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L'urlo


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Facevo parte come disegnatore della spedizione archeologica Fullerton-Myers in Polinesia, dove erano stati ritrovati, in un isolotto scoperto da poco, i resti di una misteriosa civiltà, che ci accingevamo ad esplorare.

Appena in vista dell’isola, ciclopiche mura di pietra nera di origine vulcanica, probabilmente, si pararono innanzi ai nostri sguardi stupiti.

Il battello si fermò in una piccola baia coperta da sabbia scura e resti di scheletri di creature marine.

I primi a scendere a terra furono gli archeologi, mentre io scalpitavo dall’eccitazione di andare a vedere di persona quelle meraviglie che erano state raccontate dai primi arrivati.

Mentre l’ansia cresceva, verso il tramonto gli scienziati tornarono, pallidi e cupi, e si chiusero nelle loro cabine, senza rispondere alle domande concitate che ponevo loro.

Frustrato dal loro silenzio, dopo cena, scesi di soppiatto dall’imbarcazione e mi diressi velocemente verso le rovine.

Una luna enorme e rossastra incombeva sulla scena.

Man mano che mi avvicinavo, le mura divenivano sempre più grandi, comunicando una indefinibile sensazione di inquietudine.

Sembrava una muraglia compatta, senza aperture, ma girandoci attorno, mi accorsi che un grande portale, sovrastato da una possente architrave scolpita in bassorilievo con figure semierose dal tempo, indecifrabili, forse creature marine, forse umane, non era dato di capire.

Attraversato il portale, mi ritrovai in un enorme arena, o corte, circondata interamente dalla possente muraglia nera.

Il silenzio, rotto solo dallo stormire delle foglie, e dal ruggito cupo di chissà quale predatore notturno, per fortuna lontano!, avvolgeva come una cappa tangibile lo spazio.

Al centro esatto della piazza, una vasca di gigantesche proporzioni sembrava colma di un’acqua stagnante, vagamente fosforescente, immota.

Mi avvicinai lentamente, ammirato dalla bellezza di quel luogo antico, forse di migliaia di anni.

Mentre camminavo lentamente verso la grande fontana, mi accorsi di un movimento lieve sul bordo riccamente decorato della vasca.

Incuriosito, e vagamente intimorito mi avvicinai.

Sul bordo era distesa mollemente una straordinaria creatura, una femmina, di bellezza sconvolgente, i seni turgidi a sfidare il cielo, fianchi perfetti, viso da divinità pagana e…assolutamente nera! Ma non il nero degli abitanti d’Africa, un nero assoluto, lucido come l’inchiostro più puro!

Lentamente, girò il suo splendido volto verso di me, socchiudendo gli occhi, che fino a quel momento erano chiusi …per abbagliarmi con uno sguardo di un verde intenso, quasi animalesco, sconvolgente nella sua intensità.

La bocca si schiuse in un sorriso di un bianco accecante, scoprendo denti stranamente affilati ma sensualissimi nella loro bestiale bellezza.

Quasi ipnotizzato mi avvicinai fino a sentire un vago odore di muschio e il calore di quel corpo sinuoso.

Lei, senza aprire bocca mi attirò a se, e cominciò a spogliarmi, mentre io accarezzavo quei meravigliosi capezzoli duri e carnosi, neri sul nero, appena mi ebbe del tutto denudato, guardò con voglia famelica il mio cazzo, diventato duro come la roccia, che pulsava di vita propria, e in un unico gesto sinuoso se lo infilò in bocca, cominciando a succhiare avidamente, strappandomi un lungo gemito di godimento.

La sua lingua serpentina correva lungo il prepuzio, ora delicata, ora dura, quasi ruvida, mentre le sue mani accarezzavano e stringevano i miei testicoli, poi passò a leccarmeli, gemendo anche lei di piacere ferino, mentre sentivo l’umore dolce e selvatico della sua figa gocciolarmi addosso, quasi impazzito di piacere, letteralmente mi avventai su quel meraviglioso fiore nero e rosso, succhiando avidamente il clitoride enorme e pulsante leccando e infilando la lingua in quella cavità calda e vibrante, avrei voluto infilarci anche la testa, tanto era il piacere che mi offuscava la mente.

Lei gemeva come una bestia in calore, aumentando ulteriormente il mio piacere, mentre le sue affilatissime unghie graffiavano i miei lombi e la schiena, portandomi ad un parossismo di piacere mai sperimentato prima.

Ma, d’un tratto, si fermò, bloccandosi come una statua d’ebano.

Seguii il suo sguardo, mentre il mio cazzo urlava di insoddisfatto piacere, e vidi che guardava verso l’acqua.

Non era più la pozza stagnante che avevo visto all’inizio, ma si muoveva come se qualcosa si agitasse sotto la superficie, mentre lo strano bagliore verdastro aumentava lentamente.

Qualcosa increspò la superficie e…

Una figura imponente emerse gocciolante dall’acqua, era un maschio, altissimo, con un corpo perfetto, scolpito come una statua greca, glabro, possente…assolutamente bianco! Bianco di marmo pario, in tutti i suoi dettagli, ma anche flessuoso, vagamente animalesco, e con un cazzo lungo e spesso, eretto come se già l’eccitazione di ciò che guardava lo avesse pervaso, e lo sguardo, anch’esso verde, accecante, e la bocca, schiusa in un lieve sorriso ferino, era la perfezione assoluta.

Stranamente non fui intimorito da questo colosso, ma attratto ed altrettanto eccitato.

Lui, senza degnarmi di uno sguardo, si avventò sulla femmina, penetrandola violentemente con quel cazzo enorme, e lei, per niente disturbata, accoglieva i colpi di quei glutei potenti urlando con voce roca suoni mai uditi.

Io ero come impazzito e mi avvicinai per partecipare a quell’orgia di indicibile piacere, quando lui, finalmente cosciente della mia presenza, mi abbracciò con braccia d’acciao, e mi baciò con una forza sconvolgente, insinuando la lingua serpentina ad allacciare la mia, mentre sentivo il suo cazzo premere contro il mio.

Ad un tratto mi spinse la testa verso il suo ventre, e mi ritrovai in bocca quella verga vibrante, che quasi mi soffocava mentre la bocca di lei sapientemente lavorava sul mio, e lui assaporava la fica urlante di lei, in un triangolo di piacere incommensurabile.

Poi, con insolita delicatezza, mi girò sulla schiena, e, trovato il mio buco fremente, vi infilò, dolcemente, il suo splendido cazzo.

Il mio gemito di piacere si mescolò al suo, mentre la donna mi offriva il suo scultoreo culo, che penetrai, forse un po’ bruscamente, tanto era il godimento, ma che lei accettò, ululando di piacere,

Mentre mi contorcevo in vista dell’esplosione orgasmica, lui mi morse delicatamente sulla schiena, senza procurarmi dolore, ma con decisione.

Sentii una strana sensazione, subito sommersa dal piacere che provavo.

Al culmine dell’orgasmo, tutti e tre ci ritrovammo distesi l’uno accanto all’altro, mentre un fiotto enorme e verdastro scaturiva dal suo pene, e dalla figa di lei altrettanto forte un liquido dello stesso colore, che si mescolarono al mio sperma candido nella luce della luna, mentre un lungo urlo bestiale usciva da quelle gole.

Non sono più tornato al battello, e i miei compagni dopo lunghe ricerche hanno desistito, dandomi per disperso.

Adesso nuoto anch’io in quella grande vasca, il corpo trasformato in qualcosa di inumano, in attesa che qualcuno venga a placare le mie voglie, e quelle dei miei nuovi compagni, Urlando, tra le nere mura, alla luna rossastra, nostra madre.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Ninja85 Invia un messaggio
Postato in data: 05/04/2014 04:01:40
Giudizio personale:
Bello veramente

Autore: Sandman71 Invia un messaggio
Postato in data: 05/10/2007 09:49:03
Giudizio personale:
Fa molto Lovecraft bello!

Autore: DrakEva Invia un messaggio
Postato in data: 05/10/2007 00:10:17
Giudizio personale:
Interessante racconto di tipo fantastico, piacevole ed insolito.

.... ma, perche le femmine \"ululano\" sempre? Licantropia?

Autore: Bsx52 Invia un messaggio
Postato in data: 04/10/2007 20:03:39
Giudizio personale:
Scarso

Autore: Steve6872 Invia un messaggio
Postato in data: 04/10/2007 14:57:13
Giudizio personale:
Veramente molto bello e coinvolgente.


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