i racconti erotici di desiderya

Schiava per la prima volta


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“Tu pensa al trucco che al tuo abbigliamento ci penso io!” – così Rolando quella domenica pomeriggio. “Mi sa che promette bene” – pensai e così mi chiusi in bagno per ubbidire al mio vate sessuale nonché marito.

“Ho finito” – lo chiamai e lui si presentò con una corda e una scatola “strana”. “Vieni qui che ti preparo il reggitette” – ordinò con il suo solito tono che non ammetteva repliche, così ubbidii e lui cominciò ad armeggiare con le mie tette stringendo attorno alla base di entrambe la corda tirandola fino a farmi urlare per il male e fissandola così, passandomela dietro la nuca. “Ecco il tuo reggitette di oggi!” – esclamò, “adesso tocca al reggicalze” e così dicendo aprì la scatolina da cui estrasse un reggicalze davvero insolito: era fatto di due pezzi identici, ciascuno che finiva con due gancetti classici da reggicalze, ma che dall’altra parte aveva due mollette a scatto strettissime “ecco queste te le devi fissare per bene alle labbra della fica!”. “Ma tu sei pazzo!” – esclamai, ma lui mi riprese subito ricordandomi che non più tardi di mezz’ora prima gli avevo giurato che mai e poi mai avrei disatteso un suo ordine: lui era il mio unico vate del sesso! Così rassegnata mi applicai con molta sofferenza quel reggicalze così particolare e sopra indossai il vestitino a tubino che Rolando mi aveva portato: era aderente più di una seconda pelle, per cui si vedevano benissimo le tette peraltro gonfie in modo abnorme a causa della corda che le stringeva fortissimo alla base e ancor di più i capezzoli che da tanto erano grossi sembravano quasi finti! Comunque ubbidii, indossai anche le scarpe con tacco a spillo da 12 centimetri e chiesi “ dove intendi portarmi così conciata?” – “A Viareggio in passeggiata” – fu al sua risposta lapidaria.

Passai il pomeriggio sul lungomare di Viareggio sentendomi un battona: tutti mi guardavano, le donne con disapprovazione, gli uomini con uno sguardo luminoso di desiderio, comunque quello che più di tutti era eccitato era ovviamente Rolando, anche perché sapeva benissimo come mi sentissi e tra l’altro sapeva anche cosa avessi attaccato alla fica e anche infilato dentro! Infatti prima di uscire di casa mi porse le famose palline cinesi dicendomi “infilatele dentro tutte due!” e io così feci, ben sapendo però cosa mi avrebbero fatto provare: un continuo titillamento del clitoride, che unito a quello seppur doloroso a cui erano sottoposti i miei capezzoli mi provocava una colata continua di sborra dalla fica.

Verso sera tornammo alla macchina e io pensavo che la serata fosse finita così, invece il bello doveva ancora venire! Appena entrati lui mi fece sollevare il vestito da sotto il culo così che le chiappe poggiassero sul sedile direttamente, e poi allungò la mano a toccarmi la fica che ovviamente era fradicia! “Ti piace questo gioco troia!” – esclamò, e io non riuscii a negare, così partimmo, ma la strada non era quella del ritorno verso casa! “Dove mi porti?” – chiesi allora “ vedrai, ti piacerà” – fu la sua risposta lapidaria. Dopo circa mezz’ora giungemmo davanti ad una villetta molto isolata in aperta campagna, Rolando scese suonò e il cancello si aprì, come se fosse uno di casa! Scoprii poi che già alcune volte era stato in quella casa, proprio per organizzare la serata che mi stava per prospettare “Ciao sono Claudia e mio marito è Claudio” – mi salutò una donna biondissima, bella, sui quarant’anni, molto formosa e truccatissima, con un abbigliamento tutto di cuoio nero. Entrai e dopo pochi minuti mi trovai con Claudia e Claudio una a destra e l’altro a sinistra che mi palpavano le tette molto compiaciuti “mhhh che bei meloni hai, sei proprio una troietta come ci ha fatto vedere Rolando” – mi sussurrò all’orecchio Claudia e così dicendo mi sfilò di dosso il vestito, lasciandomi quindi nuda con solo quel particolare reggitette e reggicalze!

“Vieni” – mi disse “vedrai come ti divertirai”, e così dicendo mi prese per mano e mi portò in una stanza che era davvero incredibile: una vera e propria stanza delle torture!

Catene, croci, fruste di ogni tipo, e legacci per immobilizzare nelle posizioni più incredibili e oscene!

Rimasi perplessa ed interdetta, decisa a ribellarmi, ma Rolando dietro di me mi sussurrò “ricorda che sono io a decidere cosa devi e non devi fare in ambito sessuale!” - ed era vero, già da tanti anni lui mi organizzava incontri di sesso con gruppi di uomini, soli, o di uomini e donne dove io ero sempre la protagonista principale, centro delle attenzioni di tutti, mentre lui si godeva lo spettacolo da troia che ogni volta gli offrivo!

La sua voce mi incoraggiò ad entrare e così in men che non si dica mi trovai con le mani legate strettissime sopra la testa e altrettanto le caviglie costringendomi in una posizione diciamo a gambe larghe….

“Vedo che ti piacciono le pinze” – mi sussurrò suadente Claudia, io non risposi, ma urlai quando a tutti due capezzoli mi applicò due pinze metalliche con i dentini aguzzi per provocare forte dolore, ma troppo corti per bucare la pelle, e non era finita perché poi a ciascuna pinza agganciò due pesi tremendi che mi deformarono visivamente le tette tirandole verso il basso: sembrava mi si stessero per strappare via! Mi sganciò dalla fica il reggicalze e io pensai che almeno lì potevo rilassarmi, poi mi sfilò le palline fradice e colanti della mia sborra “vedo che ti piace molto soffrire puttana!” – e così dicendo diede uno strattone ai legacci che mi costringevano in quella posizione oscena, facendomi sobbalzare per il dolore, “vedrai, il vero dolore lo proverai ora!” – aggiunse e si presentò insieme a Claudio entrambi armati di fruste, mentre Rolando era intento a filmare ogni minimo dettaglio della serata. “A me lascia le tette e il culo e tu occupati della sua fica!” – ordinò Claudia con una voce che era diventata all’improvviso perentoria, rivolgendosi al marito. Non aveva ancora finito la frase che un colpo secco di frusta mi colpì in pieno i seni facendomi urlare sia per la sorpresa che per il dolore – “ puoi urlare quanto vuoi, ma non implorare pietà, perché se lo farai ci accaniremo su di te con ancora maggiore violenza e depravazione” – aggiunse la troia, prima di assestarmi la seconda frustata che colpì secca entrambi i capezzoli. “Anzi ad ogni colpo dovrai urlare oltre che per il dolore anche “Sono una troia!” – aggiunse, altrimenti sarai punita ancora di più! Cominciarono poi a colpirmi entrambi: Claudia sul culo e tette, ma soprattutto tette, e Claudio sulle cosce e soprattutto sulla fica. Andò avanti così per un bel po’ con me che urlavo sempre più per il dolore senza dimenticare mai di aggiungere “Sono una troia!” – soffrendo sempre più, al punto che ad un certo momento mi pisciai addosso senza nemmeno rendermene conto! “Facciamola riposare, prima della colata di cera” – esclamò Claudia ormai estasiata ed ipereccitata da quel gioco depravato, e così dicendo mi fece spostare, rimanendo sempre saldamente legata, e sdraiare su una panca, sempre ovviamente a braccia e gambe larghissime! Ero in una posizione scomodissima a pancia in su con la testa forzatamente reclinata all’indietro - “Hai sete?” - mi chiese Claudio, e senza farmi rispondere mi pisciò in bocca facendo in modo che una buona parte della sua urina mi andasse tutta in bocca, poi fu la volta di Claudia che mentre mi pisciava in bocca pretese che le leccassi la fica e che lo facessi bene altrimenti……. Così leccai la sua fica che mi pisciava addosso e un buona parte la ingoiai anche se contro voglia, e mentre leccavo sentivo il suo clitoride duro e gonfio per l’eccitazione! Mi lasciarono poi da sola nella stanza per buoni dieci minuti, così tutta pisciata e stretta nei legacci con le gambe che mi dolevano per la posizione innaturale in cui ero costretta. Sentivo un dolore fortissimo alle tette e alla fica, oltre che ovviamente a tutto il corpo martoriato da tutte le frustate subite, e non immaginavo che stavo per provarne uno ben maggiore! Le tette tra l’altro erano sempre strette dal reggitette di Rolando che impediva al sangue di defluire regolarmente facendomi se possibile ancora più male.

Avevo socchiuso gli occhi per cercare di rilassarmi, e quindi mi trovò del tutto impreparata il dolore improvviso e acuto ai capezzoli: Claudia mi stava colando cera bollente a non più di cinque centimetri di distanza dalla mia pelle, da una enorme candela rossa, “fa male?” – chiese ironica “sii da morireee” urlai – “benissimo allora proseguiamo così!” fu la sua risposta e così dicendo iniziò una colata di cera bollente su tutti i miei punti più sensibili, insistendo ovviamente sui capezzoli e sul clitoride! Tra urla disumane mi coprirono tutto il corpo di cera, facendomi il calco interno sia della fica che del buco del culo, colata tutta davanti e dietro! Non ricordo cosa accadde poi, perché immagino di avere temporaneamente perso i sensi, ma so che mi svegliai il giorno dopo con dei dolori fortissimi dappertutto, e andata in bagno scoprii come era ridotto il mio corpo: una maschera bluastra piena di lividi violacei e di macchie rosso scuro dovute alle ustioni provocate dalla cera bollente, non avevo un centimetro di corpo rosa, tutto era tumefatto e livido, solo il viso era salvo!

Tornammo a casa quel pomeriggio e appena arrivata a casa mi misi a letto senza rivolgere più la parola a Rolando, quella volta aveva davvero passato i limiti!

Passarono così due settimane, ma per tornare a vedere il mio corpo senza alcun livido fu necessario più di un mese. La cosa che mi sconvolse moltissimo fu che ripensando a quella sera, a tutto quello che avevo subito, sentivo la fica che si bagnava e colava di eccitazione pura, in pratica quel dolore quelle umiliazioni, essere stata schiava consapevole di due porci mi era piaciuto moltissimo!!! Avevo paura, ma sentivo già che prima o poi sarei stata io a chiedere a Rolando di tornare a trovare Claudia e Claudio e infatti……..



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Mysterx Invia un messaggio
Postato in data: 30/05/2014 18:34:05
Giudizio personale:
ben articolato

Autore: Ginogino73 Invia un messaggio
Postato in data: 27/05/2014 14:16:40
Giudizio personale:
molto bello ed eccitante..........


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