i racconti erotici di desiderya

La materia di cui sono fatti i sogni

Autore: Sessodolce
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“Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni, e la nostra breve vita è circondata da un sonno.”

William Shakespeare, La Tempesta







A 4 anni, Elisa vuole un coniglietto.

Ne aveva visto uno all’asilo, lo avevano portato le maestre, e ne era rimasta colpitissima. Lo aveva carezzato, tenuto sulle ginocchia, e quell’animaletto che le annusava le mani e i capelli era bellissimo. Era un coniglio nano bianco e nero, si chiamava Ernesto. Quando le maestre glielo tolsero per farlo vedere alla sua compagna e poi per ridarlo insieme agli altri conigli nani all’allevatore che gliela aveva prestati, quasi s’era messa a piangere.

Ha chiesto disperatamente ai suoi genitori di prendergliene uno, ma soni assolutamente contrari. Abitano in un piccolo appartamento, e entrambi lavorano: il coniglio sarebbe un ulteriore impegno per loro, visto che Elisa non puè certo accudirlo.

Piange per giorni interi, ma non c’è nulla da fare.

Poi una notte lo sogna: un coniglio nano tutto bianco, con gli occhi azzurri e la punta delle orecchie e delle zampine grigio scuro. Il nasino è rosa, perennemente in movimento, e le orecchie lunghe lunghe. Lo tiene in braccio, accarezzando le lunghe orecchie e la schiena, mentre Arturo (così lo chiamaa) resta docilmente a godersi le coccole.

Lei resta in fondo al letto mentre lui saltella sul copriletto coi fiori, agitando il nasino e ogni tanto allungando il collo, le orecchie tese, attento a qualche rumore. Lei lo guarda affascinata. Arturo, esplorando il tappeto di fianco al letto di Elisa, trova le sue pantofole e dopo averle accuratamente ispezionale, inizia a mordicchiarle.

Quando Elisa se ne accorge, lo prende per le orecchie e lo tira via, ma mentre lo posa sul letto Arturo si gira e le graffia il braccio, vicino al polso. Elisa grida e si sveglia.

La mattina dopo, mentre le medica i profondi tagli sul braccio, la mamma le ripete che lei non ha nessun coniglio, e che non deve aver paura di dirle se ha litigato con un amichetto, che alla mamma e a papà interessa che la loro bambina sia sincera, e se qualcuno le fa del male ci penseranno loro a parlare coi genitori di chi le dà fastidio.

Elisa piange tutto il tempo, e la mamma le ripete che non esiste nessun Arturo.

La notte successiva non sogna più Arturo. E nemmeno quella dopo.



A 9 anni, Elisa vuole una bicicletta.

A dire il vero ce l’ha, ma non le piace. Lei vorrebbbe la mountain bike, ma i genitori non si fidano, troppo impegnativa per quel corpo esile. La bambina è carina, sana, fisicamente a posto, ma quella storia del coniglio ancora li tiene un pò sul chi vive. Alla fine, le avevano comprato una bici per girare per il paese coi suoi amichetti, una pieghevole tipo graziella che potevano portarsi dietro anche per gite e vacanze, ma lei non l’ha mai sopportata. Una bici tutta rosa, col cestino e il paracatena di plastica trasparente, mentre i suoi amici un po’ piu’ grandi di lei hanno fiammanti mountain bike: che invidia!

Poi una notta la sogna: una mtb nuova fiammante, coi freni a disco e il telaio nero e rosso, bellissima! La trova davanti al portone del garage, e la prova subito.

Prima un breve giro del palazzo, l’ampio parcheggio sul retro e il giardino sul davanti: l’ideale per fare pratica. Il telaio è troppo grande per lei, la sella è abbassata al massimo e ugualmente Elisa tocca i pedali a fatica, e per fermarsi deve quasi saltare giù, ma è felice per avere finalmente la bici che desiderava tanto.

Dopo qualche metro di allenamento diventa pratica anche nel cambio marcia, e si diverte a fare lo slalom tra le aiuole. Prova anche a prendere velocità, nel parcheggio grande e vuoto, e l’aria che le scompiglia i capelli mentre pedala forte la entusiasma. L’ebbrezza le prende la mano, le fa ricordare quello che vedeva fare ai suoi amici, e prova ad andare oltre: spinge sui pedali fino alla massima velocità, poi frena bruscamente all’ultimo, e come loro fa sbandare la bici, gridando di gioia. Poi riparte, nell’altro senso, e spinge di più frenando sempre più tardi. La terza volta non vede il tombino, dà una frenata brusca e rovina a terra. La bici si riga tutta, piega una leva del freno e la gabbia del cambio, lei si spella il ginocchio e il gomito destri, e si sveglia.

Sta attenta a non farsi vedere dai genitori, va a scuola e si fa medicare in infermieria dicendo che è scivolata in cortile correndo. Dice la stessa cosa anche ai suoi genitori, tornata a casa.

La notte successiva, Elisa non sogna più la mountain bike. E nemmeno quella dopo.



A 14 anni, Elisa vuole il motorino.

I suoi genitori sono fermamente decisi per il no, categoricamente. La figlia si è fatta bella, una ragazza alta e sottile, con profondi e meditabondi occhi scuri, spesso dall’aria malinconica, lunghi capelli neri e il viso allungato e la bocca carnosa della madre. Circondata da ragazzini e da ragazzi più grandi, anche se la figlia si veste in maniera tranquilla, senza tanga fuori da pantaloni troppo bassi o toppini o piercing all’ombelico, i genitori sono comunque ansiosi e le dicono spesso: con quel che si sente in giro, siamo preoccupati che qualcuno... sai come succede... ti trovi da sola in un posto buio e... Elisa riusciva a capire che la sua era solo apprensione per una ragazza carina, per sua stessa natura di essere femmina già soggetto di attenzioni e di pericoli da cui difficilmente avrebbe potuto difendersi, ma ugualmente era arrabbiata coi suoi perchè si sentiva inferiore alle sue amiche: dover prendere il bus o farsi portare e venire a prendere dai genitori al cinema, al centro commerciale, in discoteca... è così da sfigata!

Tiene il muso ai suoi genitori per settimane, e a scuola sopporta con fatica lo scherno delle (mica poi tanto) amiche.

C’è un ragazzo carino, che le piace e a cui è certa di piacere, ma sa che senza un motorino tutto suo non può frequentarlo con la libertà che vorrebbe.

Poi una notte lo sogna: un cinquantino sportivo, nero e rosso come lei lo desiderava, bellissimo e sportivissimo. Il casco abbinato è un integrale (la sicurezza prima di tutto!) anche quello nero e rosso (...e l’eleganza subito dopo), e ha anche il bauletto dietro. Così può metterci il casco del suo ragazzo quando vanno via insieme...

I primi metri sono prudenti, il motore è molto grintoso e appena accelera il motorino schizza in avanti. I freni sono decisi, basta sfiorare la leva per rallentare e tirarla a fondo per frenare intensamente. Sul quel motorino si sente sicura e al tempo stesso... figa!

Fa prove di agilità facendo zig zag tra i segni dei posti macchina nel piazzale del parcheggio, prove di frenata e anche di partenza, non vuole essere sopresa da qualche imprevisto e fare una brutta figura. Dopo un breve giretto di ‘riscaldamento’, si decide a uscire dal condominio. Parte decisa, e non si accorge del gatto della signora del piano terra, Panky, che sta attraversando il passo carrabile tra il piazzale e il giardino, e lo investe. Elisa tenta di frenare, ma si sa come sono i gatti, sembra quasi che si buttino sotto apposta... Il colpo è secco, senza lamenti: si ferma subito, smonta di corsa ma Panky è già morto. Si mette a piangere, ancora col casco in testa, seduta a terra a fianco del gatto, e si sveglia.

Quando scende per andare a scuola, vede in lontananza la signora del piano terra sul passo del cancelletto della sua porzione di cortile che si guarda intorno, la sente chiamare il suo gatto ad alta voce, con un tono sempre più preoccupato e ansioso, ma allunga il passo per allontanarsi, mentre gli occhi le lacrimano.

Quando torna a casa e sua madre le dice che qualcuno ha schiacciato Panky con lo scooter, si mette a piangere a dirotto, soprendendola, e si chiude in camera sua.

Con gli occhi spalancati sul soffitto, decide di non sognare più.



Fabio è un bel ragazzo, glielo invidiano tutte, e lei ne è fiera senza esserne gelosa. Sa di non essere la sua prima ragazza, in un angolino sa anche che poteva non essere l’ultima, ma lo accettava. Lo ama davvero, e lui ricambia.

Elisa è cresciuta molto bene, è una ragazza ben fatta, fine, di una bellezza non appariscente, di quelle legate alla perfezione dei lineamenti e delle proporzioni che si apprezzano solo alla seconda occhiata. Ma senza dubbio è molto, molto bella.

Lei e Fabio stanno insieme da qualche mese. Era stato lui a cercarla, dolce e gentile, e lei lo aveva trovato insolito per la nomea e la reputazione che aveva in giro: era chiaramente un ragazzo che non aveva difficoltà a trovarsi una ragazza compiacente, ma stanno bene insieme, e lei è felice.

L’unica cosa che la lasciava perplessa riguardava la loro intimità: è una ragazza all’antica, in un certo senso, non certo bigotta ma per tanti versi ‘tranquilla’. A 24 anni aveva avuto pochi ragazzi e nessuna storia importante, e si sentiva sessualmente inesperta al confronto di tante sue amiche e dello stesso Fabio.

Lui dopo qualche tempo che avevano iniziato a fare sul serio le aveva accennato a qualcosa che lei non aveva mai affrontato, una parte del sesso che Elisa non si sentiva ancora di provare, anche se tante sue amiche lo magnificavano. Per un pò Elisa aveva nicchiato, poi ne avevano parlato apertamente, aveva espresso a Fabio i suoi dubbi e i suoi timori e lui lo aveva accettato senza problemi. In fin dei conti, le disse, il sesso si fa in due, e il piacere dev’essere di entrambi. Non preoccuparti, l’aveva tranquillizzata, quando ti sentirai pronta proveremo, e vedrai che sarà piacevole anche per te.

Elisa era rimasta colpita da questa accettazione, un comportamento che ave a conquistato anche tutte le sue amiche, soprattutto Cristina, collega di Fabio e sua migliore amica, e aveva deciso in cuor suo che lui era l’uomo giusto.



Quel sabato lei avrebbe dovuto lavorare anche il pomeriggio, l’altra commessa era a casa da giovedì con una febbre alta inspiegabile e le avevano chiesto di fare straordinario, ma intorno alle 10 la sua collega arriva sul lavoro e la sua ‘capa’ la lascia andare a casa, dopo aver segnato le ore effettuate.

Decide di andare da Fabio, se fossero partiti subito e avessero mangiato qualcosa in autogrill avrebbero ancora potuto passare mezza giornata al mare, questi sabati di maggio così caldi erano magnifici per iniziare ad abbronzarsi un pò. E poi, lei aveva deciso... Quella sera, a casa sua, tornati dal mare, voleva togliersi quel suo ultimo tabù, e fargli un regalo di compleanno con qualche giorno di anticipo.

Entra con le sue chiavi, attenta a non far rumore, e nel tinello si leva le scarpe in silenzio. Dal corriodio sente dei rumori, un vociare, forse la tv...

Si avvicina lentamente, e inizia a distinguere voci concitate, che passo dopo passo diventano gemiti e brevi parole spezzate e soffocate. Una voce maschile e una femminile, dalla cucina. Sbircia dalla porta socchiusa, il cuore agitato e la mente confusa. Vede Cristina, nuda: è in piedi, piegata in avanti sul tavolo, il busto appoggiato sul piano, il seno abbondante sobbalza sul piano di vetro, si masturba. Fabio è in piedi dietro di lei, a torso nudo e coi pantaloni a terra, la tiene per i fianchi e si muove allo stesso ritmo della ragazza, veloce e deciso. Lui la sta penetrando da dietro, quel tipo di rapporto che voleva da lei e che da lei non aveva ottenuto... Può constatare l’evidente e udibile soddisfazione di entrambi da incitazioni reciproche e reciproche espressioni di apprezzamento che si scambiano i due, sconcezze che Elisa non potrebbe mai pronunciare o riuscire ad ascoltare, ma... che la eccitano. Sconvolta, non riesce però a staccare gli occhi dallo spettacolo, e peggio ancora si sente rimescolare dentro... I due sono incapaci di accorgersi di lei, le è facile, una volta che finalmente riesce a riprendere il controllo di sè stessa, andarsene senza fare rumore.

In ascensore l’eccitazione svapora e riesce a dare finalmente sfogo al suo pianto disperato e alla sua rabbiaa dolorosa.

Piange per tutto il tragitto fino a casa sua, spegne il cellulare e stacca il telefono, si getta sul letto in lacrime, e impiega molto per addormentarsi.

Poi li sogna. Un sogno orribile, vivido, coinvolgente... Riesce a svegliarsi solo quando l’incubo finisce, e resta sveglia e terrorizzata per ore. Crolla di nuovo in un sonno finalmente senza sogni solo poco prima dell’alba.



La mattina dopo si sveglia distrutta, e piange per molto tempo. Quando riesce a scuotersi abbastanza per alzarsi e vestirsi sono già le nove passate, riaccende il telefonino e trova numerosi messaggi che la avvisano che sua madre, diversi suoi amici, la sua datrice di lavoro l’hanno cercata. Nessuna chiamata di Fabio. Si chiede il perchè di tante chiamate, forse il ritardo sul lavoro, mentre si veste in fretta riattacca il telefono e subito squilla il numero fisso.

Sua madre ha una voce distrutta, spaventata, Elisa impiega un pò per schiarire la mente abbastanza per riuscire a capirla. Poi ci riesce.

Il fratello di Fabio è passato a prenderlo presto, quella mattina, per una questione di lavoro, e l’ha trovato morto. Lui e Cristina erano in una pozza di sangue, sul letto, nudi. Uccisi con una quantità incredibile di coltellate, e orribilmente mutilati. Secondo i carabinieri la porta d’ingresso non è stata forzata, non si trova l’arma con la quale sono stati uccisi, e non si tratta di furto perchè è tutto in ordine.

La madre le chiede premurosa e ansiosa come sta, ma Elisa non la ascolta più.

Riconosce il suo sogno terribile... Dopo tanti anni, ha di nuovo ‘sognato’.

Torna a letto, con la mente e gli occhi pieni di quelle immagini, vere, e decide che non chiuderà più occhio.

Dopo qualche tempo diventa necessario ricoverarla, e devono imbottirla di sonniferi, ma lei non dorme.

Elisa non dorme più.

Sono tre anni, ormai.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Elgolea Invia un messaggio
Postato in data: 24/08/2007 00:22:39
Giudizio personale:
insolito ma molto carino, complimenti.

Autore: Sandman71 Invia un messaggio
Postato in data: 23/08/2007 09:29:32
Giudizio personale:
Finalmente un racconto degno di questo nome. Non i soliti sfoghi di malati e insoddisfatti!! Complimenti anche per gli altri..


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