i racconti erotici di desiderya

La migliore cliente

Autore: Bonora
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Riky mi telefonò, parlandomi di un amica con problema che averi dovuto aiutare. Accettai e fissai un appuntamento. Si presentò in ufficio una bella donna di circa 35 anni, sudamericana, non molto alta con scarpe di corda dal tacco molto alto ed una gonna a mezza coscia. Mi disse di essere argentina ma io non indagai più di tanto, anche se l’occhio cadeva nella scollatura, dove erano incastrati due seni, non proprio prosperosi, di quelli ben divisi uno dall’altro. cercai di mantenere un contegno professionale e di indagare la sua professione che mi insospettiva parecchio. Mi insospettiva il perchè fosse in Italia.

La trattai mantenendo la professionalità del caso senza troppo distarmi. Quello che mi stuzzicava maggiormente, non so perché, erano i suoi piedi, con unghie rossissime. Mi faceva voglia di prenderli in mano.

La rincontrai per lavoro altre due volte in ufficio. La seconda volta venne la sera verso l’orario di chiusura e ci trattenemmo a discutere sin dopo le 20,00, quando tutti i colleghi se ne andarono.

Mi spiegò che era venuta in Italia da parenti, per mancanza di lavoro in Argentina e che faceva la commessa in un negozio di articoli sportivi. Si accorse, probabilmente, che quando mi parlava io pensavo a guardarle il seno. Più ancora, non riuscivo a non guardare sotto la scivaniam, verso i suoi piedi. Questa volta aveva delle infradito che continuamente toglieva e rimetteva. Mentre parlava circa i problemi che la riguardavano, si fermò e mi chiese a bruciapelo di andare al bagno e farmi un “pippa”, così mi sarei sfogato e poi sarei stato più attento al suo problema. Io le risposi che l’avrei fatto, ma che senza lei davanti mi sarebbe mancata l’ispirazione. L’erezione mi premeva nei pantaloni. Si alzò, girò intorno alla scrivania e venendomi accanto, allungò le mani sulla cerniera, la abbassò me lo tirò fuori, e poi andò a riaccomodarsi nella sua sedia, dicendomi: “adesso fai pure”. Ma come, mi ero illuso …

Rimasi di sasso. Credetemi, non è facile masturbarsi da soli davanti ad una donna che ti guarda impassibile. Non feci nulla, penso, per un lunghissimo eterno minuto. Poi lei si alzò leggermente dalla sedia, alzò appena il suo sedere facendo forza su un bracciolo. Con l’altra mano, rima si tirò un pò su la gonna, quindi infilò la mano destra all’interno, armeggiando. Spinse la sedia un po’ indietro, distese le gambe e iniziò a sfilarsi le mutandine nere di pizzo, del tutto inadatte al personaggio: parevano quelle di mia mamma vent’anni fa.

Comunque se le sfilò, aperse un poco le game e le appoggiò, aperte, sulla scrivania. Devo avere detto qualcosa di stupido, nel frattempo, ma non mi ricordo bene cosa. Alice (le do questo nome di fantasia), mi chiese se con lei davanti a gambe aperte mi sarebbe stato più facile farmi una sega. Io risposi che mi sarebbe stato più facile scoparla, ma lei aggiunse che il problema era mio e che non dovevo toccarla. Della sua fica non si vedeva praticamente nulla, salvo il fatto che era rasata e che spuntavano i peli in ricrescita di qualche millimetro (come un uomo che non si fa la barba da una settimana).

Non mi pareva di avere molte scelte. Così rimisi l’arnese nei pantaloni e cercai di riprendere il discorso lavorativo. Lei, allora, si mise due dita in bocca e se le bagnò abbondantemente con la lingua. Poi si mise la mano tra le gambe e iniziò a masturbarsi. “Vedi”, disse, “si fa così”. Lo faceva con una naturalezza incredibile, premendo leggermente le labbra. Le dita compivano un movimento circolare molto leggero.

Ritornai sui miei passi, mi slacciai la cintura ed il bottone dei pantaloni e presi il mio cazzo con la mano. Se lo fa lei … presi a masturbarmi anch’io molto meccanicamente. Alice si fermò, rimise le gambe a posto, seduta composta nella sua sedia e mi chiese che cosa stessi immaginando. Io le risposi che la cosa che mi prendeva di più erano i suoi piedi, che avrei voluto leccarglieli… che nessuno mai mi aveva fatto una sega con i piedi. Si mise a ridere e di disse con quel suo accento spagnolo: “ non vedi quanto sono sporchi? Ho infradito!”. Mi chinai sotto il tavolo “te li pulisco io”, le dissi”. Prima che lei potesse tirare indietro le gambe, cosa che iniziò a fare, le afferrai un caviglia e mi portai il piede alla bocca. Gli infilai la lingua tra due dita e cominciai a limonare come se i suoi piedi fossero una lingua. Si mise a ridere di gusto, e continuai. Poi mi fece capire che questo gioco le piaceva molto. Con l’altro piede cercava di toccarmi il cazzo, cosa non facile in quella posizione, ma quando mi sfiorò mi fece sobbalzare e picchiai la testa sotto la scrivania con un gran botto. Lasciai il suo piede, mi allungai e mi misi le mani in testa. Trovando lo spazio libero, mi circondò il cazzo con entrambe le palme dei suoi piedi ed iniziò ad andare su e giù premendo leggermente. Fu una sensazione stupenda, durata un attimo, quindi mi mise la palma di un piede sulla bocca per farselo leccare. Lo feci avidamente e mentre lo facevo lei riprese a masturbarsi, reclinando la testa indietro, questa volta senza ridere. Mentre si toccava le leccai la gamba, dietro al ginocchio, e poi l’interno della coscia, fino a quando la mia lingua si confuse con le sue dita che roteavano attorno al clitoride.

Rimasi così, giocando con la lingua con le grandi labbra, il clitoride. Poi le leccavo il buchino del sedere e di nuovo lungo tutta la passera. Si bagnava molto abbondantemente e perdeva un liquidino più denso di una sborrata. Quindi venne e quando lo fece mi strinse la testa fortissimo dentro alle sue cosce come in una morsa. Si alzò quasi di scatto, si chinò sulla scrivania e mi offerse il buchino, bagandoselo con le due dita come aveva fatto prima. Mi disse solo “dai!”. Non me lo feci ripetere e cercai di infilarglielo ma da quella posizione era quasi impossibile. Allora si distese, lascindo il sedere alto, per offrirmelo. Feci fatica ad entrare, fu doloroso per entrambi, forse più per lei, ma una volta entrato la sensazione era fantastica. Iniziai a muovermi lentamente e lei iniziò a emettere piccole urla, trai l dolore ed il piacere. Quindi si ritrasse, si girò, me lo prese in bocca manipolandomi le palle con delicatezza. Le venni in bocca. Lei un pochino ingoiò, quindi chiuse la bocca piena di sperma si avvicinò alle mie labbra e mi sputò il liquido dentro alla mia bocca. Ingoiai e quindi cominciammo a limonarci e leccarci.

Ci vedemmo ancora per lavoro, ma lei rifiutò ogni successiva avance. Mi disse che il suo sedere era praticamente vergine, ma che non sa che cosa le fosse passato per la testa quando le lo offerse. Forse fu il modo con cui glielo leccai … Mi rimane ancora il desiderio di scoparla, non avendo provato a infilarglielo nella fica. Ma, in fondo, ci si può anche accontentare …

La migliore delle clienti.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Bisexentambi Invia un messaggio
Postato in data: 03/05/2013 17:24:52
Giudizio personale:
Non veritiero


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