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Il mio mondo....bagnato.


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IL MIO MONDO…..BAGNATO.





- Ci tengo a fare una premessa: e pensare che io e mio marito abbiamo sempre divulgato la notizia di non aver mai avuto "esperienze

a tre"....che balla mostruosa!!!! -





Era una giornata splendida, come poche se ne vedono ai Tropici; il cielo era terso, completamente sgombro da nubi, il sole primeggiava solitario e sembrava volesse abbagliare gli sguardi delle persone (tanto fosse luminoso) e riscaldare i loro pensieri, che, come sembrava trapelare dall’espressione rilassata e distesa dei loro volti, parevano essere decisamente positivi.

Il mare era insolitamente calmo, oserei dire piatto, come mai mi era capitato di osservare prima di allora (è risaputo che il Mar dei Carabi sia spesso battuto dal vento o increspato da brezze marine).Il totale livellamento della superficie del mare aveva valorizzato l’incredibile trasparenza dell’acqua che celava il movimento di molti suoi piccoli abitanti.

Eh….la vacanza…forse era quello il motivo che rendeva tutto così meraviglioso!

All’epoca non eravamo ancora sposati: avevamo finito da circa mezz’ora di fare colazione e, come ogni mattina eravamo scesi in spiaggia muniti di maschera e pinne. Nell’agenzia di viaggio ci avevano parlato di quel luogo (Akumal, Messico), come tra i migliori per praticare lo snorkeling….all’epoca ancora non avevamo conseguito il brevetto per subacquei, ed eravamo in cerca di barriere coralline che fossero accessibili dalla spiaggia, ma che non rispondessero al nome di Sharm el Sheikh e zone limitrofe, nelle quali acque avevamo già avuto modo di “rigenerarci” negli anni precedenti..

La realtà che era apparsa ai nostri occhi aveva di gran lunga superato la nostra fantasia, già straripante dei racconti di nostri conoscenti e completamente satura di eccellenti aspettative inculcateci dagli opuscoli dei vari Tour Operators: la barriera corallina si estendeva a circa 100 metri dalla costa, in un punto facilmente raggiungibile anche da chi non avesse avuto a disposizione un mezzo nautico a motore. Di fronte al nostro albergo si innalzava dal fondo del mare la parte interna della barriera, con la sua laguna piuttosto bassa (circa un paio di metri) mentre per raggiungere la parte esterna, e dunque il mare aperto, occorreva attraversare un canale posto lateralmente alla baia, in un punto in cui potevano passare anche le barche, vista la maggiore profondità del fondale (dieci, dodici metri).

Il mare quel giorno era talmente invitante che pareva chiamarci con un canto non udibile dall’orecchio umano...era il nostro cuore che lo ascoltava e percepiva il suo invito….era la nostra anima che aveva bisogno di sentirsi parte integrante di esso, di quella natura dalla quale mi sono sentite sempre profondamente attratta; di quell’amore per la natura che era da subito diventato un valore prezioso da coltivare all’interno del nostro rapporto di coppia.

Entrammo in acqua….faceva talmente caldo quel giorno che la sensazione di calore sulla pelle dava quasi fastidio; poiché ho sempre gradito il contatto diretto con il mio elemento (l’acqua, appunto), approfittai subito e tornai a riva per posare sia la muta che il reggiseno del costume.

Indossammo l’attrezzatura (pinne, maschera e boccaio) e iniziammo a pinneggiare verso la barriera corallina. Il cuore mi batteva forte…speravo di poter assistere ancora, come era accaduto nei giorni precedenti, allo spettacolo più bello offerto dal mare in quel punto specifico della costa messicana: l’incontro con le tartarughe marine (Akumal significa, appunto, luogo delle tartarughe).

Dopo nemmeno due minuti ne incontrammo una, nuotava verso di noi, forse incuriosita da quei buffi esseri che stavano invadendo il proprio territorio di caccia; era la tartaruga marina più grande che avessi mai visto prima, e si trovava in quel punto interno della barriera per cibarsi di alghe, in meno di tre metri di acqua: che spettacolo….il mare era talmente fermo e trasparente che riuscivo a percepire ogni suo piccolo movimento della testa, anche per la breve distanza che ci separava da essa. Ci fissò con uno sguardo incuriosito…si fermò a circa due metri di distanza da noi….ero in estasi, la sensazione che provai fu indescrivibile….(Ero in vacanza, con il mio uomo, in mezzo al mare, e stavo ammirando uno tra gli spettacoli più belli della natura…ero immersa nel mio mondo bagnato….bagnato perché, oltre al riferimento ovvio con l’acqua di cui è composto, ho sempre intuito una profonda “simbiosi” che mi unisce ad esso…..e ho sempre sperato che il mare godesse e dunque si “bagnasse” del rispetto e dell’amore che nutro nei suoi confronti e nei confronti di tutti i suoi abitanti; una sorta di “simbiosi orgasmica”, perché reciproche ed intense sono le sensazioni che ci ci siamo sempre scambiati vicendevolmente).

Decidemmo di seguire la tartaruga, che ora si stava dirigendo verso il mare aperto…riuscivamo a starle dietro nuotando normalmente, chissà, forse si sentiva a proprio agio…forse aveva intuito la nostra benevolenza nei suoi confronti o, molto più semplicemente (e realisticamente!), era abituata agli esseri umani.

Una volta superato il canale (ci mettemmo buoni venti minuti ad uscire sulla barriera esterna), prese il largo e si dileguò. Rimanemmo fermi, ci mettemmo perpendicolari al fondo marino, pinneggiando con vigore in modo da riuscire a tenere la testa fuori dall’acqua per poter esprimere con le parole le nostre sensazioni riguardo la straordinaria esperienza vissuta; sembravamo due bambini che gioiscono di questioni “banali”, drasticamente semplici…..ma per essi estremamente gratificanti….la nostra complicità era totale, spontanea, riuscivamo a respirarla ed aveva assunto l’aroma salutare della salsedine che circondava i nostri corpi, intesa sia come sale marino presente nell’acqua che come particelle di esso evaporate nell’aria.

Avevamo bisogno di assaggiare la nostra complicità…sentire che sapore aveva, fonderci con l’elemento che la produceva….fare l’amore noi due, nel mare…fare l’amore insieme al mare………renderlo partecipe del nostro piacere, renderlo oggetto del nostro piacere, come fossimo un unico elemento.

In quel punto esterno della barriera avevamo notato parecchi metri di coralli morti, anche se ancora integri, e, nei giorni precedenti avevamo anche scoperto una piazzola sabbiosa quasi affiorante la superficie (un metro e mezzo di acqua circa). Ci dirigemmo subito lì, alzammo le maschere, spostammo il boccaio ed iniziammo a baciarci…un bacio lungo, salato, voglioso, colmo di desiderio, intriso di complicità, straripante delle esperienze vissute insieme fino a quel momento, e di quelle che avremmo vissute in futuro…..un bacio d’amore, reso unico dalla realtà che stavamo vivendo.

Mi staccai dalla sua bocca e mi immersi fino a raggiungere la sua vita…presi in bocca la punta del suo sesso, assaporai la goccia di lubrificante rimasta intrappolata sulla punta, anche grazie la sua consistenza vischiosa…era salata, come salata era l’acqua che riempiva la mia bocca e accompagnava i miei movimenti ritmici. Avevo in bocca il cazzo di mio marito, mentre un altro essere mi circondava completamente e mi possedeva con le sue braccia vive, avvolgenti, bagnate, calde, salate. Riemersi e mi misi la maschera, volevo guardare il suo cazzo lungo e duro sotto l’acqua, godermi ogni centimetro quadrato di pelle, volevo assaggiare il suo piacere mischiato con il seme del mare….. la sua acqua.

Mi immersi di nuovo e, sempre in apnea, lo afferrai con la mano all’altezza della base: ricominciai a succhiarlo avidamente, con la lingua che frugava ogni sua piega, soffermandosi spesso sullo scalino esistente tra il glande ed il tronco del suo sesso (sott’acqua le sensazioni tattili sono meno pronunciate, e quello specifico punto sembrava annullare la differenza della medesima sensazione).

Alternavo “fasi di apnea” a boccate d’aria, tutto in maniera frenetica ed eccitata; il suo godimento si mischiò all’acqua del mare, nella mia bocca. Emersi nuovamente, rimasi qualche secondo con la bocca piena, poi, guardandolo negli occhi feci scivolare il suo seme misto ad acqua sul lato delle mie labbra, fino a riversarlo quasi completamente in mare. Si avvicinò e mi baciò nuovamente, assaporando anch’egli il suo piacere insieme al sapore della mia pelle.

Avevamo appena fatto l’amore sulla barriera corallina….avevamo scopato noi due, l’uno aveva posseduto l'altra e viceversa.....ma sopratutto il mare ci aveva posseduti entrambi.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Bigalex Invia un messaggio
Postato in data: 22/03/2007 15:58:33
Giudizio personale:
.....e poi di progressi ne sono stati fatti tanti ed hai preso il tuo bel brevetto...in culo alla balena
Alex


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