i racconti erotici di desiderya

Il personal trainer... speciale

Autore: AlexBsxPass
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Era ormai qualche settimana che andavo in quella palestra, nel tentativo di migliorare un po’ il mio fisico molto magro e cercare di rimanere in forma quel minimo che bastava per non fare una rampa di scale con il fiatone.

L’orario era sempre abbastanza tardi la sera, per poter conciliare il più possibile l’attività fisica con quella lavorativa, nell’arduo tentativo di fare in modo che la vita privata non fosse cancellata dagli impegni lavorativi sempre molto pressanti.

A quell’ora si era sempre in pochi e spesso anche male assortiti, tanto che Mark, l’istruttore, un uomo di colore figlio di militari americani di stanza in Italia, dell’indefinibile età tra i quaranta e i cinquantacinque, completamente calvo ma con una rada barba, si doveva fare in quattro per poter seguire i pochi frequentatori. Era un uomo ovviamente in piena forma, dal fisico muscoloso ma non in maniera eccessiva, dai modi gentili ma fermi e decisi, soprattutto quando c’era da correggere postura e movimenti di chi frequentava la palestra sognando di migliorare il proprio fisico tanto da somigliare appena vagamente a lui. Alle volte sembrava più un sergente dei marines che un istruttore, e tutto questo faceva sì che la sua età restasse un po’ un mistero: giovane palestrato o maturo comandante?

Di certo aveva un gran fisico e, come notai una sera in cui venne a fare la doccia nello spogliatoio in cui mi ero sistemato, dotato come se oltre a sviluppare i muscoli, l’attività fisica gli avesse permesso di sviluppare anche una notevole dotazione. Non potei fare a meno di notarlo: si piazzò in una doccia di fronte alla mia e il suo uccello pur moscio si faceva notare per le generose dimensioni. Totalmente depilato, ondeggiava invitante e venoso mentre lui si lavava. L’ennesima conferma che i neri da quel punto di vista sono di gran lunga superiori a noi bianchi, e che il luogo comune sulle loro dimensioni era, di certo nel suo caso, la pura realtà dei fatti. Mi resi conto che forse lo stavo osservando troppo insistentemente, per cui distolsi lo sguardo in fretta sperando che nessuno si fosse accorto delle occhiate un po’ troppo interessate che gli stavo dedicando. Tornai a casa fantasticando su come doveva essere in azione, ma dalla volta successiva cercai di scacciare il più possibile tali pensieri dalla mia testa per evitare ogni possibile figuraccia in palestra.

Una sera, quando ormai l’estate si avvicinava, in palestra eravamo davvero in pochi. Io rimasi a fare il mio programma di allenamento fino alla fine, mentre tutti gli altri avevano accorciato i loro carichi di lavoro, un po’ per il caldo, e un po’ perché le serate invogliavano ormai più ad uscite in giro per la città che alla fatica di una palestra. Stanco ma soddisfatto di quanto fatto andai nello spogliatoio a farmi una meritata doccia, e mentre mi finivo di sciacquar via il sapone, vidi Mark entrare nella doccia di fronte alla mia. Mi salutò con un sorriso che ricambiai, ed io indugiai ancora qualche secondo nel lavar via accuratamente il sapone (più che altro una scusa puerile), rimanendo ancora una volta incantato nel vedere quel grosso pezzo di carne far bella mostra di sé fra le sue gambe tornite e muscolose. Presi l’accappatoio e mi andai a sedere sulla panca, asciugandomi i corti capelli ed il corpo, ripensando ancora in maniera ossessiva a quel che avevo ammirato.

Dopo poco, Mark arrivò e si sedette sulla panca di fronte alla mia, e sorridendo mi fece i complimenti, cosa molto rara per lui. “Grazie Mark, ma… per cosa?” chiesi con un sorriso. “Vedo che il tuo fisico è molto più tonico della prima volta che sei venuto, segno che questi mesi sono serviti” disse lui, nel suo perfetto italiano, dopo anni nella mia città. “Beh, grazie a te, direi” replicai lusingandolo anche un po’ “visto che ho solo fatto quello che mi hai detto di fare”. “Vero” disse lui “ma non darlo per scontato. In tanti non ci mettono il giusto impegno e non eseguono bene quello che ordino loro, e i risultati non arrivano”. “Sei tu l’istruttore” dissi “quindi do per scontato che quello che mi dici di fare sia la cosa più giusta. E poi,” aggiunsi tra il serio e lo scherzoso “spesso il tuo tono non ammette repliche, comandante”. Lui rise e poi rispose “È l’approccio più giusto per arrivare al risultato: io ordino, tu esegui. Sarà che in effetti ho un po’ l’indole del comandante in tutte le cose…”. “Si intuisce abbastanza” gli dissi mentre finivo di asciugarmi. “E’ che mi piace sempre avere il controllo sulle cose e sulle persone… sul lavoro e nella vita… anche a letto” aggiunse portando il discorso su un argomento che poteva diventare rovente.

“Non so perché, ma l’avevo immaginato” dissi sorridendo come se stessimo solo giocando con le parole e niente di più, dandogli la possibilità di finirla lì. “Posso capirlo” disse ridacchiando. “Il fatto è che finisco per diventare esigente, e oggi le donne sono diventate molto poco remissive. È davvero difficile trovarne abbastanza sottomesse da sottostare ai miei ordini” aggiunse serio, riportando l’argomento in una zona minata pronta ad esplodere. “Davvero? Eppure ero quasi convinto che fossero comunque in tante a volere un uomo che le guidi” replicai. “Invece sono molto poche… forse perché più che guidarle tendo ad… usarle” disse con naturalezza, ma senza più sorridere “e magari posso diventare molto esigente”. “Come qui in palestra” dissi provando ad alleggerire un po’ l’atmosfera, senza rendermi conto che invece stavo provocando l’effetto contrario. “Esatto” disse lui prontamente, togliendosi l’accappatoio “E come hai visto i risultati arrivano se ti lasci guidare da me… e secondo me a te viene naturale eseguire…” aggiunse lasciando lì appesi una quantità intrigante di sottintesi. In piedi, guardandomi, con un asciugamano si strofinava accuratamente l’inguine, l’interno delle cosce e il membro, con movimenti fin troppo lenti, come ad aspettare una mia reazione.

“So che se faccio tutto quel che mi chiedi di fare ottengo i risultati che voglio, quindi… eseguire i tuoi ordini è la cosa migliore da fare” dissi sorridendo e lasciando a lui l’interpretazione delle mie parole. Non volevo correre il rischio di interpretare male le sue… magari ero io che ci vedevo quello che non era, e che invece volevo vedere… e la figura da idiota era giusto dietro l’angolo…

“Bravo, è proprio quello che voglio” disse posando l’asciugamano e lasciando il suo cazzo libero di oscillare, moscio ma invitante “Se ti lasci guidare da me ti garantisco che ci toglieremmo molte soddisfazioni… potrei essere il tuo personal trainer speciale ed insegnarti un bel po’ di cose… che ne dici?” chiese con un tono che evidentemente non avrebbe ammesso un no come risposta. Io lo guardavo cercando di non far trasparire la voglia che ormai era cresciuta a dismisura, ma il mio sguardo finiva sempre per abbassarsi a contemplare quel grosso arnese nero che prometteva di diventare qualcosa di davvero grosso.

“Il mio… personal trainer… speciale? Sarebbe fantastico” non trovai di meglio da dire, mentre lui si avvicinava a me. “Ottimo” disse lui soddisfatto ma senza nemmeno l’accenno di un sorriso “Ma dovrai eseguire i miei ordini… essere a mia disposizione… sottomesso a me… e a lui” aggiunse ormai ad un metro da me, indicando il suo grosso uccello che iniziava lentamente a prendere vita. Io lo guardai, e risposi senza esitare nemmeno per un attimo: “Mi piacerebbe moltissimo…”. Non riuscii ad aggiungere altro, mentre il suo cazzo ormai iniziava ad assumere dimensioni sempre più importanti. “Ne ero sicuro… e poi ho visto come guardavi il mio cazzo sai?” aggiunse quasi con tono di rimprovero. “Ti avviso che sarà un addestramento molto molto impegnativo… ma ti piacerà, vedrai” disse ormai ad un passo da me. “Non vedo l’ora di iniziare” dissi con un inequivocabile tono di voce da cui traspariva tutta la voglia che ormai mi stava facendo perdere il controllo.

Mark non se lo fece ripetere, afferrò il suo cazzo sempre più vicino ad una piena erezione e, mettendomi una mano sulla testa per tenerla ferma, inizio a passarmi il grosso membro sul viso senza tanti complimenti. Lo strofinò sulle guance e sulle labbra, e poi lo usò per colpirmi con forza il viso. “Apri la bocca” mi ordinò perentoriamente subito dopo. Io obbedii prontamente spalancando le labbra e lui senza troppi complimenti mi spinse in bocca il cazzo, iniziando a pompare. Sentivo il cazzo ormai duro fra le mie labbra scorrere deciso sulla lingua, riempiendomi completamente la bocca, costringendomi ad aprirla al massimo per accoglierlo per il diametro impegnativo di quel tronco nero. Lui mi teneva saldamente la testa con le mani e spingeva deciso, ma riusciva abilmente ad affondare fino all’inizio della gola, senza forzare. Era comunque impegnativo per le notevoli dimensioni e per l’energia delle spinte, tanto che abbondante saliva iniziò a colarmi fuori dagli angoli della bocca. “Bravo” disse sfilando dalla bocca il suo splendido cazzo “Questo mi sembra l’atteggiamento giusto”.

Mi prese per un braccio facendomi alzare e tirandomi verso la sala pesi parzialmente illuminata. “Vieni, adesso iniziamo a fare sul serio” disse portandomi verso una panca per i pesi. Mi ordinò di sdraiarmi a pancia sotto e mi disse di non muovermi. Dopo poco tornò con delle cose in mano e prese innanzitutto a sistemarmi come voleva lui. Mi mise con il culo al limite della panca, poi prese delle fasce elastiche per i polsi e le usò per legarmi le caviglie alle gambe della panca, immobilizzandole. Senza tanti complimenti mi prese prima un braccio e poi l’altro portandomeli dietro la schiena, e con un'altra fascia mi legò i polsi. Io non dicevo nulla, lasciandogli fare ciò che voleva, eccitato ma anche un po’ intimorito pensando alle minacciose dimensioni del suo splendido membro. Poi si sedette davanti a me, mi sollevò leggermente la testa e infilò il suo grosso cazzo nero nella mia bocca, avanzando con il bacino fino a che non arrivò al limite della gola. Ero ormai completamente bloccato a quella panca dalle fasce elastiche e dal suo cazzo, e non potendo in alcun modo guardare quello che stava facendo, cercai di capire cosa stesse succedendo dai rumori.

Ad un tratto sentii le sue mani decise iniziare a massaggiarmi i glutei e ad allargarli e stringerli, un massaggio interrotto improvvisamente da una potente e sonora sculacciata che risuonò nella palestra deserta. Poi sentii le sue mani staccarsi dal mio culo, armeggiare con qualcosa e subito dopo le sue dita passarmi sul buco bagnandolo con una sostanza fresca e densa che evidentemente era gel lubrificante: ne spalmò in abbondanza sul buco e poi affondò dapprima un dito, poi due e infine tre insieme, massaggiandomi lo sfintere e allargandolo con le dita, lubrificandolo abbondantemente.

All’improvviso si alzò, svuotandomi la bocca, e lo sentii girare attorno alla panca e piazzarsi dietro di me. Immaginai che stesse usando il gel per il suo grosso uccello, o forse più che altro lo speravo vivamente, viste le sue dimensioni… e le sue intenzioni. “Ora iniziamo l’addestramento” disse con voce ferma “Voglio proprio vedere se con te ci ho visto giusto” aggiunse iniziando a strofinare la cappella turgida fra le mie natiche. “Se è così… diventerai la mia troia sottomessa e io il tuo personal trainer… anale” disse poi iniziando a spingere. Sentii il suo enorme cazzo spingere contro il mio culo e la cappella iniziare a farsi strada, allargandomi l’ano in modo da levarmi il fiato, nonostante avesse già visto cazzi di tutto rispetto. L’abbondante gel per fortuna faceva la sua parte, ma il diametro del suo arnese era davvero fuori misura. Mark sfilò la cappella e poi riprese a spingerla dentro, facendo sì che il mio sfintere cedesse ancora. Ripeté l’operazione più volte, mentre io quasi senza fiato provavo un piacere perverso che superava ogni timore di quel grosso cazzo. Quando sentì che il mio culetto era pronto, affondò ancora ma questa volta non si fermò, spingendo lentamente quell’enorme tronco nel mio culo centimetro dopo centimetro. “Sapevo che ci saresti riuscito… Lo sai? È difficile trovare qualcuna che voglia il mio cazzo nel culo… hanno tutte paura… Ma non tu… a te piace vero troia?” mi sussurrò all’orecchio. “Oh sì” gemetti sentendo che il culo si stava lentamente rilassando “Da morire…”. Una potente sculacciata mi colpì il gluteo destro, facendomi istintivamente stringere il culo e sentire quell’enorme cazzo in tutta la sua durezza e grandezza. “Non ho sentito, puttana!” disse lui deciso. “Mi piace da morire!” dissi con voce più forte. “Ne ero certo… si vede che sei fatto per prendere cazzi” disse. “Adesso però iniziamo a fare sul serio… Vedrai… Sarà un addestramento duro e impegnativo”.

Iniziò a muoversi lentamente, avanti e indietro, affondando fin dove poteva quello splendido esemplare di cazzo nero che scorreva ben lubrificato e accolto sempre più docilmente dal mio culo sempre più rilassato. L’idea che quell’enorme cazzo fosse entrato nel mio culo da sola bastava a farmi perdere da testa e sentirlo durissimo muoversi dentro di me mi dava un piacere intenso e perverso. “Bravo, stai andando davvero bene… pochi arrivano fin qui…” disse mentre lentamente ma inesorabilmente i suoi movimenti si facevano più profondi, decisi e veloci.

Mi afferrò per i polsi legati con entrambe le mani, e tirò verso di sé, facendomi inarcare la schiena mentre le spinte si facevano man mano più decise. Sentivo il suo membro durissimo e larghissimo affondare sempre più energicamente nel mio buco ormai aperto come mai mi era successo. “Così, troia… così!” disse piantandomelo a fondo, e muovendo il bacino a destra e a sinistra, massaggiandomi il culo e facendomi sentire la sua grossa presenza dentro di me. “Preparati troia, perché adesso iniziamo a fare sul serio… questo era solo un assaggio” disse. “E non azzardarti a dire basta, perché finiresti per peggiorare le situazione” aggiunse quasi come una minaccia, sottolineata da una potente sculacciata.

Mi prese ancor più saldamente i polsi e ricominciò a muoversi. Dopo pochi colpi il ritmo era già diventato sostenuto e il suo cazzo affondava nuovamente deciso nel mio culo ormai pronto per la fase successiva dell’addestramento. Ad ogni colpo Mark spingeva un po’ di più, e la foga che iniziava a metterci sempre maggiore, facendo diventare quell’inculata sempre più impegnativa. Immobilizzato e con il suo splendido attrezzo nero che mi sbatteva con sempre maggior forza, provavo sensazioni intensissime e perverse, ansimando e gemendo ad ogni colpo, con la panca che quasi iniziava a spostarsi sotto le sue spinte, mentre il rumore ritmico del suo bacino che sbatteva contro il mio culo era l’unico rumore che accompagnava il nostro ansimare nella palestra deserta e silenziosa.

“Cazzo che culo che hai” disse Mark senza smettere per un attimo di scoparmelo con sempre maggio forza. “Finalmente una troia degna del mio cazzo”. “Oh sì… bravo… non smettere… spaccamelo… spaccami il culo” mugolai. “Ti piace essere scopato così vero? Lo sapevo che avevi bisogno di un toro… Ti accontento subito troia… te lo spacco questo culo!” disse aumentando ancora la forza delle spinte, affondando senza alcuna pietà il suo cazzo dentro di me. “Lo vuoi troia? Ne vuoi ancora?”. “Sì… sì! Dammelo… inculami così…” ansimai. “Devi chiedermelo nel modo giusto troia!” disse fermandosi all’improvviso e dandomi un’altra forte sculacciata che mi fece bruciare il culo. Ripresi fiato, e poi dissi “Sfondami il culo… ti prego…”. “Così va meglio… brava la mia troietta” disse ricominciando a montarmi come un toro, usando il mio culo come se fossi il suo oggetto di piacere.

Mi spaccò il culo per lunghi minuti ad un ritmo forsennato, e mentre mi godevo quella monta selvaggia mi chiedevo come facesse a resistere così a lungo con quel ritmo. Quello stallone nero spingeva senza mai rallentare il suo splendido cazzo equino nel mio culo ormai reso elastico come non mai, lubrificato dall’abbondante gel e dai suoi umori.

D’un tratto lo sfilò dal culo, mi slegò le caviglie, mi fece alzare e mettere in ginocchio a fianco di un grande specchio a muro. Mi ritrovai il suo splendido cazzo durissimo davanti al viso, solcato da vene che lo rendevano ancora più possente. “Guardati nello specchio!” mi ordinò, mentre lui iniziava a menarsi furiosamente il cazzo. “Adesso ti riempio la faccia di sborra…” disse un attimo prima che il primo schizzo di sperma sgorgasse potente a colpirmi il viso. Altri schizzi seguirono, abbondanti e potenti, bagnandomi guance, labbra, naso e colandomi lungo il viso sul mento e anche sul collo. “Apri la bocca troia” ordinò. In un attimo il suo cazzo era fra le mie labbra, e lo sentii pulsare ancora due o tre volte, sentendo la sborra bollente riversarsi nella mia bocca. Finì di svuotarsi i coglioni nella mia bocca e poi sfilò il suo cazzo, ed io assaporai ed ingoiai il nettare bollente che mi aveva schizzato fra le labbra. “Mi sembra un buon inizio credo” disse facendomi guardare nello specchio il mio viso bagnato dalla sua sborra. “Sei un ottimo allievo” aggiunse “Credo che tu sia davvero portato. Farò di te l’oggetto del mio piacere, da usare a mio piacimento. E sappi che non accetto un no come una risposta, perché non c’è nessuna domanda…”.

Dal basso, con il suo sperma che colava sul mio viso, lo guardai e dissi semplicemente “Usami”. La seconda lezione stava per iniziare…



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Coppia_lei_bsxME2022 Invia un messaggio
Postato in data: 25/05/2024 14:09:04
Giudizio personale:
bello...


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