i racconti erotici di desiderya

Sesso e lavoro


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Lavoro da dieci anni in un liceo della provincia di Milano. Devo ad ogni costo raccontarvi una storia che mi è capitata l'anno scorso. Io sono sposato da cinque anni, e devo ammettere che, sebbene molto spesso mi piacerebbe andare a puttane o a trans, sono sempre riuscito a restare fedele a mia moglie, e spero che sia successo lo stesso a lei. Ma nel marzo dello scorso anno è arrivata nella mia scuola Katia. Katia è una supplente di italiano, ha ventiquattro anni, è bionda capelli lunghi e leggermente mossi, occhi verdi, carnagione chiara, labbra piccole ma carnose in modo davvero spermatico, sempre coperte da un lucidalabbra argenteo. Non è molto alta, arriverà al metro e sessanta, ma è estremamente ben proporzionata. E' magra, ma ha un paio di chiappette sode e tonde, sempre raccolte in un paio di jeans attillati, e due tette davvero dirompenti! Le sue tettone, lo ammetto, sono il particolare di Katia che mia ha da subito colpito maggiormente. Non è solo il fatto che sono grosse e sodissime, ma è soprattutto il fatto che Katia, da quella zoccoletta che è, non si lasciava sfuggire un'occasione per metterle spudoratamente in mostra. Ricordo ancora, come fosse ieri, il primo giorno che è entrata in sala professori. Io ero seduto a leggere in fondo al tavolo. Altri colleghi parlavano in giro. Katia è entrata come nulla fosse, salutandoci con un sorriso candido, indossando un maglioncino molto scollato, con un collo a v che si chiudeva più o meno all'altezza dell'ombelico con un unico bottone di madreperla, e una camicetta bianca aperta su un decoltè da paura: il terzo bottone, che era il primo abbottonato, sembrava sul punto di esplodere, il tessuto era teso, e fasciava due bocce candide, compresse in un reggiseno a balconcino. Diciamo che per un terzo la sfera pressochè perfetta del suo seno era scoperta, e l'estrema attillatura della camicetta lasciava poco anzi pochissimo spazio all'immaginazione dei restanti due terzi! Io rimasi fulminato alla sedia, colpito da un'erezione violentissima, come dagli anni dell'adolescenza non mi capitava. Inoltre, quando mi passò a fianco per prendere possesso del suo cassetto, Katia, non sapevo ancora che si chiamasse così, lasciò dietro di sè una scia di profumo leggero e dolce, primaverile, giovane, che mi inebriò e mi fece quasi venire nei boxer. Non ci pensai nemmeno. Fu piuttosto un fatto biologico di sopravvivenza: dovevo avere quella ragazza! Ma come fare? Il mondo del lavoro è viscido, basta poco per rovinarsi. E poi Katia era stata subito presa di mira da tutti i colleghi giovani dell'istituto, bidelli e segretari compresi.

L'occasione invece me la porse su un piatto d'argento la vicepreside. Un pomeriggio infatti, dopo l'ennesima riunione inutile, mi vidi arrivare appunto la vice al fianco di Katia, che indossava un golfino di lana nera, tanto morbido quanto stretto sulle tette, che mi parevano addirittura ondeggiare al ritmo del suo passo lieve. "Senta prof. M." tagliò corto la vice, "lei conosce già la prof.ssa Katia Z.? E' nuova della scuola, e ha problemi con la gestione del computer. Visto che lei è esperto di sistemi informatici, perchè non le tiene un corso base, giusto per imparare a postare i documenti e a leggere i nuovi avvisi?" Katia mi guardava sorridendo in silenzio, mostrandomi i suoi denti bianchi e arricciando lievemente il labbro superiore, in un'espressione che mi spingeva a baciarla lì su due piedi. "Sarebbe per me un vero onore e piacere!" sorrisi, e il pomeriggio seguente, alle tre, mi diedi appuntamento con la ragazza che popolava i miei sogni e le mie masturbazioni, e anche, inutile dirlo, la mia immaginazione durante le scopate con mia moglie: quando la prendevo da dietro, e le strizzavo le tette, nella penombra della nostra camera da letto, immaginavo di stare a massaggiare i capezzoli di Katia, e di sentire attorno alla mia cappella le pareti strette del suo sfintere.

Katia arrivò puntialissima. Io avevo già pianificato la situazione. Mi feci trovare seduto all'ultimo computer in fondo all'aula di informatica, al riparo da occhi indiscreti, in un punto il più intimo possibile. "Ciao!" sorrise Katia, dandomi la mano. La sentii fredda e morbida nella mia, e immaginai che bello sarebbe stato sentire quella presa vellutata e lieve attorno al mio fusto bollente, mentre mi faceva una sega. "Ciao, spero di non annoiarti troppo oggi! Anzi, ti dico già da subito due cose: uno, se hai qualsiasi problema, di qualsiasi tipo, non esitare a rivolgerti a me, posso darti una mano su molte cose! In secondo luogo, giusto per darti il benvenuto, non ti andrebbe di andar a bere qualcosa, un aperitivo, dopo questa noiosissima lezione di informatica?" Avevo sfoderato il mio stile "educato-spigliato", e con mio grande piacere mi accorsi di aver colto nel segno. Infatti Katia sorrise, anzi rise proprio, e mi rispose: "Mamma mia, grazie! Non ci crederai, ma sei il primo che mi dice queste cose! Io non sono nemmeno da qui, arrivo da Catania, e ho preso un appartamento da poco. Non conosco nessuno, e mi fa piacere poter uscire ogni tanto!" Mi accorsi subito di un fatto davvero significativo: Katia mi guardava negli occhi quando mi parlava, e io la fissavo senza alcun timore, anzi, più la guardavo e più mi sentivo attratto da lei. Si sedette al mio fianco, e nel farlo le si sollevò la camicetta sopra i jeans, sulla schiena, mostrandomi la parte superiore della morbida fessura delle sue natiche. Notai che indossava il perizoma, e questo mi fece arrapare subito. Lavorammo sodo quel pomeriggio, e alla fine la portai a bere fuori, in un locale decisamente elegante e costoso. Quando uscimmo erano ormai le nove di sera, e al mio cellulare, silenzioso, ormai le chiamate di mia moglie erano decine. Ma avrei trovato dopo una scusa. Katia era simpatica ed espansiva, e con un po' di audacia ero riuscito a rompere la barriera del contatto fisico. Ora quando facevo una battuta lei mi colpica scherzosamente alla spalla, e quando rideva si appoggiava a me con la testa. Pioveva, per grazia di Dio, infatti lei non aveva l'ombrello e io sì, così ebbi il pretesto di accoglierla con me, porgendole il braccio, e di offrirmi per riaccompagnarla a casa in macchina. Parlammo a lungo di tutto, e a fine serata le diedi appuntamento per il giorno dopo. Lei mi ringraziò e, prima di salire, si allungò per darmi un bacio. Sentii il suo respiro sulle mie labbra, e la pressione delle sue labbra umide e carnose. Non capii che razza di bacio fosse, se di ringraziamento, di amicizia, o di altro. Ma il giorno dopo mi presentai ben deciso a giocarmi tutto: dopo aver detto a mia moglie che la sera prima ero stato intrattenuto dal preside, le dissi che il giorno dopo dovevo partire per una gita di due giorni per la quale ero l'accompagnatore di riserva, visto che il docente designato era ammalato. Se andava bene sarei stato da Katia, sennò prendevo una stanza in un albergo e passavo la notte con un paio di troie. Quando Katia entrò in sala computer mi resi conto che avevo ottime chances: indossava un paio di stivaletti lucidi, di cuoio nero, alti fino al ginocchio. Le gambe, avvolte in un paio di calze nere, erano scoperte dal ginocchio alla coscia, cioè fin dove iniziava una minigonna nera, aderente. Sopra Katia dava il meglio di sè, infatti sotto una giacchetta molto castigata, che si sfilò non appena si fu seduta al mio fianco, sfoderò una magliettina in seta o similseta, verde chiaro, annodata dietro la nuca, che le lasciava scoperta tutta la schiena, permettendomi di vedere oltre ogni ragionevole dubbio che non indossava reggiseno. Sul davanti la magliettina era abbondantemente scollata, ma le due fasce che risalivano sulle spalle fin dietro la nuca erano sufficientemente attillate per contenere le due tettone che, dal modo in cui stavano su, dritte e dure, davano conferme alle mie più rosee aspettative. Aveva i capelli annodati sulla testa, e un lieve strato di ombretto azzurro sulle palpebre. "Dio mio!" esclamai, salutandola con un buffetto sulla spalla nuda, "sei stupenda, ancora più del solito!" lei sorrise, e mi disse di non scherzare. Iniziammo a lavorare, io le spiegavo le cose, ma non riuscivo a concentrarmi. Quella schiena nuda dalle spalle all'inizio delle natiche, quelle due tette, quelle labbra che avevo baciato in sogno tutta la notte... stavo impazzendo. Inoltre Katia si era messa a mordicchiare e a passarsi sulle labbra una matita, e nel farlo mi fissava negli occhi. Ma non ancora, non era ancora il momento. Quella sera sarebbe stato il momento opportuno. "Hai portato il floppy con i documenti che ti ho chiesto?" le feci. Le annuì e si abbassò di lato per pescare il floppy dalla borsetta. Il movimento brusco però le fece scivolare il seno destro fuori dalla maglietta. Katia però, non so come nè perchè, non se ne accorse, o finse di non accorgersene, fatto sta che mi porse il floppy e riprese ad ascoltarmi. Io avevo il cazzo che mi esplodeva nei pantaloni, e la salivazione a mille. Non sapevo cosa fare! Tacere e continuare a guardare quella tetta grossa come un pompelmo maturo, con la linea chiara dell'abbronzatura, e il capezzolo roseo, semi inturgidito, coronato da un'aoreola larghissima, almeno di cinque centimetri di diametro, guardare la curva perfetta di quella mammella gigante, immaginarne il peso tiepido e morbido nella mano, il profumo della pelle nel solco profondo tra i due seni, il sentore di femmina e di crema idratante sulla lingua, a contatto con il capezzolo, oppure fingere di accorgermi ad un tratto e stupirmi? Non sapevo che fare, ma non potevo fare a meno di scendere ogni due secondi con lo sguardo a quello spettacolo. Fu questione di un secondo. Un attimo solo di certezza, la volontà di fare qualcosa in quel momento: passai il braccio attorno alle spalle di Katia, e la tirai leggermente indietro, di modo che appoggiasse la schiena sulla sedia, inarcando il busto. Lei mi fissava in silenzio, con un'espressione vagamente interrogativa, ma assecondò il mio movimento. In silenzio, mi abbassai e sfiorai con la punta della lingua il capezzolo rosato, che al contatto con la superficie umida si contrasse e si inturgidì. Aprii la bocca e accolsi tutto il capezzolo, succhiando e risucchiando quanto più potevo quella tetta grossa eppure così morbida. Lo schiaffo non mi fece molto male, sebbene fosse dato con forza, ma mi lasciò di sasso. Katia si alzò improvvisamente, dopo avermi colpito e, con le lacrime agli occhi, si coprì alla meglio e mi insultò, dandomi dello "stronzo porco di merda". Io la guardavo in silenzio, non capivo, non sapevo, non realizzavo che il seno le era effettivamente scivolato fuori senza che se ne accorgesse, e che ero passato da maniaco.

Uscì di corsa, lasciandomi con la mia vergogna e la mia preoccupazione. Non avevo nemmeno voglia di andare a puttane a quel punto, ero davvero preso di merda. Rimasi come pietrificato davanti allo schermo del computer, pensando e ripensando a tutto, ricostruendo i particolari, immaginando i miei errori. Quando ormai fuori annottava decisi, mi alzai e me ne andai. La scuola era ormai chiusa, a parte i locali dei custodi. Camminavo lungo il corridoio quando mi parve di udire, ma forse era la mia immaginazione, la risata di Katia. Era rimasta lì? Forse era andata a denunciarmi al preside? Dovevo sapere. Mi diressi verso l'infermeria, da dove mi pareva provenissero delle voci. La luce all'interno era accesa. Stavo per bussare ed entrare quando una voce maschile disse: "Quel prof. M, che cazzone!" al sentire il mio nome mi bloccai, e mi nascosi nel cono d'ombra dietro la porta. Dalla fessura intravedevo l'interno. C'era la mia Katia appoggiata al muro, e di fronte a lei vedevo due uomini, sicuramente il preside e il custode della scuola. "Ecco" pensai "sono fottuto, la puttana ha parlato!" Katia sorrise e disse: "Signor preside, devo ammettere che è stato geniale a pensare a questo piano! Io quando potrò tornarmene al mio lavoro?" il preside rise e disse: "Presto, ma prima bisogna aspettare che si calmino le acque. Lei contiuni a fingere di insegnare, al resto ci penso io".

Il custode si inserì dicendo: "Ma insomma, davvero la moglie del prof. M. è così bona?" Il preside mugolò, e riprese: "Bona? La vedessi! Mora, culo sodo, un po' abbondante ma bello rotondo, un paio di tettone grosse e due capezzoli scuri che sembrano uova al tegame! Labbra da troia e occhi da cagnetta in calore... peccato che quel cornuto di suo marito sia sempre tra i piedi".

"Appunto" fece Katia "quando te la sei fatta la prima volta?"

"Una volta era venuta a scuola a farsi dare dal marito le chiavi di casa, era rimasta chiusa fuori questa deficiente. Io la vedo, la faccio accomodare nel mio ufficio. Parliamo del più e del meno e a un certo punto io le faccio scivolare la mia mano nella scollatura. Lei si irrigidisce e sta per gridare, ma io mi limito a dirle che se ci tiene al posto del maritino deve lasciare fare. Lei è casalinga, vivono con un unico stipendio... E così le estraggo dalla camicetta due tettone da paura, una sesta credo, e le strappo tra l'altro i bottoni della camicetta. Me la faccio sedere sulle ginocchia, e le massacro le tette strizzandole e spremendole, succhiandole e mordendole, le mordo un capezzolo mentre l'altro lo faccio girare tra pollice e indice come un sigaro. Vedeste che capezzoli che ha! Da vacca da latte!"

Io, dal mio rifugio nell'ombra, credo di impazzire. Cosa cazzo stanno dicendo!? Che cosa è successo? Credo di svenire, il cuore mi batte a mille, ma sono come paralizzato, non posso fare a meno di ascoltare, di vedere. Il custode, un signore sui cinquant'anni, grasso e calvo, evidentemente eccitato dal racconto del preside ha avvicinato Katia e le ha scostato la magliettina, scoprendole tutti e due i seni, che prende tra le mani delicatamente. "Senti dai" mormora alla ragazza "me la fai un'ultima sega?" Katia sbuffa, sorridendo, ma già con la mano ha abbassato la lampo dei pantaloni dell'uomo, estraendo un uccellone paonazzo, che mena in silenzio. Il preside intanto è immerso nei ricordi: "Insomma, dopo un paio di minuti la troia inizia a godere, le piace come le torturo le tette, e inizia a baciarmi, infilandomi in gola un metro di lingua. Io la getto a terra dicendole che non voglio in bocca la sua lingua da pompinara, e mi abbasso i pantaloni. Lei è inginocchiata davanti al mio cazzo duro, e le ordino di prenderlo tra le tette. Lei non solo me lo masturba strizzandolo tra quei meloni, ma lo piglia pure in bocca. Allora non capisco più niente, le prendo la testa e gliela spingo giù, finchè non sento le labbra che toccano la base del mio cazzo, e il suo naso tra i miei peli pubici. Lei tossisce e mugola, si agita, ma io non la mollo, e le esplodo dentro dritto in gola in una sborrata da antologia, che lei inghiotte per non soffocare. Ecco, questa è stata la prima volta... ma che cazzo fate! Scopate e non mi avvertite?" Il preside si fa avanti, il custode è passato alle spalle di Katia, che continua a masturbarlo piano, e le ha sollevato le tette fino alla bocca. Katia si lecca i capezzoli in silenzio, e ogni tanto gira la testa per limonare con il grassone pelato. Il preside si abbassa in ginocchio e sfila la minigonna alla ragazza. Non mi stupisco del fatto che Katia sia senza mutandine e abbia la vagina perfettamente depilata. Lei capisce cosa il preside esige, e solleva una gamba sul lettino, permettendo all'uomo di immergere il volto nella sua patatina. Sento il preside grugnire di piacere e mormorare: "Senti qua, tutta bagnata! Puttana che sei!" Katia geme e dice: "Sì, ma non sono puttana come la moglie dei prof. M.! Poi è stata lei a chiamarti di nuovo no?" Il custode sta per venire, quindi blocca la mano a Katia e la fa stendere, ormai completamente nuda a parte le calze e gli stivali, sul lettino. Il preside si accomoda con il viso tra le sue cosce, il custode sale su di lei e piazza il suo cazzone, una sberla di carne da venti centimetri, tra le zinne, e inizia a stantuffare. Il lettino per il peso del grassone cigola, ma sento il preside che prosegue, tra una leccata di fica e l'altra: "Sì sì, è stata lei che ha sentito la mancanza del mio pisellone! Dopo una settimana mi arriva una chiamata: "Sono la signora M." mi fa, poi un attimo di silenzio e sento: "Mio marito, come lei sa, è in gita fino a sabato... ecco..." io non la lascio finire, le attacco il telefono in faccia, e parto verso la casa della troia, ma questa volta non da solo... vero Giacomo! Ti piace la lingua nella fica bagnata! Senti che clito dolce...!" Giacomo è il custode, che, gemendo, riprende: "Ah ah, cazzo, sì, io l'ho vista uscire di gran fretta e le ho chiesto dove andava, e lei mi ha risposto signor preside: "Da una puttana! Anzi, vieni pure tu, che vediamo quanto è troia!" mi ha caricato in macchina e arriviamo da Anna, si chiama così no? Saliamo e lei si fa trovare completamente nuda con un baby doll trasparente! Ti rendi conto Katia?" Katia stava godendo sotto le slinguate del preside, e per l'eccitazione cercava di prender in bocca la cappella del custode, che riprese: "Sì ecco, prendilo in bocca... in bocca e tra le tette!" e così dicendo le strizzava violentemente i capezzoli, fino a farle emettere dei gemiti prolungati e soffocati dalla cappella in gola. "Insomma, non appena lei vede che ci sono pure io dà via di matto, si mette a piangere e a gridare che l'abbiamo rovinata. Io, me lo ricordo come fosse oggi, la prendo di peso, me la carico in spalla e la porto piangente in camera da letto. Lungo il tragitto le sollevo il baby doll e dopo averle divaricato le chiappone le infilo un paio di dita in culo. Chi se lo aspettava, aveva il culetto vergine, stretto stretto!" Il preside era rosso in volto, completamente bagnato di umori vaginali di Katia. Si alzò e si estrasse la minchia senza nemmeno togliersi i pantaloni. Appoggiò la cappella alla vagina aperta e fradicia di Katia. Non dovette nemmeno spingere, la cappella scomparve nelle labbra come risucchiata. Katia inarcò la schiena, godendo e lamentandosi: "No! Non senza preservativo! Ahhh...!" ma il preside le pizzicò il clitoride, colpendo poi la fica con degli schiaffetti, e penetrandola completamente mormorò: "Stai zitta! Qui sei mia". Il custode andava avanti a pompare e raccontare: "Insomma, non si riesce a calmare la puttana, così mi tocca prendere il cloroformio e stordirla un attimo. Non la addormento, la intontisco solo. La spogliamo nuda, si ricorda preside? E per prima cosa l'abbiamo completamente depilata. Volevo anche raderle i capelli, ma era meglio di no, quella volta. Lei si riprende che io le sto leccando la fica mentre il preside se la fa in bocca. Vorrebbe lamentarsi, ma questa volta il godimento è troppo. Inizia ad agitarsi e viene una prima volta. Allora ci diamo il cambio, io le lego le mani e mi metto a lavorare sulle zinne, il preside le solleva il bacino sopra la testa, in verticale, le divarica le cosce e si mette a lubrificarle con olio e vaselina il buco del culo. Lei si lamenta debolmente, allora io le piscio in faccia, e questo sembra tranquillizzarla. Il preside mi passa la macchina per praticare i piercing, e le foro entrambi i capezzoli esattamente nello stesso istante in cui lui, in piedi sopra la troia, la penetra completamente in culo, sfondandola con i sui ventitre centimentri di cazzo bollente. Lei sviene dopo aver gridato, ma il dolore nel culo e alle tette è troppo forte, e si riprende subito... cazzo, sto per venire! Succhia puttana!"

Katia abbrancò le natiche del vecchio, e si spinse il cazzone completamente in gola. Lui gemette e grugnì forte, poi le prese i capelli e la tirò a sè, sborrandole in gola. I primi schizzi furono subito ingoiati, ma poi il custode estrasse la minchia e finì di venirle in faccia. Uno schizzo le penetrò la narice, un altro la colpì all'occhio sinistro. "Uff... che sborrata... insomma la troia si riprese con il preside che la pompava nel culo e io che me la limonavo masturbandola con un piccolo vibratore. Insomma, in tre minuti viene tre volte, e inizia a limonarmi anche lei... Il preside ad un tratto estrasse la minchia sporca di merda e la sbattè in gola al puttanone, così in fretta che mi dovetti spostare, e le venne dritto in gola. Io ne approfittai per penetrarla in fica. Dopo passammo il pomeriggio a schiavizzarla. Le avevo collegato i piercing ai capezzoli, mediante una catena che le passava dietro le spalle e lungo la schiena, a un vibratore anale, con un lucchetto a una cintura di cuoio rigido. Aveva le tette sollevate fino al mento, e i capezzoli così lunghi e turgidi che parevano liquirizie! La facevamo camminare carponi, ogni tanto le venivamo in faccia, o la costringevamo a leccarci il buco del culo. Credo che, se non ha mentito, sia venuta quidici volte...".

Il custode disse queste ultime parole mentre si ripuliva la cappella sui capezzoli di Katia. Il preside intanto continuava la sua scopata, sorridendo estasiato dai ricordi. Io avevo perso ogni contatto con la realtà.

"Eh sì, è stato un bel periodo! Peccato che dopo sia tornato quel becco di suo marito. E la moglie che mi chiamava ogni giorno a dirmi che era la mia maiala e che voleva essere sodomizzata da noi due... ma non potevo rischiare. Così ho chiamato te... tu ti sei portata in giro il cornuto, e noi due ieri abbiamo di nuovo castigato la signora... ma questa volta non credo che ci chiamerà per molto tempo..."

Il custode si era chinato con il viso sulla fica scopata dal preside, e le leccava il clitoride. Notai con disgusto, ma al tempo stesso con una sottile eccitazione che mi mandava via di testa, che il preside ogni tanto estraeva la minchia dalla vagina e la schiaffava in bocca al custode, che succhiava di gusto. "E perchè?" chiese Katia, che poi aggiunse: "sentite maialoni, siete in due... e io ho due bei buchetti caldi, e i vostri racconti mi hanno eccitata..." e così dicendo si girò e si mise a pecora, mostrando due chiappette sode e dilatate, coronate da un ano perfetto, piccolo e depilato. "Anche tu non scherzi!" disse il preside, spalmandosi una pomata sulla minchia, "comunque diciamo solo che ieri siamo andati a trovare la troia in ventisette. Io, Giacomo e 25 miei amici porci, che non scopavano e non si facevano seghe apposta da due settimane... capisci perchè? La troia voleva essere scopata, invece quello lo abbiamo lasciato fare a due enormi vibratori che le abbiamo fissato in fica e in culo... poi ce la siamo fatta a turno in bocca... e ha dovuto bere tutto! Ma l'aspetto più interessante è stato un altro a dire la verità... Da due mesi ho fatto prendere alla cagna delle pastiglie di ormoni... lei non voleva, diceva che c'era il rischio che suo marito la scoprisse, ma figurati! Non è capace, quello lì, di distinguere un cazzo da una figa! E così ho insistito, e lei li ha presi come ho ordinato". Il custode si era accomodato sotto Katia. Il suo stomaco dilatato e gonfio poggiava sul ventre liscio e piatto della ragazza, che, sempre stando ginocchioni, iniziò a limonare con il vecchio custode, che, assestando delle forti manate sulle natiche ormai arrossate della donna, si accomodò l'uccello a ridosso della vagina bagnata e la penetrò con grande facilità. Dopo che il fusto scompareve completamente, fino alle palle, dentro le labbra depilate della puttanella, il custode, tenendo la ragazza per le natiche, iniziò a scoparsela a velocità folle. E intanto continuò lui il racconto: "Sì, devi sapere, bella troietta, che quegli ormoni servono per far allattare alle donne che hanno poco latte. Insomma, quando arriviamo a casa del puttanone tutti e 27 ci troviamo davanti una vacca in calore, con una settima di tette compressa in un reggiseno chiaro, dal quale debordavano dei capezzoloni larghissimi e già arrossati. Lei, non appena entriamo, prima di tutto si allarma vedendo tutta quella gente, e inizia a farci domande, poi ci chiede: "Ma cosa mi avete fatto prendere? Ho i seni così grossi e sensibili...! Non riesco nemmeno più a mettermi il reggiseno...!" io mi accomodo sul divano e invito tutti a levarsi pantaloni e mutande in silenzio. La troia si trova al centro di 27 cazzi durissimi, alcuni dei quali davvero enormi. Leggo lo spavento, ma anche la preoccupazione sui sui occhi, così la faccio sedere sulle mie ginocchia. Le slaccio delicatamente il reggiseno, e i due meloni ricadono pesantemente in basso e di lato. peseranno cinque chili l'uno. Li soppeso con la mano, e lei geme, appoggiandosi alla mia spalla con la testa. Chiamo un ragazzo di colore che è lì vicino che si masturba, e gli dico di inginocchiarsi di fronte alla tetta che soppeso. Lui ubbidisce, e allora io do una violenta strizzata alla mammella. La puttana grida e si divincola, ma la mia presa sul suo seno è ferrea. Dal capezzolo parte uno schizzo di latte caldo che colpisce in faccia il ragazzo, che non si fa pregare, e si attacca prontamente al capezzolone, e, succhiando e spremendo con due mani la tettona, inizia a bere avidamente! Lei piange, ma con l'aiuto di tre altri uomini la immobilizziamo al divano, e, due a turno, ci abbeveriamo tutti alle fontane di latte! Era davvero buono... ma alla fine i suoi capezzoloni erano un campo di battaglia, martoriati dai succhiotti e dai morsi!" Mentre il custode, scopandosi Katia, che gemeva e assecondava le penetrazioni del vecchio, raccontava di come 27 cazzi avevano umiliato mia moglie, il preside si era inginocchiato dietro Katia, e aveva appoggiato la sua cappella al piccolo ano della ragazza. Lei aveva capito che stava per esserre sodomizzata, e infatti aveva inarcato la schiena e allargato le natiche il più possibile per favorire la penetrazione. Il preside spinse piano, e vidi chiaramente la cappella turgida e lucida di lubrificante forzare le pareti strette dell'ano, scomparire per metà, arrestarsi un poco. Katia contrasse lo sfintere, rovesciando la testa all'indietro e gemendo forte, con un "Uuuuhhhmmmm, sì!" che convinse il preside a dare un'altra spinta. La cappella scomparve completamente nel culetto di Katia, e poi, piano piano, con brevi colpi lenti, il fusto iniziò a risalire lungo le pareti dell'intestino. Katia aveva appoggiato la testa sul petto villoso del custode, e gli leccava i capezzoli villosi, ansimando forte e assecondando il movimento dei due uccelli che la penetravano in sincronia. Gli scroti dei due uomini arrivavano a toccarsi nel momento di massima penetrazione, poi le due aste si sfilavano lentamente fino alla base della cappella, per risprofondare nel caldo umido della fica e del culo di Katia. Il preside aveva passato le mani attorno alla ragazza, abbrancandole le tettone e strizzandole con forza. Vedevo i capezzoli deformati dalla pressione dei polpastrelli allungarzi e inturgidirsi. Senza pensare mi abbassai i pantaloni e iniziai a masturbarmi in silenzio. "E così", continuò il preside, "bevemmo tutti, poi io presi da una borsa due di quelle pompe che usano le donne per estrarsi il latte e tenerlo da parte, e le applicai alle zinne della vacca, accendendo il motorino, che iniziò un movimento di suzione meccanica che pompava il latte in due contenitori. A quel punto iniziammo il bukkake party. Iniziai io. La troia era seduta sul divano, sempre immobilizzata da tre uomini. Le salii in groppa, e la colpii col mio cazzo più volte in viso, strusciandole la cappella, che non mi lavavo da più giorni di proposito, sulle guance, il naso, gli occhi. Poi le sbattei il cazzo fino in gola e iniziai a scoparmela. Le tappavo il naso con le dita, di modo che non poteva che respirare con la bocca, e aspirare tutto il mio cazzo. Lei tossiva e si lamentava con grugniti soffocati, da quella maiala che è, ma lasciava fare, tanto più che i due vibratori che le avevamo schiaffato di sotto la facevano godere, e si capiva da come dimenava il bacino. Non aveva i piercing ai capezzoli e del resto, visto che ci aveva allattati tutti, era stato un bene, ma volli punirla per quella dimenticanza, così, mentre me la scopavo in bocca, ordinai a uno del gruppo, proprietario di un negozio di tatuaggi e piercing, di darsi da fare sul suo culo e la sua fica. Lui la fece alzare e mettere carponi per terra. Per me era meglio: piazzai due cuscini di fronte al suo viso, mi inginocchiai e ripresi a montarle la faccia. L'uomo invece le applicò tre piercing alla fica, uno sul clitoride e due sulle labbra, poi si mise a tatuarle con calma sulla natica la scritta: "Schiava del cazzo". Io nel frattempo le venni in bocca, e mentre mi svuotavo in una delle sborrate più abbondanti della mia vita, le dissi: "Azzardati solo a far cadere una goccia del mio prezioso sperma, e non sai che cosa ti capita!" Evidentemente il tono in cui lo dissi fu convincente, perchè la troia ingoiò tutto fino in fondo, e ripassò la mia cappella per bene con la lingua. Andò avanti così per ore. Dopo poco le bottiglie appese alle sue tette erano colme, e le staccammo. A turno immergevamo la minchia nel latte tiepido e gliela infilavamo in bocca, così che potesse bere bene anche lei. Gli altri, in attesa del loro turno, sorseggiavano caffè macchiato col latte della troia. Quando il decimo ragazzo sborrò nella gola della bagascia, lo sperma era così tanto che lei ebbe un rigurgito e un rivolo di sbobba le scivolò sul mento. Allora mi incazzai di brutto e la presi per i capelli, trascinandola in bagno. Lei era fuori di sè dall'eccitazione, e mi gridava di punirla, perchè non aveva bevuto tutto lo sperma. Io le presi le tette e strizzandole la costrinsi a inginocchiarsi. Lì le pisciai in faccia, facendo attenzione a dirigere il mio getto dritto nella sua bocca. Lei, gemendo, iniziò a ingoiare sorsate di piscio caldo, e a spalmarsi gli schizzi di orina sulle tettone fradicie. Quand'ebbi finito le ordinai di farsi una doccia veloce, e di tornare subito di là. Lei ubbidì in silenzio". In quel momento io venni in silenzio, nel mio nascondiglio. Lo schizzo di sperma mi macchiò i pantaloni e cadde sul pavimento, ma il mio cazzo era rimasto bello duro di fronte a quello spettacolo, così continuai a menarmi il cazzo. Katia stava evidentemente per venire, e aveva accelerato il ritmo delle sue rotazioni di bacino. Il custode le aveva preso una tetta in bocca, e succhiava mentre le sbatteva la minchia con una violenza inaudita in fica. Le palle, sbattendo sulle labbra umide, emettevano un suono tipo "Ciaff! Ciaff!" che si udiva fino nel corridoio. Il preside invece si dava da fare penetrando il più possibile il culetto ormai rotto della povera Katia. I tre vennero contemporaneamente, gemendo forte. Katia non voleva che le si venisse dentro, ma i due uomini non le diedero retta e la riempirono per bene, finchè non vidi due rigagnoli di sbobba colare lungo le cosce della puttanella. A quel punto io commisi l'errore di starnutire. I tre si accorsero di me. Katia rimase stesa sul lettino, invece il preside e il custode vennero, con la minchia di fuori, verso di me, e mi presero per le braccia, costringendomi a entrare. Il custode si chiuse la porta a chiave dietro le spalle. "Bene bene!" sorrise il preside, "Ecco qui il nostro cornutone... lupus in fabula eh? Che ne dici, ti piace come abbiamo montato questa mignottella? Ti sarebbe piaciuto essere te al nostro posto, eh? Invece siamo noi i campioni del cazzo... anche con tua moglie!" Katia si alzò e venne verso di me, completamente nuda. Era proprio figa, e il mio uccello, che era fuori dai pantaloni, si inturgidì. Certo, non era nulla a confronto con le aste dei due uomini che erano con me, ma insomma... Katia vide il mio uccello, e disse: "Perchè non gli fate fare un giro anche a lui?" il preside mi guardò, poi sghignazzò dicendo: "Non ne sarebbe capace... questo qui vuoi vedere cosa è l'unica cosa che sa fare?" e senza aggiungere altro mi costrinsero a inginocchiarmi, e iniziarono a colpirmi il viso con le loro nerchie umide di sperma e umori vaginali e anali. Il preside disse: "Se non vuoi che ti rovini, mangia qui!" e mi infilò il suo cazzone in gola. Il fusto, ben lubrificato, scivolò nelle mie labbra finchè la cappella colpì le mie tonsille. Era davvero gigantesco, e facevo fatica a tenerlo dentro. Però mi misi a succhiare di buona lena, passando la lingua alla base della cappella, e massaggiando le palle con la mano. Il preside rise e iniziò a pompare il suo cazzo nella mia gola, come fece con mia moglie. Il custode intanto mi aveva abbassato i pantaloni, e aveva costretto Katia a stendersi con la testa tra le mie gambe, leccandomi il buco del culo. Io ne approfittai per allungare una mano a strizzare le tettone di Katia... erano morbide e sode, con i capezzoloni eretti e caldi. Mi eccitai e iniziai a spompinare di gusto quel cazzone che sapeva del culo della ragazza sotto di me. Il mio uccello si indurì, e iniziai a masturbarmi violentemente. Il custode intanto mi sussurrava all'orecchio, baciandomi il collo: "Succhi meglio di tua moglie! Lei ha bevuto lo sperma di 27 uomini, tutto in gola, tutto fino in fondo! Il secondo giro ce la siamo fatta in un'orgia totale: l'abbiamo messa carponi e chi arrivava se la sbatteva dove voleva. Le piaceva, godeva come una bagascia, è venuta più volte e l'abbiamo sfondata contemporaneamente in quattro: due in bocca e due dietro, uno per buco. Intanto abbiamo riempito una brocca di altro sperma, masturbandoci in cerchio, e alla fine glielo abbiamo fatto bere tutto. Che tette che ha tua moglie, complimenti!" Dopo queste parole, senza aggiungere altro, si mise dietro di me e, appoggiata la cappella sul mio buchetto stretto e bagnato, spinse con forza e mi inculò completamente, facendomi urlare. Ma il preside approfittò del mio urlo per sbattermi in gola tutta la sua minchiona, e per venirmi dritto sull'ugola. Il suo getto, sebbene fosse almeno il terzo orgasmo in poche ore, mi inondò la gola, con fiotti bollenti che aspirai tutti, ingoiandoli. Sentivo un fiume di lava che mi scendeva lungo le pareti dello stomaco, mentre nel mio culetto aperto si faceva largo senza pietà la cappella del custode, che ormai mi aveva completamente sfondato, arrivando a toccarmi le natiche con le palle pelose. Il custode mi prese i capezzoli tra le dita mentre iniziava a muoversi lentamente dentro di me. Io avevo iniziato a ripassare bene con la lingua la cappella del preside, mentre Katia, sotto di me, forse mossa a pietà mi aveva preso in bocca l'uccello, ora semirigido, e me lo succhiava delicatamente. "Allora" chiese il preside al custode "come è il culo di questo sfigato!" Il custode mugolava e gemeva, mentre mi infilzava con la sua asta, e mormorò: "Strettissimo! Un buchetto vergine che mi stritola la cappella! Che godimento!" Il preside intanto, dopo aver sfilato il suo cazzo dalla mia bocca assetata, si era diretto verso la sua valigetta, ne aveva estratto un videotape che aveva inserito in un videoregistratore sul fondo della sala. Sullo schermo del televisore comparve l'immagine di mia moglie mentre veniva sodomizzata da un ragazzotto sui vent'anni, che la prendeva alla pecora strizzandole le tette. La videocamera indigiava in uno zoom anatomico sull'ano di mia moglie, dilatato tremendamente, penetrato dalla cappella e dal fusto completamente bagnati di umori e di sperma. Il preside mandò avanti il filmino, fino a una ripresa che mostrava mia moglie stesa a terra, su un pavimento di marmo, circondata da cazzi che a turno le venivano in faccia. Ogni tanto una mano faceva il suo ingresso sulla scena per pizzicare un capezzolo. Il visino di mia moglie era completamente coperto da una maschera di sperma, eppure ad ogni istante una cappella nuova si appoggiava sul suo mento e le schizzava su naso, guance e occhi nuovi getti biancastri e gelatinosi. "Ecco qui, se stai buono te ne dò una copia così ti puoi masturbare a casa!" mi disse il preside. In quell'istante il custode venne nel mio culo, e la sensazione dei getti nel mio intestino mi piacque così tanto che, finalmente, mi svuotai nella bocca di Katia, che bevve tutto il mio sperma fino in fondo. La mia vita da quel punto in avanti cambiò per sempre. Lasciai mia moglie, che del resto non si mise affatto a piangere, e anzi, a quel che so si è trasferita, in qualità ufficiale di cameriera, in casa del mio preside. In realtà tutti sanno che è la sua schiava sessuale, e lascio intendere a tutti come questo abbia influito sulla mia reputazione. Del resto io ho mollato l'insegnamento, vivo con l'assegno di disoccupazione e con i soldi che mi allunga il preside quando, ogni tanto, viene da me per scoparmi. Gli piace inculare il suo vecchio caro dipendente, e gli piace venire quando meno me l'aspetto. Si è fatto la copia delle chiavi del mio appartamento, e ad esempio ama entrare di notte, mentre dormo, e masturbarsi sulla mia faccia. Io mi sveglio con i getti del suo sperma che mi inzaccherano il viso, e devo stare zitto, o, per meglio dire, mi piace stare zitto, essere dominato da quell'uomo. Mi tolgo le coperte di dosso, mi abbasso i pantaloni del pigiama, mi colloco accovacciato con il culo bene in alto, e aspetto che il cazzone di nuovo inturgidito e lubrificato dalla prima eiaculata si appoggi sul mio buchetto. Allora rilasso lo sfintere e lo accolgo per l'ennesima volta in me. Mi eccita sapere che quel cazzo che mi incula con ogni probabilità poche ore prima è stato succhiato dalla mia ex moglie.


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