i racconti erotici di desiderya

L’estate facevo il cameriere...


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A quel tempo avevo circa diciotto anni e durante l’estate facevo il cameriere in un ristorante per alzare un po’ di soldi. Lavoravo in un ristorante in collina, una cosa molto chic e ricordo che si sgobbava come dei matti. Lavoravo con altri ragazzi della mia età fin dal primo giorno mi avevo molto colpito uno di loro: era un bellissimo senegalese dai muscoli torniti e calvo. Una sera stavamo risistemando dopo il solito banchetto della domenica. Eravamo sfiniti e stavamo in cantina a sistemare i vuoti delle bottiglie. Ammiravo il suo corpo splendente mentre spostava le casse. Ad ogni movimento scoprivo nuovi muscoli lungo il suo corpo. Ero veramente incantato e il mio sguardo non gli passò inosservato, A un certo punto mi passò accanto e sentii che mi sfiorava quasi inavvertitamente il sedere. Non aspettavo altro. Cominciai a girargli attorno scheccando come un vera troietta. Mi avvicinavo e lo sfioravo, gli chiedevo che sport facesse per avere un corpo così bello, letteralmente mi strusciavo come un gatta in calore. Lui lasciò far per un po’, poi si appoggiò al muro e si tolse la canottiera. Io lo guardavo estasiato. A quel punto si slaccio i calzoni e vidi quello che sognavo, il suo cazzo era ritto come un palo, un glorioso uccello nero grosso, turgido e pieno di vene spuntava dai calzoni, Si sedette su una cassa e mi disse di avvicinarmi. I pochi secondi ero in ginocchio davanti a lui e melo stavo infilando in bocca. Era una bestia immensa che mi entrava fino in gola, mentre lui mi teneva la testa con entrambe le mani. Stavo tremando di gioia, non capivo più niente, tutto il mondo era scomparso ed era rimasto solo quell’enorme cazzo tra le mie labbra e la sua voglia di riempirmi. Sbuffava come un toro, si vedeva che era un po che non scopava e voleva sfogarsi di tutto ora. Cominciai a sentire le prime gocce poi lui che me lo mi tirava con più forza e finalmente un fiume mi si riversò in bocca e sulla faccia. Ero una troia impazzita e succhiavo e bevevo tutto quel ben di dio che mi arrivava addosso. Continuavo a leccarlo e mi sorprendeva che il suo cazzo non diventasse molle. Era ancora duro e dritto. Allora mi alzi, Mi tolsi di dosso tutto quello che avevo. La mia faccia era completamente coperta dalla sua sborra. Mi misi in ginocchio, a pecorina con lui seduto dietro di me, allargai le gambe e cominciai bagnarmi il buchino con la mia saliva mista al suo seme. Iniziai a infilarmi le dita dentro. Poco dopo arrivò qualcosa di molto meglio. Non era ancora sazio. Mi entrò e mi scopò come un toro. Io non ricordo cosa avessi detto, se urlassi. Ero fuori di me dal piacere. Lui mi scopava come un dio di ebano, come l’uomo che avevo sempre sognato. Proprio mentre stavo venendomi dentro sentimmo qualcuno che scendeva le scale. Era il padrone che chiedeva dove fossimo finiti. Con il suo uccello dentro che stava venendo ci accovacciammo per non farci vedere, mentre lui finiva di montarmi.



Ci vedemmo altre volte durante e fuori del lavoro, poi lui tornò dalla sua famiglia in Africa. E non fu facile dimenticarmi quel dio nero.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: I Diavoletti Invia un messaggio
Postato in data: 30/05/2014 15:49:19
Giudizio personale:
mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm bellissimo

Autore: Solei85 Invia un messaggio
Postato in data: 08/05/2007 00:40:00
Giudizio personale:
10+


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