i racconti erotici di desiderya

Ti aspetto per le nove....

Autore: Slave62
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“ ti aspetto per le nove…….”

“ va bene, ora però devo proprio andare…. ho quella riunione….”

“ ah Fabrizio…… “

“ si dimmi……”

“ nulla di particolare …..ma quando entri in casa stasera fallo con un poco più di attenzione…”

“ perché?……”

“ non farci caso dai….però giurami che non entrerai di corsa gettando le chiavi sul mobiletto….. e la borsa sul divano…… insomma….. va beh non fa nulla dai…. a dopo…..”



Dal volante premo ripetutamente il bottone che mi consente di abbassare il volume della radio.

Ne ho abbastanza per oggi di notizie sull’aggravarsi inarrestabile della situazione economia in Italia.

Sono più di due anni che noi piccoli imprenditori sosteniamo,nel disinteresse quasi generale, che il paese si sta ormai avviando verso un lento e lungo viale del tramonto.

A che ora devo essere da Rebecca…..?

Mancano solo venti minuti alle nove…..riuscirò ad evitare il ritardo per questa sera….?

Due ore e mezza di consiglio di amministrazione mi hanno davvero sfinito.

Ma non fino al punto di dimenticarmi di comprarle dei fiori.

Mi ha chiesto di entrare con un passo diverso dal solito, questo lo ricordo perfettamente.

“ Mi prepari un mazzo di fiori di campo”

Hanno un profumo differente, lo definirei più naturale.

I colori sono più tenui ma aggiungono maggiore profondità allo sguardo.

Manca davvero poco ora al tuo portone.

E’ forte il desiderio di abbracciarti pur se con la stesso vigore vive in me il sogno di abbandonarmi ad un immediato sonno ristoratore.

Divoro però quei gradini che dall’ingresso conducono al terzo piano che so ornato dal viso tuo sorridente.

Negli occhi tuoi alberga una calamita capace di offuscare le mie zone d’ombra…..riflesso in te io vivo la gioia dell’esistere.

Perciò dono alla mia mano una innaturale morbidezza nell’aprire l’uscio della casa.

E tolgo forza al braccio per impedirgli l’usuale gesto dell’abbandono violento di chiavi e borsa.

Mah………….

E’ nuova l’aria che respiro questa sera.

Innanzitutto m’offri solo il buio della casa.

Quasi come tu non ci fossi.

E’ la luce di candele l’unica che vibra nell’atmosfera.

Mi distorce questa luce fioca forse perché in me continua viva l’atmosfera di neon che illumina i momenti societari.

Ma cerco di adattarmi a questa incosuetudine.

Ed offro alle chiavi il riparo nella tasca della giacca mentre la borsa trovo naturalezza nel poggiarla al fianco della vetrinetta.

Così domani sarà ancora più vicina alla porta d’uscita……ma questo particolare è meglio che te lo nasconda….sarebbe un rimprovero per il resto della vita…..

“ ED ORA VAI VERSO LA CAMERA DELLA NOTTE”

Avvicinandomi scorgo i caratteri della tua scrittura.

Ma dove sei?

Ci sono solo note di musica classica che dalla sala da pranzo si diffondono con lenta armonia verso il resto della casa.

E flebili odori che dalla cucina si dipanano in cerca di narici degne della loro essenza.

Mi attengo al tuo desiderio e con curiosità infinità mi introduco nella camera da letto.

E’ tra le mie certezze quella che tu mi accolga qui.

Ma sarà anche una certezza dell’errare del pensiero.

Non sei neanche qui.

Dal comodino vibra, in nota di tepore, la fiamma di un’altra candela.

Ed è sua compagnia un nuovo foglio intriso dalla tua mano.

“ ED ORA LIBERATI DEI VESTITI E DELLE CONSUETIDINI ED AGGIUNGI AL MIO CUORE UN’ ALTRA NOTA DEL NOSTRO VIVERE”

Inizio con lentezza a liberare il corpo dal fardello quotidiano.

La schiavitù di colletti abbottonati e scarpe in lucido opprimente e gemelli che dai polsi fuggono felici e cinta di coccodrillo che ritrova un suo equilibrio e quindi…..un corpo che mi appare riflesso nello specchio da candela…….il mio….libero di vagare nella naturalezza della ricerca di te.

Mi restano tre stanze ora per trovarti.

Nel bagno , che primo trovo alla mia sinistra, il buio è padre incontrastato.

Lascio che il mio corpo felicemente nudo si indirizzi alla cucina.

Qui l’odore del tuo esserci è più recente ma non tale da condurmi alla tua presenza.

Che invece trovo, in veste inusuale, nella stanza dell’ibrido.

Lì dove salone o sala pranzo o sala riunioni o sala giochi si intrecciano con irriconoscibile frequenza tu sei riuscita ad offrirmi la vista dell’incanto.

Nel centro della sala è solo un tappeto.

E tu ne sei la parte più preziosa.

In posizione yoga mi sorridi offrendomi la nudità del tuo corpo.

Il seno che ritto e fiero si erge primattore della serata.

In fronte a te piatti tipicamente estivi.

Frutti che abbondano in colori arcobaleno.

Ortaggi che s’adeguano distesi su vassoi.

Lacrime di Bacco che rilasciano versi da un collo di bottiglia.

“ Siediti amore mio”

Ed una fragola s’apre nella tua mano.











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