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Sesto seguito a “ecco come fu…”


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Sesto seguito a “Ecco come fu…”

Ero inebriato dal fatto di sentirmi così desiderato da guadagnarmi persino dei soldi e non capivo, nella mia ingenuità, che questo era un modo ulteriore, oltre a quello di scatenare la mia sensualità, per possedermi, per avermi in suo potere. Ma tant’è: mi stava plagiando ma…. mi piaceva, mi sentivo euforico e …. lo desideravo.

L’idea che mi aveva messo in testa di passare tutta una giornata assieme stava lavorando, come un tarlo, nella mia mente, anche perché volevo vederlo quanto prima. Pensa che ti ripensa la mattina dopo (era un venerdì) gli telefonai dicendogli: “ Ho riflettuto su quello che mi hai chiesto. Se per te va bene dico ai miei che domani e dopodomani sono in gita”. Dall’altra parte sentii un “Evvaiii !!” “Non mi fai felice… mi fai strafelice !!” E così ci accordammo: dovendo far vedere ai miei di andar via presto, in pullman, avrei potuto esser da lui già alla 07.30.

Mi disse che non c’erano problemi, prima arrivavo, più contento era e che mi avrebbe fatto passare due giorni fantastici.

La mattina dopo arrivai da lui alle 7.30, come previsto, e lo trovai in accappatoio appena docciato e profumato, che mi accolse con un profondo bacio in bocca e mi portò in cucina a fare colazione, facendomi trovare un bel caffè appena fatto ed una brioche calda. “Per la mia bella troietta” – disse. Una volta fatta colazione, con lui che nel frattempo mi toccava, mi accarezzava, mi palpava, eccitandomi, mi espose il suo programma: saremmo montati in macchina ed avremmo fatto una gita sino a Grado. Lì arrivati saremmo saliti sulla barca di un suo amico e saremmo andati a prendere il sole in un casone, dove poi avremmo mangiato pesce fresco, appena pescato, e poi, con calma, saremmo ritornati a casa, ci saremmo fatti una doccia, e ci saremmo rilassati guardandoci un video porno. Avuta la mia approvazione, ci preparammo, montammo in macchina e partimmo. Strada facendo non la smetteva un attimo di accarezzarmi. Stuzzicarmi ed eccitarmi, prendendomi il cazzo in mano e menandomelo, tanto che mi sentii in dovere di fare altrettanto finché non spinse la mia testa sul suo cazzo obbligandomi (si fa per dire, dato che a quel punto desideravo farlo) a prenderglielo in bocca ed iniziare a fargli uno splendido pompino. Ce la misi tutta per farlo godere e, nonostante i suoi sforzi per resistere, mi venne in bocca urlando “Sei una bocchinara nata, mi fai impazzire”.

Arrivammo, bene o male, a Grado, parcheggiammo ed andammo a cercare la barca del suo amico, ormeggiata all’isola della Schiusa. Trovatala, salimmo a bordo e ci sentimmo chiamare dal suo amico che si trovava di sotto a controllare il motore assieme al suo mozzo, uno splendido ragazzo ventenne. L’amico di Leo era il classico pescatore, un po’ tozzo, gambe arcuate, molto peloso, la pelle color del cuoio, ma con un fascino selvaggio. Me ne sentii attratto. Partimmo, con il motore che borbottava “blum, blum, blum” forse a cinque nodi all’ora, e dopo una mezz’oretta arrivammo al casone, di proprietà del pescatore che chiamerò Giulio. Facendoci scendere, ci disse: “Fate quello che volete, che intanto io e Filippo (il suo mozzo) andiamo a controllare le nasse, vedere cosa è rimasto impigliato nelle reti e poi iniziamo a preparare il pranzo.” Presi degli asciugamani da mare che ci eravamo portati dietro andammo sulla spiaggetta dell’isolotto e ci distendemmo, spogliandoci completamente. Dopo un po’ che ero disteso a pancia sotto sentì una mano che mi accarezzava il culo ed una voce che diceva “Che culo stupendo che hai. Ogni volta che lo guardo mi fa impazzire. Mi ecciti da morire. Ho voglia di mettertelo dentro!” Al che mi ritrassi, vergognoso, dicendogli: “Fermati, mi vergogno, c’è Giulio, il tuo amico, che potrebbe vederci”. Al che mi rispose: “Figurati che problema, lo sai che Filippo è la sua femmina? Magari sarebbero contenti di guardare e… forse… di partecipare. Dai, non fare la smorfiosa, con Nino e me assieme non hai avuto problemi.” Era vero, ma Nino lo conoscevo da un pezzo, Giulio e Filippo era la prima volta che li vedevo, anche se mi avevano fatto un certo effetto. E intanto Leo aveva iniziato a leccarmi la schiena e, insalivandomi tutto, era sceso sino al culo che aveva iniziato ad allargare per andarmi a leccare il buco del culo. Ed iniziai ad andare in “brodo di giuggiole”, a lasciarmi andare, a provare brividi di eccitazione, ad essere succube delle sensazioni che sapeva darmi. Incominciò, così, ad infilarmi le dita nel retto, a stuzzicarmi la prostata, e farmi mugolare dal piacere sino a portarmi a chiedergli di darmi il suo cazzo da ciucciare, cosa che fece immediatamente, girandosi sottosopra con immenso a piacere, infilandomelo subito in bocca ma non smettendo, nemmeno per un attimo, di leccarmi il buco del culo ed infilarci dentro almeno tre dita. Ero in orbita, non capivo più niente, erotizzato al massimo così che non mi accorsi che nel frattempo Giulio ed il suo mozzo erano rientrati e, dopo averci guardati per un po’, dicendo “Bravi porcellini, ci volevate lasciare fuori dal gioco?” si unirono a noi. Giulio mi diede subito il suo da ciucciare, mentre Filippo si appropriò di quello di Leo.

Giulio ce l’aveva più corto di quello di Leo ma era un vero e proprio “Tronco”, massiccio, largo quasi il doppio. Feci fatica a metterlo in bocca, rischiando di slogarmi la mascella per riuscire ad aprire la bocca. Nel frattempo Giulio mi palpava le natiche e, pian piano, vi infilava le dita in mezzo, titillandomi lo sfintere e sentendo che, un po’ alla volta, questo si stava rilassando, cedeva permettendogli di infilarci quelle dita, tozze, che mi procurarono brividi pazzeschi. A quel punto richiamò Filippo, dicendogli: “ Preparamela, questa troietta, assieme a Leo, perché non voglio farle male ma voglio che goda quando le entrerò dentro e le romperò il culo.” In effetti, l’idea di essere penetrato da quel bastone mi spaventava ma nel contempo mi … eccitava. E Filippo si mise di buzzo buono a leccarmi, bagnarmi, impomatarmi, infilarci le dita e poi il suo cazzo che, ad onor del vero, era comunque un “signor cazzo”. E mentre mi chiavava Leo iniziò ad infilarci ancora un dito, poi un secondo e, alla fine, facendo mettere Filippo spalle a terra ed io disteso sopra di lui, alzarmi le gambe e, pian piano, cercare di infilare anche il suo. Ci riuscì, parzialmente, ma comunque riuscì nell'intento di allargarmelo ulteriormente.

Io ero …. Su una nuvola, non avrei mai creduto possibile di riuscire a ricevere tanto ben di dio. Tutto questo “smanettamento” si fece sentire sul mio modo di succhiare l’uccello di Giulio che cominciò a segnalare il suo gradimento appoggiandomi la mano sella testa e borbottando “Dio, che bocca, che pompinara pazzesca. Questa troietta è nata per far pompini !” E Leo gli rispose: “Sentirai, poi, che culo !” Ero al settimo cielo, questi complimenti mi inorgoglivano, ed ero sempre più erotizzata. A questo punto, dopo aver rischiato di venirmi in bocca, Giulio allontanò tutti, mi mise a pecorina e dopo avermi unto il culo ulteriormente, me lo appoggiò su quello che, in quel momento, sembrava un foro enorme e… iniziò a spingere. Cercai di rilassarmi al massimo ma era così grosso che mi scappò un “Ohii… mi fai male !!” Si fermò, lo tolse, ritornò ad incremarmi dentro e fuori, ne spalmò anche sul suo uccello e ritornò a puntarmelo dicendomi “Spingi in fuori, come se dovessi cacare” e nel mentre lo facevo…spinse e…. con un mio urlo…. si ritrovò dentro tutto, sino in fondo. Pazzesco, mi sentivo squarciare, non avevo mai provato un simile dolore ma, nel contempo, mi sentivo inebriata dalla sensazione di essere riuscita a ricevere un simile bastone. Ero tutta contratta e lui, da vecchio marpione, se ne rimase ben fermo. Sentiva le mie contrazioni determinate dal dolore provato e iniziò a muoversi solo quando sentì che le mie contrazioni si erano fermate ed il mio sfintere iniziava a rilassarsi. A quel punto, artigliandomi le spalle per tenermi ancorata a lui, iniziò a fare un lento va e vieni, facendomi sentire tutta quella grossa trave che avevo in culo e, quando sentì che iniziavo a godere di questa penetrazione, iniziò a sconquassarmi con colpi poderosi dicendomi: “Te lo apro tutto, questo meraviglioso culetto, vedrai che dopo questa passata non proverai più dolore, sarai per sempre aperta.” Provavo ancora un po’ di dolore, ma un po’ alla volta il piacere lo superò ed iniziai a mugolare e dire “Siiii…. ancora…. ancora….. voglio anche un cazzo da succhiare…” e immediatamente mi arrivò quello di Filippo che, nel frattempo, Leo si stava inculando beatamente. Incominciammo a godere, in sequenza: prima io, poi Filippo che venne riempiendomi la bocca, poi Leo riversando un torrente di sborra nel culo di Filippo e, per ultimo, Giulio che non la smetteva più di rovistarmi il culo con quel suo bastone, ma alla fine me lo riempì, a tal punto che iniziò a tracimare. Quando uscì non avevo più un buco del culo ma una voragine in cui Leo, per prova, riuscì ad inserirmi tutta la mano, sino al polso.

Dopo una decina di minuti, impiegati per riprender fiato, andammo a farci un bagno per rinfrescarci. Una volta asciugati Giulio e Filippo entrarono nel casone e si misero a preparare il pranzo. Nel frattempo io e Leo, distesi all'ombra, ci stavamo dispensando carezze e baci, teneri, profondi, sensuali. Il mio culo era una voragine e mi bruciava un po’. Lo dissi a Leo che immediatamente mi girò a pancia sotto ed iniziò a spalmarmi una crema lenitiva, dentro e fuori, massaggiandomi il retto. Poi, abbracciato a lui, con la testa sul suo petto, distrutto dalle emozioni, mi assopì.. Mi risvegliò il boato della voce cavernosa, ma non priva di sensualità, di Giulio che ci chiamò “Tutti a tavola, scansafatiche!”

Aveva preparato degli spaghetti, piccanti, ai frutti di mare, e poi del pesce ai ferri: mormore, sarde, sgombretti. Squisito! Mangiammo tutto con voracità mentre Giulio mi guardava con palese interesse nel mentre ostentava il possesso di Filippo toccandolo, palpandolo e, di quando in quando, baciandolo in bocca. Sorseggiando un meraviglioso Malvasia che, personalmente, mi rese ebbro, l’atmosfera si rese ancor più erotica, cosicché, quando Giulio si girò e mi prese il viso tra le mani, baciandomi e infilandomi immediatamente la lingua in bocca, non opposi resistenza abbandonandomi tra le sue braccia e rispondendo con lussuria al bacio. Ero proprio una gran troia. E ne ero orgogliosa, mi sentivo rabbrividire dal piacere di esserlo. Leo, nel frattempo, lasciandosi succhiare il cazzo da Filippo, come fosse un cono gelato, mi osservava per valutare sino a che punto mi aveva reso troia e fossi in suo potere. Giulio mi strizzava i capezzoli e, continuando a baciarmi, aveva iniziato a masturbarmi. Quando sentì che ero bello eccitato mi distese sul divano e, alzatemi le gambe, mi disse:” Ora vediamo se ti ho aperto per bene”. Mi incremò ben bene e, appoggiatomelo, puntò il suo grosso, grosso cazzo ed iniziò a spingere. Forte dell’esperienza precedente non feci alcuna resistenza ed iniziai a spingere come se dovessi defecare. Il mio retto si aprì al massimo e, seppur con un po’ di dolore (poca cosa in confronto a prima) riuscì ad accoglierlo dentro di me e, una volta entrato, a fargli un pompino anale. Giulio rimase basito: “Questa troietta non ha un culo, ha una bocca! Senti come lo succhia bene!” Leo, che nel frattempo aveva iniziato ad incularsi Filippo che si era spostato per essermi vicino e riuscire così a baciarmi, rispose “Te l’avevo detto!” Fu un tripudio di gemiti, di piaceri elargiti, di godute favolose. Venne l’ora di salutarci e, sfiniti, una volta ritornati alla macchina, prima di salutarci definitivamente, Giulio si rivolse a Leo dicendogli: “Riportacela, qualche volta, questa troietta” e Filippo, rivolgendosi a me, sottovoce, “Mi piacerebbe passare qualche ora con te”.

Ripartimmo. Strada facendo ero come ubriaco: il culo mi bruciava un po’, ma meno di quanto avrei pensato, ma continuavo a rivivere le sensazioni vissute e Leo, mentre guidava, con una mano mi stuzzicava i capezzoli mantenendo vivo il mio stato di erotizzazione, ogni tanto passandomi la mano sul cazzo, strizzandomelo un po’.. Grandissimo figlio di p….. Prima di arrivare a casa sua si fermò davanti ad un ristorantino che conosceva ed andammo a cena. Mangiai poco, ma con gusto. In compenso Leo non faceva altro che riempirmi il bicchiere. Quando finalmente arrivammo a casa sua, io ero brillo. Tanto che dovette sostenermi per fare le scale, prendere l’ascensore ed entrare in casa. Qui mi mise seduto sul divano e…. mi baciò. Un bacio morboso, terribilmente sensuale, condito da un “Grazie, oggi mi hai reso veramente felice! Sia perché mi hai regalato questa splendida giornata ed anche quella di domani, sia perché sei stata disponibile con i miei amici, permettendomi così di saldare un debito. Questo fa di te la mia puttana e so che ti potrò usare per i miei scopi. Ti sta bene? Altrimenti quella è la porta e te ne puoi andare anche subito !”

(continua)



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Bobo45sex Invia un messaggio
Postato in data: 17/05/2017 21:55:37
Giudizio personale:
l'erotismo della tua scrittura procura al lettore un piacere senza limiti...u


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