i racconti erotici di desiderya |
Un pomeriggio al centro commerciale |
Con l'inverno alle porte le giornate si facevano sempre più corte, il sole calava subito e l'oscurità ci proteggeva e come un velo opaco sfumava i contorni dei nostri corpi rendendoli indecifrabili, donandoci l'intimità necessaria per quei momenti di passione irrefrenabile, che ci faceva dimenticare di essere in un parco pubblico. Ci incontravamo sempre al solito posto, lei mi aspettava al binario dove sapeva che sarebbe arrivato il treno, io puntuale come sempre scendevo dal mio vagone e mi dirigevo verso la stazione e, fatti pochi passi, la trovavo lì ad aspettarmi. Quando finalmente eravamo l'uno di fronte all'altra, rimanevamo in silenzio per non interrompere quel momento tanto atteso che ci faceva vibrare entrambi di desiderio, lo assaporavamo per qualche secondo guardandoci negli occhi con un sorriso malizioso e allo stesso tempo innocente, poi le nostre labbra si sfioravano con dolcezza, quasi volessero gustarsi a piccole dosi, assaporandosi un po' alla volta finché il contatto diventava più deciso e la lingua si faceva strada per avere la sua fetta di torta, sia da un lato che dall'altro, formando un abbraccio umido e sensuale che con movimenti sinuosi e profondi infiammava subito il nostro spirito e il nostro desiderio reciproco. Senza indugiare su inutili convenevoli e frasi di circostanza e avviandoci verso l'uscita della stazione decidevamo dove andare. Quel giorno era particolarmente freddo e l'idea del parco non ci convinceva nonostante avessi preparato la borsa con tutto l'occorrente, compresa una seconda coperta, da usare per coprirci qualora ne avessimo avuto bisogno. L'ultima volta infatti non era andata nel migliore dei modi, avevamo piazzato il playd sull'erba, coperti da un grande salice che con i suoi rami fungeva da sipario naturale allontanando gli sguardi indiscerti dei passanti, ci eravamo spogliati alla bene e meglio per riuscire allo stesso tempo nell'intento di fare sesso e ripararci dal freddo, lei era inginocchiata con le mani poggiate a terra formando una pecorina perfetta. Ma il freddo si faceva sentire e nonostante l'eccitazione del momento non riuscivo a mentenere l'erezione abbastanza a lungo e quindi dovetti rinunciare.
Fu lei a proporre quell'idea folle che mi lasciò per un momento senza parole. - "Ci ho pensato in questi giorni, non possiamo andare di nuovo al parco, ormai è inverno" disse guardandomi negli occhi come se volesse carpire qualche segnale dal mio sguardo, poi continuò "una volta io e un mio amico l'abbiamo fatto al centro commerciale, ti andrebbe di provare?" - "E dove di preciso? Non dirmi di nuovo nel bagno pubblico, quella è stata un'esperienza che non vorrei ripetere!" risposi io preoccupato, memore di quello che potrei definire l'amplesso più squallido della mia vita, o per lo meno uno dei peggiori. - "ma no sciocchino!" riprese lei accennando un sorriso "puoi stare certo che non si ripeterà. Intendevo di farlo nel camerino di prova di un negozio, entriamo, prendiamo qualcosa da provare, ci chiudiamo nel camerino e..." mi disse con estrema naturalezza, Lidia era una giovane ragazza orientale con diverse esperienze alle spalle, ma non avendo punti di appoggio in città aveva cominciato a vivere le sue avventure un po' dove capitava, proprio come me. Ogni tanto mi raccontava i posti strani dove aveva fatto l'amore o semplicemente si era fatta masturbare, mi piaceva uscire con lei perché aveva sempre voglia e anche mentre parlavamo del più e del meno finivamo per parlare di sesso, magari cogliendo il doppio senso di una parola o semplicemente cambiando discorso in modo repentino, ispirati da una coppia che passeggiava o dal seno gigante dalla signorina sul manifesto pubblicitario. Eppure quella volta rimasi spiazzato, provai ad immaginare come avremmo potuto fare ma avevo in mente solo l'immagine di una stanzetta angusta, chiusa da una morbida tenda che lasciava spiragli sui lati lasciando intravedere ciò che accadeva al suo interno. Per quanto l'idea in certi istanti mi eccitasse avevo il timore di beccarmi una denuncia per atti osceni e quindi la interruppi provando a proporre un'alternativa - "la fai facile tu! ma pensi che una semplice tendina possa nascondere quello che succede nel camerino? proviamo al cinema come abbiamo fatto al nostro primo appuntamento, ricordi?" - "ma cosa dici! Conosco il posto giusto, niente tendine" riprese lei, sembrava molto sicura di se "ci sono le stanze in una zona appartata del negozio che si chiudono con le porte rigide, dobbiamo solo stare attenti a non farci vedere da sotto, potremmo usare gli zaini per coprire la parte aperta così non si vedrà niente! fidati, nessuno se ne accorgerà" - "non lo so, mi sembra un'idea così folle e rischiosa... sai che non mi tiro mai indietro, andiamo a vedere questo posto poi decidiamo" risposi ancora titubante ma curioso di scoprire come la situazione potesse evolversi. - "dai non fare il difficile, lo so che appena mi vedrai nuda non saprai resistere" chiuse così il discorso, sganciandosi un bottone della camicietta, come se volesse darmi un assaggio dello spogliarello a cui avrei assistito una volta entrati in quel camerino. Non si sbagliava affatto, aveva un corpo perfetto. Come tutte le orientali non era molto alta, il suo seno era abbondante e sodo, sopra la media rispetto alle donne del suo paese, il sedere rimaneva su sfidando qualsiasi legge di gravità, il suo monte di venere era la cosa più sensuale con quella sottile peluria bruna che non lasciava troppo spazio all'immaginazione, la sua pelle era setosa e profumata. Quando era nuda davanti a me non ero in grado di trattenermi, ogni centrimetro del mio corpo veniva attratto come una calamita. Appena dentro al negozio mi resi subito conto di quanto quel posto fosse affollato, c'erano mamme che portavano i figli piccoli, donne e uomini di tutte le età che già cercavano i regali di natale per la famiglia, c'erano molti commessi indaffarati che piegavano le cose lasciate in giro alla rinfusa dai clienti e braccavano come predatori rapaci ogni essere vivente che varcasse la soglia d'ingresso, fosse pure un cane al guinzaglio, la frase era sempre la stessa "avete bisogno di aiuto?" che arrivò puntuale anche al nostro indirizzo e Lidia con molta disinvoltura liquidò la ragazzetta di turno dicendo "no grazie, diamo un'occhiata in giro". Girammo un po' per il negozio mentre lei prendeva con se vari capi da portare dentro, così da far sembrare più credibile il nostro vagare e soprattutto giustificare il tempo che saremmo dovuti stare dentro al camerino. - "ora che sono tutti vuoti entriamo" mi disse accelerando il passo nella giusta direzione. - "ok, arrivo, non facciamoci vedere che entriamo insieme" risposi io, ancora meno convinto di prima ma ormai ero in ballo. Appena entrati ci occupammo dell'aspetto più importante, la privacy, posizionai i nostri zaini per terra sotto la porta per coprire la fessura che altrimenti avrebbe rivelato un paio di piedi di troppo in quella stanzetta. Lei nel frattempo si liberò di tutti i capi che aveva raccolto in giro, due jeans, una maglietta, tre reggiseni e due paia di mutande, tutti appesi con cura sui ganci nel muro. Poi si voltò a tre quarti e con un sorriso malizioso cominciò ad accarezzarmi il membro attraverso i pantaloni, io risposi immediatamente cominciando a baciarla sul collo e con le mani le accarezzavo i seni infilandomi sotto la maglia di lana. Cominciava a fare caldo lì dentro, lentamenteci spogliammo a vicenda, io le tolsi il maglione staccandomi solo per un secondo della sue labbra che ripresi subito a baciare con crescente passione. Lei mi slacciò la cintura e poi i pantaloni, che caddero a terra come se qualcuno li tirasse giù di forza. Un pezzo alla volta ci eravamo tolti tutto in una manciata di secondi, cercavamo di fare le cose nel modo più silenzioso possibile per non attirare l'attenzione su di noi, io rimasi in piedie misi per un secondo l'orecchio vicino la porta per cercare di intuire cosa stesse accadendo al di fuori del camerino. Lei mi fece capire immediatamente che dovevo rivolgere la mia attenzione a ciò che invece succedeva all'interno, si inginocchiò e me lo prese in bocca cominciando lentamente a succhiarlo, lo sentivo pulsare tra la lingua e il palato mentre si gonfiava per raggiungere la sua massima erezione, che non tardò ad arrivare come Lidia aveva profetizzato fuori dal negozio. Ormai non potevo più tirarmi indietro, al contratrio la mia eccitazione era sempre più forte e sentivo il bisogno di possederla proprio lì, in quello spazio ristretto, nel posto più affollato che potesse venirci in mente. Le feci cenno di sedersi sul piccolo sgabellino così basso che nessuno lo userebbe mai per sedersi, ma che in quel preciso istante sembrava che l'avessero messo lì apposta per noi, lei eseguì e allargò le gambe di fronte a me in attesa di ricevere l'ospite tanto atteso. Mi inginocchiai di fronte a lei, il mio membro era esattamente all'altezza della fessura vaginale, dopo aver lambito un paio di volte le sue grandi labbra con il glande per farmi strada lo infilai lentamente e con movimenti sempre più profondi era entrato completamente, tanto che ad ogni spinta il mio ventre entrava in contatto con il suo e al suono dei nostri corpi che collidevano cominciavano ad unirsi i suoi crescenti gemiti. - "shhh! ci sentono!" le dissi mettendole la mano sulla bocca pregandola di contenere le sue esternazioni di piacere, continuando al contempo a dare colpi sempre più decisi finché anch'io non raggiunsi il punto di non ritorno. Arrivato all'apice del piacere, con un rapido movimento mi alzai in piedi, lei intuì immediatamente che non avrei resistito più di pochi secondi, lo prese subito in bocca mentra con una mano mi segava e con l'altra mi accarezzava i testicoli. Non mi ci volle molto ad esplodere con una potente eiaculazione che raccolse in bocca senza sprecarne nemmeno una goccia. Rimasi fermo qualche istante, nel tentativo di recuperare le forze mentre lei con estrema perizia ripuliva con la lingua ogni singola goccia del mio seme. Tornato in me, realizzato quello che era appena accaduto e data un'occhiata all'orologio mi resi conto che era il momento di uscire, mi rivestii in fretta, aspettai che i rumori all'esterno diminuissero, sperando di riuscire a cogliere l'attimo in cui non passasse nessuno per uscire per primo dal camerino. La fortuna fu dalla mia parte ed andò proprio così, appena in tempo visto che un secondo dopo che Lidia aveva richiuso la porta sembrò ricominciare il frenetico via vai. Trascorso un minuto la porta di aprì di nuovo e la vidi uscire mentre mimava la tipica espressione che si fa quando si provano tante cose e non ne va bene una e rivolgendosi alla commessa che ci aveva visto entrare disse "oggi non è la mia giornata, grazie comunque! posso lasciare le cose nel camerino?" - "si certo, ci penso io, grazie a voi" rispose lei entrando nel camerino dove ancora ristagnava nell'aria l'odore del sesso appena consumato. - "arrivederci!" dissi io sorridendo cordialmente alla commessa. Ci guardammo negli occhi, ci avviammo verso l'uscita senza dire nulla e una volta fuori scoppiammo in una fragorosa risata liberandoci di tutta la tensione di cui ci eravamo caricati stando lì dentro. |