i racconti erotici di desiderya

History of violence 16

Autore: Fd5947
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Ho appena finito di fare l'amore con mio marito. Mi sento addosso una sensazione di appagamento assolutamente piacevole. Tutta la giornata trascorsa con Fausto in questo mio stesso letto matrimoniale avrebbe forse richiesto una serata solitaria, un'oasi tranquilla dove assorbire le sensazioni e le emozioni provate. Non mi è dispiaciuto affatto tuttavia ritrovarmi invece subito dopo alle prese con il mio Rodolfo arrapato che smania per la voglia di penetrarmi. Mi faccio quindi scopare senza problemi anche dal mio sposo che ansimando mi ripete il suo desiderio di incontrare altre coppie. A me l'idea di incontrare coppie non mi solletica, dovrò proprio sforzarmi di escogitare qualcosa che possa appagarlo, ma ora sono troppo svuotata per pensarci. Rodolfo vuole finire nel mio culetto. Lo accontento, anche se è ancora dolorante. Mi giro, lui me lo mette dentro e subito dopo mi riempie con il suo getto, ignaro del fatto che il suo seme andrà inevitabilmente a mischiarsi con quello di Fausto....

L'indomani mi sveglio piena di sonno. Rodolfo è già uscito. Mi rigiro nel letto ripensando alle ore d'amore con Fausto, cerco istintivamente tra i cuscini il suo odore per poi ricordarmi divertita la fretta con cui ho dovuto cambiare le lenzuola completamente disfatte e piene di odore di sesso prima che mio marito tornasse a casa. Come tutti gli uomini, Rodolfo non è molto osservatore, altrimenti avrebbe dovuto domandarsi come mai ho cambiato le lenzuola ancora fresche del giorno prima.

Penso a Fausto, a quanto è stato bello... da come si comportava sembrava molto preso da me. Non ci staremo per caso innamorando io e lui? Fatto sta che non riesco a togliermelo dalla testa e vorrei che lui fosse qui, che mi strappasse la camicia da notte e mi possedesse ancora... mi sto bagnando, meglio alzarmi e fare qualcosa che mi distragga. La giornata scorre tranquilla, finchè nel primo pomeriggio squilla il cellulare. Vedo sul display che si tratta di Sergio. Gli rispondo un po' disorientata. Mi domando se sia il caso di dirgli di Fausto...

"Bella Francesca mia, come è andata la luna di miele?"

Gli rispondo educatamente raccontandogli qualcosa. Lui stranamente ascolta con pazienza una stringata sintesi delle mie giornate messicane.

"Bene, bene, bene. Quindi allora ti sei riposata, sei bella piena di energia... ho giusto un po' di cosette da chiederti."

"Da chiedermi?" ribatto presa in contropiede.

"Si, dobbiamo farci una chiacchieratina io e te".

"Mmmmm, va bene... e quando?".

"Passo da te tra un'oretta, non hai problemi, vero?".

"Come sei premuroso..." ribatto sardonicamente. Lo sento sbuffare e subito aggiungo:

"Dai, non ho problemi, al bar a due isolati da casa mia, ok?".

Uffa, non immaginavo che le cose avrebbero ripreso a girare così velocemente... Ho Fausto in testa, ma sentire la voce di Sergio, la sua maleducazione innata, la sua prepotenza... insomma, non posso dire di essere dispiaciuta di incontrarlo.

Lo aspetto seduta al bar non lontano da casa mia. Sono le 15,30 ed è molto improbabile che qualcuno mi veda. Mi squilla il cellulare, è lui. Mi dice di raggiungerlo, sta in macchina poco più avanti.

Salgo in macchina con lui, mette in moto e parte.

"Eri uno schianto in chiesa con quel vestito bianco, eh?" mi fa senza guardarmi.

"Grazie..." rispondo con finta timidezza.

"Allora senti, come sei messa questi giorni?".

"Abbastanza libera, riprendo a lavorare lunedì...".

"Ah bene quindi hai tempo, marito fuori dalle balle... allora ho il vecchietto di Corso Rinascimento che mi dato disponibilità la mattina, se non ti richiamo entro stasera domattina lo vai a trovare".

Non dico nulla, lo lascio parlare. Inutile obiettare che sono convinta che lui si fa dare soldi dal vecchio in cambio delle mie prestazioni.

Mi sembra che Sergio stia esagerando, ma non so come reagire. Non è mai accaduto che, opponendomi alle sue richieste, riuscissi ad ottenere qualcosa. Rischio pure di beccarmi un ceffone. E, a dirla tutta, non è che essere trattata in questo modo mi faccia esattamente soffrire.

"Poi devi venire al locale di Enzo che ti dobbiamo parlare. Enzo ci preparerà un bel pranzetto".

"Al locale di Enzo a parlare? A parlare di che cosa?" Ribatto. Non mi piace il modo con cui si è espresso. Sergio mi rivolge uno sguardo cattivo.

"Tu non preoccuparti, vieni e basta". Non replico nulla, prudentemente.

Lui continua a guidare per un po', poi accosta l'auto in una piazzola. Si gira sul sedile posteriore e prende due buste di cartone.

"Regalino per te".

Apro le buste. Si tratta di tantisisma lingerie sexy: calze a rete, due o tre guepiere, reggitette, anche un paio di tubini, uno nero e uno blu scuro molto carini.

Più che un regalo mi sembra quasi un... equipaggiamento! Però mi fa piacere comunque e gli stampo un bacio di ringraziamento sulla guancia.

"Lascia perdere i bacetti e datti un po' da fare, forza". Sergio si sbottona i pantaloni e tira fuori il membro già semieretto.

Mi chino lentamente verso il suo sedile e glielo prendo golosamente in bocca. Parto con l'intenzione di fargli un pompino delicato, impreziosito da ricami di lingua, ma lui mi piazza una mano sulla testa e mi spinge brutalmente verso il suo cazzo, che mi si affonda tutto in gola. Ormai non sono più una novellina ho imparato come si fa a respirare durante un bocchino profondo. Sergio mi afferra la testa e me la guida ritmicamente sul membro. Più che un pompino mi sta scopando bocca e gola. Ogni tanto devo reprimere un conato di vomito, è inevitabile, ma mi sto eccitando. La mia mano corre alla passera. Sono appena riuscita ad scostare la gonna e ad infilarmi la mano nelle mutandine che Sergio mi fa smettere e scende dalla macchina. Nascosto agli sguardi indiscreti dalla portiera aperta, in piedi davanti a me, mi invita a sedermi sul sedile del guidatore.

"Ora voglio vederti con la bocca piena di sborra, tira fuori la lingua".

Mi avvicino ai suoi inguini e glielo riprendo in bocca. Lui mi lascia succhiare per un po', poi mi ordina di aprire la bocca e tirare fuori la lingua. Mi appoggia la cappella sulla lingua e si sega velocemente il membro. Un getto di sperma mi ricopre la lingua.

Lo guardo negli occhi e gli mostro la lingua imbrattata di grossi grumi di sburro. Altri schizzi subito mi arrivano sulle labbra e direttamente in bocca. Sergio si spreme le ultime gocce sulla mia lingua, ho la bocca piena del suo seme e gliela mostro in maniera oscena.

"E ora bevi, puttana".

Deglutisco tutto, assaporando e leccandomi le labbra, senza smettere di guardarlo.

Sergio si dimostra quasi galante riaccompagnandomi a casa.

La sera vengono amici a casa per felicitarsi con noi del matrimonio e per vedere la casa sistemata, io e Rodolfo passiamo con loro una serata molto allegra.

La mattina dopo parto da casa verso le 10, mi dirigo verso Corso Rinascimento. Lascio la macchina sul lungotevere dopo aver girato mezzora per trovare un parcheggio. Faccio a piedi la strada, attraverso Piazza Navona e arrivo dal mio anziano ospite, è la terza volta che lo incontro.

Stavolta non trovo la porta aperta, suono, mi viene ad aprire lui. Lo saluto educatamente, lui mi guarda senza rispondere.

Mi fa entrare, chiude la porta. Mi sospinge delicatamente contro la porta chiusa, le sue mani corrono subito sotto la gonna, risalgono e trovano le mutandine. Mi chiede di togliermele, io mi appoggio al muro e le sfilo.

"Allarga un po' le gambe" mi fa. Le sue dita subito massaggiano le grandi labbra della mia fica. Il vecchio non mi piace proprio come uomo ma le sue manovre non ci mettono molto a farmela bagnare. Lui se ne accorge, si inginocchia e me la lecca un po'... non ci sa fare molto con la lingua ma non mi dispiace. Mi prende e mi porta in camera da letto. Ci distendiamo vicini, lui mi abbraccia, ci baciamo profondamente per un decina di minuti. Gli accarezzo il cazzo, ma come sempre lui ha problemi di erezione. Improvvisamente si scosta, si mette ad armeggiare con il comodino ed estrae uno strano arnese che sulle prime mi sconcerta. Una cintura semirigida su cui è innestato un fallo in lattice. Immagino che intenda possedermi con quello e mi preparo mentalmente a questa sgradevole faccenda. Ma lui mi prende una mano e se la porta sull'ano invitandomi a penetrarlo con le dita. Gli infilo due dita dentro e cerco di mimare un andirivieni ritmico, il vecchio comincia a gemere.

"Dai mettila, ora".

Capisco che la cintura devo essere io ad indossarla, non lui. Oh my God, vorrei proprio essere da un'altra parte in questo momento. Faccio buon viso a cattivo gioco, lui mi aiuta a sistemare la cintura, spalma del lubrificante sul pene di gomma che ora sembra spuntare dai miei inguini. Si mette alla pecorina sul letto e mi incita a sbatterlo. E' la situazione più grottesca in cui mi sono mai trovata. O pianto tutto e me ne vado oppure cerco di prenderla con un po' di sano umorismo: scelgo la seconda soluzione. Prendo l'uomo per i fianchi mettendomi dietro di lui, gli appoggio il pene finto tra le natiche. Lui è esperto e se lo guida sul punto giusto. Mi dice di spingere, io ci provo un po' goffamente, ed il fallo sprofonda nel culo del vecchio come un coltello nel burro. Lui ansima di piacere e mi chiede di sfondarlo. Inizio a scoparlo andando avanti e indietro con il bacino, sempre più forte. Comincio a trovare la cosa quasi esilarante, l'anziano vuole essere sculacciato e mentre lo fotto gli assesto potenti pacche sulle natiche finchè le mani mi formicolano, mentre le chiappe dell'uomo si arrossano. Lui nel frattempo si mena furiosamente l'uccello. Mi viene da ridere istericamente e faccio sforzi sovrumani per trattenermi. Il vecchio improvvisamente gode gemendo. Mi fermo ed estraggo lentamente il gingillo dal suo sfintere anale. Ringrazio il cielo di non vedere sporcizia nè sentire cattivi odori. L'uomo si alza e va in bagno, io mi tolgo la cintura. Sinceramente ne ho abbastanza e mi rivesto per andarmene, dicano un po' quello che vogliono. Il vecchio rientra dal bagno avvolto da un accappatoio, e trovandomi vestita mi congeda frettolosamente mormorando qualcosa tipo salutargli Sergio.

Ora si tratta di andare da Enzo. Sono vagamente preoccupata dalle parole di Sergio di ieri, conoscendolo temo di non potermi aspettare nulla di buono, ma sono anche arrabbiata con me stessa perchè la prospettiva di dover soggiacere a richieste sicuramente sconce mi eccita, e pure tanto. Ancora e sempre si ripresenta il conflitto tra l'animale oscuro e la parte razionale. I giorni passati in Messico mi hanno riportato mentalmente sulla sponda "giusta", anche la storia con Fausto tutto sommato è una faccenda "pulita". La Francesca razionale vorrebbe avere un matrimonio accettabile ed allo stesso tempo anche una storia, sessuale e magari anche sentimentale, con un uomo come Fausto che mi piace e mi affascina più di quanto faccia mio marito. Vorrei dividermi solamente tra queste due istanze tutto sommato "gestibili", come fanno tantissime altre donne. La mia parte razionale, che cerca di soffocare il demone che mi porta a masturbarmi ogni volta che ripenso alla notte con i camionisti.

Mi fermo ad un bar ed ordino un aperitivo riflettendo sulla faccenda. Se Sergio ha in mente qualcosa di poco accettabile forse l'unica persona che può aiutarmi è proprio Fausto. Fausto credo che sia coinvolto da me, ha un atteggiamento protettivo. Da quanto ricordo di quella sera a casa di Sergio, Fausto gode pure di una certa autorità. Forse posso appoggiarmi a lui, forse grazie a lui posso rimanere ancorata alla sponda "giusta", forse lui può opporsi efficacemente a Sergio e proteggermi.

Lo chiamo. Il cellulare squilla ma lui non risponde. Non ci siamo più sentiti da avantiieri. Non mi pare buon segno. Bevo il caffè. Il cellulare risquilla, ma il numero è sconosciuto. Rispondo.

"Francesca, ciao, come stai, sono Aldo, ti ricordi di me?"

Aldo? Aldo chi? La voce non mi è nuova ma non riesco a capire di chi diavolo si tratti.

"Scusami, ma non mi ricordo chi sei..."

"Eheh certo, lo capisco... Ci siamo incontrati neanche un mese fa sulla via Tiberina, sei salita in macchina con me..."

Ricordo perfettamente. Aldo è il mio "cliente" di quella famosa serata. Che buffo, mi fa proprio piacere sentirlo.

"Aldo, ma che bello sentirti, come stai".

Aldo mi dice che non ha mai smesso di pensarmi e che vuole assolutamente rivedermi. E' carino e gentile, ci scherzo un po' e lo lascio in sospeso con una serie di "vedremo" ed invitandolo a farsi risentire. Ora non ho proprio la testa per vederlo.

Arrivo al locale di Enzo. Lo trovo davanti all'entrata, lui mi vede e sorride raggiante. Mi si avvicina e, sorridendo, gli offro le labbra, lui mi bacia in bocca. Mi porta dentro.

"Ti stanno aspettando, sai? Accomodati che ora porto da mangiare".

Mi stanno aspettando? Chi? Entro nella grande sala e cerco con gli occhi Sergio. Rimango impietrita.

Sergio è seduto al tavolo.

Accanto a lui c'è Fausto.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Trevisoman Invia un messaggio
Postato in data: 29/11/2014 10:29:09
Giudizio personale:
bel racconto

Autore: Coppiahardfriz Invia un messaggio
Postato in data: 25/10/2013 01:59:11
Giudizio personale:
buono

Autore: Mysterx Invia un messaggio
Postato in data: 23/10/2013 21:38:25
Giudizio personale:
Ottimo.Fausto al locale era un po' atteso, ma va bene

Autore: Fraqwerti Invia un messaggio
Postato in data: 22/10/2013 00:22:51
Giudizio personale:
sei sempre eccezionale!

Autore: Linde2 Invia un messaggio
Postato in data: 21/10/2013 07:05:57
Giudizio personale:
Continua così. .bellissimo


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