i racconti erotici di desiderya |
La consacrazione di una vergine – i |
Ecco, finalmente il gran giorno era arrivato. Sono le dieci del mattino quando Alice, toccata dal sole che filtra attraverso le imposte semichiuse, esita ancora a schiudere gli occhi. Pigramente si rigira nel suo letto, solitaria, malinconica, ma con tutta se stessa in subbuglio. Nella sua testa, rimbalzano, impetuose, una dopo l’altra, le domande: “Cosa accadrà questa sera?”; “Sarò in grado di far fronte alla situazione?”; “Il mio padrone sarà soddisfatto?”.
Presa in questo vortice mentale, Alice è però anche consapevole dei lunghi mesi attraverso cui, pazientemente, è giunta, con l’autorizzazione del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, a questo passo. Questa notte, l’ultima notte di Aprile, sarà per sempre e indissolubilmente unita a Lui… La ragazza, comincia così a tranquillizzarsi, e dentro di se cresce a poco a poco un sentimento di rilassatezza. E’ ancora prigioniera di questi contrastanti stati d’animo quando squilla il telefono. E’ come un sonoro schiaffone che la riporta subitaneamente alla realtà. - “Alice, sono Carlo”. - “Carlo? Chi è? Scusi, ma credo che abbia sbagliato numero…”. - “Non c’è nessun errore, Alice. Sono io colui che ti condurrà alla completa legittimazione!”. - “Salve, non credevo di dover essere accompagnata”. - “Questa sera, ti aspetterò alle 23 all’ingresso del vecchio cimitero per guidarti. Il nostro Sacro Ordine non può permettersi di essere banalmente svelata ai non eletti”. - “D’accordo, Carlo, sarò puntuale”. - “Bene. E mi raccomando, esegui alla lettera le prescrizioni rituali!”. E così dicendo, Carlo saluta Alice… Ormai è quasi l’ora della colazione, sono le 13… ma non per lei. Il primo punto delle prescrizioni che le sono state date, prevede infatti un rigoroso digiuno, che la giovane potrà interrompere solo con il banchetto che seguirà la fine del rito. Che fare? Per far trascorrere più velocemente il tempo ed allentare la tensione, Alice si corica nuovamente sul suo giaciglio cercando di riposare… Questa sera dovrà essere in piena forma! Il tepore della primavera incipiente, non fa altro che conciliare il sonno della adepta… Si addormenta, pervasa totalmente dal pensiero dolce e soave di ciò che le capiterà… Ma chi è Alice? Alice, è una ragazza indipendente di 18 anni appena compiuti che, come tutte le ragazze della sua età, sente destarsi forti impulsi sessuali… Purtroppo, però, la sua famiglia l’ha cresciuta con ferree regole di comportamento: niente contatti promiscui e nessun ragazzo che le ronzi intorno prima della maggiore età… Non volendo disobbedire platealmente ai suoi genitori, Alice si è attenuta a questi insegnamenti, benché li abbia sempre considerati sbagliati e sciocchi… Ora, però, si cambia… Il 18° anno è arrivato, è stato un gran giorno, un bellissimo compleanno, preludio all’assunzione in prima persona delle responsabilità che riguardano la sua vita… e con ciò anche… IL SESSO!!! Alice, infatti, a differenza delle sue amiche, è ancora vergine… Ma torniamo nella stanza da letto della fanciulla… Mancano poche ore… Sono le 18, la sveglia il solito Carlo, con un’altra telefonata: - “Alice, tutto bene?”. - “Si certo, grazie di avermi svegliato”. - “E’ il mio unico dovere, per questa giornata, ricordalo!”. - “Comunque, grazie lo stesso”. - “Ricordi cosa devi fare adesso?” - “Si”. - “Bene… Allora, non perdere tempo… E’ il momento del lavacro purificatore. Non trascurare nulla. Anche il più piccolo dettaglio è di fondamentale importanza”. La telefonata finisce così, e la ragazza si avvia verso la stanza da bagno… Si sveste dei pochi capi che ancora avvolgono il suo giovane corpo… completamente nuda dinanzi allo specchio, ammira frettolosamente, con una punta di compiacimento, le sue forme, che nessun uomo ha avuto ancora la ventura di conoscere. E infine, si immerge, quasi sprofondandovi dal piacere, nella vasca… Ristorata dal bagno, la adepta inizia una dolce ma totale depilazione… prima le ascelle, poi scende tra le gambe e libera il pube dal folto boschetto tipico in una donna a cui non piace radersi nell’intimità. Sorride tra sé, guardandosi la patatina assolutamente “ignuda”, pronta affinchè questa sera possa essere alla mercè di tutti gli sguardi interessati… Alice è soddisfatta del lavoro fatto, e senza perdere tempo si infila la lunga tunica nera che le è stata consegnata dalla Società, e che và a ricoprire il suo bellissimo corpo… E sì, perché Alice è proprio una bella ragazza: alta un metro e 70, pelle chiarissima, bianco-latte, tette smisurate e toste (una sesta abbondante…) che balzano fuori dal reggiseno e stanno su da sole, capelli neri lunghi e lisci che le giungevano fino al sedere, occhi di uno stupendo azzurro cielo, labbra carnose da autentica bocchinara, e un culetto assai pronunciato, impeccabile, con due chiappe sode da far svenire, incorniciate di volta in volta in tanga e perizomi da infarto. E dei piedi che sono la fine del mondo… Insomma, un fisico straordinario!!! Tutto è ora pronto affinché la vergine possa presentarsi nel migliore dei modi all’incontro tanto sospirato. Ormai, Carlo non la chiamerà, ma l’attende all’ingresso del cimitero, come concordato… La tensione è alle stelle quando Alice si incammina verso il luogo dell’appuntamento. Una sola incertezza: come farà a riconoscerlo? Poi, come in un flash, l’intuizione: “certamente, a quest’ora, non ci sarà nessuno al cimitero, all’infuori di lui”… E così riflettendo raggiunge il fatidico sito. E’ buio pesto… non c’è una luce ad illuminare i suoi passi… Si ferma… Ad un certo momento, si sente poggiare una mano sulla spalla… Si volta di scatto, impaurita… Un uomo, avvolto in un bellissimo manto rosso di seta, la saluta suadente, e le dice: - “Alice, sei pronta?”. In quell’istante, riconosce la voce… E’ Carlo! - “Sì, ormai non si torna indietro”, dice Alice sicura, per la prima volta in quella serata. Carlo prendendola per mano, dolcemente la benda con una pesante stola che le copre anche le orecchie, e le dice: - “Da questo istante per te il mondo sarà oscurità e silenzio”. Poi, sostenendola per le braccia, la conduce alla sua macchina. La giovane perde quasi subito l’orientamento ed ogni cognizione del tempo… Quando l’auto del suo accompagnatore si ferma, le pare di aver viaggiato per ore, chilometri… Il cuore le batte forte, se lo sente in gola, quando Carlo la risveglia dai suoi turbamenti: - “Alice, dammi la mano… ti guiderò sulla soglia del benessere… Da quel momento in poi, sarà il Maestro Adoratore il tuo condottiero. Orsù, andiamo!”. E così dicendo la aiuta a scendere dall’auto, proprio dinanzi ad una porticina color rosso. Passano pochi minuti, e la ragazza sente delle mani che le slegano la stola che le bendavano gli occhi… La prima cosa che vede è un individuo – non sa se uomo o donna – con indosso un mantello blu, lungo sino ai piedi e completamente chiuso sul davanti, e sul volto una maschera dorata. Carlo si è quasi dissolto nel nulla… La nuova guida di Alice, sull’uscio saluta con un profondo inchino la ragazza, e senza pronunciare verbo la conduce dentro, per un lungo corridoio, fino ad un ambiente freddo ed umido e buio, in pesanti pietre antiche, arredato in modo confortevole ma spartano. Qui, finalmente, le fa sentire la sua voce: - “Attendi qui, mentre io vado a comunicare agli Adoratori ed alle Adoratrici che sei pronta per il Rito dell’Esplorazione”. E immediatamente esce, chiudendosi la porta alle sue spalle. Alice resta sola… sono infiniti istanti… non sa più cosa pensare: cosa sarà questo rito di cui non ha mai sentito parlare? Ha brividi di paura, si guarda intorno, ma ormai è troppo tardi per tornare sui suoi passi... Dopo altri pochi attimi, il rumore secco della serratura la fa sussultare, richiamandola alla realtà… l’uomo che l’ha accolta nella casa ritorna per portarle l’annuncio che la stanno attendendo. Con determinazione, il suo accompagnatore batte tre colpi alla porta, la apre, ed introduce la adepta in un nuovo, più vasto ambiente, dove trenta individui con mantelli neri di velluto stanno disposti a semicerchio intorno a colui che doveva essere la personalità di maggior prestigio. L’accompagnatore, rivolto al gruppo, in segno di rispetto, accenna un inchino, dicendo: - “Vi presento colei che desidera entrare a far parte del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina”. E detto questo, ritornando sui suoi passi, lascia la ragazza al destino che si è scelta… Il Grande Adoratore, le chiese: - “E così, tu chiedi di entrare a far parte del nostro Sacro Ordine. Credi di esserne all’altezza?” Alice, guardandosi intorno, rispose, impassibile: - Sì, lo sono. Un altro Adoratore le domandò: - “Sei pronta a sottoporti all’esame iniziale per entrare?” - “Sì, sono disposta”, rispose la ragazza. A questo punto, la voce che aveva parlato per prima, le disse, con tono formale: - “Spogliati, novizia!” Alice, ebbe solo un attimo di incertezza, poi lasciò cadere a terra il mantello che la ricopriva, rimanendo completamente nuda. La ragazza, era consapevole del gesto che a questo punto doveva compiere: raccolse i vestiti di cui si era liberata poco prima, si diresse verso il braciere acceso posto alla sua destra, e ve li gettò dentro. Di nuovo, la voce di prima le disse: - “Ora che è caduto anche l’ultimo legame con il mondo profano, puoi scegliere chi tra noi ti condurrà nel successivo passaggio del rito”. L’Adoratore, aveva accompagnato le sue parole con un gesto circolare della mano e le aveva mostrato tutti i fratelli. La ragazza alzò lo sguardo e rimase attonita: tra gli astanti, c’erano tutte persone – comprese le donne - a lei note, di cui non aveva mai sospettato nulla... Ora se le ritrovava lì come affiliati. Mostravano una smorfia indulgente, indubbiamente il suo turbamento era tipico di tutti i postulanti. Alice fissò negli occhi uno ad uno i presenti… poi, puntando il dito verso un ragazzo, disse solo: - “E’ lui!” - “Vuoi spiegarci la tua decisione? Bada bene che non sei obbligata a farlo” – replicò l’Adoratore. - “Posso spiegarla senza problemi. Il ragazzo che ho scelto, è il mio più caro amico. Mai avrei immaginato di trovarlo qui, ma ne sono felice...”. Non appena Alice ebbe finito di parlare, il giovane prescelto si fece avanti, la prese per mano, ed i fratelli gli fecero largo disponendosi su due file in modo da formare un lungo camminamento che terminava in un altare costituito da un tavolo di marmo. Quando la coppia giunse in prossimità, la solita voce ordinò: - “Novizia, sali su questo tavolo e sdraiati con braccia e gambe aperte”. Alice obbedì, seppur con una leggera trepidazione che le sgorgava dal cuore. Prontamente, le legarono polsi e caviglie, ed un velo nero le fu tirato sugli occhi. La voce disse, ancora: - “Questo velo è allegoria dell’oscurità in cui sei ancora, della limitata padronanza del tuo corpo e del corpo umano in genere; quell’oscurità in cui sin qui hai desiderato il godimento, aggirandoti senza discernimento alla ricerca del vero piacere, ma senza cogliere l’effettiva importanza delle tue emozioni. Il Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina ti aiuterà a liberarti da questa oscurità, a prendere una rinnovata coscienza di te e delle tue molteplici risorse sessuali. Nessuno di noi ti spingerà a comportarti in opposizione ai tuoi ideali; ti solleciteremo a sciogliere ogni freno frutto degli insegnamenti che ti hanno impresso nella mente sino ad oggi. Dovrai “uccidere” la vecchia Alice per poi risorgere a una vita libera da qualsiasi convenzione, nella quale sarai solo tu a governare pulsioni, cupidigie, e piacere; nella quale osserverai esclusivamente le frontiere che tu stessa sentirai come tuoi limiti. Vivrai, finalmente, la vita come un’opera d’arte, il piacere come unico fine dell’esistenza… Sei, pertanto, intenzionata ad affrancarti? - “Sì” – rispose Alice. - “Proclami sinceramente di essere comparsa dinanzi a noi a implorare la consacrazione nel Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, senza impedimenti, con generosità e senso di immolazione per il tuo e nostro diletto?” - “Sì, lo affermo in tutta onestà”, rispose emozionata la ragazza. Il Grande Adoratore disse ancora: - “Ora capiremo se sei davvero all’altezza del nostro Sacro Ordine, se puoi farne parte. Sei pronta?” - “Sì, lo sono”, rispose con un filo di voce la novizia. Per interminabili momenti non successe niente; poi una mano le sfiorò, delicatamente, il ventre. Le dita le scorrevano sull’ombelico, lentamente introducendovisi dentro. Nel frattempo, un’altra mano, diversa, le accarezzò, stuzzicandolo, un capezzolo, glielo tirava, lo schiacciava dolcemente. Un’altra mano ancora era sull’altro seno: lo prendeva in mano, lo stringeva forte, torcendolo. Ed ecco una terza mano: le risalì in mezzo alle cosce, indugiando sulla passerina rasata e morbida; la massaggiava adagio, la penetrava delicatamente. Altre mani le toccarono le ascelle, le spalle, i piedi e il collo… All’improvviso le mani si ritirarono, come a comando, e lei rimase là, con le tette doloranti ed i capezzoli, nerissimi, eretti. Infine, la slegarono, le levarono quella sorta di sudario nero che le copriva il volto, e la aiutarono a scendere dal tavolo. L’uomo che aveva condotto la cerimonia, disse: - “Congratulazioni, novizia, sei parte del nostro esclusivo club, hai superato brillantemente la prima prova!”. Seguì un fragoroso applauso... e le misero sul volto la mascherina dorata. Poi, un Adoratore le espose le regole del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina: - “Tu ora sei una novizia. Dovrai darti un nome, che segnerà l’inizio della tua nuova libera vita”. Il Grande Adoratore si avviò verso il fondo della sala e lei lo seguì, fino ad un’altra porta. L’uomo la spalancò e disse ad Alice: - “Quale nome hai scelto, novizia?” La giovane riflettè un poco, e poi disse: - “Abir, che significa Fragranza”. - “Bene, Abir, sii la benvenuta!” Ora, Alice – o meglio Abir, secondo il suo nuovo nome – aveva ricevuto l’approvazione del Comitato Supremo, ma per poter far parte a pieno titolo del Sacro Ordine doveva sottoporsi ancora ad alcune fondamentali prove… Venne condotta in una cameretta attigua; era ancora completamente nuda... Le si avvicinò allora un Adoratore che lei non aveva mai visto prima, il quale procedette a prepararla per il momento successivo della cerimonia: - “Abir, la tua nudità creerebbe scandalo nel mondo di fuori, ma ormai tu non sei più schiava di quelle falsità; ti sei votata a dispensare e ricevere piacere, e per questo sarebbe superfluo indossare abiti. Nessuna barriera dovrà frapporsi tra te e chi si compiacerà dei tuoi piaceri”. Detto ciò, la aiutò – con gesti lenti e sacrali - ad indossare una corta tunica di juta color rosso, e la fece attendere, così abbigliata, fino a che non fosse stata chiamata per essere presentata a tutti i Confratelli. * * * Quando giunse il momento, l’Adoratore che l’aveva preparata bendò nuovamente Abir e la introdusse nella Sala delle Sessioni Maggiori, un tetro ambiente scarsamente illuminato. La novizia, pur avendo la vista preclusa, percepiva il mormorio - nell’ambiente che la circondava – di molti esseri viventi che erano li convenuti per lei. Mentre avanzava con passi lenti, sentiva il freddo pavimento di marmo far da sostegno ai suoi piedi incerti; sentiva il lieve strofinamento della tunica che indossava sul suo corpo nudo… e null’altro. I suoi istitutori le avevano detto che avrebbe dovuto raggiungere, da sola, il centro della sala… Ad un certo momento, Abir sentì una mano leggera di donna sulla spalla, che la bloccò. Era la sua “madrina”, che rivolgendosi all’Adoratore Defloratore, disse: - “Fratello Defloratore, conduco una novizia. E’ una giovane femmina, che viene a donarci la sua verginità”. La “madrina” aiutò Abir a deporre la tunica… Ora la ragazza era di nuovo totalmente nuda, ed un brusio di ammirazione serpeggiò per la sala… Ogni uomo avrebbe voluto congiungersi con quel corpo che emanava un calore incredibile, ed ogni donna avrebbe voluto recarle piacere, come solo le donne sanno fare tra loro… Poi, l’aiutò a distendersi sull’altare… Nel silenzio che nel frattempo era tornato ad avvolgere nuovamente l’ambiente, la novizia udì alcuni passi avvicinarsi… Poi, all’improvviso, un oggetto metallico le si posò, spingendolo in dentro, sul capezzolo sinistro. - “Femmina, cosa senti sulla tua mammella?” – chiese una voce misteriosa (era il Fratello Defloratore che lei ancora non conosceva). - “Mi sembra il filo di una spada”, fù la risposta che Abir diede, secondo ciò che le era stato insegnato in precedenza - “Brava, è esattamente una spada, la tua sensibilità non ti tradisce, – replicò il Defloratore – dovrai imparare a seguire con docilità le tue sensazioni, a non mortificarle mai. Questa lama trafiggerà il tuo capezzolo giungendo fino al cuore, e ti ucciderà, se rinnegherai il segreto del nostro Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina oppure se qualche confratello o consorella dimostreranno che ti sarai servita di noi per ottenere un esclusivo appagamento personale”. La mano che le teneva premuta la spada sul capezzolo si ritrasse. La voce continuò: - “Femmina, ti è stato detto che dovrai superare ancora alcune prove. Sei pronta a sottometterti a tutto ciò che ti è stato chiesto di fare?”. - “Sì, lo sono” – rispose Abir. - “Femmina, questo Sacro Ordine ha i suoi codici e i suoi decreti. Sei pronta a giurare su di essi? - “Sì, sono pronta”. - “Bene. Adoratore di Afrodite, avvicinati con il nettare della Dea” disse la voce che ormai era diventata familiare alla giovane. - “Bevi, Abir” Abir si abbeverò dalla coppa che le era stata portata alle labbra… Era uno squisito vino bianco, del quale ne deglutì un assaggio… Poi, consegnato il calice alla donna che era rimasta sempre al suo fianco, disse: - “Io, Abir, giuro sul mio corpo di mantenere il più totale silenzio sui dettagli di questo Sacro Ordine e sulle verifiche che state per compiere, qualunque sia il loro risultato finale”. - “Bevi un altro sorso, femmina”, le intimò l’Adoratore di Afrodite. A questo punto, la novizia fù avvicinata da una Adoratrice, la quale le sciolse la benda che copriva gli occhi, prese uno stiletto dorato da un vassoio e, senza profferir parola glielo conficcò con forza nel seno destro. Abir emise un urlo… L’Adoratrice, pronta, mise la coppa del vino sotto la mammella sanguinante e ne raccolse il sangue che usciva con grandi zampilli. Abir prese nuovamente la coppa e ne bevve tutto d’un fiato il contenuto rimasto. Un cenno di nausea comparve sul volto della ragazza. Questa volta, il vino era assai più disgustoso della volta precedente… Il Grande Adoratore riprese, spiegandole il significato: - “Il vino che hai assaggiato ora, è diventato amaro a simboleggiare l’amarezza dei tormenti che ti puniranno qualora dovessi tradire il giuramento che ha appena fatto. Puoi ancora decidere di tirarti indietro, questo è il momento che separa la tua natura attuale dall’essere una consorella a tutti gli effetti… Se deciderai invece di proseguire nelle prove, sappi che dovrai andare sino alla fine, senza esitazioni”. - “Ho deciso di seguire il mio destino… qualunque siano le prove che mi aspettano”, disse Abir scandendo bene le parole “a qualunque costo”. La mano del’Adoratrice si strinse al polso della ragazza, e dopo averla deposta dall’ara su cui giaceva, le indicò di avanzare adagio e senza indecisioni. Abir, prese quindi ad avanzare… in pochi passi fù al centro dell’abside, in cui troneggiava un nuovo monumentale altare di pietra grezza, e dove erano assisi tutti gli Adoratori che officiavano il rito… L’Adoratrice che la scortava le porse uno sgabello sul quale l’inizianda prese posto, di fronte al Grande Adoratore il quale, fatto cenno all’assemblea dei confratelli di sedersi e assistito da due coadiutori, diede fuoco all’incenso nella ciotola d’argento e lo lasciò bruciare di modo che tutta la sala ne venisse pervasa… Poi, porgendo ad Abir un alto vaso di cristallo, prese a dire: - “Femmina, donaci la freschezza gorgogliante della tua pioggia dorata”. Prontamente, la giovane si alzò e divaricò le gambe, dando alla vista del pubblico il magnifico spettacolo del suo culo sodo e tonico; le natiche si scostarono leggermente l’una dall’altra, evidenziando un secondo canale anch’esso ancora assolutamente integro… Eseguita l’operazione, l’Adoratrice aiutò Abir a salire sull’altare… la fece stendere… un brivido le percorse la schiena, forse il contrasto fra la sua pelle calda e sudata ed il freddo della pietra, o forse il timore per ciò che l’aspettava, e che lei non riusciva ad immaginarsi. Venne legata ai polsi e alle caviglie ai quattro lati dell’altare, braccia e gambe divaricate; quattro Adoratori portarono quattro candele accese che deposero in prossimità degli arti della ragazza. Il primo, toccandole il capezzolo sinistro, disse: - “O Spirito della Lussuria, infondi in questa nostra Sorella la consapevolezza dell’essere Femmina, affinchè sappia concedersi in libertà e con sempre rinnovata passione”. Il secondo, strizzandole il capezzolo destro, proclamò: - “O Spirito della Fornicazione, conserva a lungo in questa ragazza un corpo sensualmente integro e perfetto, affinchè possa essere seducente giaciglio a colui o colei che vi giaceranno”. Il terzo Adoratore, bagnandole con il pollice insalivato l’ombelico, proclamò: - “O Spirito della Seduzione, sii maestro per Abir, poiché solo tu conosci questa nobile arte, affinchè lei possa essere a lungo fonte di deliziose emozioni per l’anima e per il corpo dei suoi confratelli e delle sue consorelle”. Infine, il quarto Adoratore, tracciando un semicerchio sul monte di venere, così disse: - “O Spirito della Sodomia, concedi a questa giovane il segreto del piacere più profondo, affinchè possa a sua volta concedere tutta se stessa liberamente e instancabilmente”. Terminate le invocazioni, l’assemblea rispose: - “O Spirito del Piacere Universale, noi te la consacriamo!!!”. Detto questo, il Grande Adoratore scese dal suo seggio, si avvicinò all’altare e, immerso il palmo della mano destra nel vaso contenente la pioggia dorata di Abir, iniziò un lavacro rituale sul corpo della giovane. Quando ebbe finito, nell’assemblea si fece un silenzio quasi spettrale, ed egli pronunciò solennemente: - “Confratelli e Consorelle… Abir ora è una di noi!” Un applauso proruppe dai presenti, i quali, come ad un segnale convenuto, all’unisono, si liberarono dei mantelli… Uomini e donne erano adesso completamente nudi, esattamente come Abir. Il Grande Adoratore riprese: - “Cara Sorella, come da te chiesto, siamo adesso qui a ricevere da te l’ultimo segno esteriore della tua vita passata… la tua verginità. Fra poco, scenderò io stesso nel tuo profondo, aprendo la strada a molteplici momenti di piacere, che d’ora in avanti condividerai esclusivamente con noi eletti. Ti domando, dunque: vuoi essere deflorata?”. - “Sì, Grande Adoratore, lo voglio… lacerami! Di fronte a te ed in presenza di tutti i Confratelli e le Consorelle, io rinuncio al mio passato…” La giovane, distesa sulla fredda pietra con i seni turgidi ornati dai capezzoli eretti, fù ancora una volta preparata dalla Adoratrice, con le cosce aperte e rivolte al cielo, le grandi e le piccole labbra morbide ed oscenamente spalancate, pronte ad accogliere la lingua del Grande Adoratore. Poi, l’Adoratore Defloratore, lasciò cadere il suo mantello, e scoprendo una verga già in tiro e pronta all’uso, scese lentamente a prendere contatto con le giovani carni di Abir. Fissò gli occhi della ragazza, per cercar di capire i suoi impulsi e tranquillizzarla. Da dove si trovava, Abir aveva una vista totale della sala e di ciascun singolo che si trovava al suo interno… e per la prima volta capì che stava per avere il suo primo rapporto alla presenza di una moltitudine di esseri umani. Lentamente il Defloratore sfregò la sua cappella fra le labbra e sul clitoride eccitato, disponendosi all’ingresso di quel magnifico fiore… il pene incontrò per un attimo una piccola resistenza… poi penetrò deciso, e raggiunse sicuro l’obiettivo… Stette per un po’ immobile, poi lentamente iniziò a pompare dentro la nuova ennesima femmina da lui deflorata, fino al raggiungimento di un intenso e squassante orgasmo. Le venne dentro, abbondantemente, purificando per via rituale la giovane vagina… Ma non era ancora finita… Abir, non emise alcun gemito… mentre un brusio d’approvazione cresceva sempre più dall’assemblea dei confratelli. Aveva sognato quella situazione fin dall’inizio del rito, aveva sognato quella presenza nel ventre. Si lasciò quindi devastare dal godimento, e si accinse ad accogliere il seme del Defloratore che la allagava… Non fece in tempo a raggiungere il “suo” orgasmo… Fù infatti risvegliata da quello stato di suprema eccitazione dalla voce del Grande Adoratore, il quale intimò all’Adoratore Defloratore di ritrarsi… Solo allora, Abir, invitata dal Grande Adoratore, scese dall’altare e restò in piedi di fronte a tutti. Percepì nella regione della passerina un intenso calore ed un fluido vischioso gocciolare dalle gambe socchiuse; istintivamente, abbassò lo sguardo e vide una sottile colata di sperma che andava a morire sul pavimento. Nel mentre che la fanciulla realizzava la situazione, il Grande Adoratore si avvicinò a lei recando tra le braccia un mantello blu, la aiutò ad indossarlo, e disse: - “Io ti costituisco Sodale del Sacro Ordine degli adoratori della Dea Vagina”. Il rito era finalmente compiuto. Accorsero, allora, molti confratelli che si congratularono con lei che, rivestitasi, uscì da quel luogo orgogliosa di far parte di quella compagnia. [FINE I PARTE] |