i racconti erotici di desiderya |
To be or not to be |
Mi vesto stremato da questa notte di sesso: pur essendomi riposato diverse ore, sento che le gambe tremano ancora. Col tempo, la resistenza fisica, è scemata e i tempi di recupero si sono inevitabilmente allungati; torno a pensare a noi due e mi rendo conto che, è la prima volta che riesco a stare fuori tanto tempo insieme con te. Gli slip salgono a coprire le mie nudità stanche: il membro, completamente appagato, si rifugia tranquillamente nella sua posizione naturale, la destra. Lancio un’occhiata tronfia a questo compagno così appagante per il mio ego di maschio: da lui passano gioia o malumori irrazionali. I calzoni salgono a coprire gli slip neri. La prima luce del giorno mi aiuta a guardare la mia giovane amante semi avvolta dalle lenzuola ancora intrise dei nostri umori. “ Devo ricordarmi di comprare altre lenzuola nere”Penso: mentre, indecentemente soppeso mentalmente i glutei rimasti scoperti. Sono perfetti, o almeno a me paiono così. Già… chissà perché, quando sei nel periodo dell’innamoramento, vedi solo i lati positivi delle persone… Torno a seguire le linee del giovane corpo, che sdraiato in modo fetale si lascia godere involontariamente. “ Porterà un trentasette di scarpe” Questo pensiero nasce spontaneo, mentre, guardo stupito il tacco a spillo, nero, che inerte arreda il letto come un trofeo a ricordo del fatto compiuto. “Come cazzo ha fatto a finire li”…sorrido e, soprattutto, “come diavolo fa a camminarci sopra”? Guardo le cosce abbronzate, perfettamente curate. Istintivamente, analizzo tutto di lei: rubando, forse, l’unico momento in cui lei, è veramente lei, senza trucchi ne inganni. “Certo, che stanotte mi ha fatto morire” rifletto, tornando con lo sguardo ad ammirare le natiche. “ Sembra una pesca, una splendida pesca da cogliere, da gustare piano, per assimilare la sua giovinezza e inebriarsi dei suoi profumi”… Mi sposto dall’altra parte del letto per vedere il viso. Il cuscino, nasconde maliziosamente i seni, ma io li ricordo benissimo: con la mente torno alla notte passata, per ricordarmi del piacere provato, mentre, li baciavo e stringevo possessivamente. Che bello essere giovani. Che sensazione stupenda sentirsi giovani… I pensieri volano liberi. “Sembra una bambina, mentre dorme: è una ragazzina confronto a me”… “Ma da chi avrà preso quel colore grigio degli occhi?” In realtà, anche se non vorrei saperlo, so benissimo da chi ha preso quel colore… I capelli lunghi, nero corvino, scomposti, coprono in parte il collo esile e lungo: mi viene in mente una tela dipinta da Modigliani. M’ avvicino al viso per assicurami che sia ancora viva, sembra che non respira…un attimo di panico! “Come farò a spiegare alla gente che stava con me? “Chi riuscirà a perdonarmi per questo connubio sbagliato? Sono tranquillizzato da un suo movimento improvviso che libera il seno sinistro dalle lenzuola, lo guardo con cupidigia “ Non mi ricordavo avesse un’areola così larga: stanotte, stringendole il seno, mi sono accorto che ha una ghiandola gonfia sul seno destro”… “Ehi, ma che cazzo di pensieri faccio, non sono mica il suo dottore o suo padre…” “Il padre no, ma il migliore amico del padre, si…” “Che ipocrita che sono…” “Troppo bello sentirsi un semi Dio: un Adone dei tempi perduti. Troppo bello che lei fosse la mia Afrodite…” Torno a scrutare il viso: mi soffermo sulle labbra carnose, sensualmente piene. Con il pensiero torno a stanotte, ricordo quanta delizia hanno provocato al mio socio che sta riposando sotto i calzoni. Non sono stato certo io ad impararle l’arte oratoria: è giovane la mia piccola ribelle, ma, non ha perso tempo. Una fitta di gelosia cretina, s’insinua nella mente “ chi è il fortunato che l’ha fatta crescere portandola alla maturazione?” Barbara, si sta svegliando… Apre gli occhi, sembrano quelli di una cerbiatta, si stira e mi tira il cuscino addosso, facendomi il broncio scherzoso. - Stavi scappando da me? Non posso dirle che io ci starei una vita con lei; - Scappavo più da me, che da te…lo sapevi che questa storia doveva finire… - Lo dici sempre dopo che abbiamo fatto all’amore, mai prima… La parola “ Amore” che esce dalle sue labbra, mi terrorizza e m’affascina nello stesso tempo. Quanto è ingenua nel suo parlare, non s’accorge del tempo che ci divide? - E non dire che sono troppo giovane per te! Sono le solite cazzate dei rincoglioniti che muoiono d’invidia nei confronti dei fortunati. Come sarebbe facile chiudere gli occhi e fare finta di niente… - Quando parli, cerca di farti capire: con il tuo linguaggio da ragazzina, faccio fatica a seguirti; è come quando mi mandi gli sms, sono indecifrabili. Non risponde: mi guarda stizzita. Allaccio la camicia e la infilo sotto i calzoni, la cintura nera, di cuoio, stringe forte, non è quella stretta, che mi fa male, è quello che dovrò dire: raccolgo il rolex daytona rimettendolo al poso. Vado allo specchio. Cerco le parole giuste, ma non esistono frasi fatte in certi momenti, quando, si devono dire cose che non vorresti mai pronunciare: pettino i capelli brizzolati prendendo tempo, l’anello colore giallo che porto al dito sinistro, è una pugnalata al mio tentennamento. Non la guardo: non ho il coraggio di affrontare questa ragazzina innamorata guardandola negli occhi; - Domani parto per qualche mese, quando torno, voglio che mi guardi come il vecchio amico di tuo padre, com’è giusto che sia e non accetto discussioni! Non mi giro: sento il peso del silenzio, poi singhiozzi; - Perché… Non c’è un perché. Devo ferirla, se voglio perderla per davvero; - Mi scopo un'altra: è stato un bel periodo, questo passato insieme, ma adesso, è ora che tu torni a giocare con le tue bambole. Si veste in fretta, mi guarda infuriata, gli occhi minacciano nel silenzio, ” Dio, quanto è bella” - Sei proprio uno stronzo bastardo! Che cazzo ci ho trovato in un vecchio come te… Continuo a pettinarmi senza girarmi; - Non ti voglio più vedere: vaffanvculo tu e tutti quelli come te! La porta sbatte violentemente: una folata di vento apparente, si crea, arrivandomi alla schiena, aria fredda di quest’inizio d’inverno. Continuo a pettinarmi, ma, alla fine, dovrò staccarmi dallo specchio per tornare a vivere… Grazie per l’attimo fuggente che mi hai donato. Ti ho dato quello che potevo… Mi odierai per quello che sono stato…. |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Rotterdam19 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 04/12/2010 09:48:44 | |
Giudizio personale: | Dal Rolex Daytona in giù è una cascata di luoghi comuni che galleggiano in un lago di semplici pensieri di poca profondità. | |
|