i racconti erotici di desiderya |
Incontro |
Da due settimane non lo sento, da quando è esplosa la mia rabbia per la sua reiterata infedeltà e l’ho messo alla porta. Ha telefonato un’ora fa. Mi ha chiesto un incontro. Fra pochi minuti sarà qui.
Lo amo anche se la mia vita è fatta di ansia costante per la sua spudorata incostanza. Mi tradisce molto spesso. Ogni volta è una scenata, ma la paura dell’abbandono è più forte di me. Lo perdono ogni volta. Lui si scusa dicendo che altrimenti la sua sessualità sarebbe sconvolta e teme il disequilibrio. E io me ne convinco a malincuore. Sinceramente l’ho amato dal primo giorno. La sua aria matura, non è più un giovanotto, il suo sussiego m’incutevano timore finché non si aprì un cielo sereno ed uno splendido sorriso folgorò il mio cuore. Sa sorridere come nessuno sa fare, almeno per me è così. Non è propenso a mostrare in giro i suoi sentimenti e questo, ritengo, il motivo per cui quel sorriso ha provocato il mio innamoramento. Mi sembrava un gesto riservato solo a me e volevo tenerlo stretto. Mi accarezza con il trasporto che nessuno ha saputo mai dimostrarmi. Mi raggiunge alle spalle, mi bacia sul collo (rabbrividisco al ricordo). Mi stringe fra le forti braccia come per strizzare fuori tutto l’amore che insieme proviamo, e bacia la cartilagine del mio orecchio. Scende a succhiarmi il lobo; lo mordicchia; mi fa vibrare di desiderio! Poi con la lingua segue il labirinto cocleare e introduce il tenero mollusco, la lingua, agitandolo nella valva auricolare. Esplode il desiderio.Vorrei baciarlo sulla bocca; bere alla fonte del piacere! Sento il suo ardore. Mi trattiene serrandomi le spalle al suo petto. Le grandi mani scivolano sul petto, stringendomi progressivamente i capezzoli fino a farmi passare dal piacere al dolore più acuto. Una fitta addolcita dal miele che insieme cogliamo godendo. Il petto coperto dal fitto vello poggia sul mio dorso, a contatto con la pelle delicata, che curo perché sia tenera e morbida per lui, mentre il bacino potente si appoggia sui miei glutei che si aprono di desiderio, divaricando le gambe per accoglierlo meglio. Mi massaggia sui fianchi. Sento la sua stilo sfoderarsi e ingrossarsi. Cerca dal retro una via per scrivere il più intrigante romanzo d’amore. La mia mano corre e guida il nodoso bastone. Lo stringo richiamandolo sul davanti, sotto il mio ventre, per accarezzargli il prepuzio sensibile. Sbuffa, il mio amore, come un toro alla carica. Tremo, ma nello stesso tempo mi sciolgo di passione nell’attesa della sua decisione. In quella posizione l’Amore non sarà indolore, conoscendo le dimensioni del suo strumento di piacere. Ogni volta mi sbrana, mi sevizia, sono la sua femmina. Alzo il sedere a pecoroni e attendo il “fato”. Che penosa introduzione, che dolore languido, che fiamme, che deliquio! La sua carne penetra nella mia sfregando le pareti che si divaricano al massimo sotto la sua potenza. Mi distrugge, mi esalta! E’ l’inizio della fine. Poi, pian piano, la misura è presa e non smetto di dimenarmi sulla sua asta, alla ricerca dell’esaltazione più completa. Un sussulto seguito da un altro e un altro. Le spinte mi percuotono provocandomi un indefinibile senso di leggera nausea. Si susseguono accelerando fino a dilavarmi col suo seme che schizza nelle interiora a fiotti. Registro nella mente la voce del suo cuore che mi giunge dalle intime profondità del mio corpo. Ogni effluvio è un grido di piacere per me, per lui, finalmente per noi. Uniti, aggrovigliati, incastrati uno nell’altro vorremmo che non finisse mai più l’atto effimero che ci ha uniti e che ora, esaurita la carica vitale, purtroppo, ci divide, sfiniti ma ancora desiderosi di sentire le nostri carni che aderiscono incollate l’una all’altra dal cemento della passione. E’ arrivato, è qui, è già alla porta! Suona. “Amore mio infinito…!” – gli cado fra le braccia. “Marcello, ti amo, perdonami!” - mi sussurra prima di straziarmi l’anima. Lo bacio teneramente sulla bocca. Le nostre lingue si contorcono unite, velicando le pareti orali. Apro la vestaglia e lascio libero sfogo al mio piccolo giocattolo perché possa trastullare il mio dolce maschio. Intanto lo spoglio, strusciandomi contro di lui. Ora siamo pari: è nudo come me. Come la mia, la sua verga si protende in cerca dell’altro, solo che la sua è il doppio per lunghezza e grossezza. L’accarezzo per tutta la magnificenza e l’imbocco lentamente, scorrendo prima l’asta con la lingua. La sento vibrare. Poi la ingoio fino al limite estremo segnato dal ventre e dalle palle e resto fermo fino a sentirmi mancare l’aria e avere il primo conato. Annaspo, mentre tira fuori il nerbo per farmi respirare. Lo stupendo attrezzo gronda come un pesce nella rete, bagnato dagli umori della mia bocca. Mi butto supino sul letto e attendo che sia lui a leccarmelo, ma ben presto non resisto più e voltatomi bocconi mi inginocchio sull’ara del sacrificio e porgo in alto al divino uccello il dono del mio ingresso consacrato a lui. Mi scoscio più che posso schiacciando il busto e il capo sul letto e attendo a occhi chiusi, giocando con il mio tenero bastoncino. Lo agito piano in attesa che il desiderato ospite, finiti i riti dell’indurimento, si affacci sull’uscio spalancato per lui. Ormai lo conosco. Il primo impatto è delicato. Me lo appoggia come se non volesse entrare, a prendere le misure. Poi comprime la grossa cappella nell’incavo del vestibolo. Chiudo gli occhi e trattengo il respiro. Ecco, sta per farlo! Mi dilato più che posso, restando inerte per agevolare la manovra. Penetra, penetra! Mi sfonda! Scortica le carni come un bulldozer. Mi gonfia. Il desiderio di sentirlo dentro di me vince sull’istinto di scacciarlo per non soffrire più. So, per esperienza, che dopo il primo istante di dolorosa dilatazione, poi potrò godere del suo intimo calore. Agevolo l’ingoio. Superato l’orifizio ora la strada è libera, lo sento affondare vertiginosamente. Inizia il movimento a stantuffo, mentre l’accompagno, movendomi piano. Non voglio che raggiunga subito l’acme e smetta! Nella mano il mio pulcino si sperde, accorciandosi e pendendo inerte insieme agli appendicoli, mentre sbava liquido prostatico a più non posso. Sono femmina e devo godere dalla parte in cui il mio maschio mi prende. Il ritmo diventa forsennato, digrigna i denti come un’animale ferito, ansima e sbuffa, sbattendo la carne nelle mie budella. L’assalto è violento. Temo per la mia incolumità, ma la gioia di donarmi a lui è troppo grande e resisto, ansimando più di lui. L’attrito delle carni non lo avverto. Provo come uno svenimento, mentre mi esplode dentro con ripetuti caldi colpi di sborra. Quanti sono? Non li conto più. Le gambe cedono sotto gli ultimi colpi. Cadiamo inerti uno sull’altro. Lui su di me ed io infilzato con il suo dono nel culo. Vorrei che non si sgonfiasse più! E così ci addormentiamo, spossati, ma felici di esserci di nuovo trovati. |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Pig_one | Invia un messaggio |
Postato in data: | 02/12/2011 00:18:01 | |
Giudizio personale: | uauuu che descrizione coinvolgente!!! | |
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Autore: | Xx77x | Invia un messaggio |
Postato in data: | 10/01/2010 07:29:52 | |
Giudizio personale: | Davvero bello.. sopratutto per come e\' raccontato.... | |
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