i racconti erotici di desiderya

La fame

Autore: EVETTA
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L'aereo atterrò all’aeroporto di Villafranca e lui era lì, l’aspettava con ansia, e pur non avendola mai incontrata, l'amava alla follia.

Camminava per ingannare l'attesa, gettando occhiate nervose al grande orologio della sala d’aspetto… dov'era finita?

Uscivano tutti: colletti bianchi dallo sguardo spento, femmine anonime e grigie, giovani e vecchi privi della luce della passione.

Lei non c’era.

Lei, ancora seduta nel suo posto sull’aereo, continuava a pensare, fantasticando sul momento in cui l'avrebbe finalmente incontrato.

Desiderava specchiarsi negli occhi di lui, ma l’ansia leggera dell’eccitazione rapidamente mutava in panico.

“E se non dovessi piacergli? Se non fossi come lui m'immagina, se mi rifiutasse?”

Spettri d’angoscia turbinavano nella sua mente, gelando i tremiti di un cuore affamato, a questo pensava lei, quando l’hostess si avvicinò chiedendole gentilmente di lasciare il suo posto.

Ormai erano scesi tutti.

Si alzò lentamente, gambe pesanti, deboli sostegno ad un cuore impazzito, ad un ventre affamato; prese il bagaglio a mano e si diresse verso l'uscita.

Eccola finalmente! Era carina, sembrava una ragazzina sperduta, vestita di una gonnellina in jeans corta, con stivali alle ginocchia ed un giubbotto di pelle nera che si fermava alla vita, allacciato frettolosamente.

I lungi capelli scuri legati in una coda mettevano in evidenza un collo lungo, sinuoso ed invitante. Si, era davvero bellina!

Si avvicinarono piano, abbozzando un sorriso nervoso. Si fermarono a poca distanza l’uno dall’altra, lasciando che i loro occhi si incontrassero, sciogliendo ansie e paure, ridestando il fuoco e la passione del loro primo incontro, quell’incrocio casuale nelle grigie pagine di una chat.

Le loro labbra si sfiorarono, ed il tepore delle loro bocche, l’affanno dei loro respiri, i loro odori, una miriade d'informazioni descritte, sognate ed immaginate per settimane, ora erano qualcosa di tangibile e vivo.

Come la loro carne.

Si avviarono verso la macchina, lui la teneva per la vita, stringendola ed accarezzandola, quanto aveva desiderato quel contatto!

Lei si lasciava portare, l'aveva fatto fin dal primo momento, lei che aveva un carattere dominante e spigoloso, diventava una docile bimba da coccolare.

Era pazza di lui.

Quando pensava non si sarebbe più innamorata, lui era entrato nella sua vita. Come in un sogno o in un gioco di bimbi, aveva accettato la caccia, la seduzione, l’erotismo virtuale, ignara si era lasciata catturare. Dedicandogli momenti preziosi e carichi di piacere, come una preda ambita che a lungo indugia attirata dall’esca, si era ritrovata in trappola. Una dolce ed umida gabbia di passione le serrava il cuore, le annebbiava la mente, rendeva meccanici e vani i gesti quotidiani, completamente assorbita dai loro incontri virtuali, dal loro piacere.

Salirono in macchina e lui mise in moto, usciti dal parcheggio, lei gli si avvicinò e cominciò a baciarlo sul collo, insinuando le dita tra i bottoni della camicia, assaporando il calore della sua pelle nuda.

Impazzendo dal desiderio, scese rapida con la mano e gli slacciò i pantaloni.

Lasciò le dita libere di vagare curiose sulla sua pelle, mentre i loro occhi si scambiavano voraci promesse di piacere.

Posò la mano sui suoi slip, compiaciuta nel trovarvi un’erezione, maschio pronto per lei fin dal primo scambio di occhiate.

Gli dedicò un ultimo sguardo, carico di voglia e di malizia, ed abbassò il capo sul suo ventre.

L’odore di lui l’inebriava: incapace di resistere e darsi un contegno, femmina vorace e pazza di desiderio, liberò il cazzo dalla sua prigione.

Poggiando le labbra sulla cappella umida, sfiorandola con la lingua, avvertì il sapore di lui, a lungo soltanto immaginato.

Socchiuse gli occhi, provando un piacere indescrivibile, poi lentamente

risalì cercando la sua bocca.

Nel frattempo lui aveva fermato la macchina in un posto tranquillo.

La bocca di lei, quel sogno a lungo accarezzato, cercava la sua, donandogli labbra morbide ed umide, contatti leggeri, delizioso contrappasso dei loro sguardi carichi dell’eccitazione a lungo repressa.

Giocarono con le loro lingue, cercandosi, trovandosi per poi abbandonarsi e reincontrarsi con foga infinita.

Secondi interminabili dilatavano la voglia, annebbiavano la mente, preparavano due corpi giovani e caldi al miracolo del sesso.

Lei si chinò di nuovo, facendolo spogliare.

Poggiò le labbra sull’asta del suo cazzo e cominciò a scendere, riempiendolo di piccoli baci umidi, accompagnando i suoi gemiti. La lingua strisciava con attenzione sulle sue palle, leccandole, valutandone la consistenza. Ne prese una in bocca, titillandola con la lingua, poi passò all’altra, affascinata dal quel gesto di tremendo potere sul maschio.

Cominciò a risalire piano lungo l’asta senza mai smettere di guardarlo negli occhi.

Labbra e la lingua scivolavano abili, risalendo fino alla cappella e

lì fermandosi, cominciando a girare in tondo, giocando con il frenulo. Desiderava prenderlo in bocca, saziarsi della sua eccitazione, ma si trattenne ancora qualche minuto, poggiando semplicemente le labbra sulla cappella, avvertendo le sue spinte, le pulsazioni del suo sesso.

Aprendo leggermente le labbra, gli permise di entrare, millimetri preziosi di carne turgida nella sua bocca. Lo assaporò, e desiderando sentirlo fino alla gola, iniziò ad abbassare il capo, lei verso di lui, lui dentro di lei.

Si sentì riempire la bocca, gustandolo con infinita voluttà, cazzo a lungo desiderato, finalmente suo.

Diede sfogo alla sua fame, aumentando il ritmo, aiutandosi con la mano pur di non cedere un solo centimetro alla fame che le divorava il ventre, ogni volta più veloce, ogni volta più a fondo. Si sentiva soffocare, le mancava l'aria ogni volta che lo spingeva, succhiando avida.

Lui la fermò con gesto gentile e saldo, scese dalla macchina e fece il giro. Aprì la sua portiera ed accompagnandola con le mani la fece sedere sul bordo del sedile, i polpacci di lei sulle sue spalle.

Mentre rapido scendeva col capo verso il suo ventre, lei gli afferrò le spalle e lo tirò con foga, ansimando.

Avvertì la sua lingua calda ed umida mentre le assaporava l’interno delle cosce e la sua fica, già umida, cominciò a grondare, fradicia di umori e di eccitazione.

La lingua giocava sopra al perizoma, ed avvertendo improvvisamente l'alito caldo di lui sul suo sesso, capì che si era fatto spazio tra la stoffa. Un gemito profondo accolse la bocca di lui sulle grandi labbra, mentre le apriva, alternando profondi colpi di lingua a succhiate voraci, risalendo lentamente al clitoride, stuzzicandolo con guizzi rapidi.

Lei era in estasi, desiderava il cazzo, ora e subito, voleva essere femmina, violata dalla passione di lui, riempita.

Intuendo le voglie di lei, eppur non ancora sazio, lui le sospinse le cosce verso l’alto, in una posizione oscena e carnale, leccandole avidamente l’ano. Lo leccò con cura inumidendolo per bene, spingendo la lingua dentro un poco per volta, mentre le sue dita abili, dapprima intende a giocare con il clitoride, iniziarono ad invaderla, a scoparla.

Lei urlava di piacere, gemendo senza ritegno, incapace di trovare le parole che rendessero merito a tanta violenta passione.

“Continua stronzo, non fermarti, mi piace, sìììììììììì!”

Senza dire una parola si staccò e la fece uscire dalla macchina, tenendola per mano, femmina seminuda e fradicia, dea ebbra. La fece accomodare sul cofano della macchina e senza parlare, senza dedicarle un gesto d’affetto, la penetrò. Lei urlò, ma non riuscì a farlo desistere.

Iniziò a scoparla con foga, lasciando che i rumori dei loro sessi avvinghiati sottolineassero la carnalità del momento.

Pompava sempre più forte, sempre più veloce, strozzando sempre sul nascere i tentativi di lei di deglutire, di riprendere fiato.

Avvicinando la sua bocca al collo di lei le sussurrò dolci frasi d’amore.

“Sei la mia troia adorata, la mia fica, la mia femmina golosa di cazzo e di amore”.

Le baciò il collo, poi tornò alla bocca umida ed aperta, alle labbra carnose, alla lingua guizzante, pazza di piacere.

Sentendo l’orgasmo salirgli dentro, incontenibile, si staccò e teneramente riprese a leccarle la fica, ora sesso pulsante, slabbrato, violato dal suo ardore. La leccò e ne bevve, assaporando i suoi succhi mentre lei cercava ansiosa il cazzo con la mano, incontrandolo, godendo di quella forma turgida, impastata del piacere di entrambi.

Lui la lasciava fare, mentre rivoli di saliva e di umore femminile correvano copiosi tra il solco delle sue natiche.

Si alzò quindi, soddisfatto del pasto, ed appoggiando la cappella al culo grondante, iniziò a spingere piano.

Come inarcava il bacino, contorcendosi nel tentativo di anticipare quel piacere, amava l’uomo che la stava inculando!

Alzò una gamba in modo da facilitare la penetrazione, mentre il cazzo di lui si insinuava nella sua carne, scorrendo bollente fino alle palle premute contro le sue natiche. Si sentiva invasa, sbattuta, senza difese. Si sentiva femmina, ed era pazza di piacere.

Urlava.

"Ancora, inculami ancora, fammi godere, sono la tua troia, fammi impazzireeee" continuava ad urlare, mentre lui le ripeteva di rimando, con voce profonda e resa roca dall’amplesso "Sei la mia troia, la mia puttana, ti volgio da morire, la tua carne, il tuo sapore, il tuo corpo così bello, da scopare e riempire".

Gemendo, urlando, consegnando all’aria di campagna oscenità e frasi d’amore, chiedendo di essere sfondata, riempita di sperma, esibita, umiliata, amata, adorata, chiavata, lei se ne venne, singhiozzando forte il suo piacere.

Lui non seppe e non volle resistere oltre, lo tirò fuori e versò fiotti di sborra calda sul suo ventre, sulla sua fica, sulle cosce.

Si accasciò su di lei, lasciando che avvertisse il suo peso, baciandola teneramente mentre lei gli accarezzava il capo, madre premurosa e femmina goduta.

Rimasero cosi per qualche minuto, mentre i loro corpi ed i loro sguardi si raffreddavano.

Infine si staccarono, si pulirono e rivestirono con cura, senza scambiarsi una parola, se non sorrisi imbarazzati e complici, e mentre i loro corpi ancora trattenevano la sensazione del sesso appena consumato, l’auto ripartì, in direzione della casa di lui.

Formaesostanza.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: EVETTA Invia un messaggio
Postato in data: 11/04/2007 15:02:54
Giudizio personale:
voglio farmi leggere, e se lasciano comenti ancora meglio

Autore: EVETTA Invia un messaggio
Postato in data: 10/04/2007 17:13:36
Giudizio personale:
che devo dire del mio racconto?, mi piace, mi fa vivere delle sensazioni che vorrei aver provato dal vero.

Autore: Lolalove_2006 Invia un messaggio
Postato in data: 09/04/2007 16:21:28
Giudizio personale:
bel racconto,ho dato pochi voti perchè mi ricorda la mia ex,il suo essere,il suo modo di fare l\'amore,la mia ex figa


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