i racconti erotici di desiderya

History of violence 15

Autore: Fd5947
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E' sera, l'aereo partito dallo scalo di Houston sta per atterrare all'aeroporto di Fiumicino. Ho le gambe indolenzite per le lunghe e noiose ore di volo. Rodolfo, il mio neo-marito, è rimasto semiaddormentato nelle ultime tre ore di volo. Osservo le luci di Roma dall'alto scorrere sotto di me. Concluso il viaggio di nozze rieccomi all'ovile, alla realtà quotidiana. Nel taxi che ci porta in centro dall'aeroporto riaccendo lo smartphone e lo scorro distrattamente. Tra i diversi messaggi trovo quello di Fausto, l'uomo con cui sono andata a letto non più di un paio di mesi fa e reincontrato solamente il giorno della mia cerimonia nuziale. In questi ultimissimi giorni la nostra corrispondenza elettronica a base di sms si è fatta decisamente molto intensa ed esplicita. Proprio la penultima sera, dopo una serata in discoteca faccio l'amore con mio marito sulla spiaggia, poi al ritorno nella nostra cabanha subisco un secondo assalto. Mi ritrovo presa alla pecorina sul letto con la porta della camera lasciata volutamente aperta sul camminatoio davanti al mare. Si merita proprio, questo mio focoso marito porco, di essere spompato completamente. Lo incito a farmi vedere come è bravo a "fottere le troie". E' il genere di incoraggiamento che lo fa subito ansimare come un cavallo da corsa, facendolo crollare letteralmente coperto di sudore nel letto messicano dopo avermi riempito la passera di seme... aspetto che si addormenti, vado in bagno, mi riempio la vasca di acqua calda e profumata, mi immergo e mi rilasso, accarezzandomi il corpo. L'aria tiepida della notte, carica di mille profumi, entra dalla finestra spalancata caricandomi di mille pensieri. Prendo lo smartphone e scrivo a Fausto chiedendogli se è in ascolto... mi arriva la sua conferma dopo pochi minuti, allora le mie carezze si fanno più intime. Gli scrivo che ho appena scopato due volte con mio marito ma che ora mi sto toccando pensando al suo grosso cazzo nodoso... Insomma, ormai il genere di sms che ci scambiamo non lasciano più dubbi sulla mia incapacità di mantenere i giuramenti appena pronunciati davanti al prete...

Eccoci a Roma, ma ora tutto per me è cambiato. Da oggi non vivo più con i miei genitori e tutto era stato predisposto per trasferirmi nell'appartamento di Rodolfo. Mia madre ha provveduto a sistemarvi tutte le mie cose mentre noi eravamo in viaggio e ora mi ritrovo improvvisamente moglie e padrona di casa. Il giorno successivo al nostro ritorno io e Rodolfo lo trascorriamo piacevolmente in parte a letto, in parte a scartare e sistemare i vari regali di nozze, a collaudare il nuovissimo televisore ultrapiatto, a rivedere i film girati in Messico...

Ma mentre Rodolfo dal giorno successivo deve tornare al lavoro io posso godermi una settimana di ferie aggiuntiva allo scopo di organizzarmi le mie cose ed adattarmi al nuovo ambiente.

Appena Rodolfo esce di casa, è lunedì mattina, una sorta di fuoco inizia ad attanagliarmi le viscere. Mi alzo, faccio colazione, rassetto un po' la casa, ma ho in testa uno ed un solo pensiero fisso. Mi decido, alla fine, prendo lo smartphone e mando un sms a Fausto:

"Ciao mio caro, sono a Roma ed ho la giornata piuttosto libera...".

Non passano due minuti che mi arriva la risposta:

"Sei sola, posso chiamarti?", a cui segue la mia risposta affermativa. Il cellulare squilla quasi istantaneamente.

Ho un tuffo al cuore sentendo la voce di Fausto.

"Francesca mia, non sai quanto ti ho pensata".

"Anche io..." gli ribatto asciutta e divertita.

"Dammi l'indirizzo che arrivo". Non mi aspettavo tanta immediatezza. In un istante soppeso mentalmente quello che mi sto accingendo a fare. Dargli l'indirizzo vuol dire ritrovarmi Fausto qui, nella mia nuova casa, anzi nella casa di mio marito. E' vero che abbiamo un ingresso indipendente e che la cosa può facilmente passare inosservata, ma diciamo che espormi ad una faccenda del genere non è proprio il massimo della convenienza. Rido di me stessa e di questi miei pensieri mentre comunico a Fausto il mio indirizzo dettagliato. Lui mi dice che sta arrivando e mette giù il telefono. Mi viene un brivido di terrore lungo la schiena all'idea che a mia madre possa venire in mente di passare qua a casa magari per darmi una mano o per farsi raccontare del viaggio di nozze. La chiamo subito, le dico che la raggiungerò nel pomeriggio. Faccio lo stesso con la madre di Rodolfo, mia suocera. Butto giù il telefono e vado a darmi una lavata. Non so dove Fausto abiti e non ho idea di quanto impiegherà a venire fin qui. Faccio una rapida doccia, mi asciugo, poi mi pongo il problema di come vestirmi... Cosa indosso, qualcosa di "normale" o qualcosa di provocante? Poi dico a me stessa che sto a casa e che tanto vale accoglierlo in maniera disinvolta. Scelgo dal corredo una bella camicia da notte semitrasparente e decido di mettere solo quella. Le viscere mi si torcono di tensione al pensiero di andare ad aprire la porta al Fausto conciata così, con i capezzoli che si intravedono... decido quindi che non vale la pena di indossare nemmeno le mutandine... mi rendo conto di essere già bagnata in maniera esagerata. Squilla il citofono, mi prende un accidente. Rispondo. E' lui. Gli apro il portoncino dandogli le indicazioni. Guardo l'orologio, sono le 9,45. ha fatto presto. Dopo trenta secondi è alla porta. Levo il paletto e la dischiudo. Fausto entra, guardandomi negli occhi, io sostengo il suo sguardo.

Servono solo tre secondi per ritrovarci avvinghiati come due animali, le nostre bocche avidamente incollate, le nostre lingue intrecciate. Fausto preme contro di me la sua erezione, è già pronto, mi spinge, mi fa indietreggiare. Con un'abile manovra si slaccia i pantaloni mentre mi rovescia sulla poltrona del salotto e contemporaneamente mi solleva la sottoveste. In un solo lungo movimento mi ritrovo con le spalle schiacciate contro lo schienale della poltrona ed il grosso cazzo di Fausto già completamente immerso nella mia fica. Non ho fatto in tempo neanche a realizzare l'istante in cui da sposa ancora fisicamente fedele sono diventata adultera, è successo tutto da sè. Fausto mi possiede e mi martella di colpi inauditi che mi tolgono il respiro, mi ritrovo completamente fusa con lui, completamente sua, paradisiacamente succube della sua virilità. Voglio essere posseduta infinitamente da lui, voglio che lui faccia di me tutto quello che vuole, voglio diventare il suo oggetto di piacere, la sua completa schiava, la sua puttana, la sua cagna, il suo sborratoio.

Il mio uomo mi afferra sotto le braccia e senza togliermi il cazzo dalla fica mi solleva. Io cingo le gambe dietro la sua schiena, mi porta in camera da letto. Non me ne può fregare di meno che quello è il mio talamo nuziale inaugurato solo due sere fa. Atterriamo sul letto, io sotto lui sopra. Fausto inarca la schiena, il suo cazzo insiste contro il mio utero, io mugolo di piacere sotto le sue spinte. Non riesco a resistere e giungo al primo orgasmo, violento e sublime. Lui esce, mi fa girare. Non faccio in tempo a cambiare posizione che me lo ritrovo nel culo. Spingo per facilitargli l'ingresso, è subito tutto dentro nonostante le ragguardevoli dimensioni. Non so come faccia ad avere un bastone così duro... Sprofondo lentamente nel trance del piacere. Credo che Fausto mi abbia posseduto nel didietro per un'ora abbondante prima di inondarmi l'intestino con il suo seme. Ci abbracciamo spossati, soddisfatti e sudatissimi nella penombra della mia camera da letto. Ci addormentiamo l'uno addosso all'altra a più riprese, in uno stato quasi onirico e vicino all'incoscienza... sempre a più riprese mi ritrovo il suo membro rigido fra le cosce o tra le labbra e lui ricomincia a possedermi, più e più volte... mi riaddormento con il viso immerso nei suoi peli pubici del cui odore sono animalescamente avida, dopo aver lucidato con la lingua, succhiato ed assaporato tutto quello che è possibile leccare in un uomo tra l'ombelico e le ginocchia, senza fermarmi mai, desiderando solo di ricevere richieste ed ordini, anche i più osceni... Ho il culo che mi duole maledettamente, me è un dolore che rinnova in ogni istante la mia estasi...

Riemergo da questo limbo a causa del telefono che squilla. E' il fisso, non il cellulare che avevo provveduto a spegnere. E' mia madre, mi chiede perchè non sono più passata. Non capisco quello che dice, gli dico che non c'è problema, che siamo d'accordo che passerò da lei nel pomeriggio. Mamma mi chiede premurosamente se mi sento bene, perchè sono le 16.30...



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Mimum Invia un messaggio
Postato in data: 18/10/2013 21:21:54
Giudizio personale:
10 e lode!

Autore: Fraqwerti Invia un messaggio
Postato in data: 15/10/2013 01:39:04
Giudizio personale:
Unica e coinvolgente da morire....

Autore: Linde2 Invia un messaggio
Postato in data: 14/10/2013 15:07:31
Giudizio personale:
scritto bene e coinvolgenteo, come sempre.


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