i racconti erotici di desiderya

La biblioteca


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Sembravi indemoniata quel pomeriggio in biblioteca. Mi guardavi come fa un felino mentre studia la sua preda. Io stavo davanti agli scaffali e cercavo quel testo che mi serviva per scrivere un pezzo……Tu andavi avanti e indietro. Eri sempre più sensuale con quella gonna di seta plissettata che nella sua trasparenza mostrava le autoreggenti che ti avevo regalato lo stesso giorno.

Ti piaceva provocarmi…….. avvicinandoti ti sei messa davanti a me facendo finta di cercare un libro. Era una scusa per poter farmi sentire il tuo fondoschiena che, lentamente, con dei piccoli movimenti lambiva la mia virilità. Io imbarazzato, ma eccitato al tempo stesso, non ho avuto il tempo di pensare e ti ho lasciata fare………Imperterrita hai iniziato con la mano a sfiorarmi e massaggiarmi là, nel mezzo del mio cavallo, dove la mia verga si gonfiava sempre più al tocco deciso delle tue dita.

Ho abbassato il capo, iniziando a baciarti il collo, cosa che mi resi conto ti mandò in un attimo in visibilio. Le mie mani si fecero sempre più audaci e scesero verso la tua gonna lambendo il bordo delle calze fino a giungere più su…….cercando le tue mutandine. La sorpresa mi colse con un fremito …… Non le avevi indossate e tuoi umori già scendevamo lungo le tue gambe, come gocce di pioggia autunnale.

Eravamo già troppo eccitati e i tanti occhi presenti scrutavano le nostre mosse con sguardi di desiderio e di eccitamento. Dopo aver dato un’occhiata mi hai spinto al di là della fila di scaffali che divideva l’ampia stanza della biblioteca. Fu un attimo e ci trovammo dentro uno spazio pieno di libri. Eri già stata in quel luogo e conoscevi quella sala lettura ormai in disuso e adibita a deposito.

Il silenzio ascoltava le vibrazioni dei nostri corpi, il battito dei nostri cuori, l’eco soffuso di ogni nostro movimento. L’odore antico di migliaia di libri si mischiava al nostro. L’enorme libreria in noce faceva da scenario alle nostre pulsioni, mentre da una finestra filtrava un raggio di sole che preludeva al tramonto.

Il drappeggio della tenda purpurea colorava lo sfondo di quell’ambiente tanto tetro, quanto affascinante. Il legno del pavimento emetteva rumori misteriosi e inquietanti ad ogni nostro passo. Eri spaventata ma il tuo sguardo era fisso sul mio.

Un tavolo di legno massello divideva la stanza e su di esso una catasta di libri. Non ebbi esitazioni e con le mani li feci cadere per terra.

Un nuvolone di polvere si alzò. Andai verso la finestra. La aprì per fare entrare un pò d’aria e poi strappai la tenda che distesi su legno.

Un giaciglio sul quale posai il tuo corpo già sudato e pregno di sapori invitanti……

Ti guardai come una verginella che per la prima volta offre il proprio corpo ad un uomo, come una buongustaia che cerca di centellinare il sapore di una prelibatezza culinaria, come un naufraga che si butterebbe su di un piatto di carne dopo mesi e mesi di digiuno.

Eri coricata con la gambe delicatamente arcuate. Ad un tratto decisi di rompere gli indugi e il mio baciò finì sulla grandi labbra quasi tutte glabre e la lingua inizio un dolce lavoro nella rosea fessura che piano piano si schiudeva, come un fiore ai primi raggi mattutini.

Tu fremevi, sussultavi, gemevi sotto le mie mani…… i tuoi seni sobbalzavano ad ogni brivido che provocavo e dalla bocca uscivano fuori parole forti e decise: “sì..sì…sì… ancora….. ancora….. infila le dita………………….più dentro….sì…sì….sì…………il clitoride…………….lo sento gonfio…………….continua…..godo………godo……..godo………godo”…………

Un’ondata di piacere uscì ad un tratto dalla tua fica, associata ad un rantolo più forte, più profondo, più sanguigno. Mi spostai all’improvviso presi il mio cazzo che si ergeva possente e turgido e lo uscì dai boxer per penetrarlo dentro di te. Golosamente hai cominciato a spingere con colpi forti per sentirlo ancora più dentro avvolgendolo con le tue morbide pareti.

I tuoi gemiti si fecero sempre più sordi e frequenti, e quando la mia bocca si dedicò ai tuoi capezzoli tesi come due chiodi sei venuta più volte e la mia asta sentì una doccia tiepida scorrere lungo la sua pelle.

Poi ti chiesi di prendere un libro, l’unico che era ancora appoggiato sul tavolo, e di leggerne un passo. E mentre leggevi un capitolo, dove era protagonista una donna che bendata veniva scopata da tre uomini, io continuavo a premere e spingere la spada sempre più incandescente. Sembravo un fabbro intento a forgiare il ferro per farlo diventare un’arma imbattibile.

Fu allora che venni anch’io dentro di te, inondandoti con tanto di quello sperma che mi chiesi se non fosse tutto quello che avevo tenuto in serbo per te.

Non contai i fiotti che uscirono da me……li sentii andare su verso il tuo utero e tu mi stringesti talmente forte che appena tolto quell’abbraccio la tenda purpurea si inondò del mio seme e dei tuoi umori.

Ci rivestimmo in fretta e uscendo da quella stanza decine erano gli sguardi bramosi e desiderosi degli uomini che avevano sentito e forse anche visto, dalla porta socchiusa, il tuo corpo nudo muoversi e gemere in quell’estasi di passione e di sesso.



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