i racconti erotici di desiderya

L'odore del sesso parte prima

Autore: Joshua1
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L'olfatto e' l'unico tra i sensi abile nell'evocare forti immagini, memorie, sensazioni perdute ma poi ritrovate. L'odore e' il particolare che ti travolge, l'attimo prima di una violenta eccitazione. Questa storia e' immersa nel fervore degli odori e dei profumi del sesso.

Non ricordo bene come tutto ebbe inizio e non ricordo bene nemmeno il perche' di tanta trasgressione: sono passati anni da quel vivace periodo. Avevo appena cambiato lavoro e con la mia compagna mi ero trasferito in un'altra cittadina nella periferia di Milano. Mi ritenevo una persona fedele, rispettosa del proprio partner, mai avrei pensato di ritrovarmi in situazioni di cosi' spericolata trasgressione.

L'ambiente di lavoro era quella tipico di una grande famiglia, fatta di persone che si conoscono da anni e sempre disponibili ad aiutarti in qualsiasi situazione. Lavoravo principalmente su Milano e province vicine, non avevo la macchina e per questo una mia collega, Silvia, si era offerta di darmi un passaggio perche' vivevamo non molto lontani e lei comunque sarebbe passata praticamente sotto casa mia per raggiungere il lavoro. L'unica condizione era che la macchina l'avrei giudata sempre io e lei avrebbe fatto da passeggera.

Silvia aveva qualche anno in meno di me, una ragazza solare, divertente e innamorata della vita, anche lei impegnatissima e fedele. Di statura normale, con un bel fisico che pero' tendeva a non enfatizzare: labbra carnose, seno abbondante, sedere da ammirare e sguardo che ti chiedeva molte cose. Passavamo tanto tempo assieme, era praticamente inevitabile conoscerci a fondo e diventare amici. Questo e' quello che accadde dopo qualche mese di lavoro: ci raccontavamo tutto, da come andava con i rispettivi partner a discorsi futili o profondi. Si raccontava molto del proprio essere e questo avveniva sul posto di lavoro ma principalmente durante i viaggi i macchina.

Forse per gioco o forse perche' avevamo esaurito gli argomenti, ad un certo punto abbiamo iniziato a parlare di sesso e delle nostre fantasie. Ricordo la prima domanda fatta in un parcheggio durante la pausa pranzo: "Ti piace il sesso orale?" e la domanda successiva era: "Ti piace piu' farlo o riceverlo?"

Quello che ho provato nel sentire la sua voce flebile e quasi ansimante che rispondeva e argomentava, era l'equivalente ad una scarica. La sua risposta era quasi ovvia, era un "si'" ma quello che mi aveva acceso nel profondo era la motivazione: a lei piaceva succhiare, cosi' tanto che non si sarebbe mai fermata, leccarlo lentamente e tutto ma soprattutto Silvia amava ingoiare.

Questa confessione rompeva immediatamente il ghiaccio verso discorsi tacciuti persino ai nostri rispettivi partner. La pausa pranzo finiva, con noi che troncavamo il discorso e riprendevamo il lavoro. Un pomeriggio anomalo, con la sua voce che mi ronzava





in testa e che ripeteva quanto amasse succhiare e ingoiare. Non nascondo che ero infinitamente eccitato e turbato da quelle sensazioni.

La sera stessa, nel viaggio di ritorno a casa, dopo aver parlato in generale della giornata, lei mi chiese di dirle qualcosa di me che nessuno sapeva, giusto per bilanciare quello che lei mi aveva detto. La mia risposta era che mi piaceva scrivere racconti erotici. Silvia era sorpresa e molto incuriosita da questo mio segreto hobby e faceva molte domande da "qual'e' il tuo soggetto preferito" a "a perche' mi piaceva farlo". La mia risposta provoco' qualcosa in lei, il suo sguardo era quello di una donna che si bagnava e che muoriva chiedendo di essere furiosamente posseduta. Le dissi che la realta' spesso e cosi' perfettamente soffocante che ti spinge ad evadere e a cercare anche solo con la fantasia un torbido momento di trasgressione. Il viaggio si concluse con noi che ci promettemmo di far rimanere questi discorsi tra di noi e di evitare di parlare di sesso.

Nei giorni successivi, nelle settimane successive non abbiamo parlato come eravamo abituati a fare, forse c'era tanta paura. Quello che si percepiva nei nostri occhi e nei nostri corpi era un calore ardente.

Una sera come tante stavamo tornando da Brescia a Milano, un viaggio lungo e noioso, si parlucchiava e lei scherzando mi chiese di raccontarle un storia, una storiella erotica e lei avrebbe giudicato se ero capace o no.

Da un primo imbarazzo e alcuni istanti di esitazione, con lei che innocentemente insisteva, decisi di raccontarle qualcosa. Non sapevo da dove iniziare e cosi' presi spunto dalla situazione in cui eravamo, parlando di una coppia di sconosciuti in una macchina e parlando di come gli odori spingevano a far cadere inutile difese e a suscitare sensazioni incontrollabili. Il racconto fu travolgente, lei ascoltava e si immedesimava, sudava per l'eccitazione cullata da parole. Alla fine della storia ci fu il silenzio di una sigaretta fumata assieme, con l'obiettivo di placare gli animi, poi la sua domanda:" Il tuo... il tuo... che odore ha?" La mia risposta improvvisa:"vuoi sentirlo?" Silvia annuiva e impaziente aspettava, io mi infilavo la mano nei pantaloni sino a raggiungere il mio pene duro e con la punta delle dita lo accarezzavo, cercando di catturare il suo inebriante odore. Tirata fuori la mano, dolcemente muovo le dita in prossimita del naso di Silvia, che con occhi chiusi freme. Dopo aver inspirato e goduto di quel profumo, la sua reazione fu quella di succhiare instintivamente il pollice della mia mano. Il tempo scorreva ed eravamo quasi sotto casa mia. Il tempo di ricomporci e di salutarci e mi ritrovavo sotto la doccia a masturbarmi pensando alle sue labbra che afferravano il mio pollice.

La sera dopo nella macchina c'era elettricita', Silvia muoriva mentre aspettava di risentire quell'odore. Le chiesi se ero stato bravo nel raccontare la storiella, lei disse che era talmente tanto eccitata che tornata a casa si era masturbata. Mi chiese se poteva risentire quel odore per l'ultima volta. Avevo pantaloni stretti e il mio cazzo era talmente tanto duro che non riuscivo ad infilare la mano. Le dissi che era impossibile, l'unica soluzione era sbottonarli. L'avrei fatto ma solo se lei non avesse guardato il mio cazzo. Fu impossibile, lei non resistette alla tentazione e osservo' il mio cazzone venire fuori dai pantaloni e la mia mano stringerlo con vigore per catturare il suo profumo. Lei succhiava il mio pollice con frenesia quasi a consumarlo, guardava il mio pene e ansimava toccando la sua patata che era quasi intrappolata sotto la sua gonna. Dopo attimi convulsi, mi ricoprivo e fumando una sigaretta raggiungemmo casa mia.

La giornata successiva discutemmo su quello che stava accadendo tra di noi e decidemmo di non farlo piu' accedere.

Ma non fu del tutto cosi'...


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