i racconti erotici di desiderya

La stanza capitolo 6

Autore: Clara
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CAPITOLO VI° L’ OSPITE





……………nella stanza la luce era ancora accesa, io ero seduta sulla branda con quella scatola enorme di plug-in vicino, e ripensavo con nostalgia al favoloso cassetto di Giovanna, mentre lei era in bagno, vi avevo frugato dentro con molta curiosità e avevo estratto degli oggetti!

Ora la situazione e la realtà erano ben diverse, anche se sinceramente in quel momento eccitata com’ero, avrei sicuramente adoperato uno o anche più di quei cosi della scatola!

La figa mi grondava dal piacere, ma non volevo assolutamente ….pagare ancora, e allora tenevo le cosce ben serrate e con impercettibili movimenti la contraevo alzando e abbassando appena i talloni, facevo strusciare le pareti tra loro provocandomi un leggero e stordente piacere!

I crampi della fame si erano di nuovo impossessati di me, ora dovevo chiedere cibo e acqua, conscia di doverli pagare!

Spinsi il dito in fondo al foro, poi feci per toglierlo, ma era bloccato, lo avevo inserito ormai tranquillamente, ma capì che era una parola che lì dentro dovevo dimenticare!

Non forzai, per farlo uscire, sapevo che sarebbe stato inutile, e non proferì parola per non essere vessata ancora! Stavo lì in ginocchio con il mio dito nel foro quando un grosso schermo si accese sul soffitto e la luce si spense, lì per lì non capì cosa stessi vedendo, mi sembrava la mia stanza sotto l’immagine c’era il numero due, poi guardando meglio vidi che non era la mia, ma una perfettamente identica. Cambiò inquadratura, scorsi un corpo femminile nudo, con lunghi capelli neri, non potevo essere io, li avevo corti, poi vidi il mio dito nell’immagine, lo mossi, era il mio, ero terrorizzata, stavo vedendo la stanza adiacente alla mia, dove era rinchiusa una donna come me, pensai al film “cube”, e mi sentì ancora più atterrita! Quante stanze c’erano intorno a me? Quante altre persone rinchiuse avevano, o stavano ora patendo quello che subivo io, quale mente malata avesse potuto mettere su tutta quella grandiosa e terrificante macchina da tortura, o, quante persone? Poteva essere solo una persona a gestire il tutto? Tante domande ma risposte…….zero!

Capì solo che da me alla stanza adiacente, almeno, dove avevo il dito, c’era pochissimo spessore! E compresi, con un filo di angoscia, che il dito lo avevo immerso nella cacca della “due”, non potei pensare di averglielo infilato nel buchino, avrebbe fatto resistenza, ma ancora una volta sbagliavo!

Infatti, lei era inginocchiata davanti al mio dito, e iniziò a succhiarlo, lo stava pulendo, mangiava la sua merda, l’immagine cambiò prospettiva e zumò ora era coricata da dietro, e vedevo bene il suo culo, e capì come avevo fatto a infilarglielo nel buchino del culo, toccando la sua merda senza sforzare, aveva uno speculum inserito, che le teneva il foro aperto. Un’altra invenzione del maniaco, era un appareccchietto ricercato, uno speculum motorizzato, mentre sentivo il mio dito leccato, l’immagine si era avvicinata al suo culo, e lentamente vedevo nitidamente la cavità che si allargava lentamente, e poi si restringeva, una ginnastica non poco piacevole!

Poi sentì la sua bocca che si staccò dal mio dito, e lo schermo si spense in contemporanea con l’accensione della forte luce!

Chiesi subito, pensando quale e quanta gente avesse visto le mie immagini, che avevo fame e sete!

.. “bene rispose la “Voce”, piaciuto il filmino”? Annui, “per il cibo apri ora il cassetto”!

Ubbidì, c’era una tutina di lattice nero, con fori in corrispondenza dei miei, culo e fica, e due grosse aperture per i seni, terminava intorno al collo con una chiusura a cinghietta, e un grosso anello, “indossalo” infilai le gambe, scorreva poco, ed era molto aderente, lo tirai su con forza, infilai le bretelle e sistemai le tette fuori dalle esatte aperture, poi passai la cinghia intorno al collo e la bloccai, si aprì subito il cassettone, dentro c’era un piatto con una zuppa marroncina piena di fette di pane, senza posate, la afferrai, e cominciai a mangiare come una bestia, in fin dei conti era quello che la “Voce” voleva che facessi, annullarmi anche come essere umano!

Era una zuppa di fagioli, molto buona, ma anche molto saporita!

Chiesi gentilmente da bere, e trovai nel cassetto degli stivali di pelle nera alti fino alla coscia, guardai il numero, era un paio di misure meno delle mie, ingenuamente lo feci notare alla “Voce” la quale con tono molto deciso esclamò:- io non sbaglio mai, ora prendi il plug-in numero uno e inseriscilo nel tuo culo, poi indossa gli stivali, e ringraziami per averti dato solo il numero uno! Ringraziai, e presi dalla scatola il dildo anale più piccolo, si fa per dire, rispetto agli altri! Mi accucciai come se dovessi fare la cacca, e lo spinsi, ma nulla, il mio buco era chiuso, allora provai a bagnarlo, ma avevo le fauci secche, prive di saliva, l’unico liquido che avevo era la minestra, infilai la punta dentro, la feci girare, poi con due dita bagnai il mio buchino. Lo afferrai alla base, trattenni il fiato, e lo spinsi dentro, superata la parte stretta del perineo, unta dalla zuppa, scivolò nel mio intestino fino a bloccarsi nel disco finale che chiudeva il mio ano!

Infilai con molta fatica gli stivali, dovevo tenere le dita rattrappite, e avendo tacchi da dodici centimetri il mio peso pigiava proprio sulle punte!

Sentì scorrere il cassettone, c’era una caraffa di fresca acqua che avevo certamente strapagato, mai nella mia vita bevvi acqua più buona!

La luce si spense nuovamente, e la percezione del tempo che avevo passato lì dentro ora mi sfuggiva completamente, l’avvicendarsi del buio alla luce creava in me una confusione totale, ripensai alla “due”, così chiamai La ragazza ….vicina di stanza, dal numero sotto il monitor, anche lei come me, e alla poca distanza che ci separava, ma stranamente io non avevo mai sentito nessun rumore, voce, eppure era a soli pochi centimetri, almeno dove avevo inserito il mio dito. Poi capì, che solo quando “la voce” voleva, eravamo vicine, e, in quei momenti, urlare ci avrebbe solo procurato punizioni terribili!

Mentre riguadagnavo la mia branda, e mi accingevo a sdraiarmi, mi sentì bruciare il culo, toccai il disco terminale del plug-in che copriva il foro, feci scivolare il dito tra la plastica e il mio buco e lo senti completamente asciutto, ora aderendo alle pareti del mio intestino a ogni movimento mi procurava dolore. Avevo un forte stimolo a espellerlo come se dovessi fare la cacca dopo parecchi giorni, ma sapendo di non poterlo togliere, misi una mano sotto e assunta la posizione accovacciata provai a spingere, ma non venne via, sforzai ancora, ma nulla, era ben bloccato dentro dalla parte più grossa, avrei dovuto sforzare moltissimo, in quell’attimo, pensai al numero dieci, e mi sentì un’angosciante paura salire dalle viscere, allora giacché non sarebbe mai uscito da solo, rilasciai il perineo!



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