i racconti erotici di desiderya |
Un pomeriggio calabrese |
E' strano come a volte il caso ci porti a conoscere persone che non avremmo mai pensato di potere conoscere e la cui esistenza invece, per un lasso di tempo indefinito breve o lungo, finisce x collidere pienamente con la nostra.
Vi è mai capitato? A me sì ed ecco come. Sono nato qualche anno fa in un paesino della Calabria, noioso come tutti i paesi calabresi piccoli (o meglio come tutta la provincia del Sud) e non vedevo l'ora che ricominciassero di nuovo le lezioni all'università di Messina per potere trascorrere le notti a dormire dalla ragazza che mi ero fatto e con cui stavo mettendo in pratica quanto avevo visto in circa 6,7 anni di film scollacciati o di giornalini porno. A luglio, finite le lezioni, avevo fatto da poco rientro a casa gioiosamente soffocato dalle cure materne e devo dire che, da buon figlio unico di un latifondista calabrese, godevo a crogiolarmi nella bambagia. Poichè a metà mattina si andava a mare io non mi curavo affatto di alzarmi presto e a volte facevo dormite fino al pomeriggio passato (tanto d'estate non si pranza mai vero?). Devo dire che avendo un fisico longilineo (sono alto 1,77) ed asciutto e doti innate di signorilità, retaggio dei miei anni al collegio, mi trastullavo giocosamente nel passatempo preferito di qualunque calabrese maschio uscito dalla età puberale : il coteggiamento. Questo veniva esercitato con discrezione edopo essersi scelta una donna ideale la si iniziava a tempestare di occhiate (mai troppo insistenti però) e di passeggiate che portavano inevitabilmente sotto casa sua. Io, tuttopreso dalla studentessa conosciuta in città, rifuggivo dagli amori di paese ed anzi amavo circondarmi di una olimpica indifferenza che, come ebbi modo di accorgermi dopo, ripagava abbondantemente. La mattina del 24 luglio 1987 (vedete come ancora ricordo la data?), mi alzai poco prima mezzoggiorno e, dopo una doccia e una tazza di caffè robusto, iniziai a fumare una sigaretta con i gomiti appoggiati sul tavolo. Mentre stavo in questa fase di meditazione, la nostra anziana domestica, Maria entrò in cucina e mi disse che i miei genitori erano stati invitati da un parente e non sarebbero tornati prima di sera per cui, visto che era domenica, lei mi avrebbe lasciato qualcosa di pronto e se ne sarebbe andata dalla figlia. Dopo averle comunicato che per quel giorno non avrei pranzato, decisi di sedermi al fresco in giardino e lì forse a causa della canicola che stava aumentando sempre più mi misi sotto un albero di banane (mai prodotta una sola banana) e iniziai a leggere la Gazzetta dello Sport. Ebbene, dovete sapere che il giardino di casa mia confina con l'orticello di una donna che, poichè il marito da tempo se ne era andato in Australia, mandava avanti da sola un negozio di frutta e verdura. Confesso che Sara (la mia vicina si chiamava così) era stata più di una volta al centro delle mie fantasie onaniste ma sapevo anche che in paese era rinomata per la sua serietà avendo respinto innumerevoli pretendenti al talamo. Mentre ero immerso nella lettura del quotidiano sentìì delle risatine provenire al di là del muro che separava il mio giardino dall'orticello di Sara. La cosa mi incuriosì sommamente perchè non pensavo che Sara potesse essere lì a quell'ora essendo solitamente dedita a pulire il negozio e a cambiare l'acqua della grande vasca in cui teneva a mollo del prelibato stoccafisso norvegese. Dopo avere tentato invano di immergermi nuovamente nella lettura, decisi di scoprire chi fosse a ridere con Sara. Essendo la mia casa posta su un piano più elevato rispetto a quella di Sara, pensai che se non potevo scavalcare il muretto o mettermi a cavalcioni dello stesso, potevo pur sempre salire sul tetto di casa mia e, protetto dall'anonimato, dare una occhiata. detto fatto e, portatomi sul tetto di casa mia, ebbi modo di vedere che la realtà superava ogni più rosea aspettativa: Immerse dentro una vasca gonfiabile c'erano Sara ed Esmeralda immerse in insistiti baci saffici. Immaginate voi cosa provai a vedere il corpo bruno di Sara, con due seni non grandi ma rigorosamente turgidi, che veniva accarezzato dalla mano senz'altro esperta di Esmeralda una rossa tutta pepe che aveva ricevuto un incarico di supplente nell'istituto elementare del paese. Le carezze di Esmeralda strappavano sommessi mugolii di piacere a Sara che le schiudeva le cosce sempre più e che, come ebbi modo di vedere, ostentava una rasatura del pube perfetta. Fattala sdraiare nella vasca, Esmeralda prima le titillò il clitoride e poi le morse i capezzoli che sembravno pronti x scoppiare. Sara gemeva e gridava "Dai prendimi cosi, sfondami, succhiami amore" e si offriva sempre più alla rossa che, ad un certo punto, si alzò e, aperta la sua borsetta, si legò in vita un enorme strap on di lattice nero che, dopo essere stato ben lubrificato da Sara oralmente le entrò di un colpo nella vagina ormai fradicia di umori. Esmeralda iniziò cosi una cavalcata appassionata che le condusse ben presto al piacere ed io, con mio sommo dispiacere, quasi ustionato dailaterizi infuocati, dovetti riguadagnare la penombra di casa mia giusto in tempo x rispondere al telefono: Pronto chi parla?" "Ciao Enrico sono Sara........". Il seguito alla prox puntata. |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Joseph62 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 13/12/2008 18:10:19 | |
Giudizio personale: | Intrigante!!! | |
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