i racconti erotici di desiderya

Lei

Autore: Marco&ornella
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eccovi la prima parte di una mia avventura capitata pochi anni or sono che ha cambiato in tutto la mia vita. Se ora noi siamo in questo sito lo dobbiamo solo agli sviluppi di questa vera avventura.



L E I



Finalmente Lei è arrivata, con la figlia e con il marito, per passare l’estate a casa mia.

Stupenda, con una vaga somiglianza alla famosa Jennifer, alta un metro e settanta circa, occhi da fatina buona, pelle abbronzata di natura per la sua origine non italiana, capelli neri, lunghissimi, un visino rotondo e molto bello, le labbra carnose rosse danno un colore erotico al suo volto, la voce suadente con uno strano accento straniero che non saprei definire, diverso da quello che hanno tutti gli altri suoi connazionali, le tette dure anche se da terza abbondante, un bel culetto sodo, un aria generale di gran porca e ne sapevo qualche cosa, un corpo sinuoso che lasciava immaginare roventi movimenti erotici

L’avevo vista una sola volta e mi è entrata subito nel sangue.

Lei sposa di Ivan un cugino di mia moglie, emigrati in Italia dalla Romania e sistemati in un paesetto del Piemonte dove lavorano.

A Pasqua del 2003 siamo saliti al nord ospite con la mia famiglia a casa sua, per conoscerli visto che io non li conoscevo e mia moglie non conosceva la cugina acquisita, loro si sentivano spesso telefonicamente e così avevano deciso di passare la pasqua insieme.

Mia moglie mi aveva convinto a fare questo viaggio, lei che da undici anni vive in Italia sentiva il bisogno della sua gente, io non né avevo voglia però mi ero lasciato convincere anche perché pensavo di passare una settimana a Milano dove loro mi dicevano che abitavano, avrei approfittato del viaggio per rivedere alcuni miei parenti a cui sono molto affezionato e poi avrei avuto la possibilità di rivedere il MILAN a San Siro, e cosa più importante avrei portato allo stadio mio figlio Nicola di 9 anni, che proprio Milanista non è, quindi pensavo, che la bellezza dello stadio, la coreografia dei tifosi, il vedere la squadra dal vivo, avrebbe fatto crescere in lui lo spirito Rossonero e devo dire che in questo mio intento sono riuscito.

E così partimmo dalla Calabria in treno con quelle maledette tradotte da terzo mondo che in Calabria si ostinano a chiamare treni, carrozze così brutte non le avevo viste nemmeno nei film Western, comunque non era il caso di andare con la macchina, con l’inverno e due bambini piccoli, proprio non era il caso.

Dopo un viaggio tranquillo arrivammo alla stazione centrale di Milano, trovammo ad attenderci il cugino di mia moglie, un ragazzone simpatico e di buona conversazione e prima amara sorpresa loro non abitavano a Milano ma in un paese della provincia di Novara. Così ci sorbimmo un’altra ora e mezza di auto per arrivare a casa percorrendo l’autostrada dei laghi, mia moglie e il cugino continuavano a parlare in Rumeno ed io già maledivo il giorno che mi ero lasciato convincere a fare questo viaggio, pensando a una settimana di noia e di torture da passare chiuso in un appartamento nel freddo inverno Piemontese, per fortuna non fu così.

Appena la vidi sentii un tuffo al cuore, lei ci salutava dal balcone di casa sua con in braccio la figlioletta di tre anni, ed anche se indossava abiti pesanti per la rigida giornata invernale mi apparve subito sexy.

In casa al tepore del riscaldamento mi apparve in tutta la sua femminilità indossava jeans a vita bassa e un pullover chiaro. Dopo i convenevoli di rito e le presentazioni incominciammo ad entrare sempre più in confidenza.

Il marito Ivan in quei giorni era spesso fuori per lavoro, faceva il muratore e tranne il giorno di pasqua e pasquetta doveva lavorare perché dovevano consegnare una commissione ed erano in arretrato. La figlioletta di tre anni quasi coetanea alla mia girava per casa con la sua nuova cuginetta felice per questa nuova amica di giuochi e per il non dover andare per qualche giorno all’asilo.

Lei G. ci faceva da cicerone per il paese portandoci in giro, ci accompagnò anche a Varese da alcuni miei parenti ma non volle venire a San Siro, li andammo solo io e mio figlio, anche se mia figlia piccola è più milanista del grande.

Come ho già detto e come continuerò a dire lei G. è stupenda

Più la guardavo e più mi piaceva, aveva un suo modo di fare dolce e sensuale, il suo sorriso era un trionfo della natura, il suo incedere una sinfonia per il suo muoversi da gatta in calore.

Passai i primi giorni della settimana ad osservarla e a cercare il suo sguardo, la cercavo sempre, la coprivo di attenzioni e di gentilezze, anche se dovevo agire con molta calma e circospezione perché non conoscevo la sua possibile reazione, ma alla fine del terzo giorno ho avuto impressione che anche io le interessavo in alcuni momenti mi è sembrava che mi provocasse, per esempio le sue mutandine uscivano sempre un poco troppo dal suo pantalone quando ci ritrovavamo da soli in una stanza, oppure sentivo che si strusciava apposta quando entravamo in contatto per i corridoi di casa.

Comunque mai ho notato il suo sguardo nel mio, io la cercavo ma lei mi sfuggiva.

Un pomeriggio mentre io ero in soggiorno a leggere un libro e lei girava per la stanza mettendo in ordine, notavo che si stirava il più possibile per far uscire le sue mutandine, continuava a piegarsi e quindi il suo tanga faceva capolino facendomi impazzire, all’improvviso, mentre la guardavo estasiato avvertii una presenza, il marito, che prima chiacchierava in cucina con mia moglie, entrò nella stanza e parlandogli in Rumeno la rimproverò per quelle sue cose intime che uscivano fuori dai pantaloni, lei rispose stizzita al marito, mentre tirava giù la maglia, invitandolo a non fare il geloso, io capii tutto il Rumeno non lo parlo ma oramai lo capisco abbastanza anche se io continuo a far credere di non capire una parola.

Comunque questi suoi gesti sessualmente provocatori potevano essere solo mie fantasie, mie speranze anzi sicuramente lei agiva in buona fede e quindi era solo la mia testa a cercare in gesti suoi innocenti un filo di speranza di riuscire a dar sfogo alle mie voglie.

Non avevo possibilità di fare il primo passo, perché questo poteva causare una sua reazione negativa e potevo perdere anche quel filino di speranza e magari causare liti in famiglia oltremodo non opportune vista la situazione, non mi piaceva fare la figura del maniaco approfittatore dell’ospitalità che ci era stata offerta.

Dovevo soffrire e sperare in silenzio, sperare in un miracolo o chissà in cos’altro, in un suo cenno, in un suo invito altrimenti tutto sarebbe rimasto nel dubbio, vago, un sogno in cui il sesso sarebbe rimasto solo a livello platonico e non reale, le ore sfrenate di sesso tra noi solo immaginate, pensate, realizzate solo nella mia fantasia e niente più.

Ma un giorno il miracolo accadde.

Una mattina dopo una nottata passata nel suo letto, ceduto a noi per ospitalità, vengo svegliato dall’odore del caffè, mi alzo e in pigiama vado in cucina, lì mia moglie assonnata fumava la prima sigaretta, di lei nessuna traccia,

-ciao - dico a mia moglie, - è pronto il caffè?-

- due minuti- fa lei

- Ok!- Vado una attimo in bagno –

e senza attendere altro mi avvio ma li sulla porta del bagno eccola, meravigliosa stretta in un accappatoio rosa, con una asciugamano che si strofina i capelli bagnati

- buon giorno, bella - faccio io

- ciao Mà- mi dice lei,

- ti lascio il bagno-

e sorridendomi procede verso la cucina.

Appena entrato in bagno noto subito una cosa che prima non avevo mai visto, il cesto della biancheria sporca, mi avvicino e tremando lo apro, trovo subito il tesoro che cercavo, una sua canotta e il suo reggiseno, lo prendo e l’annuso un poco ma ecco le sue mutandine, nere merlettate, tipo string, le avevo intraviste ieri sera mentre facevano capolino dal suo jeans a vita bassa, sono arrotolate su se stesse, le prendo e trepidante le apro e le annuso, l’odore della sua carne mi fa girare la testa, sono rosso in viso e ….

- è pronto il caffè, -

urla mia moglie dalla cucina.

Ritorno in me e cerco di riacquistare la calma, in un attimo, mi lavo la faccia, e riprendo le mutandine di lei, le stringo nel pugno, cosa faccio, le rimetto a posto o le porto via con me?? Mille dubbi mi assalgono, ma il mio tesoro è troppo importante, decido di tenerle per un po’, poi le rimetterò a posto, esco dal bagno e vado in camera da letto, dove le nascondo? Nel mio pantalone, troppo rischioso, decido per infilarle nella mio necesser per la barba, riesco e vado in cucina, loro, mia moglie e lei parlano nella loro lingua, io ufficialmente non capisco una parola, parlano di un loro parente in Germania e ridendo mi dicono che la prossima volta andiamo tutti lì,

- no, faccio io questa estate venite voi in Calabria, -

- sì veramente aggiunge mia moglie,-

- è un’idea, fa lei, mia figlia ha proprio bisogno di un po’ di sole e di mare

- ok allora siamo d’accordo dico io speranzoso, mentre sorseggio il caffè, immaginando già il suo corpo in costume da bagno.

- no, dice lei, dobbiamo parlarne con mio marito IVAN,

- Figurati se lui non è d’accordo, dice mia moglie, dai che ci divertiamo al mare.

- Vediamo, dice lei e alzandosi aggiunge

- - vado a vestirmi,

- Anche noi, - gli dice mia moglie.

E così ci alziamo dal tavolo della cucina e andiamo in camera,

- vado a farmi la barba, dico a mia moglie uscendo dalla stanza

ma la porta del bagno è chiusa, torno dentro e aspetto un po’ discutendo con mia moglie sulle cose da fare in questi giorni che restano di ferie, dobbiamo comprare questo, e questo altro, comprare il regalo ai tuoi, ai tuoi nipoti e incomincia con un elenco di spese che non finisce più,

- và bene – rispondo io

rassegnato allo shopping permanente che durerà questi giorni, intanto sento che il bagno si è liberato e così mi avvio per fare la barba,

Lei è nel corridoio mi guarda con occhi diversi dal solito, non sorride, è strana, come se con il suo sguardo, analizzandomi da capo ai piedi, cercasse di scoprire qualcosa, una risposta, una risposta a un suo dubbio.

Gli faccio un cenno di saluto e mi chiudo nel bagno certo di poter avere alcuni minuti di privaci per godere delle sue mutandine, del suo odore prima di rimetterle a posto, sono belle mi eccitano molto, le odoro e sento il suo sapore di donna nelle mie narici, le guardo attentamente e con gioia vedo un pelino nero impigliato nei merletti, lo prendo e lo guardo come se osservassi una reliquia, sono eccitatissimo e decido di darmi una botta di gioventù, decido di masturbarmi pensando a lei con le sue mutandine strette sopra il mio volto.

Appagato dall’eiaculazione violenta, liberatoria, che dopo giorni di castità forzata incominciava a pesarmi, cerco calmo e rilassato di tornare alla realtà dopo i momenti di erotica fantasia, a malincuore prendo le mutandine e dandogli l’ultimo bacio mi accingo a rimetterle a posto, apro il contenitore della biancheria sporca e…

Maledizione non c’è più niente, il contenitore è vuoto, mi accorgo solo adesso che la lava-panni è in moto, il suo ronzio mi perfora il cervello, mi sento come un bambino scoperto a rubare la marmellata. Cosa faccio ora? Sicuramente avrà notato che le sue mutandine non ci sono, ecco il perché di quel suo sguardo indagatore, sono fottuto, che faccio? Lasciarle di nuovo nel contenitore non cambia niente, saprà che le ho prese e poi rimesse a posto, lasciarle in un angolino del bagno no le avrebbe viste prima, posso metterle dentro la lava-panni è un’idea, giusto le metterò lì. Potrà credere di essersi sbagliata e di non averle viste al momento di caricare la lavatrice.

Chiudo l’interruttore del lavaggio ed il rumore che prima mi sembrava assordante s’interrompe di colpo lasciandomi col silenzio delle mie paure, mi accingo ad aprire l’oblò quando….

- Marco cosa succede? Perché la lavatrice si è spenta?-

mi interroga la sua voce da dietro la porta del bagno.

Maledizione mi tiene sotto controllo

- Niente, inavvertitamente ho spostato la presa della lavatrice –

rispondo io mentre rimetto in moto l’elettrodomestico.

Cosa faccio? Mi tiene d’occhio. Il panico mi assale, le butto nella tazza e tiro l’acqua, forse è una soluzione, dolorosa ma è una soluzione, tardiva ma è una soluzione.

Lei oramai avrà avuto la conferma che ho io le sue mutandine, il fatto che mi controllava è una conferma che tra le sue ipotesi la soluzione di mettere lo slip nella lavapanni c’era e quindi quando io ho fermato il lavaggio lei ha avuto la conferma del mio furto.

Che figura! Chi sa come mi giudica, cretino che non sono altro, dovevo lasciarle subito ma non avevo previsto che lei metteva in moto la lavapanni oggi stesso.

Di buttarle oramai non ha senso, le nasconderò io e me le porto in Calabria succeda quello che succeda.

La decisione è presa, in poco tempo svuoto il contenitore del sapone da barba, non mi piace il sapone nelle bombolette, e dentro la scatolina verde della Proraso metto le mutandine, vediamo che succede.

Apro la porta del bagno e lei è lì nel corridoio, parlotta con mia moglie, mi osserva, non sorride, vado in camera dove i bambini giocano, mi saltano addosso, li abbraccio e li bacio tutti e tre sono i miei due figli un maschietto e una femminuccia di quattro anni e poi c’è la figlia di lei di tre anni, vado in camera da letto, mi vesto, metto nella valigia il mio tesoro e vado in cucina per un altro caffè, torno indietro, guardo il mio necesser per la barba, devo trovare il modo di sapere se qualcuno fruga tra le mie cose, decido di mettere in stretto ordine le cose che ci sono dentro e il pirulino della cerniera lampo la incastro dentro la lampo stessa.

Soddisfatto vado per il secondo caffè.

-caro adesso andiamo per negozi, soli soletti perché i bimbi restano con lei- mi comunica mia moglie indicandomi Lei che con un sorrisino forzato mi osserva.

- va bene usciamo- dico io prendendo il cappotto.

Salutati i bambini, eccomi per strada a scoprire negozi in questo paese piemontese, compriamo delle cose inutili da regalare a parenti e amici giù in Calabria spendiamo soldi e io capisco sempre meno di quello che succede la mia mente e lì in casa racchiusa in quella scatoletta verde.

Vengo riportato sulla terra dalla suoneria del mio cellulare, un nuovo numero sono tentato a non rispondere comunque

-pronto-

- Ciao Marco – un tuffo al cuore mi percuote tutto ho riconosciuto subito la sua voce

-scusa se ti disturbo, ma volevo sapere se tornate a mangiare o se mangiate fuori- aggiunge con la sua voce dall’accento strano ma delizioso, la immagino sorridere.

- aspetta chiedo a mia moglie - faccio io.

Decidiamo di tornare, anche per non lasciarla da sola in balia delle tre piccole pesti, glielo comunico e la saluto e lei di rimando mi fa,

- Meno male avevo paura che mi volevi lasciare sola , a presto, ciao-.

Sarà la mia fantasia ma la sua voce aveva un non so che di erotico, mi è sembrato che quel “a presto, Ciao” aveva un suono diverso più caldo, da lasciare immaginare lussuriose cose, sarà la mia fantasia.

Sarà la mia fantasia ma perché ha chiamato me e non ha chiamato il cellulare di mia moglie, oltretutto loro due hanno l’opzione con cui possono comunicare gratis?

Nuove speranze si aprono all’orizzonte.

Di ritorno a casa con pacchi e pacchetti siamo assaliti dai bambini che però ben presto ritornano ai loro giochi, scarichiamo il comprato in camera da letto e…. mi accorgo che la valigia è spostata prendo il necesser e noto che la chiusura lampo non è chiusa fino alla fine, sono certo qualcuno ha girato nella mia borsa e non sono stati sicuramente i bimbi, apro e trovo la scatolina del sapone lasciata aperta, mi vuol far sapere che lei sa, ma le sue mutandine ci sono ancora.

Perché non le ha riprese? Forse ha accettato questo mio desiderio?

Rimetto tutto a posto e rosso in viso vado a sedermi nel soggiorno, lei è intenta a cucinare e dopo un po’ con mia moglie incominciano ad apparecchiare.

A tavola mentre si chiacchierava delle solite cose, lei rivolgendosi a me dice con quel suo strano accento,

- A Salvatore questa sera vorremmo andare in una discoteca qui vicino-

mentre mia moglie ride sotto i baffi che non ha, perché conoscendomi sa che io odio andare in giro per locali chiassosi.

- Va bene –

mi trovo costretto a dire tra lo stupore di mia moglie, ma lei non sa che farei di tutto pur di restare vicino a sua cugina.

Passato il pomeriggio nel dolce far niente e nello giocare a ramino, la sera verso le dieci mentre già cominciavo ad appisolarmi, preparati i bimbi per la notte e dati in consegna a una loro amica, dovetti far fede alle promesse ed eccomi in giro a piedi nel freddo della sera in marcia verso la discoteca, per fortuna poco distante da casa.

Appena entrati la musica da disco ci investe, non è molto alta, scegliamo un angolino isolato e su un divano a circolo con al centro un tavolino ci accomodiamo.

Siamo disposti cosi io, mia moglie, lei e il marito.

Come al solito le donne hanno subito il bisogno di andare al bagno e dopo ordinato quattro birre bionde si alzano e vanno via, lei è stupenda vestita con una gonna corta da un lato e più lunga dall’altro e arriva a un palmo sopra il ginocchio, con uno spacco alla sua sinistra su, calze a rete stivali, body nero merlettato molto sexy con una scollatura molto vistosa, è proprio una gran figa.

Arrivano le birre e di seguito arrivano loro, intanto io per parlare con il cugino mi sono avvicinato a lui ed ecco la sorpresa, lei si siede al mio fianco e mia moglie al fianco del cugino.

Vedermela al fianco e sentire la sua gamba urtare e restare contro la mia è stato un tutt’uno con il mio diventare rosso per l’eccitazione. Parliamo del più e del meno, della Romania e dei parenti lontani, la mia gamba scivola di fianco alla sua, cerco un contatto più esplicito, il divano dove siamo seduti mi permette di strusciare verso di lei senza dare nell’occhio, mi scivola un tovagliolino e con la mano cerco di afferrarlo, urto la sua coscia, le sue calze a rete lei ha un impulso ad allontanarsi il contatto si rompe non sento più la sua gamba contro la mia, si alza e con mia moglie vanno fuori a fumare.

- chi sa che cosa si raccontano –

sbotta Ivan scolando la seconda birra bionda.

Comunque la serata scivola via tranquilla, la discoteca come la chiamano loro è poco rumorosa poco affollata.

I tavoli con i divani sono quasi tutti occupati ma pochi ballano.

Tornate vogliono ballare e mio cugino le accompagna in pista io resto tranquillo al tavolo ad osservarle anzi ad osservarla nel suo muoversi cadenzato, mi invitano a seguirli in pista ma non è cosa mia non mi è mai piaciuto questo ballare muovendosi e basta mi piace molto di più il ballo dei miei tempi, il ballo dove si restava avvinghiati con la ragazza di turno cercando di muoversi giusto il necessario nel far sì che i corpi si strusciano uno contro l’altro e basta e senza uscire dalla mattonella in cui si è incominciato a ballare.

Adesso no! Impazziscono tutti per i balli di gruppo, mi sembrano tante scimmie che si muovono insieme, non c’è sentimento, non c’è amore non c’è niente in quel dimenarsi tutti insieme inquadrati come un plotone di soldati.

Dopo un poco ritornano accaldati per il tanto saltare questa volta al mio fianco siede mia moglie da una parte e il marito dall’altra, scolata la birra si passa al bacardi, e intanto prende corpo il progetto di passare l’estate al mare da noi in Calabria.

La musica diventa più lenta, è il turno delle coppie di farsi avanti sulla pista mia moglie mi costringe mio malgrado a ballare, comunque è quasi come il ballo della mattonella ma senza la tensione giovanile, dopo un paio di pezzi cerco di ritornare al divano ma mia moglie, lei e il marito, che ballavano al nostro fianco, mi fermano,

- dai balliamo ancora un poco anzi scambiamoci di coppia- fa lei prendendomi per mano e dirigendomi verso il centro della pista.

Incominciammo a ballare, sentivo il suo corpo sotto le mie dita, il suo respiro era un poco accelerato, la stringevo con delicatezza e lei si lasciava andare tranquillamente, cullati dal dondolio del ballo lento ad un certo punto sentii una sua gamba che per un attimo si infilava tra le mie, a sentire il mio pene che al contatto ebbe un altro sussulto gonfiandosi ancora, osservavo il suo seno che mi appariva in tutto il suo splendore. Alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi, in cui io mi persi sperando, ma lei invece incominciò a raccontarmi la sua vita, della sua vita passata in Romania, i disagi di una vita difficile, le disavventure patite al suo arrivo in Italia come profuga, arrivata da sola in un paese straniero, mi raccontò dei primi anni passati in Italia sfruttata da tutti e con il dovere di aiutare i suoi genitori anziani rimasti in patria, mi raccontò del suo incontro con Ivanl, della decisione di vivere insieme, del cambiamento in meglio della sua vita grama in una vita normale rispettata e benedetta dalla nascita della loro bambina e della paura che possa un giorno perdere questa tranquillità conquistata per il ritorno dei una parte del suo passato o di qualche nuova disgrazia, io cercai di consolarla e rincuorarla assicurandola che oramai era al sicuro qui in Italia e che avrebbe sempre avuto il nostro aiuto in ogni momento.

poi mi chiese

- allora Marco cosa mi dici, ti piace questa città? E della mia famiglia che mi dici, che impressione ti ho fatto?-

si la cittadina è carina e voi mi sembra che siete messi abbastanza bene, e poi tu sei stupenda, sei molto bella, molto sexy mi piaci molto e sono felice di conoscerti, vorrei conoscerti meglio perché mi piaci proprio. gli dissi io e aggiungendo tante altre cose belle tentando di farle capire la voglia che avevo di un’avventura con lei. Non potevo rinunciare ora dopo che il ghiaccio era rotto, dopo che le mie intenzioni erano state scoperte con il furto delle mutandine decisi di agire, dovevo tentare il tutto per tutto.

- ho notato che mi guardi sempre e mi fa molto piacere però è pericoloso ….. fece lei pensierosa, Grazie per le cose belle che dici.

mi disse abbracciandomi e continuando a ballare.

Restammo ancora per qualche minuto a ballare in silenzio mentre io pensavo a cosa fare, dall’alto guardavo il suo seno e decisi di tentare una cosa più esplicita guardai la coppia composta da Ivan e mia moglie erano abbastanza lontano e tutto spostati sulla nostra sinistra e così decisi di agire, pian piano alzai la mia mano destra arrivai sotto alle sua tetta sinistra e cominciai a palparla, la stringevo delicatamente e sentii il capezzolo farsi di pietra.

lei alzo lo sguardo e disse

- no ti prego stai fermo, ho paura, anche se mi piace, ho paura-

- non ti devi preoccupare, non ci possono vedere dissi io

- loro no- disse indicando la coppia formata dai relativi nostri coniugi, ma aggiunse – qui è pieno di miei connazionalei e noi ci conosciamo tutti.

- Hai ragione scusa, dissi io allontanando la mano, ma mi piace molto giocare nell’erotico.

- Anche a me piace aggiunse lei ….. se non è pericoloso…. E se non và aldilà di alcune cose si può fare, disse lei facendomi felice.

Riprendemmo a ballare tenendoci un poco più stretti e ridendo molto.

poi il ritmo cambiò e noi dividendoci venimmo accerchiati da decine di ragazzi che si tuffavano sulla pista per ballare, la musica prese ad aumentare di volume, lei girandosi mi tese la mano che io afferrai e poi stringendo la mia lei girò il braccio dietro di sé , le mie nocche erano a contatto con il suo sedere ne sentivo il solco delle natiche sotto il sottile strato della gonna, trainandomi in quella posizione mi guidava verso il nostro tavolo ancora lontano, non resistetti aprii la mano e le toccai il culo, lei si fermo un attimo, poi riprese a comminare mentre la sua mano stringeva il mio pollice e le mie dita erano posate sulle sue natiche.

- perdonami –

le sussurrai mentre eravamo in vista del tavolo lei si girò dolcemente e mi sorrise, il suo sorriso mi tranquillizzo e mi esaltò perché la vedevo disponibile a nuovi giochi erotici.

Anche mia moglie e il cugino stavano accomodandosi al tavolo, lei si insinuò vicino a mia moglie e io mi sedetti accanto a lei, la sua gamba prese a spingere verso la mia, chiacchierando abbassai la mano sinistra sotto il tavolo, la penombra del locale favoriva i movimenti, la mia mano raggiunse la sua gamba scostai l’orlo della gonna e risalii piano piano lungo la sua coscia, lei non si mosse continuando a ridere con mia moglie.

- si è fatto tardi –

disse mia moglie guardando l’orologio.

Erano le 01.30, bevemmo un'altra cosa e canticchiando tutti e quattro abbracciati tornammo verso casa, L’alcol ingerito cominciava a fare effetto.

Entrati nell’ascensore cercammo di fare meno rumore possibile, non volevamo svegliare tutto il palazzo, in casa salutammo l’amica che ci aveva guardato i bambini e ci riunimmo per un ultimo liquorino.

Sorseggiando un cognac intorno al tavolo si riprese a progettare il loro soggiorno estivo in Calabria, oramai era tutto deciso,

- io vado aletto, scusatemi ma devo alzarmi alle sei per andare al lavoro -

disse Ivan alzandosi e dirigendosi verso il bagno, noi restammo a chiacchierare, a fare progetti.

Dopo qualche minuto fu il mio turno e augurando la buona notte mi avviai, uscendo dal bagno le trovai nel corridoio con mia moglie che ridendo, mentre entrava in bagno, mi comunicò che la mattina saremmo andati a Milano per un altro giro di shopping. Io e lei rimasti soli nel corridoio nell’ augurandomi la buona notte mi prese la mano e io non resistendo la baciai, una bacio leggero, un bacio quasi solo a sfiorarle le labbra, lei restò immobile con un sorriso forzato sulle labbra, la sua mano ancora teneva la mia

- no, non possiamo!-

mi sussurrò lei, lasciando la mia mano,

gli presi la sua e gliela baciai,

- ti prego, lasciami, disse-

obbedii e lasciai la presa, la guardai negli occhi supplicandola, lei si prese la faccia tra le sue mani, poi allungo la sinistra verso di mè, mi avvicinai le presi la mano baciandola, lei si lasciò abbracciare e dolcemente la baciai sulle labbra e poi intrufolai la mia lingua tra i suoi denti che si dischiusero lasciandomi entrare.

Il rumore dello sciacquone del bagno ci riportò alla realtà, ci allontanammo mentre la porta del bagno si apriva e mia moglie usciva, salutammo ancora e andammo a dormire.

Per tutta la notte la sognai, sognavo i suoi baci, il suo corpo, sognavo di spogliarla tutta per poi prenderla da dietro in quel suo culetto meraviglioso che avevo avuto la gioia di toccare, sognavo di leccarle la figa e di scendere giù fino a leccarle i piedi, la sognavo girata con il suo culo sulla mia faccia e io che affondavo con la lingua dentro di lei, la sognavo in ginocchio mentre con il mio cazzo in bocca, mi rendeva felice,

- no, non possiamo!-

urlò qualcuno

- no, non possiamo!-

mi svegliai in un lago di sudore, il mio pene era eretto e quasi mi faceva male per la tensione, ci misi qualche minuto a capire dove ero, il respiro cadenzato di mia moglie mi annunciò che tutto era avvenuto solo nella mia testa, mi alzai e andai in bagno erano le quattro, tornai al letto e incominciai a girarmi a destra e a sinistra senza riuscire a prendere sonno, dopo un poco mi sembrò di sentire strani rumori provenire dalla camera da letto di Ivan, ma io continuavo a girarmi nel letto senza riuscire a dormire, ancora pochi minuti e una porta si aprì, era Ivan che andava al bagno,

- la birra si fà sentire- pensai io, rientrato lui la porta della sua camera da letto si riaprì di nuovo, questa volta doveva essere lei, la porta del bagno si chiuse alle sue spalle, io saltai giù dal letto e in mutande mi avvicinai alla porta della camera da letto, nel buio più totale, cercando di non fare nessun rumore la aprii leggermente, la lasciai socchiusa mettendomi a spiare il corridoio illuminato da una vacua luce di cortesia, poco dopo lei uscì dal bagno e arrivata davanti alla mia porta si fermo un attimo, era stupenda, a piedi scalzi le sue gambe salivano come due colonne, una leggera sottoveste rosa la copriva rendendola ancora più bella, un attimo dopo sparì dalla mia vista.

Tornai nel mio letto e ricominciai a rigirarmi immaginandola tra le mie braccia, l’eccitazione continuava a crescere, mi avvicinai a mia mogli e la cominciai a stuzzicare, lei dopo qualche minuto si svegliò,

- che cosa fai?, stai fermo, non possiamo nel loro letto-

- dai ho voglia-

le risposi io facendogli sentire il mio pene,

- e se ci sentono? Dai non possiamo, potremmo sporcare-

- facciamo con calma e attenzione-

anche se a malincuore mia moglie cedette alle mie voglie, la presi da dietro, lentamente cercando di non far rumore, ma il movimento dei nostri corpi produceva qualche cigolio, sembrava lo stesso rumore che poco prima proveniva dall’altra stanza, in poco tempo le venni dentro e ci pulimmo con fazzolettini di carta che posai a terra, poi il sonno ci sorprese ancora abbracciati.

- sveglia dormiglione, buon giorno Marco-

la sua voce carezzava il mio timpano, sogno ancora, pensai

- coraggio svegliati, dobbiamo andare a Milano-

la sua mano mi scosse con fermezza, aprii gli occhi lei era seduta sul mio lato del letto, sorridente come sempre mi porse la tazzina del caffè e passandomi la mano nei capelli disse

- dobbiamo sbrigarci, è già molto tardi –

si alzò e notò i fazzolettini.

Indietreggiando, sorridendo agitando il dito indice avanti e indietro e mormorando a modo di rimprovero disse

- non si fanno queste cose, cattivoni, vi ho sentiti stanotte disse lei sorridendo.-

- anch’io –

le dissi mentre lei usciva.

Nel bagno ripresi le sue mutandine, il profumo del suo sesso ancora resisteva, il cesto della biancheria sporca era ancora la, lo aprii, era vuoto.

In pochi minuti eravamo in auto direzione Milano, Ivan mi aveva lasciato la sua auto e così ci dirigemmo verso la grande metropoli, al mio fianco lei che doveva guidarmi per le strade che io non conoscevo, dietro mia moglie i tre bimbi che facevano un grande baccano.

La giornata era tiepida ed era veramente bello camminare per Milano.

I nostri obbiettivi erano il Duomo e la Rinascente, arrivati i bambini incominciarono a rincorrersi tra lo stuolo dei piccioni in piazza Duomo, noi li seguivamo con lo sguardo tenendoli sempre d’occhio, lei e mia moglie parlavano spesso nella loro lingua, ad un certo punto mentre lei rincorreva i bambini mia moglie si è avvicinata e mi ha detto in un orecchio,

- hai visto! Ieri ci ha sentiti far l’amore, per fortuna Ivan dormiva e meno male che non gli ha dato fastidio, anzi mi ha detto che si è divertita-

-fregatene –

ho risposto io, però non riuscivo a capire il senso delle sue ultime parole, lei intanto tornava verso di noi radiosa come sempre con i bimbi al seguito, avevano fame e decidemmo di andare a mangiare.

Lì vicino c’è un mega non so cosa dove fanno la pizza e quindi ci dirigemmo lì, preso il tavolo e ordinato il cibo ci sedemmo finalmente a mangiare, lei era di fronte a me e spesso incontravo il suo sguardo che non sfuggiva più come i primi giorni ma anzi mi cercava, spesso la cercai con il piede però lei si scostava sempre.

Usciti dal locale ci dirigemmo alla Rinascente, i bimbi impazzivano per le scale mobili cosa rara da noi in Calabria, lei e mia moglie si diressero verso il reparto intimo, interessato le raggiunsi, girovagavo tra gli indumenti appesi e tutte quelle guepiere, mutandine recisemi mi eccitavano molto mia moglie entrò in una cabina a provare qualcosa e io mi avvicinai a lei,

- in questi posti mi viene sempre il mal di testa-

esordii io

- già sono molto cari- rispose lei

- no non è per questo-

- e allora??-

- e che mi eccitano molto-

- già me ne sono accorta, anzi mi sono sparite un paio di mie mutandine-

- si le ho prese io, scusami ma non ho saputo resistere-

- nemmeno questa notte hai saputo resistere con tua moglie-

- ho fatto l’amore con lei ma eri tu nella mia testa e poi ti avevo sentita fare sesso con tuo marito e infine ti ho spiata uscire dal bagno con quella sottoveste rosa, non volevo masturbarmi ancora come ho fatto con le tue mutandine e ho approfittato di mia moglie.- dissi io tutto di un fiato

- senti non possiamo farlo, -disse lei abbassando lo sguardo, e aggiunse

- anche se mi prendi molto non voglio sbagliare di nuovo, ieri mentre facevate l’amore io ti ho pensato molto e mi sono masturbata con al fianco mio marito e anche se avevamo smesso da poco di scopare, ma il sentirti mi aveva eccitato enormemente-

- ho voglia di tè- dissi io mentre dal camerino usciva mia moglie, ci guardo sospettosa eravamo rossi in faccia però prese dell’altra biancheria e torno nel camerino.

Lei intanto guardava un completino e rivolgendosi a me disse

- cavoli che prezzi costano troppo-

- posso comprartelo io, chiesi-

- già rispose lei voi uomini volete comprarci queste cose e poi volete vedercele addosso e noi non possiamo,-

- non fa niente voglio regalartele-

- mi prometti che non mi chiederai mai di mostrarti come mi stanno addosso-

- no, non posso prometterlo – dissi io – però io non insisterò.-

- va bene comprameli –

e mi diede un completo reggiseno, tanga e reggicalze di colore bianco, io mentre di fretta andavo alla cassa ci aggiunsi delle calza autoreggenti, un'altra mutandine tipo perizoma nero che avevo visto prima e una guepiere con perizoma color rosso.

Con in mano il sacchetto tornai da lei, vidi mia moglie da lontano e nascosi il sacchetto sotto il cappotto, una commessa osservò la scena divertita, doveva aver capito tutto.

Mi avvicinai alle due cugine che parlavano divertite,

- guarda Sà,-

fa lei mostrandomi una sottoveste rosa simile a quella che aveva lei la notte precedente,

- a tua moglie deve stare d’incanto-

- a dire il vero mia moglie dorme nuda e non usa queste cose che a dirti la verità mi piacciono molto- risposi divertito

- finitela voi due, mi prendete in giro- disse ridendo mia moglie

- comunque vado a provarmela-

e si avvio per l’ennesima volta nei camerini.

- Ecco – le dissi mentre gli porgevo la busta con le cose che avevo comprato

lei prese la busta e accorgendosi che era abbastanza voluminosa la aprì

- tu sei pazzo, ma quanto hai speso?-

- poco se serve ad alimentare e a coronare un sogno –

I bambini intanto ritornarono da noi, mia moglie usci definitivamente dai camerini, mi consegno gli acquisti ed io mi diressi verso la cassa per pagare, loro intanto salivano al piano superiore. Le raggiunsi poco dopo e passammo diverso tempo nel girovagare su e giù tra i piani del negozio acquistando quello che serviva.

Dopo tre ore, ormai carichi di buste e pacchetti ci dirigemmo verso il bar e i servizi posti all’ultimo piano, ordinammo caffè per noi e pasticcini per i bimbi, mi alzai e cercai il bagno e anche lei mi seguì e insieme ci recammo verso i servizi poco distanti.

Svoltato l’angolo mi accorsi che eravamo soli mi girai e la guardai negli occhi, le mie mani salirono al suo viso e un bacio sulle labbra le dichiarò tutta la mia voglia, lei mi accolse tremando, aprì le labbra e la sua lingua si insinuo nella mia bocca danzando con la mia, entrammo nel bagno degli uomini. Non c’era nessuno chiusi la porta di uno dei camerini e cominciai a baciarla lei ripeteva

- no, no-

ma il suo corpo mi diceva il contrario, le tirai fuori una tetta, dura bellissima e cominciai a succhiarle il capezzolo irto e duro come una pietra, le infilai una mano tra le cosce lei dischiuse dolcemente, una sua mano si impossesso del mio cazzo attraverso i pantaloni, salii con la mano e finalmente le aprii il pantalone, mi inginocchiai e giocai con la lingua con i peli neri della sua figa, tornai a succhiarle il seno, infilai la mia mano nei suoi jeans, e raggiunsi le sue mutandine rosa sotto quelle le mie dita arrivarono alla sua figa, un vero laghetto di umori era bagnatissima a questo contatto la sua bocca balzo verso la mia la sua lingua si fece sempre più intraprendente fino a scavarmi in gola ma tutto fini,

- scusami, non posso, non voglio –

e scostandomi riuscì a scivolar fuori dalla nostra alcova, cercai di seguirla ma si rifugiò nel bagno delle donne, mentre una anziana signora usciva, tornato nel bagno degli uomini mi ricomposi, le mie mani erano ancora bagnate del suo sugo, decisi di non lavarle per avere ancora il suo odore con me.

Tornai al tavolo mia mogli appena mi vide si alzò e con i bambini si diresse a sua volta verso i bagni, passò circa un quarto d’ora e nessuno si faceva vivo, dopo un poco tornarono tutti, lei sorrideva ma evitava il mio sguardo, pagai il conto e uscimmo, raggiunta la macchina alle ore 17,00 circa partimmo per rientrare a casa.

La raggiungemmo due ore dopo loro dormivano tutti, sui bambini e su mia moglie non avevo dubbi, dormivano sempre in macchina, bastavano pochi chilometri e giù cascavano dal sonno, ma sono convinto che lei fingeva.

Arrivati a casa ci dedicammo a fare le valigie le vacanze giungevano al termine e il giorno dopo saremmo ripartiti per la Calabria, lei per tutta la serata non mi rivolse mai la parola e mai lo sguardo, alla fine verso le undici stavamo bevendo il bicchierino della staffa prima di andare a letto, Ivan come al solito si alzò per primo, la mattina doveva lavorare e poi il pomeriggio avrebbe accompagnato noi al treno, mia moglie andò in cucina a fumare, lei si avvicinò e mi disse,

- mi dispiace ma non voglio tradire mio marito non lo merita, tu mi piaci molto ma non voglio perdere lui, voglio però farti un regalo ma mi devi promettere di stare molto attento, dammi il tuo cellulare e quando esco io dal bagno vai subito tu-

- va bene – dissi mentre lei metteva in tasca il mio cellulare.

Il mio cellulare è un Nokya 8710 tra i primi a fare le foto, durante le vacanze diverse volte avevamo scattato foto con il cellulare ripromettendomi poi di scaricarle al mio computer appena rientrati a casa.

La danza del bagno raggiunse il suo culmine, uscito IVAN, mia moglie si catapultò dentro poi entro lei e impiegò parecchio tempo tanto che mia moglie si chiese due o tre volte se per caso lei non si sentisse male.

Comunque alla fine uscì e io tremante mi diressi verso il bagno, nel corridoio incrociandola lei aveva lo sguardo basso e il viso rosso, chiusi la porta alle mie spalle e osservai con attenzione. Del cellulare nessuna traccia, mi venne in mente di cercarlo nel cesto della biancheria sporca ed aperto il cesto notai un pacchetto adagiato in fondo, aperto il pacchetto trovai il cellulare avvolto nelle mutandine rosa che prima aveva lei addosso, sentii subito il profumo della sua figa sugosa, c’era anche una lettera che diceva

- Carissimo Marco questa settimana che giunge al termine è stata stupenda perché con le tue attenzioni, con il tuo corteggiarmi mi hai fatto sentire veramente importante, oltre a questi piccoli regali io al momento non posso darti altro, avrei voluto far l’amore con tè ma non abbiamo tempo e oltretutto nè mio marito e né tua moglie se lo meritano. Ti prego di distruggere quanto prima sia le mutandine che le foto che mi sono fatta con il cellulare, non è stato facile ma il bruciare dei miei sensi e i miei sentimenti per tè lo hanno permesso.

Dimenticami e vivi la tua vita con felicità. Un bacio G.-

La rilessi con calma, la speranza non era morta, presi il cellulare e aprii la cartella delle foto, una prima foto mi mostrava la parte superiore del corpo con il seno scoperto, la seconda, il suo bacino con le mutandine rosa addosso, la terza le mutandine un pochino abbassate che lasciavano intravedere il pelo nero della sua figa, l’ultima il suo culo stupendo incorniciato con le mutandine rosa.

Stupende meravigliose, le foto erano qualcosa di inimmaginabile, impazzivo di gioia, eravamo fatti l’una per l’altro era questa la verità, due innamorati del sesso che per caso si sono ritrovati incatenati in due famiglie diverse.

Mi masturbai immediatamente leccando le sue mutandine e baciando il displey del cellulare con le sue foto, immaginandola mentre mi faceva un pompino, venni violentemente.

In un batuffolo di carta igienica raccolsi tutto il mio sperma, e stavo per buttarlo ma mi venne un’idealo, posizionai con calma nel cesto della biancheria vuoto.

Volevo scoprire se eravamo sulle stesse frequenze, vedere se era porca fino in fondo. Proporle un’altra provocazione.

Spostai le foto in una cartella secondaria cancellandone tracce dalla prima cartella e uscii dal bagno loro erano nel corridoio mia moglie augurò la buona notte e stiracchiandosi si avvio verso la camera da letto invitandomi a seguirla, lei mi fissava negli occhi le feci un lieve inchino sorridendole e battendomi il cuore, mormorai un grazie senza suono ma leggibilissimo dal labiale, lei mi sorrise e mi fece ciao con la mano, nello girarmi per chiudere la porta della stanza le indicai il bagno.

Mentre mi spogliavo sentii i suoi passi dirigersi verso la porta del bagno, entrare, e poi più niente, passarono venti minuti buoni poi lo sciacquone mise fine alla mia attesa, che aveva fatto per venti minuti nella stanza da bagno?

La stanchezza vinse i miei pensieri e mi addormentai, la notte passò senza altre emozioni.

I bimbi entrarono rumorosamente nella mia stanza, salendo sul letto e coprendomi di baci.

- Svegliati Papino –

La mia piccola mi chiama sempre così malgrado la mia mole.

- che oggi dobbiamo partire-

già, oggi si parte, questa settimana dai risvolti erotici purtroppo finisce oggi, ma restano alcune ore almeno per capire se lei ieri sera in bagno si è lasciata ancora andare.

Mi vestii in fretta e andai in cucina, la caffettiera emetteva il suo tipico borbottio,

-buon giorno- belle esclamai rivolto alle due donne intente a parlottare e a fumare.

- ma cosa avete sempre da raccontarvi voi due?- chiesi.

- ciao, cose da donne- fu la risposta di mia moglie,

-ciao-

rispose lei, aveva lo sguardo triste e abbasso subito gli occhi, aggiungendo

- siamo tristi perché oggi ci dividiamo! –

-Coraggio è per pochi mesi poi con l’estate staremo di nuova insieme-

disse mia moglie abbracciando la cugina.

Il caffè non era ancora pronto e mi diressi in bagno, il mitico contenitore della biancheria sporca, scrigno prezioso delle nostre fantasie erotiche era vuoto.

Uscii, il caffè era pronto mia moglie aveva finito di far fare colazione ai piccoli e decise di fare la doccia, restammo soli con i piccoli che giocavano nel corridoio, lei era di spalle e lavava tazze e tazzoni

Incominciai a parlare e le dissi

-grazie, mi hai fatto veramente un grande regalo.-

lei rispose

-ora mi vergogno molto, mi giudicherai una puttana, ma ieri, la giornata passata insieme, le tue attenzioni, i tuoi regali, le tue carezze nel bagno della rinascente mi hanno eccitato da morire, hanno cambiato qualcosa in me, però ora mi sento male, non dovevo farlo, mi giudicherai una troia.-

-no! Non devi nemmeno pensarlo, i sensi eccitati possono far fare tante cose, ma io ti rispetto perché i miei sensi mi hanno fatto fare cose che io non ho mai fatto, non ho mai rubato mutandine è stata la prima volta, e non ho mai tradito mia moglie, ma con tè lo farei perché ti ho desiderata dal primo momento e poi io mi sono masturbato due volte, ieri sera in bagno e non mi capitava da tanto tempo.-

lei tacque e chinò il capo

- dimmi la verità, dissi io, ieri sera in bagno, ti sei masturbata? –

lei restò immobile, sempre girata di spalle poi improvvisamente senza rispondere si girò di scatto cercando di uscire dalla stanza,

la bloccai con un braccio, lei si lasciò catturare, con dolcezza la spinsi a sedersi sulla mia gamba destra,

- ti prego non scappare, sei troppo importante per me, sei la cosa più bella capitatami, peccato che non ti ho incontrata prima, ma da quando ti ho visto ti desidero da morire, mi sei entrata nel sangue e impazzisco nel non averti, è terribile ma la nostra condizione ci impone un certo riguardo, se avremo possibilità faremo sesso altrimenti lo faremo solo con il nostro cervello e con i nostri sogni, io ti chiedo di non interrompere questi sogni, non voglio dividere la tua unione e nemmeno posso dividere la mia ma il cervello, l’idea non ha legami, il potere del pensiero è enorme e io immaginerò per tutta la vita quello che potrebbe succedere in una notte di sesso con te, immaginerò sempre le tue carezze e i tuoi baci, non interrompere questo sogno. Dissi io poggiato con la testa alla sua nuca-

lei non rispose, ed io continuai

- non interrompere il sogno ma aiutalo a crescere, innaffialo con l’acqua dei nostri sensi, che bello sapere che tu ieri sera ti sei masturbata, dopo di me nello stesso posto, è un legame fortissimo uno stare insieme anche se divisi, che bello avere tue foto o la tua biancheria intima, che bello sapere i tuoi pensieri erotici come io ti dico i miei, ti prego non interrompere questo gioco ma accettalo e usalo anche tu senza vergogna libera i tuoi sensi, in parte lo hai fatto altrimenti le foto non le facevi ora però continua, poi un giorno se capiterà questo sogno lo coroneremo senza forzare la mano ma con naturalezza e gioia.

- Tu mi tenti in mille modi, rispose lei dopo un po’, ed in effetti mi sono già lasciata andare molto ma ho paura ad andare oltre, è pericoloso potremmo essere scoperti, anche se questo gioco erotico portato all’eccesso mi piace mi fa sentire viva, ma ho paura oggi ho tremato perché tuo figlio aveva il tuo cellulare in mano e cercava le foto fatte a Milano.

- Non ti preoccupare le tue foto le ho nascoste in una cartella segreta ma le distruggerò appena arrivati in Calabria , dissi io per rincuorarla, come distruggerò le mutandine, e poi noi se facciamo le cose con calma nessuno scoprirà niente, ti prego accetta questo patto.

- Adesso avremo mesi di lontananza e quindi non rischiamo niente proviamo, accetto lei alla fine.

Era ancora seduta sulle mie ginocchia e la baciai dolcemente,

- ecco, questo in questo momento è pericoloso. Disse lei alzandosi.

Aveva ragione e a malincuore la lasciai andare, ma le chiesi

- allora mi dici cosa hai fatto nel bagno ieri sera-

lei si girò verso di me sorridendo, e disse

- non avevo capito perché mi avevi indicato il bagno, appena entrata cercavo qualcosa ma non trovavo niente pio ho guardato nel cesto e ho trovato quello che io pensavo fosse un biglietto, appena toccato però ho capito cos’era, e si sei un gran porco però anch’io non scherzo perché l’odore del tuo sperma mi ha costretto a masturbarmi.-

- l’odore o il sapore del mio sperma? Dissi io incalzandola

- bastardo, mi disse sorridendo, sei proprio come me, va bene confesso ho assaggiato con la punta della lingua il tuo sperma, e poi ho succhiato la carta, era questo che volevi vero??

- si, annuii io mentre mia moglie entrava in accappatoio nella cucina.

Tutta la giornata passò a finire i preparativi per la partenza, l’aria di tristezza sembrava aver coinvolto anche i bimbi che erano più quieti del solito.

I nostri sguardi si incrociarono spesso, un paio di volte le nostre mani si sfiorarono ma niente più nessuna occasione di restare soli ci venne concessa.

Alla fine montammo tutti in macchina direzione Milano Centrale il treno aspettava solo noi.

Il momento dei saluti fu molto triste, ci abbracciammo stringendoci forte le mani, notai una lacrima che le rigava la guancia, poi si butto di nuovo tra le braccia di mia moglie e piangendo guardava me.

Ci lasciammo così, con la promessa di rivederci ad Agosto.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Melameno Invia un messaggio
Postato in data: 05/01/2024 12:01:40
Giudizio personale:
Un racconto bellissimo! Complimenti!!!!

Autore: Ciokkolatino Invia un messaggio
Postato in data: 01/03/2006 06:52:23
Giudizio personale:
molto molto intrigante!!!!!!!!!!!!!!!
e poi è scrito anche bene!!!
Complimenti!!


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