i racconti erotici di desiderya

Harry potter


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Un freddo venerdì di novembre, uno dei pochi in cui potevo tardare poiché il sabato avrei potuto dormire fino a

tardi. Succedeva raramente di essere libero nei fine settimana, anche per questo la mia storia con Manuela era

finita. Troppo lavoro, troppo stress, troppi amici, ma soprattutto poco amore. E quando metti la carriera prima

della tua donna non può certo andare come nelle favole. Così troncammo una storia di 3 anni in una chiacchierata

durata meno di tre ore. Erano passati diversi mesi e non ne sentivo la mancanza. E in questo periodo qualche

amica a scaldare il mio letto non era mancata. No, l’amore non c’era e se c’era stato era finito. Così mi

ritrovai a non avere nulla da fare in una serata invernale come tante.

Davide , mio fedele e onnipresente amico, si era sentito male all’ultimo momento prima di andarcene al cinema

per la proiezione delle 20.30: “Ho la febbre, porca puttana!” mi aveva detto al telefono “Guardati Harry Potter,

ma non me lo spiegare, se no ci perdo il gusto.”
Ottimo! Bella serata di merda il compagnia del maghetto che a lui tanto piaceva e a me dava quasi il

voltastomaco. Ma starmene in casa mi infastidiva e non sapevo chi chiamare… e poi il cinema distava poco da casa

quindi tanto valeva andarci.

Dopo un quarto d’ora di fila riuscii a comprare uno degli ultimi biglietti rimasti e mentre mi dirigevo

all’ingresso della sala, sentii una voce femminile alle mie spalle: “Non vedo l’ora… uhhhh”. Ragazzine da cioè.

Mi girai con aria di disprezzo e mi ritrovai faccia a faccia con una ragazza di almeno un metro e settanta. Non

la conoscevo, ma non mi era del tutto estranea. L’avevo vista in giro più volte, soprattutto nei pressi della

parrocchia , in compagnia di altri ragazzi, tutti appartenenti ad un’associazione cattolica. Solitamente in

jeans e scarpe comode, aveva lunghi capelli biondi e ricci, un visino pulito e l’aria angelica. Una ragazza di

cui un bravo ragazzo può innamorarsi facilmente. E il bravo ragazzo c’era, proprio lì al suo fianco, come

sempre. Avevano una relazione da almeno dieci anni. Studente universitario (come lei del resto probabilmente)

figlio di un noto commercialista e proprietario di una Ford Fiesta. “Qualcosa non va?” stavolta fu lui a

parlare guardandomi con impazienza. “Tutto ok” risposi con un sorriso smagliante e falso come il 3 euro. Mi

girai di nuovo, pochi passi ed entrai nella sala, scostando una tenda rossa e pesante.

Una bolgia dinanzi ai miei occhi. Gente ovunque, quasi tutte le poltrone occupate. A coronamento della pessima

serata c’era il mio posto a sedere, che era l’ultimo di una fila centrale, sul lato destro. Tolsi il giubbotto,

mi accomodai poggiandolo sul bracciolo a destra e mi arrabbiai di brutto. Visuale pessima, ragazzini urlanti,

sulla mia destra lo stretto corridoio e poi la parete e sulla sinistra pochi posti vuoti che a breve sarebbero

stati occupati dai brufolosi. “Meglio se ne me stavo a casa a giocare alla Playstation” pensai. Fu in quel

momento che mi resi conto che la coppia di poco prima mi aveva seguito. “Permesso” chiese lui e mi passò davanti

tenendo per mano la sua dolce compagna. E fu mentre lei mi fu di nuovo davanti che mi resi conto di come era

vestita, cosa cui non avevo badato poco prima. L’abituale abbigliamento casual con cui la vedevo spesso girare

in paese era stato sostituito da un tubino nero che le fasciava i fianchi sinuosi e soprattutto un fondoschiena

alto e proporzionato al fisico slanciato. Si fermava poco sopra le ginocchia e lo scollo a V lasciava

intravedere un seno piccolo ma invitante. Sul collo le brillava una piccola croce che luccicava sotto le luci

della sala, stesso effetto facevano i suoi piccoli orecchini pendenti da orecchie delicate. Ma fu quando si

sedette al mio fianco che rimasi davvero sorpreso. Appoggiò il suo cappotto sulle proprie gambe e le accavallò.

Il mio sguardo fu attratto dalle sue linee e da un polpaccio carnoso. Indossava calze nere e le scarpe col

tacco, che nonostante il primo freddo invernale, lasciavano scoperti tallone ed alluce. Quella santarellina,

quella sera, era estremamente sexy. Sentii il mio cazzo indurirsi in pochi secondi. Parlava al suo ragazzo

dandomi quasi le spalle senza dar modo a lui di vedere che la stavo ormai fissando, coperto com’ero dai suoi

capelli ricci e voluminosi. Le luci si spensero. Ai miei occhi apparve per un po’ il buio totale e riuscii a

staccare lo sguardo dalle sue gambe.

La vista si abituò brevemente alla luce proveniente dal maxischermo, su cui giravano ancora gli ultimi trailer

prima di dare inizio al film. Provai a rilassarmi, cercai di distendere i nervi, e ci riuscii. “Come sono

eccitata!” Ancora la sua voce, leggermente stridula. Mi voltai ancora a sinistra e la vidi guardare le immagini

davanti a se. Sorrideva in quel suo profilo affascinante. Naso lievemente pronunciato, zigomi alti ed il taglio

degli occhi che sembrava dipinto. E stavolta, avendola più vicino, il suo profumo mi investì sovrastando gli

odori di popcorn e polvere della sala. Un profumo fresco, intenso, che mi ricordò il talco. Mi accorsi di avere

di nuovo un’erezione. Distolsi lo sguardo da lei e mi guardai fra le gambe. Nonostante la camicia infilata nei

pantaloni e i jeans non aderenti, era evidente che avessi il cazzo in tiro. Pensai di coprirlo con il giubbotto

e mentre alzai lo sguardo mi accorsi che lei stava fissando il mio uccello. Era come incantata, sicuramente

sorpresa. Si voltò a guardare lo schermo poco dopo senza rendersi conto che l’avevo vista. La mia eccitazione

aumentò. Sentivo il cazzo pulsare sotto i bottoni dei jeans e decisi che l’avrei toccata, dovevo avere un

contatto fisico. Appoggiai il gomito sinistro sul bracciolo che divideva le nostre poltrone sfiorandole il

braccio. Allungai la mano e i nostri mignoli si toccarono. Mi fermai così, immobile, con le mani l’una di fianco

all’altra. Lei non si ritrasse. Rimanemmo immobili per quasi un minuto, occhi sullo schermo, poi cominciai a

muovere le dita. Salii fino alle nocche accarezzandole dolcemente e la sua mano comincio a tremare lievemente.

Era impaurita? Probabile. Eccitata? Probabile anche questo. Mi spinsi oltre e le coprii l’intera mano con la

mia, inserendo le mie dita fra le sue e continuando ad accarezzare leggermente. Il suo tremolio aumentò e di

certo anche la sua eccitazione. Volevo sapere se si stava bagnando. Se quel senso di freschezza del suo profumo

c’era anche nella sua fica di certo depilata. Come se mi avesse letto nel pensiero apri le gambe che da

accavallate erano ormai aperte.

Ormai fuori di me staccai la mano dalla sua e la infilai dal basso sotto il suo cappotto posandogliela sul

ginocchio destro e cominciai ad accarezzarlo. La fissavo, lei occhi sullo schermo, io sulle sue labbra carnose.

Poi, quasi di scatto, afferrò con l’altra mano quella del suo fidanzato e con forza se la trascinò sul basso

ventre… voleva essere toccata, voleva un dito e immaginava un cazzo. Lui, quasi con sdegno e concentrato sul

film se ne liberò lasciandola a mordersi il labbro inferiore senza nemmeno guardarla. Scesi con la mia mano

nell’interno coscia e sussultò. Senza perder tempo risalii la gamba ed ebbi un’altra sorpresa: autoreggenti. La

santarellina indossava calze di classe. Toccai a malapena la stoffa delle mutandine, spostandole velocemente con

il mignolo e coprendole tutta la fica con la mano. Era un fiume. Bagnatissima, aperta, vogliosa. C’era il

rischio che il suo ragazzo si accorgesse di tutto, così come le persone dietro di noi potessero vedere il mio

braccio ormai su di lei, ma non mi importò, e con il polpastrello del dito medio riuscii a penetrarla. Entrò

subito, senza alcuna resistenza. Non potevo sporgermi di più, né lei poteva spostare il bacino. Non potevo

penetrarla inserendo tutto il dito, ma continuai così, poco a poco, un po’ dentro e poi totalmente fuori,

alternando la lieve penetrazione a qualche carezza alle labbra bagnatissime. Dopo qualche minuto chiuse le gambe

e le accavallò, lasciandomi sospeso. Ritirai la mano da sotto il cappotto e me la portai al naso. Inspirai

profondamente e fu come inspirare cocaina. Fui inondato dal profumo del suo piacere ed mi eccitai talmente tanto

che quasi venni nei pantaloni.

Trascorse del tempo e le luci si accesero di nuovo. Guardai subito lei. Un volto coperto di un leggero sudore,

gli occhi lucidi e rossastra di eccitazione e imbarazzo. Guardava ancora lo schermo ormai illuminato dalle luci

della sala. Eravamo all’intervallo del film.
Afferrai il mio giubbotto, lo appoggiai sul mio braccio e mi alzai coprendo l’erezione. Volevo scappare a casa.

Meglio andare via e finirla lì. Mentre camminavo vidi delle persone dirigersi verso un’uscita laterale per

fumare. Si, una sigaretta mi avrebbe rilassato e poi cosa poteva succedere di male? Perché scappare? Mi voltai

indietro, la coppia era ancora seduta, si parlavano a malapena. Nessun problema in vista.
Fumai in mezzo ad altri, all’aria aperta, distogliendo la mente da ciò che era successo. Quando tutti

rientrarono io fui l’ultimo a farlo e anziché svoltare a destra verso il mio posto, mi diressi al bagno, con

l’unico intento di svuotare la mia vescica. Le luci si sarebbero spente di nuovo a breve per la seconda parte

del film.

Due porte l’una di fronte all’altra, aperte. Maschi a sinistra. Mentre entrai due ragazzini sorridenti uscirono.

Sulla destra c’erano tre piccole cabine con le tazze, sembrava il bagno di un autogrill più che un cinema. Di

fianco alla porta, orinatoi. A sinistra un uomo sulla cinquantina terminò di lavarsi le mani e andò via senza

asciugarsele. Lo seguii con lo sguardo e gli lasciai spazio per farlo uscire e nel voltarmi vidi lei uscire dal

bagno delle femmine. Indietreggiai, colpito. Lei si fermò di scatto. Ci fissammo per qualche istante che

sembrarono millenni, ma che mi diedero il tempo di decidere. Raggiunsi l’ultima cabina assicurandomi che le

altre due fossero vuote. Mi fermai all’ingresso con la mano spalancata sulla porta che apriva verso l’interno ed

attesi con il cuore che mi batteva forte nel petto. Sentii di nuovo l’erezione crescere poco a poco. Lei guardò

alla sua sinistra, verso la sala… un secondo… due... poi mi venne incontro, passo agile e sulle punte, per

evitare il rumore dei tacchi sul pavimento. Sinuosa, sexy, eccitante.

Entrò nella cabina ed io subito dopo con lei. Chiusi la porta con il lucchetto e ci fissammo. Resse il mio

sguardo, ma aveva paura. Non era abituata ad incontri del genere ed io nemmeno. Quasi tremava. Aveva mai tradito

il suo ragazzo? Pensiero veloce nella mia mente. Sta di fatto che reggeva il mio sguardo mentre le misi una mano

dietro la nuca, fra i folti capelli, e diedi un leggero strattone mentre col braccio sulla sua spalla la spinsi

verso il basso. Si inginocchiò lentamente, cedendo alla mia spinta, ancora guardandomi negli occhi, mentre io

con l’altra mano mi tiravo fuori il cazzo in tiro. Senza nemmeno guardarlo aprì la bocca e se lo infilò fra le

labbra, poi chiuse gli occhi e ne assaporò la punta con la lingua. Con una mano sui miei fianchi e l’altra alla

base del mio uccello cominciò a pompare sempre più a fondo e ad un ritmo sempre più elevato. Accompagnava ogni

affondo con la mano. Lingua quasi immobile, ma mi faceva godere parecchio. Non insegnano i pompini nelle

associazioni cattoliche (o forse si?). Sentivo il cazzo indurirsi sempre di più e lo sentiva anche lei.

Cominciai a spingere la sua testa mentre ancora le tiravo i capelli. Adesso non tremava più, era di nuovo rossa

in volto ed era evidentemente eccitata. Cominciò ad emettere piccoli suoni “mmhh mmmhh”. Con la bocca piena era

contenta la santarellina. Aprii gli occhi e con ancora il cazzo in bocca alzò lo sguardo su di me, mentre con la

mano cominciò ad accarezzarmi le palle. Stavo per esplodere e non volevo.

Volevo una sveltina, le dovevo pompare la fica quasi per principio, non venire con un pompino veloce. La alzai

di peso che ancora mi reggeva le palle, la voltai e le alzai la gonna fino ai fianchi. Indossava un perizoma

nero ed il suo culo era favoloso. Nonostante fosse longilinea, era in carne e morbida sotto il tocco delle mie

mani. Carnagione chiara, pelle liscia e curata. Due nei sulla parte bassa della schiena. Ripresi a tirarle i

capelli. Sovrastavamo la tazza in quel piccolo spazio nascosti dagli occhi degli altri. La piegai in avanti,

appoggiando la sua fronte alla parete e da dietro la penetrai spostando il perizoma di lato. Sentii la cappella

entrare senza alcuna resistenza. Era bagnata e vogliosa, aspettava solo me dentro di lei. Dovetti alzarmi sulle

punte per penetrarla ancora e più a fondo. Lei, con la testa ed i palmi delle mani contro il muro, si

inginocchiò leggermente mentre apriva le gambe… ne voleva di più. Al terzo slancio entrò tutto. Lanciò un

gridolino di piacere che mi spedì in paradiso: “haaaiuu”. Sentivo di venire e farlo così presto non avrebbe dato

piacere a nessuno dei due. Quindi rimasi dentro di lei, tirai il petto in fuori e inspirai profondamente per

rilassare i muscoli. Alzando la testa lo vidi: il suo ragazzo ci guardava dall’alto. la cabina non toccava il

soffitto e lui, dalla cabina di fianco, probabilmente in piedi sulla tazza, ci spiava scosso in volto. Aveva la

bocca e gli occhi spalancati. La sua brava ragazza acqua e sapone, compagna per tanti anni, di buona famiglia e

dal fresco profumo si stava facendo sbattere in un luogo pubblico da uno sconosciuto. E quello sconosciuto ero

io. Velocemente mi resi conto che la porta non toccava terra, che probabilmente l’aveva cercata non vedendola

tornare e visti i nostri piedi era salito sulla tazza di fianco per assicurarsi che la troia appartata in un

cesso al cinema fosse proprio lei. Rimasi impietrito. Lei, ignara di tutto e sentendomi fermo, comincio a

muoversi avanti ed indietro, continuando a scoparmi con un movimento ritmico. Le lasciai i capelli ed i fianchi,

appoggiai le mani sulle pareti ai lati ed uscii da lei muovendo il bacino all’indietro. Mi preparavo al caos che

sarebbe scaturito.

Lei eccitatissima si voltò verso di me, seguii il mio sguardo e lo vide. Sbiancò in un secondo. Eravamo entrambi

immobili, con i palmi sulle pareti a guardarlo pietrificati. Ma le mani di lui? Vedevo che con la sinistra si

reggeva alla parete che divideva le cabine, ma non la destra. Così notai che la sua spalla si muoveva. E mi resi

conto che anche il braccio faceva lo stesso. Quella bocca spalancata non era di stupore, era di piacere… si

stava masturbando. Magari all’inizio era scosso, magari quando aveva cominciato a spiarci era rimasto immobile

ed aveva sfiorato l’infarto, ma poi si era eccitato e aveva cominciato a toccarsi. Quello che d’impatto mi era

sembrato sgomento nel suo volto, era invece eccitazione. Adesso mi era chiaro e la cosa mi provocò un fremito al

basso ventre, facendomi indurire il cazzo come mai prima.

Sentivo un oggetto fra le mie gambe, un corpo estraneo non più appartenente al mio fisico. Lei stava per

rialzarsi, così la afferrai con forza di nuovo per i capelli, portando il suo orecchio alle mie labbra mentre

continuava a guardare lui: “gli piace” le sussurrai “gli piace vederti scopare”. La penetrai con forza e lei

stavolta gridò “aaaaaaahhh” . Cercò di divincolarsi, ma affondai ancora in lei, più forte. Stavolta alzai il

tono della voce “chiediglielo!”. Con le labbra tremolanti ed il mio cazzo nella fica parlò a stento e

sottovoce:“vuoi?” Lui rispose come se non aspettasse altro che quella domanda: “Ohhh siiii troiahhh” e fece un

lieve movimento della testa dall’alto in basso. Lei si rilassò di colpo, lo guardava mentre appoggiò di nuovo le

mani sulla parete di fronte e si abbassò. Mi concentrai su di lei. Sempre più duro ed eccitato, deciso a

scoparla con forza, cominciai a pomparle la fica. I due si guardavano, godevano, mentre io cominciai a

sfondarla. Facevo uscire il cazzo quasi del tutto e lo spingevo con violenza nella sua fica bagnata mentre mi

inondava le palle della sua voglia di essere distrutta. Ad ogni slancio il rumore dei corpi era uno scioccho

“ciach ciach ciach”. Era così aperta che quasi non la sentivo e continuai a spingere sempre più forte mentre i

due si parlavano sottovoce fra gridolini di piacere “dai scopami forte amore” “dai troia prendilo tutto”. Fu

quando lei venne ed urlò “sono una troia sono una troia!” che sentii di esplodere. Uscii dalla sua fica appena

in tempo per inondarle quel culo bianco di sborra calda. Lo sperma le schizzò sul vestito e le colò fra le

natiche mentre lei ancora si dibatteva con movimenti circolari godendo di un orgasmo che forse mai aveva provato

prima “mmmmmmhhhhhhhhhh”. Mi rilassai di colpo, ansimando.

Ero sfinito e lei lo stesso. Alzai lo sguardo e lui non c’era più. Me l’ero sognato? No di certo. Senza pulirmi

mi rivestii alla svelta. Lei era lentissima ed io senza un perchè avevo voglia di fare presto. Eravamo stati

chiusi in bagno pochi minuti, ma avevamo perso la cognizione del tempo e non sapevamo aldilà della piccola porta

cosa succedeva. Volevo controllare. Si rivestii lentamente impiegando diversi minuti. Era imbarazzata, stravolta

e sicuramente sconvolta. Stava mettendo a fuoco l’accaduto che la sconvolgeva con il passare del tempo.
Si sistemò i capelli ed uscimmo con le macchie di sperma sul suo vestito evidenti ad un occhio attento.

Controllai la cabina di fianco, era vuota. Sulla parete macchie di sperma che colavano giu. Mi voltai verso

l’uscita dal bagno e lui era lì ad aspettarci, con in mano il proprio giubbotto ed il cappotto di lei. La coprì

appoggiandoglielo sulle spalle, coprendo le macchie sul vestito e si diressero velocemente verso l’uscita. Vidi

qualcosa cadere ai loro piedi.

Camminarono velocemente e senza voltarsi mentre io mi chinavo a raccogliere quell’oggetto. Un semplice foglio di

carta con su scritte tre lettere in maiuscolo MSN ed un indirizzo email. Il nome contenuto nella mail era

maschile. Rimasi per l’ennesima volta sorpreso. Era ovvio che non avevano mai avuto esperienze del genere, non

in coppia almeno, su quello ci avrei scommesso le palle, ma lui era rimasto riflessivo e lucido, al punto tale

da lasciarmi una forma di contatto. Infilai il foglietto in tasca e andai a recuperare il mio giubbotto in sala.

Uscii dal cinema a passo svelto, cominciai a correre nel parcheggio e salito in auto tirai un sospiro di

sollievo. Mi presi qualche minuto prima di girare la chiave nel cruscotto e fu allora che pensai: Harry Potter

grazie per la magia.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Cagliostrus Invia un messaggio
Postato in data: 20/01/2012 17:05:48
Giudizio personale:
Veramente ottimo!! Bravissimo! Inoltre il sesso al cinema fra sconosciuti è il mio chiodo fisso... Grazie.


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