i racconti erotici di desiderya

Incontro

Autore: In Barca
Giudizio:
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Commenti: 3
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Più che un incontro era stato uno scontro. Lei usciva in retromarcia da un parcheggio proprio mentre lui stava transitando. Poca cosa, ma tanti fastidi. Costatazioni amichevoli, assicurazioni, carrozziere, rimborsi. Ma fu anche un’occasione per conoscersi. Lei era scesa dall’auto sgomenta, scusandosi per il danno causato. Lui invece era nervoso, quasi arrabbiato: perdere un mucchio di tempo per una sbadataggine più stupida che grave era qualcosa che non gli andava giù.

Il giorno dopo andò dal carrozziere, il quale gli confermò che si trattava di ben poca cosa: una rientranza della portiera, cosa da 3 – 400 euro, a seconda. Alla faccia, pensò lui ragionando ancora in vecchie lire, e poi a seconda di che? La fattura, il perito, l’assicurazione, spiegò il carrozziere. Insomma la solita storia, pochi, maledetti e in nero, oppure di più, con giustificazione di spesa. Vabbè, così va questo paese sull’orlo del terzo mondo, meditò, e telefonò alla donna per dirle come stavano le cose. Lei fu persino felice: “a me va benissimo senza fattura, pago direttamente io e lei non denuncia l’incidente così non perdo il mio bonus”. Il ragionamento non faceva una grinza. “D’accordo”, le disse, “allora lascio qui la vettura e mi metto d’accordo, poi le so dire”.

Fu lei a telefonargli, un paio di giorni dopo. Era stata dal carrozziere e aveva concordato il prezzo, spuntando anche un ulteriore sconto rispetto al preventivo che avevano fatto a lui. Gli disse di andare tranquillamente a prendere la vettura di lì ad altri due giorni e di non preoccuparsi di nulla. Lui lo fece e in officina nessuno gli chiese alcunchè quando, salutando il titolare, ritirò l’auto. Pareva finita lì. Il giorno dopo, però, la donna gli tornò alla mente. Pensò di telefonarle. Compose il numero e attese; dall’altra parte il telefono squillava. Al quinto squillo decise di chiudere e stava per mettere giù il telefono quando senti la voce della donna chiedere: “pronto?”. Riprese la situazione in mano. “Buongiorno”, le disse, “sono quello che le è venuto addosso”. “Davvero?”, rispose lei, “e allora perché ho pagato io il carrozziere?”. Si sentì particolarmente imbecille, ma cercò di rimediare cambiando prontamente discorso. “Mi piacerebbe che potessimo rivederci al di fuori di quella incresciosa situazione”, le propose. “Perché no?”, replicò lei, “perché non viene a casa mia”. Non si aspettava una proposta tanto diretta e soprattutto che ci sarebbe andato a fare? “Va bene, se mi dice quando”, rispose. “Questa sera potrebbe?”. “Sì, certo”. Lei gli lasciò l’indirizzo a lui rimase lì a trastullarsi con i pensieri su un incontro che non sapeva bene come governare. Ma al quale si preparò con una certa attenzione.

Insomma ci teneva a fare una bella figura almeno formale, per quanto riguarda l’esteriorità (e dunque vestito elegante) ma anche come uomo. Quando fu pronto a muoversi andò da un fioraio: gli sembrava un pensiero carino, anche se non sapeva cosa acquistare. Alla domanda circa quali fiori volesse rispose confusamente. Il fioraio gli parve quasi un investigatore. Alla fine però decise il venditore per lui, incartandogli in maniera acconcia non dei fiori recisi, ma una pianta di rododendro. In teoria avrebbe dovuto essere apprezzata e soprattutto doveva essere durevole, potendo anche essere trapiantata se la signora aveva un giardino. Insomma gli parve una bella proposta. Caricò la pianta ben confezionata sul sedile posteriore e si avviò verso la sua destinazione, con uno stato d’animo confuso e dibattuto tra un sogno audace e un incontro banale. Raggiunse la casa di lei, piccola, a schiera, con un giardino minuto e ordinato. Suonò. Lei neppure rispose, vide la tenda della finestra scostarsi e il clic del cancello elettrico che si apriva.

Attraverso il giardino, entrò nell’atrio e vide la donna in cima alla scala che lo aspettava, accogliendolo con un “buonasera”. “Buonasera”, rispose, salendo impacciato le scale col rododendro in mano. Lei lo ringraziò prima ancora che raggiungesse l’ultimo gradino e quasi gli strappo il vaso dalle mani, come se quello fosse l’omaggio più prezioso e temesse che non glielo volesse lasciare. Lo portò in cucina, invitando l’uomo a seguirla, lo posò sulla credenza è lo scartò, ritraendosi di un passo per ammirare la pianta. Si girò verso di lui. “Ma è splendida, grazie, non doveva disturbarsi”, esclamo congiungendo le mani sul grembo e guardandolo a fondo negli occhi. Lui arrossi, non sapeva che dire, poi si lasciò sfuggire un “mi sembrava che fosse il minimo per la sua ospitalità”. “Ma no”, rincarò lei, “non doveva preoccuparsi. Diciamo che questo è un incontro senza scontri, per fare quella conoscenza che non abbiamo avuto occasione di approfondire in un momento tanto concitato”.

Non capì mai cosa gli fosse successo, se era stato lui, oppure lei oppure il caso. Si scoprì terribilmente vicino alla donna, che improvvisamente abbassò gli occhi, quasi intimidita, poi li risollevo verso di lui, che si trovò ad abbracciarla e ad accostare le sue labbra alle guance di lei; a sua volta sentì le braccia della donna che gli cingevano lentamente, ma inesorabilmente, la vita, annodandoci sulla sua schiena, quasi a impedirgli di potersi allontanare. Le sfiorava il viso con la bocca e la donna lasciava fare, anzi ruotava la testa per godersi il più possibile quella particolare carezza. Poi lei rivolse il viso all’insù, cercandogli la bocca e lasciando che la sua piccola lingua tenera gli entrasse dentro. La succhiò, ne assaporò la saliva, restituì il bacio. Poi impercettibilmente spostò le mani dalle spalle ai fianchi, che sentiva fremere e da lì al sedere. “Ha un culo splendido”, pensò tra sé, accarezzandolo e stringendolo piano, per capire le sue reazioni. Lei si strinse a lui, voleva sentire la sua virilità, che però non era ancora pronta.

La donna avvertì la sorpresa e il disagio dell’uomo; si chinò, gli apri e gli calò i pantaloni, accarezzandone il ventre con la guancia, cercandone quindi il sesso con le labbra che, a piccoli tocchi, fecero sparire l’imbarazzo di lui. L’uomo la fece sollevare, e la baciò di nuovo, chiedendole: “perché? Perché io? Perché ora?”. La situazione non gli dispiaceva; forse nei meandri della sua mente l’aveva pure sognata, ma non riusciva a capirla e quindi a viverla fino in fondo. Lei lo guardò negli occhi e rispose: “perché mi sento sola, perché ho voglia di un uomo, perché tu sei il primo che entra qui dentro da mesi”. Gli appoggiò la testa sulla spalla e rimase così a coccolarselo, aspettando. Lui le accarezzò i capelli, poi il collo, sentendo l’umido di una lacrima che aveva solcato il viso della donna. Si stupì. Si commosse. La baciò e “portami nella tua camera”, le disse con dolcezza. La donna gli afferrò la mano e lo portò con sé mentre lui cominciava a sorridere.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Piergigio3 Invia un messaggio
Postato in data: 18/12/2012 14:34:02
Giudizio personale:
ma una storia vera qualke volta??

Autore: Ablackbirdcatania Invia un messaggio
Postato in data: 10/09/2008 12:19:12
Giudizio personale:
dolce e sensuale

Autore: Scudnet Invia un messaggio
Postato in data: 09/09/2008 13:40:47
Giudizio personale:
banale


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