i racconti erotici di desiderya

Sala d'incisione


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Nel lungo abito da sera color champagne, tempestato di perline lucenti, sfogo la mia inquietudine stracciando nelle mani i guanti di seta.
Il passo è rallentato dai tacchi sottili che mi sorreggono e dal calice di vino bianco che ho appena sorseggiato.
Percorro il salone in ogni direzione, prendo confidenza con il marmo a grandi lastroni sotto i miei piedi e memorizzo ogni sua lieve imperfezione.
Gli attimi scorrono con una calma sfinente e nel frattempo un capello mi cade sulla spalla nuda. E’ corto, anche se non è di moda, biondo e liscio. Un’altra parte di me mi abbandona.

Sono da poco trascorse le ventidue, avrebbe già dovuto essere qui, invece attendo ancora osservando la mia immagine riflessa nell’alta specchiera dorata poggiata sul camino. E’ un’immagine seriosa e rassegnata ma ugualmente ammirevole.
L’abito pare quasi nuovo pur avendolo portato già due volte e la mia pelle ancora rosea e fresca, mi regala qualche anno di meno.

Stiro gli angoli delle labbra verso l’alto, forzando una felicità che non mi appartiene e tolgo le perle che mi impreziosiscono i lobi.
Lancio i guanti sul sofà di velluto broccato e sfilo le meravigliose scarpine acquistate da poco. Tenendo gli occhi fissi nei miei, scendo la cerniera dell’abito e resto in calze e bustino.

Eccomi, io, Livia, quasi nuda, nella sala fredda, giungere all’appuntamento con me stessa.

Sono quasi le ventidue e trenta, il giradischi è in fondo alla stanza, troppo lontano da me; non voglio lasciare la mia immagine sola nello specchio, preferisco canticchiare, come so, la solita nenia piagniucolante.
Sciolgo i lacci del candido corsetto che cade a terra senza rumore, ora Livia resta con calze e reggicalze davanti a sé.

- Sono arrivata.

- Finalmente, sono anni che ti aspetto.

- Avevo paura.

- Di cosa?

- Di te.

- Di me? Ma io sono te stessa. Hai forse paura di te stessa?

- Sì.

- Perché?

- Perché sono sola.

- Non sei sola, ci sono io.

- Ma tu sei me, io sono te. Siamo la stessa persona, quindi sono sola.

- No, se tu parli con me. Parlami Livia, ti capirò e non ti sentirai più sola.

- Ho paura.

- Di cosa?

- Di invecchiare.

- Invecchierai Livia e la tua pelle scolorirà, il tuo bel seno sfiorirà e le gambe non ti reggeranno più ma imparerai ad amarti meglio di come fai adesso. Ti ami Livia?

- Certo che mi amo!

- Ami il tuo corpo? Toccalo Livia, conoscilo!

- Lo conosco già, lo vedo nello specchio.

- Ma quella non sei tu, Livia, quello è solo un pallido riflesso.

- Io sono quella che vedo.

- No Livia, tu sei quella che senti. Sfiora la tua pelle ad occhi chiusi e raccontami ciò che provi.


Abbasso le palpebre, l’altra Livia fa lo stesso e rabbrividendo ancora di più mi accarezzo il collo.


- Brava Livia, dimmi ora, cosa senti?

- Il mio cuore, il suo battito. E’ frenetico e convulso. Sento il collo tendersi sotto le mie mani e la pelle accapponarsi. Sento il mio seno rotondo e caldo e i capezzoli rigidi…

- E poi?

- Ho vergogna.

- Di chi?

- Di te.

- Ma io sono te, hai vergogna di te stessa?

- Sì.

- Perché?

- Perché non l’ho mai fatto prima, non conosco queste sensazioni.

- Allora ho ragione, Livia, tu non ti conosci e non conoscendoti non puoi amarti.

- Sì.

- Vai avanti allora e mi ringrazierai.

- …il ventre è piatto e sotto la mia mano si ritira, sembra voglia farmi strada. La peluria del pube è riccia e folta… e umida… e odorosa di me. Sto tremando, freno a stento la convulsione delle mie dita che paiono impazzite. Cercano ma non so cosa.

- Cercano il piacere, Livia.

- E dove si trova?

- Lo scoprirai da sola.

- Mi pare di sentirlo avvicinarsi, fatico a reggermi in piedi. Ecco, mi sdraio qui vicino, sul tappeto e continuo. Mi carezzo le cosce e le divarico bene per raggiungere ciò che ho appena intuito…

- Vai avanti Livia, ora non parlare più, io ti guardo.

Sento la vagina pulsare e gonfiarsi ed una piccola pallina si erge e si porge al mio tocco, ora abbandono ogni pudore e mi dedico liberamente a me stessa. La gioia che provo è calda ed insaziabile, il sangue scorre veloce nelle mie vene e ribolle di piacere.
Trastullo quell’insignificante protuberanza fino quasi a non poterne più e proseguo ancora il percorso della conoscenza esplorando altre zone un tempo proibite.
Un liquido biancastro sgorga dalle mie intimità e mi sporca le dita che si sentono autorizzate a penetrare nello strettissimo ano.
Violenta ed incontenibile esplode la mia fantasia e ciò che non avevo mai desiderato prima ora voglio più di me stessa.

Sogno un uomo ed il suo membro che mi incida anima e carne e sciolga le catene che mi imprigionano e lo sostituisco con le mie mani che solleticano, entrano e premono forte le mie cavità.
Ansimo, gemo, sudo, stringo e rilasso, contraggo e urlo e piango e mi amo. Attendo di calmarmi, mi avvicino allo specchio e scorgo una giovane donna scarmigliata e rossa in viso, dalla magnifica bocca rosea e piena e sorridente.
Che bella sono!
Mi rivesto e portando addosso la scia del mio piacere, salgo in auto da sola e mi faccio accompagnare al ballo di mezzanotte.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Soter & Magda Invia un messaggio
Postato in data: 23/02/2013 16:01:01
Giudizio personale:
Bellissimo

Autore: Alex126127 Invia un messaggio
Postato in data: 02/04/2011 23:13:37
Giudizio personale:
Se ami te stesso, se riesci a fare l'amore con te stesso, se davanti a te stesso saprai dirti -lasciandoti dire- mi piaccio, e mi piacerò ancora, allora avrai trovato l'amore. Ogni donna e ogni uomo ti cercheranno.

Autore: Rotterdam19 Invia un messaggio
Postato in data: 16/03/2011 12:43:15
Giudizio personale:
Suggestioni del corpo che vagano nei labirinti della mente.


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