i racconti erotici di desiderya

Piacere di periferia


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l semaforo rosso, nella periferia vuota di vita, brilla lavato dalle gocce di pioggia. Tengo entrambe le mani sul volante e finalmente posso guardarti per un po’. I tuoi capelli neri a caschetto respingono i bagliori di luce dei fari delle auto che vengono dalla direzione opposta. Senza alcuna richiesta, senza un motivo apparente alzi la gonna e le mutandine fuggono inciampando sulla tua pelle, cadendo ai tuoi piedi. La mia mano non aspetta nessun ordine: si infila sotto la stoffa tesa dalle tue gambe aperte e stupìta inizia a vagabondare leggera, come se ti stessi toccando con un pensiero, un desiderio, una perversione improvvisa. Il tuo collo si tende all’indietro, mentre il rosso diventa verde e illumina i tuoi seni come la promessa di un’amante che spinge la porta di un motel. Riparto sotto i mille colori della città bagnata. Cerco un buio discreto, l’unica ricchezza o perdizione delle periferie. Scivolo lento sull’asfalto che ha lo stesso colore, scuro e brillante, dello smalto delle tue unghie. Mi chiedi: “cosa vorresti farmi?” mentre i bottoni del mio jeans si arrendono, soddisfatti, uno ad uno, alle tue dita. Non dico niente e il palmo della tua mano bagnata dei tuoi umori scivola e si stringe sul mio sesso. Il mio respiro prende il ritmo dei giri del motore: anche lui è ansioso di arrivare. Da qualche parte. Ma presto. La strada diventa di fango. Porta in mezzo ad un campo di granoturco verde e alto. Mi fermo. Lontano dai fari, in mezzo alla notte che farà finta di niente. Ci baciamo. Le labbra affrontano altre labbra, le mani scivolano sulla pelle e pretendono altra pelle. Ti ritrovo sopra, tra me e il volante. Immergi la tua lingua nella mia bocca ed io sento il sapore dell’eccitazione proprio mentre e il tuo sesso nudo e bagnato, sfrontato, imprigiona il mio, ingoiandolo. Mi sento una preda braccata, scovata e poi presa. Tutto è lontano. Solo le tue spinte mi divorano il respiro e alimentano la voglia che cresce. L’auto profuma di sesso e dei morsi con cui mi scolpisci una spalla. Poi un dolore più forte e i tuoi denti affondano mentre le tue gambe si stringono. I tuoi seni si gonfiano. Le tue mani impazzite afferrano, tirano, spingono. Le tue unghie graffiano. Quando ti prendo per i capelli per spingerti lontano e alleviare il dolore, sei ormai esaurita, come una pila che smette di far luce. Una goccia di saliva scende dal lato della tua bocca e mi sembri quasi svuotata come una bambola di stoffa. Prima che mi preoccupi davvero, ridi nervosa e ti getti sul sedile vicino. Ti rannicchi impegnata ad ingoiare aria. In lontananza vedo la luce che la città sparge addosso alle nuvole. “Ti riporto a casa” dico. “No. Portami da mia madre. Stanotte è meglio che dorma da lei”. Partiamo. In silenzio. Come due ladri che non vogliono essere scoperti.

Il piacere ha sempre un prezzo. Ma al buio delle periferie spesso non si nota neanche.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Maskio54 Invia un messaggio
Postato in data: 20/03/2009 23:22:54
Giudizio personale:
bello, eccitante e scritto bene. complimenti

Autore: Fantasypervoi Invia un messaggio
Postato in data: 20/03/2009 14:49:26
Giudizio personale:
Lo ritengo un racconto fuori dal coro, scorrebene mantiene il phatos...bravo


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