i racconti erotici di desiderya

Outing


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Vidi la chioma rossiccia ondulare in mezzo a decine di altre teste della folla che affollava il mercatino. Non ero sicuro che fosse la Sua, era dal tempo in cui circolavano ancora le Lire che non La rivedevo, quindi nemmeno sapevo se mantenesse ancora la stessa capigliatura, ma associai immediatamente quella chioma a Claudia, una ragazza con cui avevo avuto una relazione semi-clandestina.

Nonostante fosse fidanzata, approfittando delle frequenti assenze del Suo fidanzato, turnista , ci incontravamo nella casa di Sua madre, consapevole della natura dei nostri incontri e, complice, assentandosi al mio arrivo.

Incuriosito, cercai di avvicinarmi, raggiungendola a fatica, sgomitando tra la folla, una decina di bancarella più avanti.

Era proprio Lei che, sorpresa, mi salutò con allegro entusiasmo.

Sbrigati i convenevoli, continuammo la conversazione curiosando tra i banchi.

Discorrendo delle conferme e dei cambiamenti che erano sopraggiunti nelle nostre vite, da quando c'eravamo persi di vista, rievocando alcuni momenti del nostro comune passato, ci soffermammo davanti ad una bancarella di calzature femminili.

Claudia distolse la Sua attenzione sulla conversazione, per dirottarla verso le calzature che facevano mostra di sé sulla bancarella.

In particolare, si concentrava su vari tipi di stivali con tacco alto.

La osservavo in silenzio mentre esaminava ogni capo, cercando di immaginarLa indossarli, cadendo in preda a morbose fantasie.

Afferrò uno stivale di pelle nera, lucido, con tacco a spillo cromato, lo osservò qualche secondo, girandolo e rigirandolo tra le Sue mani, con sguardo attento e concentrato. Poi lo volse verso di me, facendomi un cenno con la testa, come a chiedere un mio parere.

Con la mente completamente annebbiata dall'eccitazione delle immagini evocatemi dalla mia eccessiva fantasia, risposi: "Sarebbero perfetti per calpestare un uomo!"

"Cosa?", rispose scoppiando a ridere.

Io invece rimasi serio, e replicai: "Non so immaginare di meglio, per essere calpestato da una donna!"

Spalancò gli occhi e chiese, incuriosita: "Cioè, a te piacerebbe essere calpestato da una donna?"

Realizzai che le stavo rivelando la mia attrazione per la dominazione femminile, cosa che non avevo fatto con nessuno, nemmeno con i miei migliori amici, ma come ipnotizzato, non mi trattenni dal farlo, tutt'altro, lo confermai.

Assunse un'espressione meravigliata, rimanendo per qualche decina di secondo senza fiatare, immobile, con in mano lo stivale.

Poi si voltò, con un'espressione accigliata e pensierosa, come ad occultare il Suo viso dalla mia vista.

D'improvviso si voltò di nuovo verso di me, l’espressione del Suo viso era un’esplosione di entusiasmo.

Mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla bolgia.

“No, questa non me la voglio perdere per nulla al mondo. Devi dirmi tutto!”

raggiungemmo un piccolo bar lì vicino, dove seduti ad un tavolino, Le raccontai della mia inclinazione alla sottomissione, della mia aspirazione ad assoggettarmi alla supremazia delle Donne, al desiderio di umiliarmi e di essere umiliato da Esse.

Lei mi ascoltò in silenzio, a bocca aperta, senza mai interrompermi.

Solamente quando ebbi finito, commentò.

“Cioè, fammi capire, te che, come diceva quell’oroscopo che facemmo insieme, trattavi le donne come aspirapolvere, adesso vuoi essere trattato tu come un aspirapolvere?”

“Più o meno, è così”, risposi.

“Scusami, ma allora sei un sadomasochista?”

“Semmai un masochista. No, non lo sono, non esattamente. Sono solamente un feticista. Adoro la Femminilità e tutto ciò che la rappresenta e la esalta, dalla Donna agli stivali con i tacchi a spillo. Non trovo piacere nell’essere picchiato o torturato, ma nell’essere dominato e mortificato, annullato come persona e umiliato come uomo.”

“Quindi, cosa ti piace, a parte essere calpestato?”

“Non si tratta di essere calpestato o frustato, si tratta di essere completamente dominato, nella mente e nel fisico, posto a servizio del piacere e della femminilità e di chi la rappresenta.”

“Non ci posso credere, ma come ci sei arrivato?”

“Caratterialmente sono stato sempre sensibile alla femminilità, per la quale mi sono spesso facilmente ammansito. E, conosci benissimo la mia adorazione per gli accessori e l’abbigliamento femminile, che spesso ti chiedevo di indossare.

Prima però ero io a dominare questa mia inclinazione, negli ultimi tempi invece, mi sono lasciato dominare da essa.

Così ho cominciato a frequentare siti di feticismo, dove ho conosciuto la Dominazione Femminile e, niente, ne sono stato affascinato. Così ho cominciato ad interessarmi di più all’argomento, realizzando la mia inclinazione alla sottomissione.”

“Mi hai proprio incuriosita, devi dirmi quali sono questi siti!”

Le scrissi alcuni indirizzi sopra un biglietto. Quindi ci alzammo.

Lei mi salutò in fretta, promettendomi che mi avrebbe chiamato presto.







“Ciao, sono Claudia. Li ho comprati gli stivali, sai?”

“Mi fa piacere, come ti stanno?”

“Vieni a vederli tu stesso, ti ricordi dove abita mia madre?”







Ci guardavamo in un imbarazzante silenzio, del tutto impreparati a quel momento.

Fu Claudia a interromperlo, con una domanda: "Cosa vorresti fare adesso?"

"Quello che vuoi tu!", risposi senza esitare.

"Sei sicuro? Posso chiedere qualsiasi cosa?"

"Voglio essere il tuo schiavo!"

La mia determinazione sembrava spaventarla, non aveva mai avuto un uomo a Sua competa disposizione, da poter soggiogare ad ogni suo volere. Tutt'altro, era sempre stata disponibile ad assecondare richieste ed esigenze dei partner maschili, in special modo nella nostra passata relazione, seppur non estremizzata fino alla dominazione.

Questa volta era Lei ad avere in pugno la situazione e, in particolar modo, con uno dei Suoi amanti più pretenziosi, per il quale era stata sempre servizievole e disponibile, anche a richieste umilianti.

“Se non sbaglio, volevi farti calpestare. Sdraiati a terra!”

D’improvviso assunse un atteggiamento più severo e deciso, indicandomi il tappeto sotto il divano, dove mi distesi con la pancia a terra.

Si avvicinò con la punta degli stivali davanti al mio viso rivolto verso di essi, ad ammirarne tutta la loro bellezza e autorità.

Poggiò la pianta della suola su una mia guancia e la schiacciò leggermente, poi la fece scivolare a terra, intimandomi di voltare il viso dall’altra parte.

Subito dopo mi salì sulla schiena, poggiandosi delicatamente, solamente con le piante dei piedi, leggermente timorosa di procurarmi troppo dolore.

Cercò una posizione di equilibrio, evitando di puntare i tacchi sulla mia schiena, ma solamente sfiorandola con essi.

Titubante, mi chiese se poteva calpestarmi anche con i tacchi.

“Ti prego Claudia, non aver alcun riguardo nei miei confronti, considerami un essere inferiore indegno di provare desideri e esigenze, se non quella di umiliarmi per te.”

La sua reazione fu contraria a quanto mi fossi aspettato. Invece di affondare i tacchi, scese delicatamente, mettendosi a sedere sul divano di fronte.

Mi voltai verso di Lei, la vidi sghignazzare seduta sul divano, con le gambe accavallate, mostrandomi in primo piano uno dei due tacchi luccicanti.

“Allora, se vorresti essere calpestato, non sarà certo quello che farò!”

Disse ridendo di gusto.

Invece di esserne deluso, me ne compiacqui, intravedendo in quel gesto un’avvisaglia che potesse assumere il ruolo di Dominante; quindi Le sorrisi, compiaciuto.

“Beh, se posso decidere io cosa fare, decido che adesso ti devi spogliare completamente, rimanendo sdraiato lì per terra!”

Eseguii con determinata euforia.

Quando fui completamente nudo, si alzò e mi raggiunse all’altezza dei fianchi, con un piede m divaricò leggermente le gambe, poi calzò la punta tra di esse, sotto il mio ventre, carezzando i testicoli, e sollevandoli innalzando leggermente lo stivale.

“Solleva il culo, fammi vedere se è ancora in forma”.

Mi sollevai sulle ginocchia, innalzando i fianchi, mentre Lei assecondava il mio movimento con il collo dello stivale premuto sui miei genitali.

“Sempre un bel culetto!”, affermò, appoggiandoci violentemente una mano e palpeggiandolo.

La mano scivolò sui testicoli, accarezzandoli, fino al pene che la accolse già in erezione.

Lei lo afferrò e lo maneggiò delicatamente per alcuni secondi.

Lasciata la presa, si portò davanti a me.

“Baciami i piedi!”

Seppur lo avessi desiderato con tutto me stesso, di poter udire quella frase, sollevai il mio sguardo stupito di udirla dalla Sua bocca.

“Che hai da guardare? Fammi vedere che fai sul serio. Baciami i piedi!”

Mi abbassai a poggiare le labbra sul collo di uno dei Suoi stivali e lo baciai.

In quel momento realizzai, seppur con entusiasmo, che Claudia si stava rivelando ben oltre quanto avessi fino a quel momento immaginato.

Fino a quel momento ero convinto che stesse recitando una parte, ma quell’ultima intimazione, la determinazione del Suo sguardo e la fermezza del tono della Sua voce, mi suggerivano che in quel momento Claudia aveva preso il controllo della situazione.

“Bravo bambino, e adesso leccali. Tira fuori la lingua!”

Le Sue parole erano musica per le mie orecchie, eccitato, avidamente mi versai con la lingua sugli stivali, ricoprendoli della mia umida saliva.

Si sedette e accavallò le gambe, volgendomi la suola dello stivale destro.

La mia lingua si spalmò anche sul cuoio sottostante il Suo piede, leggermente ricoperto di scorie racimolate nel Suo cammino.

Mentre infilavo la lingua tra la pianta e il tacco, piegò il piede e poggiò il tacco sulla mia bocca.

“Ciucciami il tacco, fai finta di fare una pompa!”

Raccolsi il tacco per intero dentro la bocca, quindi presi a muovere la testa avanti e dietro, facendo scorrere ora dentro, ora fuori il tacco. Di tanto in tanto, lo avvolgevo con la lingua, o sfioravo leggermente la punta.

“Adesso vieni davanti a me, in ginocchio!”

Mi posizionai come mi aveva richiesto.

Mi fece sollevare in posizione eretta sulle ginocchia, mani dietro la testa.

Serrò le gambe, stringendo il mio pene tra i Suoi polpacci inguainati dagli stivali.

Sollevandomi il viso con una mano e porgendosi con il suo verso di me, ironicamente chiese:

“Ti piacciono tanto i miei stivali?”

Annuii.

“Allora scopali, fammi vedere come ti eccitano.”

Esitai, non capendo cosa voleva esattamente.

“Su, dai, muovi quei fianchi, infilacelo tutto dentro!”

Come richiesto, mossi i fianchi in avanti, spingendo il pene tra i due stivali, che stretti su di esso ne tirarono completamente la pelle, provocandomi non poco dolore.

Claudia colse il motivo della mia smorfia di dolore e mi fermò per sputare sul mio membro, ricoprendolo della Sua saliva, in qualità di lubrificante.

L’accorgimento si rivelò relativamente efficace, e potetti spingere più agevolmente il mio membro tra gli stivali, la cui pelle inumidita dalla saliva si rese meno resistente.

Sotto i Suoi incitamenti, presi a pompare con più ardore, arrivando alla massima erezione e al limite dell’orgasmo, che mi sforzavo di trattenere, leggermente imbarazzato.

Ancora una volta Lei avvertì il mio disagio, dalle smorfie del mio viso.

“Dai fammi vedere quanto ti piacciono, vienici sopra!”

Ormai al culmine dell’eccitazione, estrassi il pene dalla morsa degli stivali e lo smanettai veementemente, riversando copiosamente il mio sperma sul collo dei Suoi stivali.

Rallentai soddisfatto, ma Lei mi incitò a spremermi ancora, per farne uscire quanto più potevo.

Claudia rideva soddisfatta, mentre io mi lasciavo cadere all’indietro, estasiato ed esausto, tanto da non avvertire ancora il dolore delle escoriazioni che il ruvido sfregamento aveva procurato sull’epidermide che si arrotolava sul pene.

“Hai mai assaggiato lo sperma?”

Spalancai gli occhi, incredulo alle Sue parole, non riuscivo a credere che mi avesse chiesto tanto.

“Dai, fatti sotto, ripulisci i tuoi amati stivali!”

Colta la mia esitazione, mi spronò infilzandomi i genitali con un tacco, al che sollevai il busto e esitante mi avvicinai agli stivali.

Non era la prima volta che lo ingerivo, rapito dalle mie fantasie, già in passato lo avevo curiosamente assaporato, trovandolo però alquanto disgustoso. Ma, in quella situazione, alla repulsione di ingurgitare il mio liquido seminale, si aggiungeva l’umiliazione di doverlo raccogliere dai piedi di una Donna, che in passato se ne era più volte giovata per il mio piacere.

Ravvisai in quel gesto la consacrazione della Sua egemonia su di me ed esegui con celata soddisfazione.



Ripulito e tornato a lucido ogni lembo di pelle dei Suoi stivali, raccolti anche i piccoli schizzi caduti sul pavimento o infranti sul divano, mi fece rivestire e mi liquidò rapidamente, ripromettendosi che ci saremmo rivisti molto presto.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Burli4bis Invia un messaggio
Postato in data: 15/05/2008 12:38:31
Giudizio personale:
eccitante

Autore: Carat Invia un messaggio
Postato in data: 02/01/2008 19:55:32
Giudizio personale:
stupendo


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