i racconti erotici di desiderya

Il servizio fotografico.


Giudizio:
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Erano giorni di solitudine e noia. Dopo avere fatto la mamma a tempo pieno per oltre quattro anni, mi ritrovavo con molto tempo libero a disposizione, anche perché non ero ancora riuscita a trovare lavoro.
Un giorno come tanti ero a casa da sola, senza nulla da fare se non aspettare l’orario per andare a riprendere mio figlio dall’asilo ed il rientro di mio marito dal lavoro. Come spesso succedeva in quei giorni, ero intenta a leggere gli annunci di lavoro, sperando di trovare qualcosa confacente ai miei studi ed alle mie aspettative.
Leggendo i diversi annunci, la mia attenzione fu richiamata da un annuncio particolare: un’azienda cercava delle modelle non professioniste dai 20 ai 35 anni per una campagna pubblicitaria di intimo femminile, specificando che si ricercavano donne normali perché il tema della campagna pubblicitaria era “l’intimo per tutte”.
Decisi di chiamare il numero dell’azienda, incuriosita dalla particolarità dell’annuncio ed allettata dal compenso, che si prometteva alto per un lavoro di poche ore.
Un’addetta dell’azienda mi confermò che la paga prevista era di 1.500 euro e che si trattava di posare per circa un centinaio di foto, dalle quali poi avrebbero scelto quelle da pubblicare per la campagna pubblicitaria. Aggiunse che era necessario fare un colloquio con il pubblicitario e superare un provino.
Fissai così l’appuntamento per il colloquio ed il giorno concordato mi recai presso l’indirizzo che mi aveva fornito l’addetta.
Giunta sul posto, fui accolta dall’addetta con la quale avevo parlato, che mi fece accomodare, assicurandomi che di lì a poco mi avrebbero chiamata per il colloquio.
Effettivamente, dopo nemmeno dieci minuti, mi disse che potevo entrare nella stanza di fronte.
Entrai nella stanza e fui accolta da un signore di mezza età, il quale si presentò come il titolare dell’agenzia. Mi chiese quanti anni avevo e se avessi esperienze professionali in quel settore. Gli dissi che per me si trattava della prima volta e che non mi era nemmeno mai venuto in mente di poter fare la “modella”, che avevo 23 anni, che ero sposata e che, poiché non trovavo lavoro, avevo pensato a quella opportunità.
“Così giovane già sposata?”, mi disse lui stupito. “Già ed ho anche un figlio di quasi cinque anni!”, gli risposi, “adesso però lui va all’asilo ed io ho molto tempo libero e vorrei trovare un’occupazione”, aggiunsi.
Chiacchierammo ancora del più e del meno, sino a quando non entrò nella stanza il fotografo che si sarebbe occupato degli scatti della campagna pubblicitaria.
A quel punto, il proprietario dell’agenzia mi disse che lo scopo della campagna era quello di pubblicizzare capi di intimo rivolti ad un pubblico femminile non troppo sofisticato e che, per quel motivo, si era pensato a modelle non professioniste e cioè a un tipo di bellezza “normale”, in modo da creare identificazione tra le possibili acquirenti e le modelle della campagna.
Aggiunse che, a prima vista, io potevo essere adatta per la campagna. Prima che aggiungesse altro, gli rivelai una mia preoccupazione. Ero disposta a posare per quelle foto di intimo, ma il mio timore era che le foto potessero essere pubblicate su riviste o cartelli pubblicitari che avrebbero potuto vedere i miei familiari o amici. Intervenne il fotografo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, rassicurandomi: la campagna pubblicitaria non era rivolta al pubblico italiano, ma al mercato francese e si era scelto di prendere modelle di un altro stato proprio perché, puntando su modelle non professioniste, ci si era preoccupati dei possibili problemi di privacy che avrebbe comportato lo scegliere persone della zona di pubblicazione delle foto. Mi spiegò che lo stesso sarebbe avvenuto per gli altri stati dove la campagna pubblicitaria sarebbe stata pubblicata.
Rassicurata, dissi loro che era pronta ad accettare il lavoro proposto.
“Bene signora”, mi disse il proprietario dell’agenzia, “ma abbiamo bisogno di farle un breve provino per decidere se è la persona giusta”.
Chiesi in cosa consisteva il provino ed il fotografo mi disse che si trattava semplicemente di vedere come fossi fisicamente in mutandine e reggiseno e se fossi fotogenica.
“Va bene”, dissi, “anche se forse sarà un po’ imbarazzante per me, anche perché non l’ho mai fatto”.
“Ma in fondo non è nulla di particolare, immagini di essere al mare in costume e vedrà che non proverà alcun imbarazzo”, mi disse il fotografo.
Ci spostammo in un’altra stanza, che doveva essere il set fotografico, e i due mi dissero che, per il provino, potevo semplicemente sfilare davanti a loro con l’intimo che avevo addosso e che potevo spogliarmi dietro il paravento posto in fondo alla stanza.
Mi spostai quindi dietro il paravento ed il fotografo mi disse di spogliarmi, tenendo indosso solo le mutandine, il reggiseno e le scarpe.
Così feci, ma dopo essermi spogliata rimasi per qualche momento immobile dietro il paravento, indecisa sul da farsi.
Il proprietario dell’agenzia si accorse della mia esitazione e mi spronò ad uscire da lì. “Signora non deve essere imbarazzata, vogliamo solo vederla per pochi minuti. D’altra parte, se vuole questo lavoro deve accantonare questi imbarazzi!”, mi disse.
Aveva ragione.
Venni fuori da dietro al paravento e, esitante, avanzai verso di loro.
“Ecco brava”, mi disse il fotografo, “adesso faccia un giro intero su se stessa e poi continui a camminare verso di noi”.
Così feci ed avanzai verso di loro. Giunta a pochi passi, mi fermai.
Ero molto imbarazzata, anche perché, nonostante avessi indosso un completo semplicissimo bianco di cotone, le mutandine erano abbastanza striminzite, scoprendomi gran parte del sedere.
“Va bene”, mi disse il fotografo, “però deve cercare di sorridere e di cancellare quell’espressione imbarazzata e colpevole dal suo volto”.
“Non è facile”, replicai, “ma cercherò di essere più naturale. E’che è la prima volta che mi capita di sfilare così davanti a degli estranei e la cosa mi blocca un po’”.
“E’ comprensibile”, disse il proprietario dell’agenzia, “ma deve pensare che per noi è normale e che non c’è nulla di male, che è solo un lavoro come un altro”.
“Adesso può andare a rivestirsi”, mi disse il fotografo, “così la togliamo dall’imbarazzo”. “La aspettiamo nell’ufficio”, aggiunse il proprietario dell’agenzia.
Non me lo feci ripetere due volte e velocemente mi ritirai dietro al paravento per rivestirmi.
Mentre mi rivestivo pensai che probabilmente ero stata una stupida e che non mi avrebbero presa per i miei inutili imbarazzi.
Rientrai nell’ufficio e mi sedetti di fronte alla scrivania dove si trovava il proprietario dell’agenzia, notando che il fotografo non c’era più.
“Non faccio al vostro caso, vero?”, dissi subito.
Lui mi guardò sorridendo. “Devo dirle, al contrario, che ha fatto ad entrambi una buona impressione. E’ una bella donna ed ha anche buon gusto nella scelta dell’intimo. E poi il fatto che era imbarazzata è un punto a suo favore, dato che lo spirito della campagna è proprio quella di ricercare modelle che rappresentino la donna della porta accanto e non le classiche modelle mangia uomini che spaventano la maggior parte delle donne”.
“E poi sono sicuro che se dovessimo sceglierla per questo servizio, riuscirebbe a superare l’imbarazzo. Sono in questo campo da molti anni ormai ed ho imparato a conoscere le donne dall’intimo che indossano”, aggiunse.
“E con questo cosa vuol dire?”, gli chiesi.
“Niente di speciale, solo che, le ripeto, ho esperienza in questo campo e dalla scelta dell’intimo che indossava ho capito che è una donna che sa superare gli inutili imbarazzi e sa valorizzare il suo corpo”, “o mi sbaglio?”, concluse.
“Non saprei cosa intende dire”, dissi io, “ma sono motivata a non perdere questa occasione di guadagno e credo che riuscirò, se mi sceglierete, a superare ogni imbarazzo ed a posare per il servizio fotografico”.
“Va bene signora, voglio solo dire che lei indossa un completo intimo semplice ma al tempo stesso malizioso e che mette in risalto il suo sedere e questo mi fa capire che lei è consapevole del suo corpo e sa di avere un bel sedere e per questo lo valorizza”, mi disse, “per il momento comunque posso solo dirle che ci ha fatto una buona impressione e che le faremo sapere nei prossimi giorni se sarà lei la prescelta”.
Lo ringraziai del complimento, che mi aveva fatto piacere, ci salutammo e ritornai a casa.
Dopo quattro giorni mi chiamarono dall’agenzia, comunicandomi che avevo superato la selezione e che dovevo presentarmi la settimana successiva per l’inizio del lavoro.
Il giorno prefissato ero lì.
Dopo cinque minuti di anticamera, entrai nella stanza del titolare dell’agenzia, dove si trovava anche il fotografo.
Ci salutammo e subito mi dissero che, se ero pronta, si potevano iniziare gli scatti.
“Va bene, sono pronta”, dissi.
“Bene, allora iniziamo subito e spero che non avrà imbarazzi questa volta”, disse il titolare dell’agenzia.
Ci dirigemmo nella stanza attrezzata per le foto.
“Bene signora, come l’altra volta può cambiarsi dietro il paravento, dove troverà alcuni dei completi intimi che dovrà indossare per le foto”.
Così feci, mi spogliai ed indossai il primo dei completi messi ordinatamente in fila su di una sedia.
Si trattava di un semplice completo bianco con le bordature in pizzo, molto castigato e per nulla sexy.
Il fotografo mi fece alcuni scatti, chiedendomi di camminare per la stanza, di girarmi su me stessa e poi di sedermi su un divanetto che si trovava nella stanza.
Man mano che passava il tempo, mi sentivo sempre più spigliata e meno imbarazzata, anche perché i completi che sino ad allora avevo indossato erano casti ed il fotografo aveva un comportamento professionale che mi faceva stare tranquilla, come pure il titolare dell’agenzia che per lo più era rimasto nel suo ufficio.
Dopo circa un’ora e mezza, il fotografo disse che potevamo fare una pausa.
“Si rivesta e ci raggiunga in ufficio, mi disse il titolare dell’agenzia.
“E’ stata brava ed ho notato che col passare dei minuti era sempre più naturale e meno ingessata”, mi disse il fotografo non appena entrai in ufficio.
“Si, effettivamente è stato più semplice di quello che pensavo”, risposi.
“Perfetto, allora adesso ordiniamo qualcosa dal bar e poi riprendiamo con l’intimo da sera”, mi disse il titolare dell’agenzia.
“Va bene, l’importante è che per le due abbiamo finito, perché devo andare a prendere mio figlio dall’asilo”, risposi.
“Non si preoccupi, sono appena le 10 e mezzo, alle undici riprendiamo e per l’una dovremmo terminare per oggi”, mi disse il fotografo.
Bevemmo i caffé portati dal bar e poco dopo rientrammo nella stanza delle foto.
Rientrai dietro il paravento e trovai sulla solita sedia i nuovi completi da provare.
Vidi subito che si trattava di capi più intriganti rispetto a quelli che avevo indossato prima.
Indossai il primo, delle culottes e reggiseno neri con inserti in pizzo.
Posai per le foto e questa volta notai che gli sguardi del titolare dell’agenzia si erano fatti più attenti ai miei movimenti.
Successivamente, indossai tutti gli altri completi, notando che via via erano sempre più provocanti e succinti.
La cosa, tuttavia, non mi imbarazzò particolarmente, anche perché mi ero ormai completamente calata nella parte e, in fondo, mi faceva anche piacere vedere che i due uomini dinanzi ai quali sfilavo non erano insensibili alla mia bellezza.
Arrivai all’ultimo completo. Si trattava di un perizoma bianco e reggiseno. Era particolarmente succinto ed oltretutto era completamente trasparente, cosa che un po’ mi imbarazzava, anche perché si vedevano distintamente i peli del mio pube.
Uscii da dietro il paravento un po’ titubante.
“Che c’è signora, la vedo ingessata, mentre mi sembrava che avesse superato ogni imbarazzo sino a poco fa”, mi disse il fotografo.
“Si, è solo che questo completo è davvero molto succinto”, dissi io.
“Non deve preoccuparsi, sono un professionista, sono abituato a fotografare donne anche completamente nude, figuriamoci in intimo e lo stesso vale per il sig. Antonio (il titolare dell’agenzia)”, mi rassicurò il fotografo.
“Adesso riprendiamo a scattare come prima”, aggiunse.
Iniziai a muovermi nella stanza, seguendo le istruzioni del fotografo.
Notai ancora gli sguardi un po’ famelici del titolare dell’agenzia, ma piano piano mi sciolsi e ripresi a sfilare con disinvoltura.
“Ecco, brava, così va benissimo”, mi disse il fotografo.
“Adesso ammicchi un po’, voglio che queste foto diano l’immagine di una donna di tutti i giorni che sa essere anche sexy e provocante quando vuole”, disse ancora.
Feci come mi diceva, cercando di assumere pose da tentatrice ed espressioni maliziose.
“Si, perfetto, ma lo sa che lei è davvero brava?”, mi gratificò il fotografo, “e poi questo perizoma le sta davvero a meraviglia ed è anche molto seducente il fatto che si vedano i peli del pube sotto la stoffa, non è vero sig. Antonio?”.
“Verissimo”, confermò il titolare dell’agenzia, “devo ammettere che la signora si è rivelata una sorpresa, non credevo riuscisse in così poco tempo a posare con tanta disinvoltura”. “E poi”, aggiunse rivolgendosi a me, “è davvero intrigante con quel completo indosso”.
Lusingata per quelle parole, ringraziai dei complimenti, confermando che anche io ero sorpresa di come riuscissi a posare con tanta disinvoltura.
“Evidentemente ha scoperto che in fondo un po’ le piace farsi ammirare e poi questo è un lavoro e sa bene che non deve avere inutili imbarazzi”, aggiunse il sig. Antonio.
Continuai a posare per le foto e mi muovevo per la stanza con sempre maggiore sicurezza, seguendo le istruzioni del fotografo.
“Perfetto, abbiamo quasi finito”, mi disse il fotografo, “scattiamo solo qualche altra foto sul divano”.
“Si metta seduta ed accavalli le gambe e poi le muova da un lato all’altro”, aggiunse.
Eseguii. Poi mi chiese di distendermi e di muovere le gambe all’insù, come per simulare una pedalata. Poi, ancora, di mettermi distesa a pancia in giù, sollevando un po’ il bacino.
Lui continuava a scattare le foto, mentre io ero sempre più presa dalla parte e mi sembrava davvero di essere una modella, esperta ed abituata a muovermi con disinvoltura. Nel contempo, ero intrigata dal fatto che quei due uomini mi vedessero così, mezza nuda, mentre mi muovevo sul divano.
“Benissimo, abbiamo finito”, mi disse il fotografo, “può andare a rivestirsi”.
Così feci e poi raggiunsi i due nell’ufficio del titolare dell’agenzia.
“Allora signora, come vede è stato più semplice di quello che credeva ed, anzi, alla fine mi sono stupito anche io di come ha svolto il lavoro in maniera professionale”, mi disse il titolare dell’agenzia.
“La ringrazio”, replicai, “in fondo non è stato difficile, una volta superato l’imbarazzo iniziale; anzi, devo dire che in fondo mi sono anche divertita”.
“Si, me ne sono accorto”, mi disse il sig. Antonio, “anzi credo che, oltre ad essersi divertita, le abbia fatto piacere mettersi in mostra, soprattutto con gli ultimi completi che ha indossato”.
Effettivamente aveva ragione, ma finsi un’espressione un po’ contrariata.
“Su, non faccia quella faccia”, disse il sig. Antonio, “non volevo mica offenderla, anzi il mio era un complimento: non sempre, anche tra le modelle professioniste, si trovano donne consapevoli del proprio corpo e che hanno piacere, del tutto innocentemente, a metterlo in mostra”.
“Beh, detta così suona molto meglio”, dissi sorridendo.
Detto questo, il sig. Antonio mi consegnò una busta che conteneva il pagamento di quanto pattuito.
“Bene, con questo abbiamo proprio finito”, disse il titolare dell’agenzia, “deve solo sottoscrivere questa autorizzazione alla pubblicazione delle foto che saranno scelte”.
Lessi il foglio con attenzione e verificai che, come mi era stato detto, le foto sarebbero state pubblicate al di fuori dell’Italia. Firmai, quindi, senza problemi.
“Signora, prima di salutarci, vorrei chiederle una cosa”, disse il sig. Antonio.
“Mi dica pure”, dissi io.
“Ecco, a giorni noi dovremmo occuparci di un’altra campagna pubblicitaria sempre per la stessa azienda, questa volta con intimo un po’ più ricercato e con la presenza anche di un indossatore di sesso maschile e mi chiedevo se fosse interessata anche a questo ulteriore lavoro”, mi disse il sig. Antonio. “Il compenso previsto è di duemila euro e le ore di lavoro dovrebbero essere pressoché le stesse”, aggiunse.
“Perché no?”, risposi subito, “mi farebbero proprio comodo quei soldi”.
“Allora siamo d’accordo”, disse il sig. Antonio, “dovremmo iniziare la prossima settimana, ma le faremo sapere il giorno preciso più in là. Per adesso, devo solo avvisarla del fatto che il modello è di origine americana ed è di colore, spero non abbia nulla in contrario”, aggiunse.
“Certo che no, non sono mica razzista”, risposi, “e poi dobbiamo solo posare per delle foto”.
Ci salutammo.
Dopo qualche giorno mi chiamò la solita segretaria, dicendomi che dovevo presentarmi per la mattina del lunedì successivo.
Così feci.
Dopo i saluti di rito, entrammo nella stanza delle foto e lì mi fu presentato il ragazzo americano che avrebbe posato con me.
Si chiamava Mike ed era un ragazzone alto e ben piazzato di 26 anni.
Andai a prepararmi dietro il solito paravento, mentre per il ragazzo americano era stato predisposto un altro camerino improvvisato.
Vidi che, effettivamente, i completi di quella nuova campagna pubblicitaria erano più belli e ricercati dei precedenti e che, per ciascuno di essi, vi erano anche le autoreggenti coordinate.
Indossai il primo ed uscii all’esterno.
Il ragazzo era già pronto. A torso nudo era davvero carino, con i muscoli in bella evidenza, ma senza essere troppo gonfio. Indossava un paio di boxer neri aderenti e notai che sembrava riempirli davvero bene, perché aveva un bel sedere sodo. Non potetti non notare, poi, che anche davanti li riempiva bene, anzi anche troppo, visto come risaltava il rigonfiamento del suo pene.
Piacevolmente colpita da quella vista, dissi che ero pronta a scattare le foto.
Posammo per numerosi scatti, cambiando ogni tanto l’intimo da indossare e muovendoci per la stanza sia da soli che insieme.
Man mano che passava il tempo notai che gli sguardi del ragazzo, prima fugaci, si erano fatti sempre più insistenti, anche grazie al fatto che l’intimo che indossavo si faceva sempre più provocante.
Anche a me ogni tanto cadeva lo sguardo sul corpo scultoreo di quel ragazzo, attratta da quel suo corpo imponente ma allo stesso tempo elastico e sinuoso.
Anche il fotografo si accorse dei nostri sguardi, tanto che ad un certo punto ci disse di guardare sempre in macchina per non rovinare le foto.
Proseguimmo ancora a posare per circa un’ora, sino a quando il titolare dell’agenzia non propose una pausa.
Ci spostammo tutti nell’ufficio e, come l’altra volta, il sig. Antonio propose di ordinare qualcosa dal bar.
Stavamo per ordinare i soliti caffè, ma Mike propose di ordinare qualcosa di più forte, consigliandoci un cocktail di sua invenzione.
Accettammo e lo sentimmo dettare al telefono la composizione di quel cocktail. Non ricordo esattamente cosa fosse, ma quando lo bevvi capii che era molto alcolico.
Finito di bere, rientrammo nella stanza delle foto per proseguire il servizio fotografico.
Mi sentivo un po’ euforica per l’alcol bevuto. Ero abituata ogni tanto a bere, ma quel cocktail doveva essere davvero molto alcolico, dato che mi sentivo la testa leggera leggera.
Mi cambiai ed indossai un altro dei completi.
Uscita dal paravento, dissi subito al fotografo che forse avevo fatto male a bere tutto il cocktail, dato che mi sentivo un po’ brilla.
“Effettivamente era davvero molto alcolico”, dissero il fotografo ed il sig. Antonio, “speriamo che non pregiudichi il lavoro che abbiamo ancora da fare”.
Indossavo un completo nero davvero molto sexy, composto da un tanga parecchio sgambato, reggiseno a balconcino e autoreggenti con i bordi di pizzo molto alti.
Vidi che il ragazzo aveva un paio di boxer bianchi molto aderenti, che mettevano in risalto il suo sedere perfetto.
Cominciammo a posare per le foto, ma, quasi subito, forse anche per l’effetto dell’alcol bevuto, mi accorsi che mi fissava continuamente, soffermando il suo sguardo su tutto il corpo.
Quei suoi occhi penetranti sembravano volermi spogliare ed avrebbero dovuto mettermi in imbarazzo, ma mi sentivo allegra ed ero felice di suscitare quell’interesse così poco nascosto.
Anche io guardavo il suo bel corpo e notai che i suoi boxer si stavano gonfiando in maniera preoccupante.
Intanto continuavamo a posare per le foto, spostandoci per la stanza secondo quello che ci diceva il fotografo.
Io camminava per la stanza e posavo con la consapevolezza che il mio corpo, messo in risalto dal completo che indossavo, era oggetto degli sguardi sempre più attenti dei tre uomini che si trovavano nella stanza. La cosa mi intrigava sempre più e poi non potevo restare indifferente vedendo come il ragazzo americano si stesse eccitando guardandomi.
Il fotografo, che si era certamente accorto dell’appariscente eccitazione del ragazzo, ci chiese, credo maliziosamente, di avvicinarci, in modo da scattare alcune foto che ci ritraessero vicini.
Seguimmo le sue istruzioni e mi ritrovai a pochi centimetri da Mike, restando affascinata dal suo corpo così perfetto.
Poi il fotografo disse a Mike di passare dietro di me e di avvicinarsi alle mie spalle. “Avvicina le mani alla schiena della signora, facendo finta di slacciarle il reggiseno, voglio che dalle foto venga fuori una scena di vita quotidiana, ma al tempo stesso sensuale”, disse il fotografo.
Sentii le calde mani di Mike che mi sfioravano la schiena, posandosi in corrispondenza dell’allacciatura del reggiseno. Poi lo sentii avvicinarsi ancor di più, sino a quando il suo corpo non aderì al mio.
“Si, bravo, così va bene”, disse il fotografo.
“Lei signora tiri un po’ indietro la testa, come a offrire il suo collo da baciare”, aggiunse.
Sentivo tutta la possanza del ragazzo americano alle mie spalle e, quando lui si avvicinò ancor di più, sussultai. Avevo sentito al di sopra del mio sedere il rigonfiamento dei suoi boxer e capii che era ormai del tutto eccitato, dato che lo sentivo duro e pulsante sotto la stoffa dei boxer.
Lui non faceva nulla per nasconderlo ed anzi si avvicinò ancor di più e, piegando leggermente le gambe, fece aderire i suoi boxer proprio all’altezza del mio sedere, premendo.
Sussultai ancora e, questa volta, sentii distintamente il suo pene che premeva sulle mie natiche. Era durissimo e sembrava enorme.
Quel contatto così ravvicinato mi aveva eccitata, ma riacquistata un minimo di lucidità mi scostai, liberandomi da quel contatto così sensuale, ma del tutto sconveniente per una donna sposata come me.
“Forse è il caso che facciamo una pausa”, dissi con un filo di voce.
“Che c’è che non va signora?”, disse il titolare dell’agenzia.
Mike nel frattempo si era spostato di fianco a me.
“C’è che Mike è un po’ troppo su di giri, credo”, dissi io.
L’eccitazione del ragazzo americano era ben visibile sotto i boxer che indossava, che a malapena riuscivano a contenere il suo membro eretto.
“Si signora, mi scusi, ma non sono riuscito a trattenermi”, disse Mike.
“Deve capirlo signora”, disse il titolare dell’agenzia, “con quel completo indosso è davvero molto seducente e posso capire che Mike, standole così vicino, si sia potuto lasciar trasportare un pochino”.
“Suvvia, continuiamo a scattare, in fondo non succede nulla di male e poi deve essere felice di suscitare tanta attenzione in Mike”, “anzi, ad essere sincero, anche a me appare molto desiderabile con quel completo, ma le assicuro che nessuno di noi ha secondi fini”, aggiunse.
Ero combattuta: da un lato il mio cervello mi diceva di interrompere lì il lavoro, dall’altro, forse anche perché ero un po’ brilla, mi sentivo appagata ed intrigata da quella situazione.
“Va bene”, dissi, “andiamo avanti”.
“Benissimo, riprendiamo da dove ci eravamo interrotti”, disse il fotografo. “Mike, torna alle spalle della signora e lei signora ritorni nella posizione di prima, con la testa leggermente piegata all’indietro”.
Così facemmo e, di nuovo, sentii il corpo di Mike aderire al mio.
Fui percorsa da un brivido e scoprii, con preoccupazione, che non si trattava di imbarazzo, ma di piacere.
Mike intanto, piegando di nuovo un po’ le gambe, aveva ripreso a puntare il suo pene sulle mie natiche e lo sentivo premere e pulsare distintamente.
Istintivamente, inarcai leggermente la schiena, quasi a favorire quel suo contatto così eccitante.
Lui percepì quel mio movimento, intuì che evidentemente quel suo contatto così stretto non mi dava alcun fastidio e premette ancor di più, insinuandosi tra le mie natiche.
“Adesso spostatevi di fianco mantenendo questa posizione”, disse il fotografo.
Così facemmo, con Mike che rimase attaccato a me, muovendoci come se fossimo una cosa sola.
“Bene così”, disse il fotografo, “queste foto sono di grande impatto e l’eccitazione di Mike le rende ancora più realistiche”.
Capii che in quella posizione sia il fotografo che il titolare dell’agenzia potevano notare con chiarezza l’eccitazione del ragazzo americano e che il suo pene eretto era completamente poggiato sul mio sedere.
Quella consapevolezza mi intrigò notevolmente e, abbandonato ogni pudore, inarcai la schiena e tirai in fuori ancor di più il sedere, consentendo a Mike di aderire ancor di più a me, affondando completamente i suoi boxer tra le mie natiche.
Non mi interessava più che cosa potessero pensare di me, né il fatto che fossi sposata. Ero semplicemente inebriata da quella situazione così sensuale e, sicuramente anche per l’effetto del cocktail che avevo bevuto, non sentivo alcuna inibizione ed anzi ero eccitatissima da quel contatto e dal fatto che avvenisse sotto gli occhi del fotografo e del titolare dell’agenzia.
Entrambi gli uomini si accorsero di quanto stava avvenendo e di come il mio atteggiamento fosse cambiato e si scambiarono un’occhiata d’intesa.
“Vedo che è nata una certa complicità”, disse sorridendo il fotografo, “voglio sfruttarla, prendete voi l’iniziativa e scegliete le pose che volete”.
Mike intanto continuava a premersi addosso a me, spingendo con il bacino. Sentivo i suoi boxer premere contro le mie natiche e sembrava che stessero per scoppiare.
Le sue mani si posarono sulla mia schiena, massaggiandomi le scapole e il collo.
Il fotografo si muoveva intorno a noi, continuando a scattare ed anche il titolare dell’agenzia si era avvicinato per vedere più da vicino quello che stava succedendo.
Io ero ormai completamente fuori di me, inebriata da quel contatto fisico e dalla situazione che si era venuta a creare.
Mike intanto aveva spostato le sue mani sull’allacciatura del reggiseno e con un movimento rapido lo slacciò, facendolo cadere in terra.
Poi, rapido, portò le sue mani sui seni, massaggiandoli dolcemente.
Sentivo i capezzoli indurirsi per quel contatto e mi spinsi ancora contro di lui, roteando il bacino e strusciandomi sui suoi boxer e sul suo pene durissimo.
Non mi importava più di nulla, volevo solo sentirmi addosso quel bel ragazzone così eccitato e non mi interessava la presenza del fotografo e del sig. Antonio, che non si perdevano un attimo della scena che si delineava di fronte a loro. Anzi, la cosa contribuiva ad eccitarmi ancor di più.
Le mani di Mike scesero più in basso, sulla pancia e poi, sfiorando la stoffa del tanga, lungo le gambe, risalendo poi sul sedere.
A quel punto non ce la feci più, volevo accarezzarlo anche io e mi girai.
Lo guardai sorridendo e gli accarezzai il petto poderoso.
Poi le mie mani scesero verso gli addominali.
Accarezzai il suo stomaco piatto e muscoloso e poi scesi ancora più in basso. Guardavo ipnotizzata il rigonfiamento dei suoi boxer, sempre più pronunciato e desideravo solo poterlo toccare e vedere.
Gli misi una mano proprio lì e rimasi esterrefatta. Sentivo che era durissimo e mi sembrava davvero enorme. Gli sfilai i boxer e lo ammirai così, nudo di fronte a me.
Aveva un cazzo davvero poderoso, nerissimo e gigantesco.
Ero estasiata da quella visione!
Lo sfiorai con una mano e poi lo impugnai con decisione.
La prima impressione che avevo avuto era proprio quella giusta: era durissimo e di una consistenza portentosa.
Sentivo che mi stavo bagnando copiosamente e sentivo la stoffa del tanga aderire sempre più alle labbra della mia fica ormai dischiusa.
Continuavo a stringere quella magnifica asta e la percorrevo con entrambe le mani per tutta la sua lunghezza, sino ai testicoli, turgidi e colmi.
Fu allora che sentii delle mani che si posavano sulle mie natiche. Mi voltai e vidi che il fotografo ed il titolare dell’agenzia erano vicinissimi dietro di me e avevano posato le loro mani sul mio sedere.
Avvenne tutto in un attimo. Mi sfilarono il tanga e mi condussero sul divanetto.
Mi distesi e spalancai le gambe, accarezzandomi voluttuosamente la fica.
Mi sentivo già fradicia e la sentivo completamente aperta, con le grandi labbra del tutto dischiuse.
I tre mi guardavano estasiati, rapiti dallo spettacolo della mia eccitazione e dalla vista della mia fica così aperta.
Mike si avvicinò e si distese sopra di me, puntando la sua enorme cappella tra le mie gambe.
Non fece alcun fatica e il suo bel cazzo mi scivolò dentro senza difficoltà.
Lo sentii penetrare a fondo, con lentezza, sino a quando non entrò completamente e sentii le sue palle posarsi sulle mie natiche.
Era una sensazione fantastica e mai provata prima. Era enorme ed il saperlo tutto dentro di me mi faceva eccitare e bagnare ancora di più.
Rimase fermo in quella posizione per alcuni interminabili momenti e poi iniziò a muoversi, prima lentamente e con movimenti rotatori e poi più velocemente, affondando sempre più tra le mie gambe.
Iniziai a gemere sempre più forte, stravolta dal piacere. Mi riempiva meravigliosamente, stimolando ogni punto della mia fica, che mai prima avevo sentito così piena.
Nel frattempo, il fotografo ed il sig. Antonio si godevano la scena. Poi mi si avvicinarono e, sbottonandosi i pantaloni, tirarono fuori i loro cazzi già duri. Li afferrai tra le mani, iniziando a masturbarli lentamente, mentre Mike continuava a scoparmi sempre più forte, strappandomi mugolii di profondo godimento.
I due mi si avvicinarono ulteriormente, puntando i loro cazzi verso la mia bocca. Iniziai a leccarli voracemente e poi a succhiarli con avidità, passando dall’uno all’altro con una disinvoltura che mi stupì.
Non mi ero mai sentita così in vita mia e la cosa non faceva che eccitarmi ulteriormente. Immaginai nella mia mente la scena di cui ero protagonista, come se per un attimo fossi stata un’altra persona intenta ad osservare quello che stava avvenendo e mi vidi come una magnifica porca, soddisfatta di essere scopata da un enorme cazzo di colore e di succhiarne altri due.
Fu in quel momento che venni la prima volta.
Mi tirai indietro con bacino, facendomi scivolare fuori il cazzo di Mike, impregnato dei miei umori.
Lo feci sedere sul divanetto e, mettendomi in ginocchio, iniziai a leccarlo e succhiarlo furiosamente, spingendo in fuori il sedere in direzione dei due uomini in piedi accanto al divano.
“Leccatemi la fica”, dissi loro.
Non se lo fecero ripetere due volte ed entrambi cominciarono a leccare e succhiarmi la fica ed il sedere.
Ero completamente stravolta dal piacere e muovevo il bacino avanti e indietro, mentre continuavo a succhiare la cappella gonfissima del cazzo di Mike.
Lo sentii esplodere dentro la mia bocca e fui invasa da un fiotto di sperma caldo. Rimasi senza fiato e lo tirai fuori, continuando a masturbarlo. Venne per alcuni interminabili secondi, riempiendomi la faccia ed i seni con il suo seme.
Nel frattempo, dopo avermi leccata per bene, i due dietro di me avevano puntato i loro cazzi i direzione della mia fica, strusciandoli tra le mie gambe.
L’enorme cazzo di Mike si era un po’ afflosciato e decisi di lasciargli qualche momento di tregua, in modo che potesse riprendersi.
Mi voltai verso i due uomini. “Adesso voglio che mi scopate insieme”, dissi.
“Che maiala!”, si lasciò sfuggire il sig. Antonio.
Quelle parole, che in un’altra occasione mi avrebbero fatta arrabbiare, non mi offesero.
“Si, sono una grande maiala”, dissi “e adesso voglio provare anche i vostri cazzi”.
Dissi al sig. Antonio di distendersi sul tappeto che si trovava vicino al divano e mi sedetti sopra di lui rivolgendogli le spalle. Impugnai il suo cazzo e me lo infilai tutto dentro. La mia fica era talmente dilatata che quasi non lo sentii. Poi dissi al fotografo di avvicinarsi e spalancai ancor di più le gambe, muovendo il bacino in avanti.
Capì che cosa volevo e si distese sopra di me, puntando il suo cazzo verso la mia fica.
Lo guidai con le mani, aiutandolo ad entrarmi dentro. Avevo due cazzi nella fica! Quella consapevolezza mi stravolse ed un brivido lunghissimo mi percorse la schiena.
“Adesso scopatemi forte”, dissi ai due.
Dopo un momento di stasi, evidentemente causato dallo stupore di trovarsi entrambi immersi nella mia fica, iniziarono entrambi a muoversi dentro di me, prima in modo un po’ brusco e poi, coordinando i loro ed i miei movimenti, sempre più a fondo e velocemente.
Sentivo i loro cazzi duri entrarmi dentro senza difficoltà e le pareti della mia fica dilatarsi e bagnarsi a dismisura.
I due mi scopavano sempre più forte, strappandomi grida di piacere.
“L’ho capito da quando ho visto l’intimo che indossavi la prima volta che eri una grande porca”, mi disse il titolare dell’agenzia.
“Oh si”, dissi io mugolando, “sono porca e mi piace troppo scopare”.
Mike intanto ci guardava dal divano e vidi che il suo cazzo stava tornando a drizzarsi.
“Vieni qui ragazzone”, gli dissi, “voglio di nuovo il tuo bel cazzone”.
Mike si alzò e si avvicinò.
“Bravo”, dissi, “adesso scopami la bocca, voglio succhiartelo tutto”.
“Cazzo che maialona che sei”, disse il fotografo.
Mike si piegò su di me e subito gli presi in mano il cazzo e me lo portai tra le labbra.
Lo succhiavo e leccavo, percorrendolo tutto con la lingua sino ai testicoli, che leccai a lungo mentre lo masturbavo. Lo sentii crescere e tornare di nuovo durissimo.
I due continuavano a scoparmi intensamente.
I mie mugolii si fecero ancora più acuti e non riuscivo a frenarli. Si stavano trasformando in vere e proprie urla di piacere.
Quel trambusto non sfuggì alla segretaria dell’agenzia e sentimmo bussare alla porta.
Poi la porta si aprì di colpo. “Che succede sig. Antonio?”, disse la segretaria e poi “Ohhhh!”, portandosi le mani alla bocca.
Rimase così pietrificata di fronte alla scena che le si parava davanti, senza sapere più cosa fare.
Noi quattro ci eravamo bloccati di colpo e la guardavamo senza sapere cosa dire.
Dopo pochi istanti di reciproco imbarazzo, fu il titolare dell’agenzia a rompere gli indugi. “Come vedi non succede nulla cara Federica, noi e la signora Marta ci stiamo solo divertendo un po’ e le urla che hai sentito erano quelle della signora che evidentemente apprezza molto quello che stiamo facendo”.
“Scusatemi”, disse la segretaria, restando però immobile vicino alla porta, senza decidersi ad uscire.
Intanto il titolare dell’agenzia aveva ripreso a muoversi dentro di me ed io, superato l’imbarazzo di quella intrusione, avevo ripreso a leccare il cazzo di Mike.
Notai che la segretaria era immobile ed osservava la scena e mi accorsi che guardava, come ipnotizzata, l’enorme cazzo di Mike.
“E’ bello, vero?”, le dissi sorridendole.
“Non ne avevo mai visto uno tanto grande”, mi rispose.
“Se vuoi puoi restare qui, ma chiudi la porta”, le disse il sig. Antonio.
Lei lo fece e restò lì a guardarci.
I due ripresero a scoparmi con foga ed io, mentre continuavo ad accarezzare e stringere il cazzo di Mike, le dissi di avvicinarsi.
Era una ragazza sui 30 anni, con un bel viso, ma un po’ sovrappeso.
Si avvicinò. “Dai toccalo”, le dissi, “guarda quanto è grosso”.
Vidi che esitava ed allora le presi la mano e gliela posi sul cazzo di Mike.
“Stringilo dai, senti che bello che è così duro!”, dissi ancora.
Io intanto ripresi a succhiarlo avidamente, mentre la segretaria lo stringeva ed iniziava a masturbarlo piano, spingendomelo ancora di più tra le labbra.
I due intensificarono i loro movimenti dentro di me e dopo poco li sentii entrambi venire.
Si rialzarono, ammirando la mia fica spalancata, dalla quale colava copioso il loro seme, misto ad i miei umori.
Ero fradicia, ma sempre molto eccitata e desiderosa di essere scopata ancora a lungo.
“Adesso guarda come mi scopo il cazzo di Mike”, dissi alla segretaria.
Lo feci distendere sul tappeto e mi portai sopra di lui. Impugnai il suo cazzo e me lo infilai dentro, fino alle palle. Poi iniziai a muovermi, sempre con il suo cazzo completamente dentro di me, strusciando le natiche sui suoi testicoli.
La segretaria guardava la scena a bocca aperta, rapita.
“Mamma mia”, disse, “ma come fa ad entrare tutto, è così grosso!”.
“Oh si”, dissi io gemendo, “è tanto grosso, ma io lo voglio proprio tutto!”.
Adesso mi muovevo sopra di lui rapidamente e tutti osservavano quella lunga asta nera che scompariva e riemergeva tra le mie gambe sempre più velocemente. La sentivo scorrere dentro di me senza trovare alcuna resistenza e mi stupivo di come riuscissi a contenerla tutta. I miei umori colavano fuori dalla fica, grondante e fradicia come mai prima.
Il fotografo ed il titolare dell’agenzia, intanto, si erano avvicinati alla segretaria e la stavano palpando, ma lei rifiutò le loro avances, evidentemente turbata ed imbarazzata dalla situazione. I due erano nuovamente eccitati ed il sig. Antonio mi si parò di fronte, avvicinando il suo cazzo alla mia bocca. Lo afferrai e me lo portai tra le labbra, succhiandolo intensamente, mentre continuavo a muovermi frenetica sopra Mike. Il fotografo si spostò alle mie spalle e subito sentii il suo cazzo duro poggiarsi tra le mie natiche, puntando diritto al buco del mio sedere.
“Adesso godi porcona!, mi disse, spingendo contro le mie natiche. Lo sentii penetrare, prima con un po’ di difficoltà, ma poi mi scivolò dentro anche lui, aiutato dal fatto che ero completamente bagnata.
Quando lo sentii tutto dentro, restai per un momento senza fiato, stravolta da quella doppia penetrazione così inaspettata. Approfittando di quel momento di stallo, sia Mike che il fotografo iniziarono a muoversi dentro di me, scopandomi con foga, alternando i loro movimenti di spinta.
Urlavo dal piacere, ma le mie grida erano soffocate dal sig. Antonio, che mi scopava la bocca, facendomi rimanere senza fiato.
La segretaria mi guardava allibita, ma nello stesso tempo affascinata. Vidi che iniziava ad accarezzarsi e che sul suo volto appariva un’espressione di estrema eccitazione. Poi la vidi sfilarsi la gonna e le mutandine ed iniziare a masturbarsi con foga, mentre osservava quei tre uomini che mi scopavano appassionatamente.
Non credevo ai mie occhi! Mi sembrava di essere finita in una pellicola pornografica e mi stupivo di esserne proprio io la protagonista. Non che fossi una santarellina, anzi mi era sempre piaciuto il sesso, ma mai avrei immaginato di farlo con tre sconosciuti contemporaneamente e, per di più, sotto lo sguardo di un’altra donna!
Quel pensiero mi passò nella mente in una frazione di secondo e contribuì ad aumentare, se possibile ancora di più, la mia eccitazione. Stavo godendo come una matta, ormai alla mercé dei colpi poderosi che quei tre mi rifilavano, riempiendo ogni mio orifizio.
Venni con un profondo lamento godurioso, che mi lasciò stordita e dopo pochi secondi vennero anche i tre uomini, inondandomi all’unisono la fica, il culo e la bocca.
Restai distesa immobile e ad occhi chiusi per parecchi secondi, scossa ogni tanto da fremiti che facevano pulsare tutto il mio corpo.
Quando riaprii gli occhi, mi accorsi di essere rimasta sola nella stanza. Mi rialzai a fatica, sentendo colare il seme di quegli uomini e mi diressi verso il bagno dell’agenzia, dove mi lavai alla meglio.
Rivestitami, uscii dalla stanza e mi ritrovai nella sala d’attesa deserta dell’agenzia. Stavo per andarmene, quando sentii il titolare dell’agenzia che mi chiamava.
“Vai già via?”, mi disse, “non ci saluti nemmeno?”
“Si, giusto”, dissi io, “ma sono stravolta e devo correre a casa prima che mio marito si insospettisca”.
“Solo un momento”, disse il sig. Antonio, “ci salutiamo e poi devo anche pagarti il lavoro di oggi”.
Entrai quindi nella sua stanza, dove si trovavano anche Mike ed il fotografo.
Il sig. Antonio mi consegnò la somma pattuita per le foto.
Non sapevo che dire. “Adesso devo proprio scappare”, dissi.
I tre si alzarono in piedi e, forse anche loro un po’ imbarazzati per tutto quello che era avvenuto, mi porsero la mano, che strinsi a ciascuno di loro.
L’ultimo che salutai fu Mike, il quale mi strinse la mano con forza e prima di lasciarmela disse se non potevamo per caso rivederci.
“Meglio di no”, dissi io, “non ho intenzione di iniziare nessuna storia extraconiugale. E’ stato bellissimo quello che è avvenuto oggi, ma è meglio che rimanga una cosa isolata”.
Detto questo, uscii dalla stanza e me ne andai.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Paluman Invia un messaggio
Postato in data: 03/07/2017 09:07:40
Giudizio personale:
eccitante e ben scritto..

Autore: Mistjak Invia un messaggio
Postato in data: 13/03/2013 17:58:33
Giudizio personale:
spettacolo

Autore: Frenk071 Invia un messaggio
Postato in data: 19/04/2012 09:40:23
Giudizio personale:
eccitante, bello, sono un fotografo qualcuna vuole provare come Marta senza ...compenso, solo il piacere di essere .......


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