i racconti erotici di desiderya

Il primo lavoro ?segretaria


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E' una giornata di maggio,inizia a far caldo..

Moana è in cerca di un lavoro non a tempo determinato e dopo mille richieste,finalmente riesce ad avere un colloquio presso uno studio legale,l'avvocato piu' importante della città.

Lo stipendio è ottimo e lo studio è piuttosto grande, in più essere la segretaria personale del gran capo è abbastanza rilevante.

Lucidalabbra, capelli raccolti in una coda, sabot con un tacchetto discreto e sono pronta per lanciarmi nella canicola.

Parliamo di una ragazza particolarmente timida,ancor prima di esser totalmente distolta dalla sua pudica intimita'.

Sono le 15.25 quando entro nel lussuoso palazzetto d’epoca dell'avvocato. E’ un piccolo regno di tre piani, e io devo andare all’ultimo. Prendo l’ascensore e in attimo sono davanti alla porta, già aperta. Entro in una grande stanza arredata con mobili d’epoca e tappeti persiani. C’è anche una bellissima scrivania, vuota, e in cuor mio spero sia quello il posto in cui lavorerò presto.

La voce del titolare mi strappa ai miei pensieri

– Eccola qui, spero che il suo posto le piaccia –

Mi aspettavo un uomo anzianotto e burbero, invece l’uomo che ho davanti è un bel quarantenne elegantissimo e con due occhi blu da far svenire. Sono stupefatta e balbetto per la sorpresa

– Bu..buongiorno…ecco…sì…è bellissimo qui –

Il dottor A. mi tende la mano, spiegandomi che sta subentrando al padre nella gestione dello studio e che ha proprio bisogno di una collaboratrice di cui potersi fidare. Mi fa entrare nella sua stanza e ci accomodiamo alla scrivania.

– Il suo curriculum è perfetto e lei è esattamente come speravo. Posso offrirle qualcosa da bere?

– No…non si disturbi… – dico imbarazzata. Quest’uomo mi fa un effetto stranissimo, sono…confusa.

– Non sarà intimorita? – mi fa lui. – Non c’è ragione, si rilassi. Anzi, si tolga pure la giacca, oggi l’aria condizionata ha fatto i capricci e si sta meglio in libertà –

Eseguo come un automa, a occhi bassi. Non so cosa mi succede, ma sento i miei capezzoli durissimi sotto la stoffa del vestito e un languore alla pancia. Appena lo guardo e mi accorgo che lui li fissa con insistenza, divento paonazza. Che mi è saltato in mente di non mettere il reggiseno?

Lui nel frattempo si è alzato, mi ha versato qualcosa da bere dal minibar e mi ha portato il bicchiere. E’ rimasto immobile in piedi a guardarmi mentre sorseggio, e io mi sento mancare il fiato e faccio una gran fatica a deglutire.

Appena appoggio il bicchiere sul tavolo, sento uno strattone: mi ha afferrato per la coda e mi sta spingendo la testa indietro. Non faccio neanche in tempo a emettere un gridolino che ha afferrato il bicchiere e me lo ha posato sulle labbra.

– Bevi! – mi ordina.

Apro la bocca, e deglutisco un po’ d’acqua, ma non riesco a mandarla giù tutta e mi cola giù sul collo, fino alla scollatura. Lui continua a versare e l’acqua mi cola addosso fino all’ultimo sorso, finchè anche i tre cubetti di ghiaccio scivolano lentamente nell’incavo dei miei seni. Urlo qualcosa, ma lui mi schiaffeggia e tira subito fuori i miei capezzoli durissimi, sempre strattonandomi per la coda, e comincia a tormentarli con un cubetto di ghiaccio. Sono interdetta, ma mi accorgo che comincia a piacermi. Emetto mugolii sommessi.

– Sei più rilassata adesso? – chiede.

Sono sprofondata nella vergogna. Il mio futuro datore di lavoro struscia ghiaccio sui miei capezzoli e io non solo non reagisco e non riesco nemmeno a parlare, ma mi sto anche eccitando…

– Non rispondi, eh? Allora vediamo se ti rilassa di più questo – e in un attimo sento una fitta lancinante al capezzolo destro e poi al sinistro

– Arghhh, mi fa male – urlo.

Il bastardo mi ha pinzato i capezzoli con due pinzette d’acciaio per i documenti e adesso mi tiene i polsi dietro la schiena.

– Adesso parli, eh? –

– La prego basta, mi tolga queste pinze…bruciano! –

Mentre mi dimeno inutilmente sulla sedia, mi infila la mano tra le gambe. – Sei bagnatissima troietta, allora non è vero che non ti piacciono le pinze… – comincia a frugare sotto le mie mutandine, e io allargo le gambe e gemo. Strattona le pinze e urlo a squarciagola.

– Parla puttana, dimmi che ti piace –

– Siiiiiii, mi piace – dico con un filo di voce.

– Brava puttana, dillo più forte che ti piace e che vuoi essere la mia cagna sempre in calore.

– Siiiii…. – infila di colpo due dita nella mia fica fradicia facendomi sobbalzare – mi piace essere la tua…cagnaaaaaa – le dita sono diventate tre mente con l’altra mano tira le pinze che mi stanno martoriando i capezzoli.

– Non ti stai dimenticando qualcosa cagnetta? Come dev’essere la mia cagna? – toglie le dita dalla figa e torna a strattonare le pinze, mi manca il fiato – in caloreee – dico con un urlo strozzato mentre le stacca, facendomi molto più male di quando le tirava.

– Brava cagna – dice mentre mi massaggia le tette doloranti. Sono sconvolta, svuotata. Tremo e ho il viso rigato di lacrime. Lui si avvicina e mi lecca una lacrima, mentre con la mano libera torna a scavarmi la fica. Ricomincio a eccitarmi e apro ancora di più le gambe. – Brava cagna, devi tenere sempre le gambe aperte quando sei con me, ricordalo, devi sempre essere aperta e bagnata, pronta a farti usare per soddisfare tutte le mie voglie. –

Smette di accarezzarmi e mi ordina di mettermi a quattro zampe e di seguirlo fino alla sua poltrona.

– Adesso toglimi le scarpe e leccami i piedi, voglio che la mia cagna mi faccia un accurato pediluvio – Io gli slaccio le scarpe e gli tolgo le calze, poi comincio timidamente a baciargli il collo di un piede, ma lui mi riacchiappa per la coda – Dov’è la lingua cagna? Devi leccare, non baciare. Hai mai visto una cagna che bacia? Tiro fuori la lingua e comincio a dargli piccole leccatine con la punta. – Fammela sentire tutta questa lingua, e infilala tra le dita, forza, stamattina non li ho lavati pensando a te – a quelle parole sono assalita da un moto di ribrezzo e smetto di leccare. – Chi ti ha detto di fermarti? – cerco di divincolarmi, ma lui mi tiene per la coda – Ti prego, mi fai male…fammi alzare… –

– Vuoi alzarti cagna? Adesso sarai punita, così comincerai a capire cosa vuol dire essere una cagna ubbidiente – e tira fuori dal cassetto delle corde. Mi prende per la coda e mi posiziona a un lato della sua pesante scrivania, legandomi i polsi ai due piedi. Poi, armeggia ancora e mi blocca le caviglie con delle cavigliere di pelle che aggancia a due mobili con dei moschettoni in maniera tale che io non possa chiudere le gambe, mi scopre completamente il culo e mi strappa il perizoma. – Leccalo tutto, guarda com’è fradicio dei tuoi umori, cagna –

Sentire il mio sapore mi fa eccitare di nuovo e comincio a leccare con foga – Cagna schifosa, adesso ti insegnerò a leccare i piedi del padrone con lo stesso entusiasmo – mi solleva la testa e mi attacca dietro le orecchie una specie di cordino di cuoio con una palla che mi si infila in bocca. Non posso più parlare, e più mi sforzo più sbavo emettendo mugolii incomprensibili. Lui, nel frattempo si è lentamente sfilato la cintura e me la fa vedere dicendo

– Da dove vuoi cominciare, dal cuoio o dalla fibbia, cagna? – cerco di urlare, ma senza nessun risultato. Lui ride e scompare dalla mia vista, allora mi agito, ma sono bloccata…sento qualcosa accarezzarmi su un fianco e ho un brivido, ancora una carezza, sulla schiena, poi all’improvviso un bruciore violento sulla mia chiappa e lo schiocco della cinta. Una volta, due, tre, sempre sullo stesso punto, mi sento bruciare, non resisto. Quattro, cambia chiappa, cinque, sei…perdo il conto…finchè la frusta non colpisce la mia fica, ed è come se una scarica elettrica mi attraversasse il cervello. Si ferma e mi tocca, trovandomi fradicia

– Ti piace la cinta eh? Sei tutta bagnata troia…vediamo se ti piace anche così… – e in un attimo sento un bruciore violento alla fica che si moltiplica, insopportabile, soprattutto sul clitoride – Vediamo se ti piacciono le pinze su quella fica da cagna – brucia, è insopportabile, e lui continua a frustarmi il culo, facendomi sussultare a ogni colpo, finchè la cinta non raggiunge le mollette sulla fica e mi fa inarcare come una cavalla imbizzarrita. Una volta, due, tre…sono al limite e piango quando la mano strappa via le mollette facendomi vedere le stelle. Ma subito mi massaggia, dolcemente, e finalmente torno a respirare. La mano si insinua per darmi piacere, mi eccita, poi di colpo smette, e lui mi si para davanti e mi toglie il bavaglio.

Io piango e non riesco a guardarlo negli occhi. Mi scioglie, prima le mani, poi le gambe, e mi colpisce il viso con il cazzo durissimo che ha tirato fuori dalla patta.

– Succhialo bene – me lo metto in bocca e comincio a leccarlo, ancora gemente. Lui mi prende per le orecchie e comincia a spingere sempre più a fondo – Tutto, lo devi ingoiare tutto – mi scopa la bocca e mi blocca sul suo inguine tappandomi il naso. Sto per soffocare quando mi stacca. – Continua a succhiare, apri le gambe e toccati. Voglio vederti venire – comincio a toccarmi il clitoride e a succhiare con passione, eccitatissima. – Dillo che sei la mia cagna e che godi –

Appena sento le sue dita infilarsi dentro la fica godo come una disperata, urlando il mio piacere – Aaaahhhhhhh, sììììììììììììììì, godooooooooooooooooo sono la tua cagna…..sìììììììììì….godoooooooooooooo – Resto tramortita, tremante, per qualche istante. Poi lui mi solleva e mi bacia sulla bocca. Incrociamo le nostre lingue mentre ho ancora gli ultimi spasmi del violentissimo orgasmo che mi ha squassato.

– Brava cagna, da oggi sei la mia segretaria cagna, ti educherò per bene a diventare la miglior cagna in circolazione in questa città. Adesso vai in bagno a rinfrescarti, ma non chiudere la porta e poi vai a casa. –

Mi avvio barcollante verso il bagno. Ho il mascara colato su tutto il viso e la faccia stravolta. Mi tremano le gambe anche quando mi siedo sulla tazza del cesso per fare pipì.

– Sollevati un po’, voglio vederti pisciare – mi dice dallo stipite. – Ma mi…imbarazza… – sussurro. Si avvicina come una furia e mi solleva dai fianchi

– Troia, tu da oggi farai tutto quello che ti dico di fare, sarai umiliata ed esposta come e quando voglio io. Quindi adesso accovacciati dentro la vasca da bagno, piscerai lì dentro –

Mi spostai dentro la vasca, a piedi nudi, lui mi allargò le cosce, poi si avvicinò tirando fuori il cazzo e me lo fece succhiare

– Piscia mentre mi succhi come una puttana da strada, altrimenti dovrò punirti – ma la mia vescica non ne voleva sapere, non riuscivo a farlo in quella posizione e speravo che la succhiata potesse distoglierlo.

– Va bene, l’hai voluto tu –

Sono nuda dentro la vasca coi capezzoli martoriati in tiro e il suo cazzo in bocca quando sento il suo piscio colpirmi la gola. A momenti affogo. Tossisco

– Nooooooo – urlo.

– Apri la bocca troia e toccati, piscerò addosso a te e dentro la tua bocca mentre godi ad essere trattata come una puttana –

Quelle parole mi eccitano ancora di più e il secondo schizzo mi raggiunge sul collo, e poi sulla fica. Comincio a sgrillettarmi furiosamente mentre la sua pipì mi arriva in bocca, sulle tette sulla mano tra le mie cosce e lui mi urla di godere come una cagna.

Vengo senza ritegno mentre lui mi inonda il viso di pipì che lascio scivolare anche dentro la mia bocca.

– Sei più cagna di quanto non credessi, preferisci farti pisciare addosso che pisciare davanti a me. Me ne ricorderò. Ora lavati e vai, per oggi hai goduto abbastanza –

E uscendo dal bagno aggiunge – Ah ti aspetto domani mattina alle 9 in punto. Ti voglio senza biancheria intima e coi tacchi alti.

Dovrò lavorare molto su di te, ma sei assunta


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Joseph62 Invia un messaggio
Postato in data: 16/10/2015 06:47:04
Giudizio personale:
Che Cazzata!! anzi Che Cagata di racconto.............frutto di disturbi !!

Autore: Thexvoice Invia un messaggio
Postato in data: 09/09/2007 14:27:20
Giudizio personale:
... ottimo il racconto, ma la storia è incredibile ... non può essere vera !!!

Autore: Elgolea Invia un messaggio
Postato in data: 08/09/2007 03:28:30
Giudizio personale:
semplicemente demenziale e privo di un minimo senso di veridicità....
riprova sarai più fortunato... si dice così.


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