i racconti erotici di desiderya

Sales woman

Autore: Littleoverzero
Giudizio:
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SALESWOMAN



Con un lampo la fiamma dello zippo accese la prima sigaretta della mia giornata, ma la prima boccata non fu un piacere. Il gesto era stato automatico, ma mi ero subito pentito. "Quando mi deciderò a smettere..." Non si può dire che fossi esattamente nervoso mentre aspettavo l'arrivo di Clara all'angolo della fermata, piuttosto mi sarei definito un pochino inquieto. Clara mi aveva chiesto di accompagnarla da un cliente quella mattina. "Sai io non sono brava nelle cose tecniche e se mi fanno certe domande..." Ovviamente esagerava: lei la brava venditrice che in 6 mesi di azienda aveva scalato diverse posizioni ed era entrata nella zona dei migliori, aveva bisogno di me? Io anonimo e mediocre venditore con 10 anni di anzianità facevo il mio onesto lavoro ma senza eccellere troppo: mmmhh, c'era sotto qualcosa.

"Andiamo con la mia macchina, ti devo parlare di come sto impostando la trattativa..." ed eccomi qui a fumare in mezzo allo smog aspettando che fra le auto che scorrono a passo d'uomo appaia... che macchina ha? non mi ricordo più.

Altro lampo: uno sfarfallare di fari mi segnalava l'arrivo della mia collega. Aprendo lo sportello mi venne un paragone squallido: sono come una puttana qualsiasi che viene rimorchiata nei peggiori viali della città. In fondo oggi sono io a rimorchio: dovrò fare come dice lei. Vabbè, facciamo in fretta, pensai buttando la sigaretta ancora a metà.



"Ciao!", mi sorrise e partì rombando. Carino da parte sua non investirmi subito con questioni commerciali e avermi chiesto come sto. "Bene grazie...", Decisi di giocare un pò azzardando un complimento: "Sei elegante oggi... è per il cliente o per me?" Lei si girò e... "il cliente è un ingegnere vecchio stampo, sulla sessantina; dubito che possa fare colpo..." e la pausa successiva mi lasciò libero di completare a piacere la frase. "Allora è per me." stavo per dire, ma Clara mi anticipò con un "...anche tu stai molto bene con quella cravatta".

Chissà perchè questo scambio di battute ebbe il potere di sciogliere la mia inquietudine abbassando le barriere che inconsciamente avevo alzato. Ok pensai, in fondo è brava, ci sa fare, magari oggi imparo anche qualcosa.

Man mano che Clara iniziò a introdurmi allo scenario commerciale della trattativa, la sua voce sfumava sullo sfondo sovrapponendosi alla musica della radio. Io guardavo fuori dal finestrino il paesaggio che sfrecciava cambiando rapidamente.

Ci stavamo avvicinando alle montagne e le cime innevate cominciarono a spiccare sullo sfondo. Era una bellissima giornata di sole e mi allungai sprofondando nel sedile: intendevo godermi questa gita nel modo più rilassante possibile.



Dal finestrino il mio sguardo tornò a concentrarsi su Clara. Avevo afferrato l'ultima frase che parlava di possibili interferenze della concorrenza e le diedi un mio parere improvvisato. Evidentemente lo considerò azzeccato, perchè riprese a inondarmi di parole che io ritornai a spingere sullo sfondo del mio cervello sentendole senza ascoltare. Non so bene perchè, ma provavo un sottile piacere nel continuare a non ascoltarla e nello stesso tempo a investigare l'effetto che mi faceva il suo aspetto: il tailleurino nocciola le stava proprio bene!

La gonna era corta e aderente al punto giusto da suscitare un'ardente curiosità sulle forme che nascondeva, mentre l'effetto sexy delle calze nere era aumentato dallo stivale altrettanto nero e aggressivo. I capelli biondi si adagiavano sulle spalle in modo molto naturale rendendo piacevole il modo in cui scuoteva o inclinava la testa. Gli occhiali da sole poi nascondevano gli occhi e rendevano il tutto più intenso e misterioso. Qual'era dunque questo effetto? curiosità?, desiderio?, sorpresa? Sicuramente non l'avevo mai guardata con questi occhi ed era una sensazione tutta nuova, che sarebbe stato proprio un peccato disperdere in quel momento.



L'incontro col cliente andò molto bene: Clara condusse il gioco da par suo e il vecchio ingegnere non ebbe difficoltà a firmare il contratto. Mi sono sempre chiesto se le donne sappiano vendere meglio degli uomini e quando il cliente è un uomo indubbiamente il loro bell'effetto lo fanno sempre. Uscendo Clara era entusiasta e non finiva di ringraziarmi per il mio apporto determinante a suo dire nel momento più critico, quando una mia risposta contribuì a fugare i dubbi residui sulla fattibilità tecnica della nostra soluzione. "Dobbiamo festeggiare! adesso ti porto al ristorante..." Dopo pochi chilometri l'auto si inerpicava sulle strette vie del paesino limitrofo, le montagne innevate e brillanti sotto il sole sempre sullo sfondo. In fondo ero contento.

Trovammo un delizioso ristorante, e in una sala indondata dalla luce del sole mi trovai a chiacchierare con Clara di tutto tranne che di lavoro: ora sì che l'ascoltavo ed era un piacere scoprire che non era per niente quell'essere insensibile e pronto a tutto che i colleghi invidiosi dipingevano. Man mano che entravo in questa sorta di intimità con Clara, mi accorgevo che mi stavo dimenticando di ogni altra cosa.

Usciti dal ristorante e davanti all'auto, Clara, con in mano le chiavi invece di far scattare il telecomando guardò l'orologio e disse: "Ma... qualcuno forse ci impedisce di fare due passi?" Non che si aspettasse una mia risposta... E così la nostra chiacchierata continuò mentre camminavamo respirando forte l'aria fredda e lo sguardo spaziava sui campi innevati in fondo alla valle. In un punto il marciapiede era coperto da un piccolo strato di ghiaccio e Clara con i suoi stivaloni tacchi a spillo si appoggiò un attimo a me per non scivolare. Il suo braccio si insinuò sotto il mio in un movimento così naturale che non ci feci quasi caso. Solo dopo qualche secondo, quando il ghiaccio era ormai passato, mi resi conto che, anche se non ce n'era più alcun bisogno, stava continuando a stringersi al mio braccio. Mi lasciai andare totalmente a quel contatto stringendo a mia volta il suo braccio verso di me, senza farmi domande sui significati reconditi di quel gesto: stavo bene e mi stavo godendo la passeggiata!



Il contatto si sciolse solo al momento di risalire in auto, ma nessuno dei due si senti in dovere di commentare la cosa. Ora l'auto scendeva verso il fondo valle e per qualche minuto nessuno parlò. I campi innevati scorrevano ancora al di là dei finestrini e il sole si spostava di volta in volta in base alle curve del percorso accecandoci a vicenda. Clara si infilò gli occhiali da sole scuotendo un attimo la testa per spostare i capelli dagli occhi che volarono verso di me atterrando sulla sua spalla. La stavo guardando, pensando a qualcosa da dire quando, all'uscita da una curva, là in alto, in cima ad una rupe apparve un castello. Le mura e le torri brillavano al sole emergendo in mezzo alla coltre bianca che ricopriva la collina sottostante. Era decisamente stupendo e, prima che potessi parlare, sentii Clara che diceva "Bello vero? ci sono stata tanti anni fa...." e poi mi stupì per la seconda volta nella giornata, mentre girava il volante per imboccare una stradina laterale indicata da un cartello marrone: "...qualcuno ci impedisce di andarlo a rivedere???" "Oramai hai già deciso mi pare", ma il mio sorriso diceva in maniera eloquente che ero più che d'accordo.



Dopo un paio di chilometri ci trovammo in un parcheggio semi deserto e, lungo la stradina che saliva su per la collina, questa volta fui io che in maniera molto naturale infilai il mio braccio sotto il suo. Se anche solo uno dei colleghi ci avesse visto avrebbero avuto di che sparlare per mesi! Una volta pagato il biglietto ci trovammo all'interno delle mura di un piccolo castello medievale molto ben conservato e restaurato. Mentre lasciavamo le nostre impronte nel cortile pieno di neve seguendone il perimetro, mi accorsi del silenzio che regnava. Il rumore dei nostri passi risuonava all'interno dell'atrio dove un grande scalone in pietra conduceva in alto a un ballatoio affacciato sul cortile stesso. Una volta saliti poi, l'effetto degli stivaloni tacchi a spillo di Clara sulle tavole di legno del pavimento era ancora più imponente. Qualcosa di magico sembrava averci portato indietro nel tempo: nelle sale del castello gli arredi erano stati conservati o ripristinati, nella antica cucina le pentole annerite dal fumo erano appese sopra il gigantesco camino al centro della parete. Possibile che non ci fosse nessuno in giro? Nessuno di noi aveva ancora detto una parola, quando, fermandoci un attimo ad ascoltare il nostro respiro, udimmo risuonare dei passi che non erano i nostri. Qualche altro sparuto visitatore stava infilando la porta d'uscita. Mi usci di bocca un "caspita, bello!" ma fu come un sussurro, come se avessi avuto paura di turbare il silenzio.



Lungo un corridoio senza volerlo ci separammo: Clara si infilò in una porta alla sua sinistra e io proseguii. Quando udii i suoi passi fermarsi mi trovavo accanto ad una seconda porta che comunicava con la stessa stanza nella quale lei era entrata. Era la sala del trono. Immensa e luminosa, era piacevolmente affrescata in uno stile rustico, ma originale, sicuramente pregevole: una rappresentazione del signore inginocchiato davanti alla Vergine che teneva sotto il suo enorme manto un piccolo castello e tutta la famiglia padronale. Il mio sguardo scese dalle pareti verso il basso notando che al centro della parete corta, in cima a un paio di gradini, c'era un piccolo trono di pietra su cui.... era seduta Clara!. Aveva accavallato le gambe e guardava in alto gli affreschi con i gomiti appoggiati sui braccioli di quel seggio regale, mentre il sole le faceva brillare i capelli. Per sdrammatizzare quella visione mi venne da dire con enfasi: "Io, umile assistente, rendo omaggio alla Regina dei Funzionari Commerciali!!" L'eco del riso di Clara riempì tutta la sala. Poi torno il silenzio e mentre tutti e due ci stavamo godendo i colori delle pitture illuminate dal sole, accadde qualcosa.



Cosa poteva rompere un momento così magico, turbare un istante perfettamente armonico in cui due persone stanno apprezzando la bellezza nascosta del mondo? Un maledetto suono di un maledetto telefonino! Da circa un'ora non ne avevo più la percezione "fisica", avevo smesso di "sentire" la sua presenza attraverso la tasca, di palparmi per verificare che fosse al suo posto, l'avevo per così dire "dimenticato" e lui ha pensato bene di vendicarsi! Quell'osceno tìroriro, tìroriro, tìroriroriiii a ritmo di valzer ci fece prima sussultare, e poi giustamente tornare alla realtà. Era quello di Clara e il nome sul display non lasciava dubbi sulla necessità di rispondere: era il boss. Mi sorrise, si schiarì la voce e premette il pulsantino. Seduta su quel trono in quella sala affrescata, Clara raccontava disinvoltamente al capo come era andata la giornata e l'effetto era strepitoso. "Si, stiamo tornando.... Come? Sii, abbiamo mangiato bene, ... e speso tanto!!" L'eco di questa conversazione riempiva la sala. "Si, certo è stato fondamentale che ci fosse anche lui..." e capii che stavano parlando di me.



In quel momento Clara fece tre gesti la cui miscela accese in me come una miccia: nell'ordine, scosse la testa facendo ondeggiare i capelli, si tolse gli occhiali da sole e mi fece l'occhiolino. Era un cenno di approvazione e in un contesto diverso, che so, in ufficio sarebbe stato completamente normale, ma qui in quella sala principesca, seduta su quel trono da regina, la situazione era strana, eccitante, pazzesca. Era sexy da morire! Mi balenò l'immagine dello schiavo pronto a soddisfare i piaceri della sua signora. Mi avvicinai a Clara e appoggiai la mano sulla sua stringendola piano. Colsi nei suoi occhi un'espressione di sorpresa trattenuta dalla conversazione in corso. Ora stavano parlando di altri clienti e Clara si sforzava di mantenere un tono distaccato, mentre le mie dita le sfioravano la mano. Non so cosa mi guidasse in quel momento, non era un pensiero razionale, ma un istinto, una parte di me nascosta e imprevista che stava emergendo in mezzo a quei colori e a quella luce.



Girai dietro il trono. Ora lei non poteva vedermi, ma poteva sentire le mie mani che le carezzavano il collo scostandole i capelli. Per un attimo la sentii irrigidirsi, mentre le mie dita scivolavano sulle sue spalle scostando il colletto della camicetta, e scendendo piano sul davanti. Infilai le dita sotto le spalline del reggiseno accarezzando la pelle morbida. La mano libera dal telefono si sollevò dal bracciolo per afferrare le mie. "Ora mi dà uno schiaffo" pensai pronto a scusarmi con qualcosa del tipo "Era solo un massaggino per rilassarti un pò..." . Invece la sua mano mi afferrò, invitandomi a girare di nuovo attorno al trono. Clara non aveva troncato la conversazione, ma era chiaro che non ascoltava: "Si, certo, ovviamente, credo di si, non preoccuparti..." erano le parole che le uscivano, ma quando fui di nuovo davanti a lei mi accorsi che aveva gli occhi chiusi, persa nelle sensazioni che le stavo procurando. Aprì gli occhi e, sempre continuando a parlare al telefono, guidò la mia mano sopra la sua coscia e poi piano piano sotto l'orlo della gonna. Le mie dita avevano raggiunto il bordo delle autoreggenti quando mi resi conto che, se volevo continuare nella carezza proibita, avrei dovuto inginocchiarmi davanti a lei. In questo modo ero pericolosamente vicino al suo viso, mentre potevo sentire la voce del boss che dal microfono continuava a vomitare parole. Quando la mia mano era oramai arrivata ad accarezzare il culo, le appoggiai la bocca sul collo e Clara scostò i capelli con quel delizioso movimento della testa per offrirmi la pelle da baciare. Aspirai il suo profumo. Il tutto era sorprendentemente, dolcemente, inesorabilmente lento: quanti minuti erano passati? Dopo un'altra eternità passata a succhiarle e mordicchiarle il collo e il lobo dell'orecchio mi resi conto che Clara non parlava più: non mi ero accorto che aveva chiuso la telefonata e il maledetto arnese giaceva ora come appendice inerte della sua mano mollemente adagiata nell'abbandono. Sollevai il capo, la guardai negli occhi e sorrisi senza avere il coraggio di dire nulla. "Ma che ffai!?, sei impazzito??" mi disse sospirando, con un tono a metà strada fra lo stupito, il compiaciuto, e il malizioso.



Improvvisamente scattò come un fast forward: la lentezza di poco prima lasciò il posto a una brusca accelerazione: le nostre bocche si cercarono, si trovarono con violenza e mi ritrovai a succhiare la sua lingua nella mia bocca. Clara mi stringeva a sè mentre le mie mani iniziarono a frugarla dappertutto. Mi rialzai dalla mia scomoda posizione e la sporgenza nei miei pantaloni potè così rendere evidente l'eccitazione che aveva nascosto finora. Il telefono scivolò sul pavimento e le mani di Clara poterono così dedicarsi entrambe a verificare la bontà della mia erezione. Con foga abbassò la zip e infilò la mano per cercare di estrarre l'oggetto del suo desiderio: mordendosi le labbra lo impugnò, lo strinse forte e lo strofinò come pregustandolo. Alzai lo sguardo e vidi il nostro rilesso in una vetrina sulla parete di fronte: ero come un cortigiano, in piedi accanto al trono e dalla cerniera dei pantaloni del mio gessato blu-elegante sporgeva il cazzo ritto che la mia signora e padrona stava per prendere in bocca. Infatti subito Clara affondò sulla cappella ingoiandola tutta e risucchiando deliziosamente. Si scostò i capelli sistemandoli dietro le orecchie per lavorare meglio e prese subito un ritmo profondo e veloce. Ogni tanto lo estraeva e lo sbatteva contro la lingua quattro o cinque volte prima di ingoiarlo di nuovo. Era un pompino deciso, sfrontato, quasi violento, fra sospiri, mugolii e risucchi provocati dalla bocca di Clara che affondava sul mio uccello. Quel suo guardarmi dritto negli occhi mentre si strofinava e sbatteva la cappella sul viso e sul collo lasciando su di sè un'umida traccia della mia voglia era un modo per dirmi "l'hai voluto tu, mi hai provocato, adesso ti faccio vedere io che so fare...".



Poi, nel pieno dell'azione Clara si staccò e si alzò dal suo seggio. Con decisione mi fece capire che ora dovevo sedermi io e continuare a sottostare ai suoi voleri. Feci il cenno di slacciarmi la cintura per liberarmi dei pantaloni, ma mi fermò. Dovevo continuare ad essere uno strumento, solo il cazzo fuori dai pantaloni e nessun altro centimetro di pelle. Nessuna carezza, nessuna dolcezza, ma il puro sesso da lei dominato e goduto. Così seduto l'uccello svettava ancora più ritto e lucido verso l'alto e Clara si inginocchiò davanti a me per continuare quell'opera sublime con la sua bocca. Accovacciata nei suoi stivaloni alternava con decisione rapidi movimenti con la mano a deliziose leccate lungo l'asta giù giù fino alle palle e mentre la guardavo non riuscivo a fare nessun altro movimento. Mi godevo il lunghissimo pompino assaporando ogni sensazione provocata dalla sua bocca e dal suo sguardo, desiderando che non finisse mai.



Ora Clara si era alzata, in piedi davanti a me con i capelli tutti scompigliati mi guardava negli occhi pensando alla prossima mossa... Lentamente si afferrò l'orlo della gonna e lo tirò verso l'alto scoprendo le cosce. Calze autoreggenti e slippino brasiliano nero si accarezzò i fianchi mentre si girava per mostrarsi meglio. Aveva decisamente un bel culo, snello e morbido. Allargò un pochino le gambe e si sistemò la gonna in modo che non cadesse. Poi si preparò a salire sopra di me, scostando le mutandine per mostrami quanto il suo sesso fosse pronto a ricevermi. Impugnando l'uccello si accovacciò sopra di me guidandoselo verso la fessura. Poi affondò verso il basso e in un solo colpo la penetrai fino in fondo. Era calda, e scivolavo già che era un piacere nella sua figa bagnata di voglia. Appoggiando i piedi sul seggio aumentò il ritmo della penetrazione: mi stava scopando, mi stava possedendo! Affondai le mie mani nelle sue chiappe allargandole per sentirla scivolare meglio e arrivare a sbatterle il cazzo fino in fondo. Ora il ritmo era velocissimo e intenso. Le mie mani accompagnavano i suoi fianchi nella stupenda cavalcata e i nostri sessi si fondevano e sbattevano con un rumore di schiocco selvaggio.

Sto scopando da dio, mi venne da pensare, neanche un attimo di cedimento, solo pura concentrazione sul piacere dei nostri due sessi intrecciati. La stavo facendo godere: la sentivo contrarsi e respirare sempre più velocemente, finchè avvertii distintamente un piccolo lago inondarmi il cazzo e regalarmi un segno tangibile del suo orgasmo.



Ma la mia padrona magnanima non volle negare che anch'io prendessi il mio piacere: si sfilò l'uccello, mi fece alzare e appoggiò una gamba sul sedile facendomi capire che lo voleva sentire da dietro. Ancora nessuna parola aveva accompagnato la nostra selvaggia esplosione dei sensi, e ora Clara disse solo semplicemente, torbidamente un "Dai..." . Le afferrai i fianchi affondando le mani e appoggiando la cappella sul solco allargandolo ancora di più. Di nuovo affondai nella figa morbida e ancora allagata dal suo succo delizioso. Stavolta ero io a ritmare la penetrazione, potente, deciso, verso il mio piacere. Accelerai in maniera costante sbattendola sempre più forte finchè piano piano sentii salire dal basso il flusso del mio orgasmo. Mi godetti lentamente ogni attimo fino ad estrarre al momento giusto il cazzo per pilotare lo schizzo violento sul delizioso culo di Clara e strofinarglielo lentamente addosso, spalmandole il liquido cremoso su tutte le chiappe.



Una volta ricomposti e usciti dal castello, fino alla macchina e poi in autostrada... per tutto questo tempo nessuno disse nulla. Ogni tanto i nostri sguardi e i nostri sorrisi si incrociavano, ma nulla di più. Non era imbarazzo, ma forse era come se temessimo entrambi che le parole avrebbero avuto il potere di risvegliarci da quella specie di sogno. Eppure le macchie del piacere di Clara sui miei pantaloni erano reali! Poi, di colpo guardandoci ancora una volta entrambi scoppiammo a ridere. Una risata liberatoria che ci accompagnò ancora per un pezzo di strada. Poi Clara appoggio la mano sulla mia e mi disse: "Da anni nessun uomo mi faceva godere in questo modo, fino a farmi venire, sai? Grazie." Le sorrisi: "Per le prossime trattative puoi sempre contare sui miei servigi.... mia Signora!"



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Thexvoice Invia un messaggio
Postato in data: 01/03/2008 13:33:24
Giudizio personale:
complimenti ! ottimo racconto ... spero sia reale e che la storia no sia finita quel giorno ! ciao


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