Recuperiamo fiato.
Vestiti. Pronti per uscire.
Guardo l’orologio. 20 minuti. Perfetti per una scopata coi fiocchi.
Oggi mi sento vogliosetta........
Mi aiuti ad eccitarmi ancora di piu??
Dimmi qualcosa di forte dai....
Tipo che dopo pochi minuti che ci saremo visti saro’ sul letto a cosce spalancate... e poi a quattro zampe... con gli slip tirati giù, mi farai sentire le tue dita dentro... le tue dita bagnate dei miei umori...
Dai dimmelo tesoro... fammi sentire forte il tuo desiderio.... ciò che prenderai da me senza pieta’.........
Penso che ho una voglia disumana di farti morire.
E’ il naufragio delle nostre coscienze.
Le tue mani prendono il cubetto di ghiaccio dal sottobicchiere e violano la giacca, a disegnare lentamente la mia schiena che si incurva sotto le tue dita che increspano la mia pelle, come un vento che anticipa un improvviso, devastante, temporale di marzo.
Sento il tuo respiro soffiare pesante sul mio collo, sotto le mie mani che ti cercano, che cercano la tua pelle, immenso di dolci abusi.
Mi inginocchio, tra le tue gambe.
Il risvolto dei pantaloni scopre le tue caviglie nude.
La cintura difende il tuo corpo dalla voglia che ho di te, voglia che mi esautora da ogni possibile razionalità.
La stessa voglia che tu hai appena iniziato a soddisfare, facendo scivolare, con le tue mani, la mia giacca sul pavimento.
Le stesse mani che prendono a suonare la tua musica, su questa tastiera fragile che è il mio corpo, spartito della mia resa incondizionata al tuo volere.
La lampo dei tuoi pantaloni cade, sotto le mie mani, e le mia labbra, complici dello stesso tuo desiderio, cercano il tuo sesso.
Un solo desiderio. Farti morire.
"...Fammi morire...".
IMPERIOSALAVOGLIADITE...
Non avrai scampo
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17 anni fa
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