i racconti erotici di desiderya

Pomodoro e peperoncino


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Non che ci fosse molto da dire. Avevo fatto la solita cazzata. Il fatto è che



a me il peperoncino, non è solo che mi piace, ma proprio ci vado matto.



Dicono che è una droga, per me davvero lo è. E da quella volta di più.





Allora, come al solito, ma al solito davvero, mi sarà capitato decine di



volte, e tutte le volte mi dico mai più, non ci caschi mai più, allora come al



solito, dopo aver spezzato un bel peperoncino rosso sulla pasta che



stavo per portare in tavola, mi viene di darmi una rinfrescata. Poi mi sarei



presentato a tavola con il piattone bello fumante, bianco e rosso, gli



spaghetti luccicanti, che ti facevano capire che bene avevi fatto a



startene a mare tutto il giorno fino alle cinque di pomeriggio, e che quello



era il premio. O almeno l'inizio dei premi.





Insomma, diciamolo chiaro, non ci avrei messo tutta sta passione se fossi



stato solo soletto, ma con lei li che era stata con me sdraiata tutto il



giorno e tutto il giorno a mare, sopra e sotto gli scogli e poi di nuovo al



sole ed a mare. Con lei li, dicevo, volevo fare una bella figura da cuoco



mediterraneo.





E così mi ero lanciato in questo meraviglioso spaghetto che ora mi brillava



davanti. Mi giro sul lavello e lo faccio, mi sciacquo la faccia. E come al



solito ecco che succede: mi passo le dita sugli occhi per lavarmi e come lo



faccio penso : no mamma no, il peperoncino, l'ho fatto di nuovo...





Gli occhi cominciano a bruciare, diventeranno più belli, penso per



consolarmi, ma non basta, perchè è calabrese il peperoncino, e brucia



davvero. ahia.





Mi faccio coraggio e torno in cucina, agguanto il piatto e mi presento in



sala, sorridendo di fronte al suo viso scottato dalla giornata di sole. Che



belli, mi dice, entusiasta. Evviva ho scelto bene, non è di quelle che non



assaggiano nulla fuori zona, evviva, è viva, penso offrendole come se



fossero collane e gioielli, e sono spaghetti ed i filetti di pomodoro appena



scottati.





Li assaggia ed io vado in estasi a vedere come li risucchia lentamente, e



poi come passa la lingua tonda e morbida sulla forchetta per raccogliere



un pezzetto di basilico. Mangia ed io guardo le sue labbra chiudersi sui



bocconi, sento le mie parole ma non le seguo, sono ormai perso tra le



olive ed i suoi denti che le schiacciano piano.





Mamma come brucia, dice lei ed apre la bocca, allarga le labbra per



aspirare aria, stringe le labbra dentro. Non devo bere, dice, poi è peggio.



E' vero, è capitato anche a me, aggiungo. Mi guarda sorridendo. Aumenta



la percezione di tutti gli altri gusti, dice.



Ma mentre lo dice, mi manca il respiro perché l'immagine delle sue labbra



che si aprono si è fissata tra un neurone e l'altro e prende a percorrere e



ripercorrere un qualche circuito nella mia mente. Le verso del vino e vedo



le sue labbra dure e gonfie per il sangue che le arrossa. Le mie anche



sono così, adesso lo sento, me ne accorgo solo ora che vedo le sue.



Allarga di nuovo le labbra, aspira, che chiude, stringe sui denti come



durante un orgasmo.





Sento le sue labbra gonfie rispondere alle mie e solo allora capisco che



l'ho baciata.





Il gusto dell'olio ed il sale sulla sua pelle si mischiano nel nostro bacio ed



io non capisco più se bacio lei, il mare o tutta la nostra giornata.



Mi scosto con l'espressione più spaesata, ora è lei che mi guarda come



quella foglia di basilico prima, mi prende per la maglietta e mi tira a se.





Nei miei ricordi il sale della sua pelle ed il peperoncino continuano a



mescolarsi. Il peperoncino esalta gli altri gusti, aveva detto, ed io ancora



ricordo il gusto esaltato suo dolcissimo, e le grida ansimanti che



accoglievano i miei movimenti in lei.







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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Belloeriservato Invia un messaggio
Postato in data: 03/05/2008 17:39:33
Giudizio personale:
Bravissimo
bello davvero


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