i racconti erotici di desiderya |
In tre sulla macchina |
E' accaduto il giorno di Santo Stefano del 2010, dopo esserci messi d'accordo. Ci siamo trovati all'uscita del casello autostradale, P. ha parcheggiato dietro la mia auto e io sono sceso a salutarlo; poi mi ha condotto verso il lato passeggero, ha fatto scendere M. e me l'ha presentata. Stretta di mano, baci sulle guance sempre più vicini alle labbra, e un bacio con la lingua per rompere subito il ghiaccio. P. e M. sono saliti dietro, P. mi ha indicato la strada per raggiungere un luogo appartato, e durante il tragitto ha iniziato a scambiare qualche effusione con M. Io, dallo specchietto retrovisore, indovinavo un imbarazzo iniziale di lei, una reticenza che la tranquillità di P. riusciva via via a mitigare. Raggiunto il nostro rifugio all'aperto, illuminato dalle luci dei capannoni industriali chiusi per le festività natalizie, P. e M. si tolgono le giacche e le appoggiano sul sedile del passeggero, dove già si trova la mia. P. invita M. a mettersi in ginocchio con il viso rivolto al lunotto posteriore. Io posso così osservare gli stivali al ginocchio e le autoreggenti di M., sopra alle quali - complice una gonna abbastanza corta, accorciata ulteriormente dalla posizione - iniziano, scoperte nella loro attaccatura alle gambe, le sue natiche. P. mi offre di scoprirle fino in fondo, le mie mani afferrano le cosce di M. e le risalgono fino a rivelare, nella sua pienezza, il bel sedere e il triangolino minimo di un perizoma nero-viola. E' bello massaggiarla mentre lei limona con P. P. è il regista del gioco, come avevamo concordato. Fa girare nuovamente M. e invita me a raggiungerli sul sedile posteriore, con lei seduta in mezzo. Ora io e P. le facciamo togliere, nell'ordine, il golfino, la maglia trasparente, il reggiseno e la gonna. Ad ogni passaggio, ad ogni nuovo indumento che le mie mani sottraggono al corpo tonico di M., le nostre quattro mani esplorano ogni lembo della pelle emersa e si divertono a massaggiare quelle parti ancora nascoste; nel frattempo, le nostre bocche si alternano a baciarla e a leccarla. I suoi capelli lunghi e mossi ora le nascondono il viso, ora lo fanno riapparire; un sorriso - forse all'inizio solo di cortesia, poi via via più sincero, in ogni caso sempre piacevole - non manca mai di disegnarsi sulle sue labbra, sostituito più tardi dal piacere. E' bello, infine, sfilarle il perizoma: M. rimane in stivali, autoreggenti e pube nero, modellato a striscia verticale spessa, dalle labbra al monte di Venere. Si siede su P, io le allargo le gambe e ne appoggio una sopra alla mia spalla, e inizio a saziarmi del suo frutto. Il mio approccio è deciso e la mia lingua lavora in crescendo. M. sussurra: "Certo che sei capace a farlo!", poi le reazioni del suo corpo la vincono, mi accarezza la testa, bacia P. e quando non lo bacia mi rivolge dei complimenti. Ma il complimento più bello, per me, è sentire i suoi respiri spezzati. Ora M. è bagnata, pronta. Mi risiedo, P. mette il preservativo e M. lo cavalca, aiutandolo a entrare dentro di lei. Nel frattempo anch'io lo tiro fuori e M. mi masturba, la sua mano destra scorre sulla mia asta mentre col bacino danza e fa muovere il pene di P. dentro di sé. Quando anch'io ho indossato il preservativo, M. si china su di me e inizia a spompinarmi. Più tardi dichiarerà che era la sua prima volta da "equilibrista", ma devo dire che se l'è cavata bene: non era facile fare l'amazzone e contemporaneamente stare ruotata e abbassata per tenermelo in bocca. Concludo il ricordo di quella esperienza coi bei capelli di M., lei si è alzata dalla mia verga per cercare la mia bocca, mentre limoniamo io le accarezzo la nuca e le scosto una ciocca dagli occhi. Mi bacia e la sua mano torna a impugnare il mio pene, mentre quello di P. spinge colpi violenti, prossimo all'orgasmo. Come sempre, raccontare l'evento nella sua interezza sarebbe una cronaca arida.
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