i racconti erotici di desiderya

Senza fiato


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Stupita.

Divertita.

Senz’altro compiaciuta

Colpita.



Gli uomini non sanno farmi regali

Evidentemente i ragazzi si



Il talento va incoraggiato

La volontà sostenuta

L’impegno premiato



Ti lascerò senza fiato.

Lo farò senza corde ne manette

Non ne ho bisogno

Andrai in apnea

L’anima galleggiante nel limbo



Avvolto

Violato

Cullato

Piegato



Sorrido.







Amava gli investimenti ben riusciti. E questo avrebbe dato dividendi sostanziosi. Al momento opportuno. Del resto aveva sempre avuto fiuto per il talento. Non a caso in un certo senso ne aveva fatto un lavoro. Un mestiere. Meglio. Le parole erano centrali nella sua esistenza. Del resto. Per questo Leonardo si era guadagnato la sua attenzione. Istintiva. Da subito. Nel fisico nervoso di quel ragazzo c’era qualcosa. Un’energia creativa. Una sensualità trattenuta da una volontà ferrea. Da subito le sue due anime l’avevano voluto. La troia in lei voleva vedere quella sensualità libera. Scatenata. Senza freni. Per poi imbrigliarla al suo desiderio. Solo al suo. E la professionista cinica si era resa conto che con quel fascino ambiguo e quella capacità di porsi il giovane avrebbe potuto esserle estremamente utile. Aveva già in mente un paio di contesti in cui avrebbe potuto dare il meglio di se.

Certo. Ora si trattava di persuadere quel giovane uomo che mettersi nelle sue mani sarebbe stato un affare per lui. Ma non aveva dubbi che ci sarebbe riuscita. Nei suoi 40 anni di vita Sofia non aveva mai accettato, che fosse in grado di ricordare, un no come risposta ad una sua precisa richiesta. Quindi anche stavolta l’esito era scontato.

Gli avrebbe offerto un lavoro. E un’interessante ragione per accettarlo. Un effetto collaterale a cui non avrebbe potuto dire di no. Era certa di non sbagliarsi. Raramente le accadeva nei confronti dei portatori di cromosoma y. E questo lo era senz’altro. Anche se molto giovane.

Bene. Ora che aveva deciso, come sempre, si sentiva decisamente più leggera e carica di energia. La poesia era perfetta per provocare il ragazzo e saggiarne il carattere. Si erano incontrati una sola volta. Avevano scambiato poche parole neutre. Ma i suoi occhi l’avevano radiografata. E il sorriso, alla fine dell’esame, le aveva strappato una risata. Per l’impertinenza e il coraggio di quel coraggio che aveva cercato la femmina in un potenziale datore di lavoro. Le priorità di quel giovane la divertivano. Era innegabile. Le era venuta subito voglia di saggiarne la consistenza. E. visto che per entrambi le parole erano importanti. Aveva scelto la strada più complessa. Quel biglietto vergato con inchiostro cremisi su carta pergamena glicine. Firmato semplicemente S. Gli sarebbe arrivato avvolto nel morbido cuoio nero del suo collare preferito.

Sorrise a se stessa, mentre immaginava gli occhi trasparenti del giovane, quando avesse aperto il pacchetto avvolto nella seta profumata. C’era durezza nella linea della sua mascella. Forza nelle sue parole. Non si sbagliava. Avrebbe fatto la cosa giusta. Magari non esattamente quella che lei aveva previsto. Meglio così infondo. Ma quella giusta. Gli avrebbe concesso 24 ore dal momento dell’apertura del pacchetto per fare la sua mossa. Era una persona nota. Non avrebbe avuto difficoltà a rintracciarla. E poi era un ragazzo pieno di risorse. Si sarebbe divertito nel cercare di rispondere in modo adeguato alla mossa di lei.

Sofia si sentiva piena di energia creativa. Traboccante di voglia. Come non le accadeva da tempo. Non che la sua vita non fosse piena e appagante. Lo era. E poi non amava i rimpianti. E i rimorsi le erano estranei. Solo che da tempo la routine aveva impolverato con la sua patina grigia i vari aspetti della sua vita. Le mancava una sfida. Il suo compagno era adorabile. Ma la complicità tra di loro era sempre stata priva di sfida. Lui era il suo amico. Il porto in cui tornare. Il compagno di cordata che c’è sempre. Ma da tempo aveva lasciato le vette a lei. L’aspettava al campo base. E poi c’era lui. La gioia della sua vita. L’amore puro. Totale. Il suo bimbo. Simone. Aveva 6 anni. Era una peste scatenata, divertente e ruffiana. E lei lo adorava. E naturalmente il suo lavoro. Aveva lottato duramente per costruirsi un nome. Ora aveva la sua agenzia di pubbliche relazioni. Organizzava eventi legati all’arte e alla letteratura. Promoveva le parole insomma. Il suo sogno da ragazza. Era una donna fortunata. Ma uno spirito inquieto. Quando c’era troppo equilibrio nella sua vita. Iniziava a scalpitare. Ma quel ragazzo aveva le potenzialità per riportare armonia nel suo mondo. Alterando l’equilibrio. Spezzando gli schemi. E tenendola sulla corda. Il posto dove preferiva stare. Quello da cui erano nate le sue idee migliori.

Si. Leonardo era una buona risposta ai suoi bisogni. E lei era certa di essere quella giusta per i bisogni di lui. Il ragazzo aveva fame. Di vita. Di piacere. Di esperienza. E lei poteva dargli tutto questo e molto di più. Certo. Avrebbe dovuto guadagnarselo. Ma qualcosa nel sorriso di lui le aveva detto chiaramente che il giovane conosceva il dolore e il sacrificio. E li considerava vecchi compagni di viaggio. Beh lei avrebbe dato un nuovo senso alla parola dolore. Quando fosse stato nelle sue mani. Il dolore sarebbe scolorato lentamente nel piacere. E lui avrebbe capito alcune cose. Su se stesso. E sulla donna che lei era. Ancora 20 ore. E poi…



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