i racconti erotici di desiderya

Una serata speciale

Autore: Andre_74
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Capitolo 1.

Entri nell'atrio felice di lasciarti alle spalle la pioggia, che non smette di scendere da quando siete usciti di casa. L’interno è affollato e l'aria calda e umida. Se almeno potessi sbarazzarti del cappotto che ti ho chiesto di indossare, così pesante e ingombrante! Per fortuna, una hostess sembra averti letto nel pensiero e si avvicina per aiutarti a disfartene. Con aria complice, la giovane sconosciuta ti fa scivolare una busta tra le mani. Non hai nemmeno il tempo di reagire che lei è già scomparsa nel guardaroba col tuo cappotto. Guardi la busta, sulla quale ho scritto a penna il mio nome: Andrea. Istintivamente alzi lo sguardo. Mi cerchi tra le persone che ti sono vicine. Ma a causa della pandemia e della maledetta mascherina che tutti devono indossare, e che rende tutti uguali, non riesci a riconoscermi. Apri la busta. Dentro c'è un piccolo oggetto. Bianco. Molto leggero. Di forma ovoide. Assomiglia ad un piccolo proiettile. Un filo molto sottile, impalpabile al tatto, termina in un LED, così piccolo da apparire quasi invisibile, se non fosse per la luce verde che lampeggia lentamente. All’improvviso, la luce diventa rossa e una leggera scarica elettrica ti sorprende. Tuo marito è ancora fuori, sta cercando un posto libero dove parcheggiare e dovrebbe arrivare da un momento all’altro. Alzi lo sguardo. C'è troppa gente intorno a te e i bagni sono troppo lontani. Ma non hai tempo. Con il cuore che prende a battere più veloce, ti metti in disparte, dietro una tenda rossa. Con movimenti rapidi, sollevi la gonna. Abbassi le mutandine blu notte, quelle che ti avevo chiesto di indossare. Con il piccolo oggetto tra le dita esiti. Ma quella fioca luce che lampeggia nuovamente di verde ti attira tremendamente. Impaziente come sei, decidi di non aspettare. Il piccolo ovulo bianco scivola tra le tue labbra umide di eccitazione senza alcuno sforzo. Lo spingi dentro la tua figa con due dita. E una leggera scarica elettrica ti sorprende di nuovo. Il minuscolo LED, l'unico elemento rimasto al di fuori del tuo sesso, lampeggia di rosso. Hai il respiro corto mentre una seconda scarica elettrica, più intensa questa volta, ti assale. Il LED rosso prende a lampeggiare più velocemente. Chiudi gli occhi. Una terza scarica, decisamente più forte delle precedenti, ti fa tremare le ginocchia. Il LED rosso sembra impazzito. Senti la corrente elettrica attraversare il tuo corpo. Dal tuo sesso scende giù, verso la pianta dei piedi. E sale su, verso i capelli. Non vedi più niente. Non senti più niente. Un orgasmo tanto rapido quanto intenso ti scuote tutta. Cerchi di soffocare un gemito quando percepisci una presenza al tuo fianco. Riapri gli occhi. È tuo marito, che finalmente ti ha raggiunta. Ti guarda e capisce. Nonostante la mascherina, ha notato immediatamente il rossore sulle tue guance, la tua eccitazione. Ha notato anche la tua gonna sollevata, le mutandine abbassate. Anche lui eccitato, ti fa scudo e tu, con gesti rapidi, alzi le mutandine prima che qualcuno possa vederti. Le luci sono già abbassate quando vi affrettate verso la sala. Segui tuo marito un passo dietro di lui, le gambe che ti tremano ancora di piacere. Senti gocce di liquido vaginale colare dalla tua figa e rigarti le cosce. Ti senti così bagnata che immagini di lasciare una scia vischiosa dietro di te. Sorridi tra te e te immaginando che qualcuno potrebbe scivolare e rompersi una gamba a causa del tuo orgasmo. Di che riderci sopra. Mi cerchi di nuovo tra le poche persone che ancora si trovano nell’atrio, ma non mi vedi. Tuo marito fa lo stesso, e nemmeno lui mi vede. Nella sala, cercate rapidamente i vostri posti e andate a sedervi. Il concerto sta per iniziare e tu non puoi evitare di pensare al piccolo ovulo rimasto dentro la tua vagina. Alle scariche elettriche che ti ho inviato e che ti hanno provocato un piacere che non ti aspettavi e che ti ha travolta. Vuoi controllare se la piccola luce lampeggiante è ancora lì, tra le tue cosce. Per tua fortuna, il posto accanto a te è vuoto. Con una mano inizi a far scorrere verso l'alto i bordi della gonna. Lentamente. Sul palco, i cantanti hanno voci meravigliose, ma per quanto sei concentrata, potrebbero anche ragliare come asini e non noteresti la differenza. Un centimetro alla volta, i tuoi sforzi vengono finalmente premiati. Nessuno, tranne tuo marito, si è accorto di ciò che stai facendo. Quando senti che la gonna è sufficientemente alzata, fai scorrere le mani verso le tue cosce. In modo molto discreto, con il pollice sollevi il bordo delle mutandine, mentre fai scorrere l’indice sotto il tessuto. Cerchi il filo con il LED luminoso, ma non lo trovi. Forse lo hai perso, pensi. Eri così bagnata nell’atrio, che potrebbe esserti scivolato fuori senza che te ne accorgessi. Chiudi gli occhi e ti mordi il labbro. No, non può essere! Ti ricordi che quando avevi aperto la busta, avevi notato che il filo era così sottile da essere quasi impalpabile. Devi cercare meglio. Andare più in profondità. Fai quindi scorrere il dito indice nella tua vagina. Fremi un po'. Forse è stato l'effetto delle scariche elettriche, che hanno sensibilizzato la tua figa. Oppure è la condizione di pericolo che ti eccita. Comunque sia, decidi di approfittarne. Il tuo dito, che si lascia inghiottire dalla caverna buia e umida, ti regala una sensazione di dolce piacere. Senza che tu lo abbia veramente deciso, il dito medio segue l'indice e l'anulare lo accompagna. Ora hai tre dita che si muovono dentro di te, tre dita che spingi più in profondità, che ti scaldano le guance. Quella che provi è una sensazione di piacere che viene da lontano. Che ti riporta indietro nel tempo. Quando eri solo un'adolescente che scopre il proprio corpo. Che cerca piccoli momenti di piacere senza preoccuparsi di nulla. Che ne parla liberamente con la sua migliore amica. Che approfitta di ogni momento, di ogni occasione, senza alcun senso di colpa. Col pollice stimoli il tuo clitoride, mentre imprimi mezzo giro con le tre dita. E finalmente lo tocchi. Il piccolo ovulo è ancora lì. Adesso ne hai la prova. Puoi finalmente tirare fuori le dita dalla tua fica. Ma ogni millimetro della tua vagina, che pulsa di piacere, ti reclama. E neanche le tue dita, in fondo, vogliono ritirarsi. Stanno bene lì dove sono. E allora le fai girare in tondo. Avanti e indietro. Di nuovo in tondo. Pieghi le dita a gancio e spingi, spingi, spingi, finché non arriva l’orgasmo. Veloce, morbido, lui se ne fotte degli altri spettatori, se ne fotte della musica e delle magnifiche voci che vibrano nell'aria come il tuo piacere, profondo, leggero, libero come i tuoi sedici anni. Il primo pezzo sta per finire e tu hai il tempo necessario per sistemare le mutandine, per rimettere la gonna al suo posto. E solo in quel momento ti accorgi della mia presenza, nel posto accanto a te che era rimasto libero. Tuo marito ti sorride, sono seduto lì già da qualche minuto e lui se ne era accorto, ma non tu, troppo presa dal tuo piacere. Il pubblico si alza in piedi per applaudire. Ne approfitto per prenderti per mano. Insieme scivoliamo via dalla fila, seguiti da tuo marito. Passiamo una porta. Vi faccio segno di stare in silenzio. Alla fine del corridoio ci sono i camerini. Entriamo. La luce è fioca. La moquette rossa che ricopre pavimento e pareti riscaldano l’ambiente, simile al più lussurioso dei gironi infernali. Un grande divano ci accoglie. Ti faccio stendere, ti allargo le gambe, mentre tuo marito si accomoda su una poltrona, davanti a noi. Pronto a godersi il vero spettacolo della serata… (continua)


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