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Le scarpe strette - resoconto di un sogno

Autore: Goutline
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File interminabili di macchine, che viste dall'alto - qualora qualcuno mai le avesse viste -

sarebbero sembrate colonne ordinate di formiche. Infine, laggiù in fondo e quasi

indistinguibile, s'intravvedeva la barriera metallica dei caselli autostradali.



Un cartello grande e verde sulla sinistra indicava: "ALT - Stazione a 1000 metri".

Tu eri la, seduta alla guida della tua macchina, un pò annoiata e un pò infastidita per

quell'attesa che ti costringeva lontano da casa e dalle tue bambine. Avevi indossato

delle scarpe bianche, col tacco, un pò accollate, sotto una gonna di cotone leggero ed una camicetta a righe.



Faceva caldo.

Non era stata una grande idea, dopotutto, indossare quelle scarpe: giornate calde e afose come quella se ne erano già avute, e quelle scarpe - per quanto belle - erano maledettamente

strette ed ora ti facevano un dannato male ai piedi. Nemmeno la musica che usciva a fiotti allegri

e variopinti dal tuo stereo riusciva a distrarti. Incominci a carezzarti le gambe con una mano, nel

tentativo di lenire il dolore, quando il telefono scquilla. "Ciao, dove sei ?" - chiede una voce apparentemente lontana.

Sorridi, la mano istintivamente sul seno: è lui, c'è, e anche se non lo vedi è lì da qualche parte.....

Gli racconti della coda, delle scarpe..... lui ride.......

Accade tutto in un attimo: un attimo di distrazione, e il giogo finora subito e

accettato di frizione-acceleratore-freno sfugge al tuo controllo. Cerchi di frenare, ma urti

quello davanti.



Cazzo! Senti il rumore del vetro che si infrange e va a terra in tanti piccolissimi pezzi.

Il fanalino del tuo compagno di coda è andato. E ora ? Maledette scarpe strette!



Tu sei lì che mi guardi, ancora in procinto di scendere dal tuo posto di guida,

la mano sinistra a tenere lo sportello semiaperto, l'altra ancora stringe il telefonino, mentre un

piede è già fuori,

sull'asfalto bagnato. Mi guardi divertita e meravigliata mentre sono al tuo fianco, inginocchiato

tra quei cocci di vetro, al buio. Da quella posizione posso intravvedere i tui slip,

bianchi anch'essi, tra le gambe lisce e chiare. Infilo una mano, mentre con l'altra incomincio a

carezzarti la cavigliaed a slacciarti una scarpa. Tu ti giri un pò più verso di me, aprendoti un altro

poco. Ora posso raggiungerti con la punta delle dita e sentire il caldo dell tuo ventre. Faccio

leva con il medio e l'indice sotto i tuoi slip e tiro verso di me, sfilandoteli piano.....

Tu inarchi un poco la schiena, ti sollevi e lasci che sfilino via, tra i tuoi piedi ancora prigionieri

delle scarpe strette.



Con un rapido movimento di gambe lasci che gli slip finiscano a terra, a mezza via tra il pedale della frizione e me. La scarpa sinistra è finalmente sciolta e posso sfilarla: carezzandoti il piede a due mani me lo porto alle labbra e lo bacio. Non hai le calze, e profumi d'erba bagnata.

Seguo un percorso preciso, fatto di tanti piccoli baci che si susseguono l'un l'altro come una col

onna di formiche che partendo dall'alluce sale su su, sempre più su seguendo la linea del polpaccio fino all'orlo della tua gonna, eppoi ancora tra le pieghe di questa, tra le tue cosce....

Tu dici qualcosa che non capisco, il telefonino ti cade di mano e finisce vicino agli slip, e mentre la fila di baci procede inesorabile verso il centro, tra le cosce, tu ti allarghi di più e mi spingi la testa con le mani.



Rimaniamo così a lungo: la tua gamba sinistra poggiata sulla mia schiena, il tirare nervoso del

le tue braccia sulla mia testa, il mio inesorabile susseguirsi di baci che ora con la mia lingua insinuo sempre più a fondo dentro

di te....... Ora hai un sussulto, poi un'altro, poi un'altro ancora. Ti sento più morbida e calda, e il profumo d'erba sembra dominare la notte.

Tu sai che non può finire così; entrambi sappiamo e vogliamo di più, ma le macchine tutt'attorno sono sparite,il casello è libero, e bisogna tornare a casa....

Mentre mi alzo e ti guardo negli occhi, mi tocchi fugacemente tra le gambe. Il d

esiderio è fortissimo: vorrei prenderti lì, adagiarti sul cofano, farti sentire quanto ci sono e sentire ancora una volta la dolcezza di fiore del tuo ventre, stavolta mentre si apre sotto i colpi decisi dati dai miei fianchi....

Mi guardi con un'aria da birba, sfili veloce la scarpa che ti è rimasta al piede , posandola tra le mie mani e, con movimenti veloci ed un colpo di gas sei già via, lontano, in prossimità del case

llo costellato di semafori verdi.

Resto in piedi, le spalle al fanalino spaccato, le tue scarpe tra le mie mani. E' una notte bellissima, calda e stellata, dominata dal profumo dell'erba.

Ed io sono felice, perchè mi sento tutt'uno con essa, e in essa sento te.







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