i racconti erotici di desiderya

Quello che non ti aspetti

Autore: ORIONE2007
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Erano le 22.30 di un sabato sera d’inverno e fuori da quella casa isolata nella campagna il termometro segnava 3° sottozero. Un vento freddo sibilava tra le persiane di legno invecchiate con la pittura abbondantemente incrostata e sfogliata dal tempo.

Andrea, come tutti i sabato sera a quell’ora, era in bagno con indosso il suo accappatoio intento a lavarsi i denti, dopo una cena minuta e un paio di drink per darsi un minimo di tono. Si guardava allo specchio e pensava che dopotutto, nonostante i sui 35 anni, era ancora abbastanza piacente. La palestra e la dieta davano i suoi risultati su un corpo comunque ben strutturato sormontata da un viso con tratti aggraziati ma decisi. Un po’ di calvizie alle tempie e un po’ di grigiore sui lati conferivano un tocco vagamente maturo che lo rendeva più affascinante di quanto non fosse stato 6 o 7 anni prima.

Mentre verificava il suo aspetto esteriore, cercando di convincersi che poteva ancora attirare lo sguardo di un bella fanciulla, rifletteva sull’opportunità di uscire o rimanere a casa. In fondo ne avrebbe guadagnato il suo portafoglio, il suo fegato e forse anche la sua patente di guida. Già perché ora uscire alla sera e bere qualche drink era come sfidare il coprifuoco in tempo di guerra. Le ronde dei taglieggiatori notturni in divisa aspettavano al varco i pollastri in uscita da bar e locali per mettere nel carniere facili prede, dopodiché andare con i colleghi a farsi offrire da bere in quegli stessi locali da cui erano usciti gli sventurati, infrangendo quelle norme che pochi minuti prima avevano verificato con tanto scrupolo e autorità.

Ma non era solo questo a scoraggiarlo, principalmente era l’idea di un’altra serata uguale a 1000 altre fatta di conversazioni senza senso, di sorrisi falsi, di drink pagati 10 volte quello che valevano, di ragazze indifferenti, di posteggi impossibili, di attese davanti a quarti di bue in abito scuro con auricolare, convinti di avere la tua vita nelle loro mani per quei 50 euro a sera percepiti in nero e utili a pagare le rate dell’abito che indossano.

Già; tutto questo e nessuna speranza di qualcosa di nuovo, di un’emozione, di 15 minuti di divertimento, e in aggiunta un’amara solitudine che lo avrebbe accompagnato fuori dalla porta di casa per tutta la serata, il rientro e anche parte della mattina seguente.

Mentre si ammorbava su queste tematiche ricorrenti un’altra parte della sua testa valutava l’abbigliamento più adatto.



-.-.-



Sara stava riponendo ordinatamente sulle mensole del bagno i suoi arnesi, rossetto, spazzola, rimmel, matita, e con lo specchietto in mano dava un’ultima controllata al risultato. Perfetto, come sempre.

Questi piccoli riti pre-uscita le davano sempre una certa soddisfazione, ci si dedicava con calma, con un buon sottofondo musicale nell’atmosfera ovattata del suo bagno ancora avvolto dai vapori della doccia. Era come dipingere un bel quadro, un quadro che conosceva bene per averlo dipinto innumerevoli volte e quasi sempre con estrema soddisfazione.

La sua vita la soddisfala appieno, laureata in medicina a 26 anni da due anni lavorava già presso l’ospedale come anestesista. Il lavoro le piaceva, le dava soddisfazione e l’ambiente era pieno di gente simpatica con cui aveva un ottimo rapporto. Tutti i giorni si affrontavano situazioni diverse e spesso le sembrava di vivere in una fiction del tipo tanto in voga in tv.

Da tre anni frequentava Sandro e insieme erano una coppia fantastica, da copertina. Entrambi alti, con un bel fisico, lineamenti perfetti, capelli ordinati, eleganza innata. Si erano conosciuti all’università, avevano la stessa età e lui faceva il ricercatore. Da un anno vivevano insieme in una splendida casa che i genitori di lui gli avevano donato per la laurea e insieme l’avevano arredata con gusto, eleganza, sapienza e tutte quelle cose che un discreta disponibilità finanziaria potevano permettere.

Sandro era già pronto, impeccabile nel suo abito scuro, la stava aspettando sul divano leggendo una rivista di barche. Quindi uscita dal bagno si diresse in camera da letto infilandosi nel suo abito acquistato la mattina stessa. Era un abito lungo, da sera, piuttosto leggero per la stagione, ma le stava meravigliosamente. Esaltava le sue forme perfette, le gambe lunghe e affusolate, i fianchi perfetti, i seni sodi e proporzionati lasciando schiena, spalle e collo nudi. A guardarla Sandro rimase a bocca aperta pensando che avrebbe preferito restare in casa, anzi direttamente in camera da letto.

Sara indossò il suo soprabito griffato, infilò un paio di scarpe con un tacco vertiginoso e insieme uscirono.



-.-.-



Luca infilò deciso la corsia del Telepass e diede una rapida occhiata all’orologio sul cruscotto. Erano le 22.40.

Nonostante fosse sabato aveva lavorato tutto il giorno ed ora era quasi arrivato a casa, esausto ma soddisfatto. Lavorava nel ramo investimenti di una prestigiosa Banca e la giornata l’aveva trascorsa ad una riunione presso la sede centrale. Li aveva ricevuto i complimenti dei suoi dirigenti per il lavoro svolto nell’ultimo anno. Lui, con il solo diploma da ragioniere si era conquistato un posto e un prestigio a cui molti suoi colleghi laureati non sarebbero mai arrivati.

Aveva avuto fortuna, dopo il diploma riuscì al suo primo concorso e a 19 anni lavorava già nella banca. Da li in poi le sue qualità e il suo impegno non tardarono a metterlo in luce e grazie anche a qualche circostanza fortuita riuscì ad occupare posizioni che per la sua giovane età erano impensabili.

Ora, a 29 anni, si occupava di grossi clienti sparsi per il nord Italia, girava in mercedes, e viveva in uno splendido appartamento messogli a disposizione dalla banca ad un affitto simbolico.

Tutto ciò era costato sacrifici e rinunce. Praticamente non aveva una vita sociale, esclusi i colleghi, e gli amici del pub sotto casa dove andava a guradare le partite di calcio, nessuna fidanzata e gli impegni di lavoro gli impedivano di dedicarsi molto al suo aspetto. Da 3 anni continuava a ingrassare sensibilmente e come se non bastasse perdeva anche i capelli. La cosa non gli toglieva certo il sonno. L’unica grana era dover cambiare spesso i vestiti che non gli stavano più, ma era troppo contento della sua vita per preoccuparsi di simili dettagli. Avrebbe voluto un rapporto con una ragazza, ma il tempo per dedicarsi alla ricerca, al corteggiamento ed alla gestione di un rapporto non riusciva proprio a organizzarlo nella sua fittissima agenda. Così si accontentava di qualche avventura con le colleghe dei vari sportelli, o con qualche ragazza conosciuta per caso.

Decise che era ancora presto per andare a dormire e, dopo aver posteggiato, si diresse al pub per vedere se c’era qualcuno con cui bere un bicchiere e fare due chiacchere.



-.-.-



Dopo varie considerazioni, sulla sua età, sul clima della serata, sulle mode, sui posti dove sarebbe andato, Andrea si vesti con i soliti jeans, le solite scarpe di cuoio, la solita camicia, il solito golfino e il giaccone invernale comperato quest’anno.

Il suo look era un misto di eleganza sportiva trasandata, che unito alla sua espressione pensierosa, il brizzolato e un’aria leggermente alcolica gli conferivano un certo fascino, o almeno lui credeva.

Un’ultimo sguardo allo specchio, un bel respiro e via, si parte. Destinazione il bar nel centro ritrovo serale dei suoi 2 amici e della maggior parte delle persone di quella città.

Era il classico bar pre-serata, arredamento di tendenza, baristi sorridenti, cameriere carine, musica inascoltabile ad un volume da sala macchine del Titanic.

I suoi amici erano già li seduti con il loro drink sul tavolino raggomitolati per non sentire il freddo. Già, perché come tutti i bar fichi, anche questo aveva i tavolini all’aperto, anzi si può dire che li aveva solo all’aperto, visto che internamente era grande quanto un’edicola. Andrea infatti si era sempre chiesto per quale motivo alla gente piaccia tanto stare un paio d’ore col culo ghiacciato, aspettando che qualcuno si degni di portarti da bere e cercando invano di capire cosa dice il tuo interlocutore, nel frastuono della musica arrivata direttamente da Ibiza o Miami. Tutti posti un po’ più caldi però!

La solita gente, Tronisti sorridenti, aspiranti veline, irriducibili yuppies, coppie silenziose, esaltati analfabeti, gruppi di lesbiche inconsapevoli e inacidite, pseudo intellettuali che parlano di calcio, ragazzini foruncolosi pieni di speranza.

I soliti discorsi, chi voteresti tra i nominati, la juve, il milan, l’inter, le avventure immaginarie dello scorso fine settimana, i vestiti nuovi, malattie, incidenti, punti di patente persi, il costo della vita, la nuova fiction americana di Fox, il nuovo sceneggiato “Spazzini” di Rai 1 e il suo rivale “Postini” di Canale 5 entrambi interpretati da Raul Bova.

Andrea si diresse immediatamente al banco ordinando un votka lemon e poi raggiunse il tavolo dei suoi amici.

Appena seduto cominciò il lavoro abituale e diffuso, l’osservazione. Si sta lì seduti con il culo ghiacciato a osservare gli altri, bevendo e chiacchierando distrattamente. E’ il solito sabato, la solita routine, nessuna faccia nuova. Dopo un’oretta ci si comincia a chiedere che fare dopo ed è uno dei momenti esaltanti della serata. Comincia uno dicendo - si potrebbe andare allo Star- , l’altro risponde – per me ok uno vale l’altro – poi improvvisamente qualcuno azzarda – perché non si va in quel posto a 3 ore di macchina che c’è un sacco di fica? – li parte una discussione sul nome del locale che nessuno ricorda, sulla distanza troppo impegnativa, sulla noia dei soliti posti, sul fatto che la fica qui non manca, sul prezzo d’entrata, sull’eventualità di non riuscire ad entrare. Chiaramente poi non si va, ma intanto è passata un’altra ora e altri 2 drink.



-.-.-



Sara e Sandro uscirono dal ristorante in centro insieme ai loro amici dopo aver festeggiato il compleanno di Federica, una sua collega ginecologa. Come sempre in quel posto avevano mangiato egregiamente, ci andavano spesso e il proprietario, un loro amico, li trattava sempre in guanti bianchi. Ottimi antipasti, secondi raffinati, vini di pregio, musica soffusa. Tutto questo e altro per una serata che era iniziata sotto i migliori auspici.

Decisero di recarsi in gruppo al bar del centro per proseguire la serata, facendo quattro passi nell’aria fresca continuando a conversare amabilmente con i loro amici. Nonostante il freddo pungente e le folate di vento era una piacevole serata limpida e, dopo una buona cena, 2 passi tra le vetrine illuminate del centro in quell’atmosfera invernale erano più che mai apprezzabili. I tacchettio delle scarpe faceva da sottofondo alla quella allegra compagine di belle donne e uomini eleganti.

Arrivati al Bar si accorsero di essere in troppi e che non c’erano tavolini disponibili. Mentre cercavano di scovare qualche tavolino e sedia abbandonata si sentirono chiamare dal proprietario del bar che li invitò ad entrare. In un lampo si materializzarono 3 tavoli con annesse sedie e una lampada da riscaldamento. Ivo, il barista, conosceva Sara da quando erano ragazzini e si diede da fare per trovare posto a lei e ai suoi amici. Finalmente comodi ordinarono da bere e ripresero le loro conversazioni.

Sara aveva già bevuto al ristorante e cominciava a sentirsi leggermente euforica. Ogni tanto un soffio di vento le si infilava sotto il soprabito e il vestito risalendo le sue lunghe gambe sino all’interno delle cosce, producendole un brivido eccitante. Guardava Sandro presissimo dalla sua discussione sulla ricerca in Italia, sui fondi che mancano, sui laboratori che non funzionavano e aveva voglia di prendere la sua mano ghiacciata e infilarsela tra le gambe, la dove l’aria invernale asciugava i suoi umori d’eccitazione.

Mentre era presa dalle sue fantasie, Ivo, che quella sera voleva strafare, arrivava al loro tavolo con un vassoio di tartine e stuzzichini, seguito dal cameriere con i drink. Il grido fu soffocato dall’intenso freddo causato dal ghiaccio che si infilo sotto il soprabito lungo la sua schiena nuda. Il buon Ivo aveva fatto avanzare il cameriere per poi poggiare il suo vassoio sul tavolo, ma nell’operazione qualcosa era andato storto, i due vassoi si erano scontrati precipitando sulla sedia di Sara. Il risultato fu che Sara si ritrovò zuppa di cocacola, lemonsoda, rum, acqua tonica e con tartine varie sparse sul suo bel soprabito.

Ancora sotto choc per il freddo improvviso e inaspettato Sara stava immobile come se si aspettasse una seconda ondata, poi lentamente realizzo e balzo in piedi cercando di togliersi di dosso le tartine. Ivo, mortificato, insieme al cameriere cercava di aiutarla ma con scarsi risultati. Sandro si alzo, si tolse il suo cappotto e invitò Sara a indossarlo al posto del suo, orami inzuppato dentro e fuori. Lei decise che era giunto il momento di andare in bagno, raccolse il cappotto di Sandro e abbandono quella scena di devastazione. Federica, che aveva assistito a tutta la scena con un misto di stupore e divertimento, si alzo e la segui all’interno del Bar.

L’offerta di Federica di aiutarla ad asciugarsi e a pulirsi fu accolta con gioia da Sara visto che il bagno era estremamente piccolo ed avere qualcuno anche solo per reggere i vestiti era utilissimo.

Sara si sfilo il soprabito e il vestito restando in reggiseno, perizoma e autoreggenti e cominciò a passarsi fazzolettini di carta sulle spalle e sui capelli per asciugare quel mix di liquido che l’aveva innondata. Prontamente Federica appese i vestiti di Sara alla maniglia della porta e cominciò a passare delicatamente altri fazzolettini sulla sua schiena. Si muoveva delicatamente, con entrambe le mani partendo dalla base del collo e allargandosi poi sulle spalle per tornare poi sulla colonna vertebrale. Sara era immobile con le braccia alzate intenta a raccogliersi i capelli e lasciava che Federica proseguisse in quello che sembrava più un massaggio che un’assistenza. Sempre lentamente Federica comincio a scendere lungo i fianchi, ma non guardava la schiena di Sara, guardava nello specchio da sopra le sue spalle, fissandole gli occhi riflessi. Entrambe si guardavano intensamente nelle rispettive immagini riflesse e a quel punto Sara si rese conto della sensualità della scena, praticamente nuda, davanti ad uno specchio con le braccia alzate sopra la testa e i capelli raccolti e le gambe leggermente divaricate, con un’altra donna alle sue spalle che la toccava e la fissava.

I suoi capezzoli divennero turgidi, e cominciò a sentire un forte desiderio di essere toccata più intimamente. Quelle sensazioni la sbalordivano, era eccitata ed allo stesso tempo disgustata di se e spaventata per quello che stava accadendo, si sentiva quasi violentata ma consenziente.

Federica prosegui in silenzio ad asciugarle la schiena arrivando sino all’elastico del perizoma, li si fermo e sempre guardandola fissa negli occhi le disse – ho finito, ti aspetto fuori.

Sara la guardo uscire rimandendo in quella posizione ancora qualche istante, poi si guardò allo specchio e abbasso lo sguardo sul lavandino sentendosi imbarazzata della propria immagine.

Velocemente si rivesti, aprì la porta e con sua sorpresa scopri che Federica non era lì, c’era un uomo sulla trentina con i capelli brizzolati che la scrutava con aria seria e pensierosa.



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Nel pub quella sera c’era gente ma degli amici di Luca c’erano soltanto Davide e Max. Erano al bancone che parlavano tra loro davanti a un paio di birre e Luca li avvicinò con una pacca sulle spalle. Non aveva voglia di sedersi, dopotutto era stato 4 ore in macchina, e quindi ordinò da bere appoggiato al banco affianco a loro. Parlavano di quel nuovo Night che aveva aperto 3 settimane fa. Davide ogni tanto cedeva alla tentazione di infilarsi in locali simili rimanendono poi spesso deluso. Anche questa volta non era andata diversamente. Luca gli chiese – allora com’è? – carino, ma mi sono un po’ rotto – Perché niente figa? – no, un sacco di figa, tutte dell’est, ma abbastanza squallido – Vabbè, è un night cosa credevi? – ma niente, speravo ci fosse più gente invece oltre a me c’erano 4 o 5 vecchiotti e un paio di ragazzini – quanto ci hai lasciato stavolta? – ho bevuto un drink da solo, poi è arrivata una tipa e le offerto da bere 2 volte, sai come funziona, ogni 15 minuti lei deve ordinare per contratto, e poi mi sono lasciato convincere a fare un prive – quindi? – be, tra i drink e il prive mi sembra più o meno 150 euro – 150 euro per bere 1 volta, guardare un paio di tette, e farsi una sega a casa propria! Bella serata davvero! – lo so, lo so anzi lo sapevo già prima di entrare che finiva così, ma ero in giro da solo, son passato lì davanti e mi è venuta la curiosità – ma non ti conviene dare 150 euro a una prostituta e fare quello che devi fare? – ma più che altro è l’idea, sai com’è, entri li dentro e ti dici “bevo solo un drink e me ne vado”, poi guardi uno spettacolino, ti ecciti, arriva una accanto a te praticamente nuda e ti spiace mandarla via e a quel punto ce l’hai già nel culo – lo so, ci siamo passati tutti, ma tu insisti! Quando l’hai fatto una volta basta, oppure decidi di spendere un po’ di soldi, te ne coltivi una e poi dopo un paio di serate la vedi fuori dal locale – no, non mi va di lasciarci tutti quei soldi, te l’ho detto ci vado ogni tanto, così per togliermi lo sfizio – si lo sfizio di buttare via 150 euro, dalli a me che ne faccio un uso migliore! – Ma tu sei pieno di soldi, anzi tu si che dovresti andarci e prendertene una di quelle da 500 euro a notte e portartela a casa – preferisco farmi una sega, penso a chi mi pare e non mi costa niente!.

A quel punto Luca decise di cambiare argomento e chiese ai suoi amici cosa facessero dopo. Davide disse che doveva rientrare dei 150 euro e quindi finita la birra andava a casa a dormire, Max era indeciso se andare a fare un salto in discoteca o andarsene pure lui a dormire. Anche li la questione era finanziaria, Max sosteneva che pagare 20 euro di ingresso e 15 euro a consumazione era un salasso, soprattutto per quelli come loro che poi bevevano 3 o 4 volte. Era assurdo, 80 euro per una serata in discoteca che fino a pochi anni prima, quando c’era la lira, l’avresti fatta con 60.000 lire e non con 160.000. Non riusciva poi a capire come facessero i ragazzini a spendere tutti quei soldi, tutti i fine settimana e senza contare gli abiti griffati, le macchine ecc… Questo argomento lo faceva veramente incazzare, com’è possibile che un ragazzo di 20 anni, studente, possa bruciarsi più di 600 euro in un mese solo per andare 2 volte a settimana in discoteca. Cazzo! 600 euro sono quasi uno stipendio, dove li prendono?

Alla fine del suo sfogo Max decise che i suoi soldi non li avrebbe regalati a quel locale di snob e scelse la via di casa.

Luca condivideva in pieno il pensiero di Max, ma riteneva che se le cose al momento stavano così lui poteva farci poco e quindi o se ne stava a casa oppure ogni tanto buttava via un po’ di soldi e cercava di divertirsi.

Quindi fini il suo drink e disse ai suoi amici che lui, quella sera, voleva divertirsi, che aveva lavorato tutta la settimana, tutto il giorno e che si concedeva qualche ora di svago.

Usci dal pub, guardo l’ora e si diresse alla sua auto.



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Mentre era in macchina con i suoi amici Andrea continuava a pensare a quella donna incontrata nel bagno del bar. Era davvero bella, l’aveva vista altre volte al bar o in giro ma mai così da vicino.

Anche la sua amica, quella che era uscita dal bagno prima di lei era bella, ma un bello diverso, arrogante, mascolino. Dava l’impressione di una donna severa, decisa, solitaria, molto sexy ma difficile da conquistare e dominare. Lei invece aveva questa espressione alla Scarlet Jhoanson che ti faceva venire voglia di prenderle il viso tra le mani e baciarlo per ore.

Terminò le sue meditazioni mentre stavano già entrando nel locale, incredibilmente senza stupide attese all’ingresso. Il locale non era enorme, classica pista centrale, divanetti, tavolini, 2 bar, luci, guardaroba e tutto il resto. Un locale come tanti, abbastanza anonimo come la gente che lo frequentava, ma in zona era l’unico e quindi si finiva sempre lì.

Quella sera c’era il Dj Flash, un idiota totale, convinto di essere stato unto dal Signore, annunciato dal vocalist come “in arrivo direttamente da Ibiza”. Andrea pensava che probabilmente arrivava davvero da Ibiza dove aveva fatto la stagione come cameriere in qualche ristorante e che il “direttamente” fosse relativo a quanto gli aveva detto il suo padrone di casa stanco dei suoi tentativi di mixaggio notturno e degli arretrati sull’affitto.

Comunque si diresse al bar per l’ennesimo drink e proseguì nell’osservazione della stessa gente che aveva già osservato al bar.



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Tornata al tavolo Sara scoprì che Federica era tranquillamente seduta con la sua sigaretta tra le dita che conversava con gli altri amici. Lei, ormai ricomposta, si sedette e ordinò una votka liscia. Voleva bere qualcosa di forte per riprendersi dall’accaduto e per scuotere il proprio cervello. Era confusa, non capiva se Federica le avesse effettivamente fatto delle avances o se era stata una sua idea. Ma questo non era neppure così importante quanto lo era la sua reazione di eccitamento. Non si era mai sentita attratta da altre donne, era felicemente innamorata di Sandro, la sua vita scorreva limpida e felice come l’aveva sognata e programmata e poi … improvvisamente, questa cosa. Questo senso di desiderio inspiegabile, imbarazzante, spaventoso, immorale. Guardava Federica, cercava di capire qualcosa da lei, dal suo sguardo, dai suoi atteggiamenti. Ma niente, lei si comportava come se nulla fosse accaduto, con naturalezza, scherzava e rideva tranquillamente.

Possibile che abbia frainteso? Possibile che sia l’effetto dell’alcol? Tutto è possibile ma l’eccitazione e il desiderio che aveva provato erano reali e non riusciva ad accettarli. Non voleva più stare lì e non voleva neppure andare a casa con Sandro, si sentiva agitata e confusa. Trangugiò la votka e disse – ragazzi, non so voi, ma io mi sono rotta, andiamo a ballare? –

Il gruppo cominciò a valutare la cosa, ma le posizioni non erano concordi. Sandro non aveva molta voglia di ballare, pensava piuttosto alla loro camera da letto e a riprendere quell’idea che aveva avuto prima di uscire, gli altri erano indecisi ma il pensiero di posteggiare a chilometri dal locale e farsi tutta la strada a piedi con quel freddo li spinse a rinunciare. Federica disse semplicemente – ok, per me va bene.

Alla fine si ritrovarono sulla macchina di Federica soltanto in 3, lei, Sandro e Sara. Avevano preso la sua macchina perché più piccola e più facile da posteggiare e infatti furono fortunati, perché trovarono un posteggio proprio dietro il locale, nel vicolo buio vicino alle uscite di emergenza.



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Luca guardò la sua immagine riflessa nello specchio del corridoio che dall’ingresso del locale conduceva all’interno. Solo in quel momento realizzo di essere ancora vestito “da lavoro”. Completo grigio, camicia azzurra e cravatta. Certo non era l’abbigliamento adatto ad una serata in discoteca, ma fu un pensiero che gli rubò giusto qualche istante, non gli importava poi molto del proprio aspetto e comunque il vestito era di qualità e gli stava bene.

Cominciò a guardarsi intorno per entrare in sintonia con il locale, si sentiva come se fosse a una festa, non conosceva quasi nessuno, ma ogni persona poteva essere un amico per qualche ora.

Alla cassa fece il suo tiket per il bar dove si avviò per il secondo drink della serata. Un buon cubalibre, era un po’ che non lo bevevo e quella sera aveva voglia di spassarsela. Cominciò a fare un giretto del locale con il suo drink in mano, guardando le belle ragazze sorridenti vestite alla moda e i ragazzi intenti a farle divertire, ascoltando la musica e cominciando a sentirsi catturato dall’atmosfera e dal rum del suo bicchiere. Il ritmo lo penetrava e si accorse di camminare seguendo vagamente il tempo. Fece il giro di tutto il locale e, terminato di bere, decise di buttarsi in pista. Un dubbio gli velò la mente per qualche secondo: sarò mica ridicolo a ballare da solo in giacca e cravatta? Ma poi penso: chi se ne frega! Ho voglia di ballare, ballo!

Si butto in pista, chiuse gli occhi e sentì il ritmo salirgli dentro le gambe, conquistare il fondoschiena, aggredire le spalle, il collo e la testa. Si muoveva libero tra gli altri seguendo il ritmo e lasciandosi andare completamente.

A guradarlo non si poteva certo dire che fosse aggraziato o che andasse a tempo, però nella sua spontaneità e nell’espressione serena del suo viso, si coglieva il piacere che gli davano quei movimenti e il tutto gli conferiva un non so che di fascinoso. Non era un ubriaco da solo in mezzo alla pista, ne un fighetto impettito che si muoveva con passi e sguardi studiati, era un uomo adulto, sereno a cui piaceva divertirsi, a cui piaceva ballare e divertirsi.

Continuò a ballare fino a quando il dj non mise un pezzo che non gli piaceva. A quel punto uscì dalla pista e punto dritto al bagno per rimettersi un po’ in sesto. Era accaldato e il cubalibre aveva solleticato la sua vescica. Si diede una rinfrescata e quando usci dal bagno i suoi occhi si posarono su una ragazza a pochi passi da lui. Era carina, bionda, non molto alta ma con uno sguardo intenso e un sorriso radioso. Stava parlando con alcune amiche che la circondavano e sembravano tutte abbastanza divertite ed euforiche. La guardava parlare e ridere e si sentiva attratto da quel viso radioso, da quel sorriso che sprizzava gioa, allegria, benessere.

Voleva conoscerla ma era un po’ timoroso, non si sentiva certo un ragazzo da copertina, e lei era insieme alle sue amiche. Alla fine decise che se non lo faceva subito non lo avrebbe fatto più. Quindi prese un bel respiro e si avviò. - Ciao, mi chiamo Luca, tu? – Ciao, io Manuela .

Lei lo guardava incuriosita e sorridente insieme a tutte le sue amiche. Luca si sentiva piuttosto imbarazzato da quella situazione e decise di giocare a carte scoperte – ti ho vista con le tue amiche così sorridente e felice e non sono riuscito a resistere alla tentazione di avvicinarmi, ma ora mi sento un po’ in imbarazzo in mezzo a tutte voi – Non far caso a loro, stiamo festeggiando l’addio al nubilato di Elena e siamo tutte piuttosto su di giri. E così facendo gli presentò tutte le sue amiche – stavamo giusto sorridendo del fatto che siamo qui in 5 ragazze da sole, carine, da 2 ore e non si era fatto avanti ancora neanche un ometto – Eccomi qui, io sono stato estratto per primo, mi mandano sempre avanti per spianare la strada a quelli più giovani e indecisi – Quindi sei una specie di ariete? – Certo, giro per i locali a prendere contatto con giovani e avvenenti fanciulle, le stordisco di chiacchere, le faccio ubriacare e poi quando sono rosolate per bene faccio intervenire gli operativi – Interessante, con noi parti bene perché siamo già alquanto alticce, quindi puoi concentrarti sulle chiacchere – Fantastico, a chiacchere vado fortissimo – Anche sulla pista da ballo! Ti abbiamo visto prima scatenato da solo la in mezzo – Bè in effetti me la cavo meglio con le parole, ma mi piace la musica e non resisto al ritmo, anche se magari sono un po’ ridicolo – Per niente te la cavavi bene anche se eri un po’ solitario – Infatti sono qui da solo, oggi ho lavorato, ero fuori città e quando sono arrivato ho deciso che era presto per il letto e mi sono concesso quattro salti e una bevuta – Hai fatto bene, perché non ti unisci a noi, stavamo pensando di trasferirci in un altro locale perché staserà dobbiamo fare l’alba e quindi si è deciso di fare il tour della provincia – Volentieri, io ho già guidato tutto il giorno, ma ero da solo, con voi sarebbe sicuramente più divertente, si va? – Perfetto, prendiamo le giacche e ci vediamo all’uscita.



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Era dentro il locale da circa un’ora e sembrava proprio una serata come tante altre, un groviglio di gente impegnata a divertirsi a tutti i costi, quasi come se fosse un lavoro. La musica non era poi malaccio, anche se Andrea non apprezzava le ultime tendenze dance, ma perlomeno quella sera, ogni tanto variavano un po’ sul tema inserendo qualcosa di commerciale, un po’ di revival e qualche classico rivisitato. C’erano un sacco di belle ragazze e Andrea le guardava con una certa frustrazione. Si sentiva un po’ come un’affamato davanti ad un buffè da cui non poteva prendere nulla. Certo gli sarebbe bastato fare un tentativo, ma l’insicurezza e l’orgoglio lo frenavano. Era una cosa stupida e lo sapeva bene, decine e decine di serate aveva trascorso meditanto su questi argomenti con un bicchiere in mano appoggiato al bar di varie discoteche. Spesso capitava anche che qualche ragazza lo guardasse ed era il momento peggiore. Già perché a quel punto non trovava più scuse per le proprie indecisioni e cadeva nello sconforto totale. I suoi amici erano in pista a ballare, a lui piaceva ballare ma quella sera non era proprio dell’umore e quindi si diresse all’uscita fumatori per l’ennesima volta. Questa cosa di dovere uscire per fumare lo faceva veramente incazzare. Possibile che i proprietari o gestori dei locali non potessero spendere poche centinaia di euro per attrezzare un piccolo angolo fumatori? Possibile che lui e molti altri dovevano rischiare la polmonite ogni volta per fumarsi una sigaretta? Se non era emarginazione questa ?

Si appoggio al muro esterno del locale e tirò fuori il pacchetto. A quel punto si avvicinò a lui una giovane ragazza che gli disse – non dovresti fumare, sai che è una cosa stupida? – Lui la guardo attentamente prima di rispondere, mentre si accendeva la sigaretta. Era giovane, 25 anni massimo, capelli neri, lisci, viso attraente, trucco appariscente, bel corpo, mani curate, vestito elegnate e sensuale. Si chiese come mai fosse lì e soprattutto perché parlasse con lui e cosa gliene importasse della sua salute? – Faccio un sacco di cose stupide – rispose alla fine. Lei lo guardo con aria sorridente e chiese – tipo? – fumare, bere, correre in macchina, essere timido – essere timido non è una cosa stupida, e poi tu non mi sembri timido – no? In effetti forse sono insicuro e presuntuoso – lo credo anch’io e quelle si sono cose stupide – Tu chi sei? Come ti chiami? Che ci fai qui fuori? – mi chiamo Marica e sono uscita a prendere un po’ d’aria perché non mi andava di stare con la persona che mi ha portato qui – Hai litigato col fidanzato? – Non è un fidanzato, è un … conoscente, ma non è interessante e credo che farò a meno della sua compagnia, tu invece? – Io sono Andrea e sono qui a rompermi con un paio di amici come tutti i sabato sera, ma penso che tra poco me ne andrò a casa. Tu non sei di qui? Non ti ho mai visto – Sono qui da qualche settimana, per lavoro – Di cosa ti occupi? – Lavoro nel nuovo night che hanno aperto – Un’esplosione di pensieri dilagò nella testa di Andrea: una prostituta? Mi sta adescando? Pareva troppo bello che una bella ragazza si interessasse a lui spontaneamente! Cosa le dico? Me ne vado? Le chiedo quanto vuole? Mi sta prendendo per il culo?

Alla fine aprì bocca – Sono spiazzato, non so cosa dirti – Perché? Non hai mai parlato con una ragazza? – Si milioni di volte ma con una ….. – Puttana? – Se lo dici tu – Io non mi vergogno del mio lavoro, guadagno bene, mi piace il sesso e vedo sempre posti nuovi – Ok ma non ti pesa? – Certo, alle volte si, ma perché il tuo lavoro lo fai sempre con gioia e leggerezza tu ? – No, ma…. – Ma è un lavoro come un altro, alle volte mi tocca sopportare, altre volte è divertente e comunque la paga è sempre ottima – Forse hai ragione tu, quanto guadagni in una sera? – Più di quanto molti guadagnano in un mese – Be a guardarti non faccio fatica crederlo, perché sei venuta da me? Io non frequento il night, e non amo pagare ragazze per fare sesso – Perché ti ho visto, ti ho trovato attraente e volevo conoscerti – E ora che mi hai conosciuto che succede – Succede che mi farebbe piacere rivederti, fare due chiacchere, conoscerti meglio, ecc… ecc… - Mi stai corteggiando? – In un certo senso si – E’ strano, non mi è mai successo, tu sei molto attraente e non ti mancano certo inviti e corteggiatori, perché proprio io? – Te l’ho già detto, mi piaci, e i miei “ammiratori” non sono interessati a conoscermi, solo a scoparmi – Le allusioni non sono il tuo forte vero? – Non mi piace girare intorno alle cose, se ti va di conoscermi meglio ti posso dare il mio numero e magari ci sentiamo domani, oppure puoi darmi il tuo – Mi sembra tutto un po’ irreale, comunque si vorrei rivederti, dammi il tuo numero, ti chiamo – Ok, eccolo, ma ricordati che non mi piace aspettare – Neppure a me, perché non ce ne andiamo via insieme ora? – No, perché adesso tu ragioni con gli attributi e pensi di portarmi a casa tua, io ci verrei anche e probabilmente ci verrò, ma non stasera. Non cerco una scopata, non solo quello, ciao-.

Si voltò e se ne andò lasciando Andrea con gli occhi fissi su di lei che stava cercando di ritornare sulla terra dal suo viaggio interplanetario ai confini della realtà.



-.-.-



All’interno del locale Sara cercava di scrollarsi di dosso i suoi pensieri, ma non ci riusciva. Ballava, bevevo, scherzava con Sandro ma non smetteva un attimo di macinare sull’accaduto, sulle sue sensazioni, sul perché, sul loro significato. Ogni tanto guardava Federica, le parlava ma lei sembrava la solita Federica che conosceva bene. Algida, umoristica, tagliente e austera. Notava che molti ragazzi del locale la guardavano con interesse, ma lei non si curava molto di loro e improvvisamente si accorse di non averla mai vista con un uomo, non le aveva mai parlato di sue storie o avventure. Con lei parlava di lavoro, di moda, di Sandro, di un’infinità di altre cose che le accumunavano ma mai delle sue relazioni. Questa cosa la turbò ancora di più. Federica era una amica a cui teneva, una persona che le piaceva, con cui aveva un rapporto piacevole ed ora sentiva repulsione per quel rapporto ma allo stesso tempo non voleva perderlo.

Sandro le si avvicinò – Stai bene? – Si perché? – Mi sembri strana, agitata, hai bevuto molto e non stai un attimo ferma – Sto bene, ho voglia di divertirmi, di fare un po’ la pazza – Ok ma non mi sembra che tu ti stia divertendo, sembri in ansia, quasi spaventata – Sarà una tua impressione, sono ancora un po’ scossa dalla faccenda del bar, ma per il resto tutto ok – ti va se andiamo a casa a giocare noi due soli? – Sarebbe bello, magari tra un po’, ora ho voglia di stare un po’ in mezzo alla gente e poi mi è venuta una gran voglia di fumare una sigaretta – E’ da un po’ che non fumi, sei sicura di stare bene – Ma si, te l’ho già detto, voglio divertirmi e voglio fumare una sigaretta, che c’è di così strano – nulla, apparte la tua acidità, comunque io non ho sigarette – e si voltò a chiamare Federica – Sara vuole fumare, hai una sigaretta? – Le ho lasciate in macchina, andiamo, avevo voglia anch’io di fumarne una – Sara restò immobile, fissava Federica e Sandro indecisa se accettare l’invito e intenta a scrutare il volto delle sua amica per capirne le intenzioni –

Era terrorizzata, cosa sarebbe accaduto la fuori? Sandro intervenne – allora? Ti sei incantata? – No, andiamo – e si avviò verso l’uscita seguita da Federica.

Nel tragitto pensava che in fondo non sarebbe successo nulla, c’era altra gente la fuori e, anzi, avrebbe affrontato l’amica esponendole i suoi dubbi, così almeno avrebbe smesso di torturarsi nei dubbi.

Arrivarono alla macchina e solo allora Sara ricordò che era dietro al locale, in un vicolo buoi dove non c’era nessun altro. Federica apri la portiera e disse – io la fumo in macchina, qui fa un freddo cane e ho lasciato dentro il cappotto – va bene, io sto tremando-

Federica le porse la sigaretta e le avvicino l’accendino al viso guardandola fissa negli occhi, poi estrasse un’altra sigaretta e, sempre fissando Sara, se la accese. Sara la fissava in silenzio non sapendo cosa dire e come rompere quell’atmosfera angosciante. Alla fine fu Fedrica a parlare – Cosa vuoi dirmi? – Perché pensi che voglia dirti qualcosa – Perché è tutta la sera che mi fissi – dici? Non mi è sembrato – Non dire puttanate, dopo il bagno del bar mi hai fissato come fossi un alieno – Ok, cos’è successo nel bagno? A me è sembrato che tu …, che …. , che ci stessi provando con me e questa cosa mi stà destabilizzando parecchio – Si, c’ho provato e a te è piaciuto – E’ tremendo, come puoi dirmelo così in faccia? Ti credevo un’amica e poi cosa ti fa credere che mi sia piaciuto? – Non lo credo, lo so e non trovo altro modo per dirtelo, ti è piaciuto e lo sai ed è questo che ti tormenta, perché se non fosse così non saresti qui in macchina con me – Non è vero, io mi sento …… mi sento malissimo, mi sento tradita, violentata, tu …. Io …. Ti credevo un amica, una persona normale ….. invece … - Invece sono una lesbica, tua amica, che si eccita pensando a te nuda davanti allo specchio del bagno di un bar, e tu sei un’amica che si è eccitata ed ora non lo accetta – no, io sono innamorata di Sandro, non mi sono mai piaciute le donne e ….. –

Federica aveva gettato la sigaretta dal finestrino e in un attimo si era buttata sopra Sara, con una mano le aveva afferrato il collo tirando la sua testa in avanti e baciandola sulle labbra, l’altra mano gliela aveva infilata tra le gambe direttamente sulla vagina. Sara ebbe un sussulto, cerco di tirarsi indietro ma non sapeva che fare, la stretta di Federica era potente e non riusciva ne staccarsi da lei ne toglierle la mano. Fedrica non indietreggio, anzi cercò di infilare la lingua tra le labbra di Sara che digrignava i denti, contemporaneamente infilò due dita nel perizoma di Sara e arrivo alle grandi labbra. Li, grazie all’esperienza di essere donna e ginecologa, con facilità infilò un dito dentro. Sarà proruppe in un gemito e cominciò a bagnarsi.

Sarà era in preda al panico. Voleva allontanarsi di li, fuggire, ma il suo corpo non faceva quello che la sua mente desiderava. Si accorse di essere eccitata, sentiva i capezzoli turgidi sfregare contro il vestito, sentiva il desiderio della sua bocca di aprirsi e della sua lingua di avvinghiarsi a quella di Federica, delle sue mani di toccarla e spogliarla, delle sue gambe di aprirsi. Lotto contro se stessa, confusa, spaventata, eccitata, poi, quando sentì il dito dentro esplose, aprì la bocca, aprì le gambe, prese Federica con le mani e la tirò verso di se, le infilò la lingua in bocca e cominciò a leccarle la sua, cercò i suoi seni, scese alle cosce e le sbottonò i pantaloni. Federica allargò le sue gambe e Sara cominciò a toccarla, a cercare e finalmente la sentì, calda, umida, rasata e fremente. Ci infilò due dita dentro e comiciò a muoverle avanti e indietro.



IL SEGUITO A BREVE .........


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Selvaggiacoppia Invia un messaggio
Postato in data: 27/05/2013 15:17:44
Giudizio personale:
ottimo raconto spero nel prosieguo al piu presto bravo..


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