i racconti erotici di desiderya |
Lettera a juan |
La voce di Igoia al cellulare mi ha eccitato moltissimo. Juan non ti nascondo che, appena terminata la conversazione, ero tutto bagnato. Un lungo filo d'argento imperlava le mie cosce. In preda a strane voglie, mi sono spogliato completamente nudo, ho preso dal frigo un grosso cetriolo, l'ho cosparso di vasellina e me lo sono infilato piano piano su per il buco del culo. Poi, sdraiato sul letto, stando bene attento a non far sgusciare via il cetriolo, ho messo due mollette da bucato ai capezzoli, ormai turgidi e scuri, ho chiuso gli occhi e, masturbandomi dolcemente, ho iniziato a fantasticare.
Spiavo te, Juan, dalla porta del bagno. Da uno spiraglio ti vedevo mentre ti facevi la doccia. Ti guardavo insaponarti e, appena hai cominciato a lavarti l'uccello, ad insaponarti le palle e il culo, ho tirato fuori il mio pisello. Con la paura che Igoia arrivasse da un momento all'altro, ho cominciato a menarmelo come un porcello, infilandomi anche un dito dietro. Guardavo rapito il tuo corpo sotto l'acqua, nel sapone... le tue mani. Non capivo più niente e sentivo che da un momento all'altro il mio sperma sarebbe schizzato fuori... sarei riuscito a trattenere l'urlo di piacere che sentivo sempre più salirmi in gola, ti saresti accorto di me, cosa avrei potuto dire a mia discolpa?... Igoia, intanto, con il suo passo da pantera, silenziosa, si era avvicinata. Me la ritrovo improvvisamente alle spalle. Indossa dei guanti neri. Con una mano, rapida, mi tappa la bocca, con l'altra mi afferra per le palle, stritolandomele. Cado in ginocchio con i jeans alle caviglie che mi impediscono qualsiasi possibilità di fuga. Assestandomi un calcio da dietro cado a faccia in giù sul pavimento del bagno, spalancando la porta. "Questo porco ti stava spiando Juan... il maiale ti guardava col cazzo in mano, ma adesso gliela faccio passare io la voglia..." Igoia tira fuori dall'incavo del seno due cordicelle sottili, mi serra i polsi, legandomi un braccio ad una maniglia di un mobile e l'altro alle maniglia della porta. Mi ordina di rialzarmi, mettendomi in ginocchio. Con le braccia aperte, sospese tra le due maniglie faccio fatica ad alzarmi. "Mi fanno male i polsi, ti prego padrona slegami!!!... Inginocchiati lurido cane che spii mio marito, su in ginocchio ho detto!!" Una frustata mi colpisce le natiche, che bruciano. Finalmente riesco ad inginocchiarmi. Igoia mi divarica le gambe lasciandomi le caviglie imprigionate nei jeans, catene improvvisate. "Continua pure a guardare Juan mentre si lava, desidera pure il suo superbo cazzo, ma adesso caro il mio frocetto, visto che ti piace tanto il pisello, ciuccia questo..." E mi mette in bocca, tirandomi su per i capelli, un grosso fallo di gomma che si è attaccata ai fianchi. "Bagnalo ben bene, usa tutta la saliva che riesci a trovare, perché sto per infilartelo in culo e non solo la punta ma tutto, fino al tuo lurido stomaco!!!" Lo stacca dalla mia bocca e, fulminea, mi è dietro, pronta ad incularmi, mentre mi obbliga a profondermi in scuse con te, Juan, per essermi azzardato a spiarti. "Dille che non lo faccia, così mi farà male..." Igoia, implacabile, mi allarga le natiche, poggia la punta del fallo nel mio buco e con mossa decisa mi sfonda il culo facendomi gemere di dolore, che pian piano si trasforma in un piacere sottile, tradito da gemiti e sussulti, ma ad ogni mio gemito Igoia, continuando a prendermi da dietro, è lì pronta a sculacciarmi sonoramente, a mani nude, fino a strapparmi suppliche e pianto. All'improvviso ho avuto un orgasmo violento espellendo il verde ortaggio strappandomi le mollette con le mani impastate di sperma e tra le convulsoni ho riaperto gli occhi... erano bagnati di lacrime. A presto. Un bacio Kandido. |