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La vera storia di biancaneve


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Ora che sono vecchio vorrei raccontarvi come sono andate veramente le cose, il mio nome neanche me lo ricordo, tutti mi hanno sempre chiamato Dotto, solo perché ero l'unico che a quei tempi sapeva leggere e scrivere, ho sempre fatto il minatore. All'epoca dei fatti che sto per raccontarvi eravamo in sette, tutti nani, perché solo un nano poteva andare a scavare in quei terribili cunicoli della miniera di carbone del Bosco Fitto. Non era una gran vita ma con la vendita del carbone al Castello non ci facevamo mancare niente. Si andava tutti e sette a scavare alla mattina prima dell'alba e si tornava stanchi morti alla sera che era già buio, e non si avevano grilli per la testa. Perciò fu una sorpresa dir poco quando una sera tornammo a casa e trovammo una persona sdraiata di traverso nei nostri sette lettini. Era una ragazzetta, ma non la riconoscemmo subito, perché stava sdraiata sulla pancia. Quello che notammo subito fu che aveva un gran culetto, lo si intuiva sotto la gonna azzurra appena sollevata. I più giovani già davano segni di poco rispetto, ridacchiando e toccandosi le patte. Cucciolo già si avviava per sollevare la gonna vedere cosa c'era sotto, dovetti dargli una bastonata per allontanarlo, "Ma non porta le mutandine!!" piagnucolò. Mi avvicinai alla ragazza e cercai di svegliarla dolcemente. Aveva un buon odore e devo ammettere che anche io mi sentivo … irrigidito. La ragazza si mosse e sbadigliando si sollevò (e tutti constatammo in un rapido movimento che effettivamente non portava le mutandine e aveva una fregnetta bruna e poco pelosa). Ci vide e noi la riconoscemmo subito, era la principessa del castello, Biancaneve. "O piccoli nanetti, abbiate pietà di me!" E iniziò a piangere. Fra le lacrime iniziò a raccontarci la sua triste storia che io vi riporterò con le sue parole.:

"O miei piccoli amici, quella che vedete qui è una povera principessa umiliata e offesa, dovete sapere che le mie disgrazie iniziarono quando la mia povera mamma morì e il re mio padre si risposò con una megera che fin dal suo arrivo prese ad odiarmi e ad allontanarmi dall'affetto del padre mio. Io, per non dispiacere mio padre mi ritirai con i miei sogni infranti a vivere nelle mie stanze, uscendo solo per la messa e non parlando con nessuno, ma questo non bastò a placare l'ira della mia matrigna che volle tramare la mia morte! Proprio questa mattina mi affidò al cacciatore della riserva reale con la scusa di scortarmi fino alla tomba di mia madre ma egli, oh povera me! Mi portò nel più fitto del bosco. Cavalcavamo ormai da tre ore e io gli chiesi il permesso di fermarmi per fare un poco di pipì, egli acconsentì ma che sorpresa quando mi fui ritirata dietro un cespuglio, china! Egli si presentò con il suo lungo coltello e puntandomelo alla gola mi disse; "Ora farai tutto quello che ti dico puttanella!" e… amici miei non ci crederete ma dal pantalone fece uscire un grosso dito, sì, proprio così, ma senza l'unghia e tutto coperto di vene turgide. Mi prese una manina se la mise sul ditone grosso grosso e mi disse: "Ora fammi una sega" Io non sapevo che voleva dire, la mia manina a stento riusciva a contenere quel dito duro grosso e caldo, allora lui mi prese la manina e me la fece scorrere su e giù sul ditone, lasciandomi la mano quando io capii quello che dovevo fare e continuai da sola. Era un po’ buffo vedere il cacciatore grugnire tutto soddisfatto per quello strano massaggio. Ma ad un certo punto cambiò subito umore, come un fulmine allontanò la mano e mi diede un ceffone che fece cadere in mezzo alla mia pipì, egli mi fu sopra, bloccandomi le braccia con le gambe sue e dicendo: "Ora ciuccia, succhia o ti ammazzo!" Che potevo fare amici miei? Avevo il grosso dito davanti alla bocca, alzai solo la testolina, aprii la bocca e … succhiai. O che sapore disgustoso, e che afrore di formaggio caprino! Ma egli mi teneva la testa e si muoveva in modo da far uscire ed entrare il ditone dalle mie labbra spalancate, giù fino in gola e poi fuori fino a farmi annusare la punta. E così via, io cercavo di stare più buona possibile e obbedirgli ma quando spingeva arrivava fino quasi a soffocarmi e lui accellerava sempre di più così una volta che arrivò giù giù fino alla gola io cacciai un urletto soffocato e forse mordcchiai un poco. Non vi dico piccoli amici! Si sfilò e prese a schiaffeggiarmi a più non posso, cercai di proteggermi e di sfuggirgli volgendomi ma lui mi prese per il culetto e … non ci crederete mai! Sentii il suo ditone appoggiarsi al mio buchetto e entrare, lentissimamente egli ebbe ragione dei miei sforzi di tenere il culetto chiuso e quando la sua parte più grossa entrò io sentii un dolore fortissimo. Ma la cosa più terribile fu che mentre entrava e usciva dal mio sedere egli mi disse che dopo avermi inculata mi avrebbe ucciso perché così voleva la mia matrigna, che lo aveva pagato per togliermi la vita ma che prima avrebbe provato cosa si prova a scoparsi una principessa. Passai interminabili minuti a cagnolina mentre lui mi squassava le chiappette, con le ginocchia che mi dolevano, le sue mani che mi palpavano dappertutto e il culetto in fiamme. Poi, con uno schiocco, lo sentii uscire dal mio buco e subito dopo ebbi la sensazione che qualcosa di caldo e umido mi si fosse rovesciato sul sedere e sulle cosce. Mi volsi e vidi il cacciatore con un'espressione stranissima sul volto, rovesciare la testa all'indietro e gridare: "Sborrooooo!!!!" chiudendo gli occhi. Non pensai neanche a cosa fare, scattai come una lepre marzolina e mi misi a correre, zoppicando un poco per via del male al sederino ma ce la feci a sfuggirgli! Oh piccoli amici miei, che potevo fare, vagai sperduta per la foresta finchè il destino volle farmi arrivare alla vostra casa, sono entrata, mi sono sciacquata il sedere che era tutto sporco di roba appiccicosa e poi mi sono addormentata. Abbiate pietà della mia povera vita!"

Fu così che Biancaneve entrò, sia pure per breve tempo nella nostra vita, il codice di onore della gente del bosco non ci avrebbe permesso di abbandonarla, ma tenerla era ancora un rischio, se la regina veniva a sapere che la figliastra che voleva assassinare era viva a casa nostra per noi era finita. L'unica cosa era avvertire quel coglione del padre, ma come? E se era anche lui complice? Eravamo stanchi morti e ed era notte fonda, avremmo pensato all'indomani. Ora era il momento di andare a dormire.

Unimmo i nostri sette lettini e vi sistemammo Biancaneve mentre noi ci saremmo adattati, i più vecchi, nella cucina e i più giovani nella legnaia. Feci a tutti un discorsetto molto chiaro che se qualcuno osava infrangere il codice di ospitalità andandola a disturbare avrebbe assaggiato il mio piccone. Purtroppo fu Biancaneve a disturbare noi, iniziò con il chiederci se avevamo qualcosa per lenire il dolore al culetto, disse. Le diedi la pomata per le ferite che compravamo dalla strega di Hansel e Gretel, ma lei ci chiese di mettergliela noi, che lei non era pratica e che al castello era una ancella che si prendeva cura della sua salute e della sua pulizia, anche di quella del sedere. L'ospitalità ci impediva di rifiutare, ma presi alcune precauzioni. Presi Brontolo con me e chiusi tutti gli altri fuori dalla stanza, avrebbero sicuramente spiato, ma era il massimo che potevo fare. Le chiesi di mettersi sul letto chinata "Come quando ero con il cacciatore?" disse lei e io dovetti acconsentire. Si mise a quattro zampe e alzò la gonna fin sopra i lombi, mostrando un culetto davvero da applauso, si inarcò leggermente e notammo subito anche la figa, già matura con due belle labbrine scure e carnose che incorniciavano la carne rosa e luccicante. Il buchetto non si vedeva bene, dovemmo chiedergli di aprlirlo leggermente. "Oh! Nanetti, vi prego! Fatelo voi! Io mi vergogno tanto!" Io e Brontolo sentimmo un gran caldo, ma il codice di ospitalità della gente del bosco ci obbligava a procedere. Brontolo salì sul letto e con le mani aprì le chiappette di Biancaneve mostrando il buco profanato. Una rosellina che sembrava perfettamente integra, solo appena un po’ arrossata verso l'interno. La giovane aveva resistito bene all'assalto del cazzo del cacciatore. Presi con un dito un po’ di unguento e lo avvicinai all'ano della principessa, cercando di dominarmi e con mano tremante lo spalmai sulle pieghe dello sfintere. Biancaneve si fece sfuggire un mugolio e si inarcò ancora di più, "E' caldo!" disse. Cercai di fare più lentamente e delicatamente possibile. Massaggiai l'ano a lungo, con circospezione e delicatezza. Brontolo sudava come un porco e apriva sempre di più il culo principesco dilatandolo fino a mostrare le mucose interne. "Adesso ti farò un po’ male" le dissi e delicatamente infilai un dito intinto nell'unguento nell'intestino di Biancaneve. "Ah! Che sollievo!" disse la giovane e mi strinse il dito con l'anello del culo fin quasi a spezzarmelo. Sentii un rumore alla porta, mi accorsi che il culo di Biancaneve era in favore del buco della serratura e stava dando spettacolo agli altri che sicuramente si accalcavano alla porta. Brontolo sembrava in preda ad un infarto. Io tirai fuori il dito, profumava della carne dolce della ragazza, avevo il cazzo così duro che scoppiava. "Oh! Ancora un poco vi prego! Sento che mi fa tanto bene!" disse Biancaneve. Io e Brontolo ci guardammo, lui mi disse, nel dialetto del bosco che la ,principessa sicuramente non capiva: "Diamoci dentro, quando ci capita un'altra occasione così?" "Sei pazzo? E se lo viene a sapere il padre che ce la siamo fatta?" "Ma chi vuoi che glielo dica che è da noi! Il cacciatore avrà di sicuro inventato una balla, mica avrà raccontato che è scappata!" Dovetti ammettere che aveva ragione, gli dissi "Comincia tu" le facemmo abbassare un po’ il culetto e ci cambiammo di posto, io le allargai le chaippe e mentre Brontolo si ungeva il cazzo con l'unguento le dissi "Dovremmo farti ancora un paio di applicazioni, ma non sentirai male" "Oh sì sì!!" rispose lei. E' una leggenda che noi nani siamo più dotati degli altri ma devo dire fra tutti e sette non c'e ne era uno che non avrebbe retto la concorrenza con un cazzo di normale per lunghezza o per grossezza o per entrambe. Brontolo avvicinò l'asta allo sfintere e quasi singhiozzando l'appoggiò. Povero amico mio! Aveva appena introdotto la punta del prepuzio che il calore del corpo della principessa gli provocò un orgasmo incontenibile. La sborra schizzò fuori dal culo in sette o otto getti abbondantissimi, finendo sulle coperte e persino sul soffitto. Brontolo era letteralmente esploso. Biancaneve non sembrava essersi accorta di nulla, se ne stava con la testa nel cuscino ma la sua fichina diventava sempre più rossa e umida. Le detersi lo sperma di Brontolo con l'orlo della gonna e poi mi posizionai, feci un grosso respiro per calmarmi e poi appoggiai l'asta all'ano di Biancaneve. Tenendo il cazzo con una mano spinsi piano piano e guadagnai l'entrata millimetro per millimetro. Alla porta stava succedendo il finimondo, io entrai nel culo e iniziai a fotterla. Stavolta se ne accorse: "Ah! Come il cacciatore, proprio così, sì, sì, ma non fa male! L'unguento è proprio miracoloso!" Non saprò mai descrivervi il piacere che provai in quell'inculata, Biancaneve mi strizzava il cazzo con l'anello anale e il suo corpo era così caldo e profumato, che eiaculai gettandole nell'intestino tutta la mia sborra godendo come un pazzo, tanto da non accorgermi che la porta aveva ceduto e tutti gli altri cinque erano entrati con il cazzo durissmo in mano. Ero sfinito, e quando mi sfilai la situazione mi sfuggì di mano. La bloccarono tenendola ferma e se la scoparono tutti a turno. Iniziò Cucciolo, che essendo il più giovane era il più in tiro. Si fiondò sulla fica e la penetrò in un sol colpo. Un getto di sangue fu testimone della perduta verginità della principessa che però disse; "Oddio! Che mi state facendo? E' bellissimo!" Cucciolo arrivato in fondo alla figa schizzò senza freni, riempiendola del suo seme. Toccò a Gongolo, si infilò anche lui nella figa e fu forse il più calmo di tutti, godendosi quella cavità calda e succosa, menando colpi lenti e misurati, tenendole due dita nel culo della poveretta a preparare il cambio di buco che di lì a poco effettuò sfilandosi e riinfilandosi con grande goduria. Inculò Biancaneve fino a che non fu sazio e scaricò nel culo. Biancaneve uggiolava come una cerva in calore, e sono quasi certo che sotto i colpi di Pisolo, il più lungo a sborrare di tutti, se la godette davvero. Diventò tutta rossa, si agitò e dimenò il culetto aiutando Pisolo a schizzare inondandole la figa. Poi fu il turno di Mammolo e Eolo. Eolo le si piazzò di dietro e prese a dare due colpi al culetto e due alla spacca, mentre Mammolo le si piazzò davanti e prendendole la mano disse: "Fai anche a me come al cacciatore, mena e ciuccia, mena e ciuccia" e Biancaneve obbediente sfoderò una abilità segaiola che ci fece sospettare della sua inesperienza, poi lo prese in bocca e tirò un succhione tale che Mammolo si perse fra quelle candide labbra sborrando direttamente nello stomaco. Eolo schizzò parimenti nell'interstizio fra i due buchi mollando sonore scorregge (lo chiamavamo Eolo per quello). Insomma, la povera Biancaneve era ancora alla pecora, dai suoi buchi uscivano copiosi getti di seme lordandole le gambe e le coperte. "Oh Nanetti!" disse "Che meraviglia questo unguento! Che bello che è stato!" Non vi dico come finì la notte… Dormimmo tutti e sette con lei sui letti riuniti, fottendola a turno e volte anche due o tre per volta. Mi ricordo della sua fica caldissma che mi godetti nella posizione canonica, mentre Mammolo le sborrava tra i capelli, i suoi seni che ciucciai a lungo mentre veniva inculata prima da Eolo e poi da Gongolo, e poi …. Giunse l'alba, e ci addormentammo sfiniti. Fui svegliato che era oltre mezzogiorno, da una voce che gridava alla porta.

"Nanetti del cazzo! Aprite che so che siete dentro!" Era niente di meno che la matrigna di Biancaneve in persona. "Oh! Amici, non mi tradite!" piagnucolò Biancaneve. Mi rivestii e andai alla porta. La megera era ancora lì a cavallo seguita da due guardie: "Nano di merda" disse "la mia adorata figliastra Biancaneve è stata rapita dal castello da un perfido cacciatore che ha abusato di lei e la ha perduta nel bosco, egli ha pagato con le palle il suo gesto ignobile e traditore, ma la mia povera Biancaneve ancora vaga per la foresta, ferita nel corpo e nell'anima. L'avete voi vista?" "No, mia signora, ma se capitasse qui non mancheremo di riportarla al suo focolare presso di voi" "Sarà meglio nano di merda, e sappi che se le toccate anche solo un pelo della fica io mangerò i vostri luridi coglioni per colazione, mi sono spiegata?" e senza aspettare risposta se ne andò. Tenemmo un conciliabolo noi sette: ci fu chi propose di riportare Biancaneve al castello e chi s'è visto s'è visto. Chi propose di chiedere un riscatto, chi di tenerla presso di noi per sempre, come schiava del sesso. Chi addirittura di fotterla ancora per qualche tempo e poi ucciderla e farci dare una lauta ricompensa dalla sua matrigna. Questa fu la proposta che incontrò il maggior favore e sembrava davvero l'unica cose da fare. E fu la decisione che prendemmo. Quel giorno stabilimmo dei turni, quattro sarebbero andati a lavorare e tre sarebbero rimasti a casa a scopare la bella principessa, quando avessimo completato tutti i turni l'avremmo uccisa. Nei giorni successivi la fica, il culo e la bocca della povera Biancaneve furono messi a dura prova, ma si comportarono superbamente, mai si ribellò alle nostre volgie e anzi più volte si finì da sola sgrillettandosi la fichina, dopo che i tre di turno erano talmente spompi da non poter alzare nemmeno un fuscello..Mancavano quattro giorni alla fine del turno quando arrivò alla nostra casa un principe tutto vestito di azzurro. Biancaneve dormniva della grossa dopo una cavalcata in cui io, Eolo e Gongolo l'avevamo consumata a furia di colpi di cazzo e innaffiata di sborrate. Il Principe ci chiese la cortesia di rifocillarsi un poco e noi, fedeli alla legge di ospitalità della gente del bosco gli demmo da mangiare e da bere. Per un caso fortuito egli andando al cesso passò davanti alla camera dove Biancaneve russava e la vide. "Oh che splendida fanciulla! Chi è questo fiore di paradiso? Ditemi il suo nome vi prego!" "Essa è la principessa Biancaneve, " disse quello stronzo di Mammolo "La teniamo presso di noi poiché la sua matrigna la ha condannata a morte a cagione della sua bellezza!" "Oh povera creatura, la prenderò io in cura, ne farò la mia sposa e la mia principessa!" "Un momento principino dei miei zoccoli!" intervenni "La principessa è nostra e se la vuoi la devi comprare!" il principe azzurro si mostrò ragionevole ma disse che prima di fare un'offerta voleva avere prova della sua innocenza "innocenza un cazzo" dissi "ce la stiamo scopando da una settimana, però avrai per moglie la più dolce e competente delle puttanelle della foresta, parola di nano!" Il principe disse che voleva lo stesso provarla. E per cinquanta fiorini pagati sull'unghia glielo consentimmo. Il principe si calò la braga e sfoderò un banano che ci fece impallidire, senza neanche svegliarla le allargò le coscette e appoggiò la nerchia alla spacchina ancora umida (forse della nostra sborra). La infilò, e inziò a cavalcarla. Biancaneve si svegliò e le prime parole che disse furono: "Oddio com'è grosso!!!!" poi i due iniziarono una scopata da farlo venire duro al mago Merlino. Biancaneve sborrò due volte prima che il principe le inondasse la figa, inarcandosi per meglio accoglere il cazzone principesco. Poi il principe volle farselo pulire dalle labbra di Biancaneve che lo deterse facendolo tornare duro come la pietra e lungo come le gambe del nostro tavolino. L'inculata fu inevitabile e molto dolorosa, ma Biancaneve si comportò bene, superando il dolore massaggiandosi la fichina bollente e sborrosa. E offrendo così al principe il suo culetto da sfondare nel migliore dei modi e che il principe azzurro onorò impalandola come un'eretica. Il principe si mostrò soddisfatto e ci fece la sua offerta: per portarsi via Biancaneve ci offriva duemila luigi. Ci consultammo e facemmo la controproposta, Mille luigi e l'uso gratuito di una delle ancelle del castello almeno una volta alla settimana. Il principe disse che si poteva fare ma che considerando che probabilmente Biancaneve era già incinta delle nostre sborrate avrebbe pagato solo settecento luigi. Affare fatto!! Biancaneve se ne andò con il principe azzurro, le raccontammo che si era perdutamente innamorato di lei e che la voleva sposare. Cosa che poi fece perché per uno strano miracolo non era incinta ed era diventata grazie a noi una eccezionale troia, si scopò il principe dal mattino alla sera ciucciandolgielo tutta la notte finchè non si fece sposare. La megera sua matrigna la facemmo fuori una notte che ci introducemmo nel castello passando dalle fogne, buttammo il cadavere nel bosco tanto nessuno, nemmeno suo marito che ne aveva già i coglioni pieni, la pianse. In quanto a noi la nostra vita cambiò nettamente in meglio, lavoravamo sempre in quella cazzo di miniera ma il principale nostro lavoro diventarono … le ancelle e le dame dei castelli intorno.al bosco. Il principe mantenne la promessa e ci mandò ogni settimana una giovane ancella. La prima dovemmo legarla per sottometterla ai nostri voleri ma dopo … ci fu la coda, non passava giorno senza che alla nostra porta bussasse una viandante di sangue blu e di fica rossissima. Anche Biancaneve di tanto in tanto si fa ancora vedere e chiavare alla grande. Ed è proprio il caso di dire che tutti vissero felici e fottenti.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Zp7365 Invia un messaggio
Postato in data: 08/01/2013 21:12:48
Giudizio personale:
...

Autore: Erotic_mind Invia un messaggio
Postato in data: 08/11/2012 11:03:31
Giudizio personale:
spettacolo! :))

Autore: Antonioepaola Invia un messaggio
Postato in data: 06/11/2012 16:56:34
Giudizio personale:
bellissimo..bravo

Autore: Ruthing Invia un messaggio
Postato in data: 04/11/2012 14:02:28
Giudizio personale:
Carina la trasposizione

Autore: Blucas Invia un messaggio
Postato in data: 03/11/2012 19:35:40
Giudizio personale:
carino


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