i racconti erotici di desiderya

Due negri


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La voglia mi era iniziata già dalla mattina, quando il sogno che avevo fatto mi aveva lasciata con una voglia di cazzo che non vi dico; infatti avevo sognato che mi trovavo in un prato di collina dove venivo abbordata da due giovani e con loro avevo trascorso il pomeriggio.

Ma era un sogno e quindi nulla di reale e il mio buchetto reclamava qualcosa di duro e vero.

Alzatomi dal letto, sentivo una voglia dietro che non mi lasciava in pace; decisi allora di indossare delle calze con reggicalze, un perizoma piccolissimo e una camicia bianca. Sotto un paio di jeans attillati che permettevano di delineare al massimo il mio culetto e gambe affusolate e uscii di casa alla ricerca di non so che cosa.

Camminavo per le strade ma la solita gente presa dalla fretta e nessuno e nessuna interessante con cui tentare un gioco di seduzione.

Erano ormai le 13:00 circa e pensai di mangiare una pizza dalle parti della stazione; cercavo una pizzeria al taglio e senza rendermene conto inizia a camminare per le vie dietro la stazione.

Li cominciai a vedere che era pieno di persone di colore fuori i negozi di indumenti e mi attirarono due ragazzoni che parlavano e che avevano accennato a dei complimenti, sicuramente al mio culetto, dopo che li avevo superati.

Preso dal coraggio tornai indietro ed entrai con la scusa di guardare i vestiti specialmente quelli femminili.

I due entrati dietro di me mi dissero che avrei potuto provarli: avevano capito che ero interessato alle vestaglie e cercavano di farmi spogliare con la scusa di provarli.

Ne scelsi un paio e andai nel camerino per la prova. Eravamo tutti uomini e soli e quindi uno di loro disse che non c’era bisogno di tirare le tende perché voleva darmi dei consigli.

Senza farmelo ripetere iniziai a tirare giù i jeans rivolgendo il culetto verso di loro e sculettando da gran troia.

Un grido di approvazione scoppiò quando quasi a pecora avevo i pantaloni a terra e il culetto con perizoma e le calze e uno di loro mi aiutò a tirarli via e nel frattempo con la mano iniziava a palpare i glutei morbidi e bianchi.

Ero rimasta nuda solo con la camicetta e i due ragazzoni continuavano a toccarmi sulle cosce, il culo fino dentro il solco per vedere il buchetto stretto.

Senza dire altro si abbassarono le tute larghe e gli slip, mostrando due enormi cazzi lunghi e grossi.

Ero a bocca aperta anche perché già da mosci avevano una lunghezza e grossezza da lasciare senza fiato; chissà come sarebbero diventati dopo averli gustati con la bocca.

Pensavo di aver fatto male per essere entrato li senza paura ma ora era tardi per tornare indietro e sapevo che i due non mi avrebbero lasciata andare.

Mi misi in ginocchio e iniziai la leccarli prima per poi tentare di prenderli in bocca fino alla gola.

Mi mancava il fiato e a volte, quando uno dei due spingeva, mi sentivo soffocare e tossendo lo tiravo fuori.

Entrambi era impossibile prenderli e quindi li leccavo come quando si lecca il gelato avidamente.

Erano mostruosi; penso sui 25 o 26 cm e con una grossezza tipo il barattolo della schiuma da barba dal diametro di circa 7cm.

Meno male che nel marsupio avevo il lubrificante e iniziai a passarmelo dietro e dentro il mio buchetto mentre i due cazzoni diventavano sempre più duri.

Ad un tratto uno di loro senza darmi il tempo mi sollevò di peso e mi mise a pancia in giù sul tavolo e allargate le gambe iniziò a puntarmi il glande sullo sfintere.

Iniziai a sentire un dolore lancinante: non riusciva ad entrare e la pressione si faceva sempre più continua e persistente.

Lo pregai di farmi prendere fiato dicendogli che dovevo rilassarmi per allentare i muscoli e ricevere quel palo di luce dentro ma l’altro non mi diede nemmeno il tempo che mi tappò la bocca con il suo membro nero.

Il glande sembrava un ariete con le corna ed era riuscito a superare il filetto dello sfintere e stava iniziando a scivolare lentamente dentro di me. Ora si fermava per farmi abituare a quel diametro per poi iniziare a premere fino allo stomaco.

Non potevo muovermi; mi sentivo schiacciato e impalato come se fossi inchiodato al tavolo e non potevo nemmeno urlare perché la bocca era piena di carne viva.

Sentivo un bruciore dietro e le viscere esplodere; pensavo che quel cazzo nero mi avesse non solo rotto il culetto ma anche fatto lacerare le viscere dato che lo sentivo urtare da dentro verso l’ombelico e sul tavolo quasi a sollevarmi come un martinetto.

Le sue mani mi avevano preso i fianchi e le chiappe e iniziò a stantuffarmi come un martello pneumatico.

Il dolore iniziava a lasciare il posto al piacere e ad ogni colpo urlavo ma non di solo dolore ma anche di godimento.

Scivolava dentro e sentivo che arrivava fino allo sterno; la pancia si muoveva ad ogni colpo. A quel punto cercai di inarcare il più possibile il culetto per riceverlo fino in gola.

Dopo un po’ sentii che un liquido caldo mi inondava le viscere e iniziava a colare tra le mie cosce e sulle calze.

Capii che era venuto ma la sua grossezza non si era sgonfiata. Volevo ancora essere presa e senza che l’idea fosse finita dalla mia mente l’altro negrone che prima aveva scopato la mia bocca senza potere entrare esclamava che ora era il momento suo di prendere il mio culetto.

Senza esitazione e con la strada già aperta prese possesso del mio culo in un solo colpo facendomi male perché era entrato in profondità e smuovendomi lo stomaco.

Urlai per il colpo di spada ma poi cominciò a stantuffarmi con forza senza esitazione e fregandosene delle mie grida.

Lo aveva più lungo del primo e sentivo da dentro che le viscere si muovevano e mettendo la mano sulla pancia lo potevo sia vedere che sentire sul palmo della mano.

Iniziai a tenere gli occhi chiusi e sentivo quasi lo svenimento quando un liquido caldo come un clistere iniziava a farsi largo nel mio intestino.

Il piacere era immenso e io dal mio cazzetto in confronto ai loro venivo sul tavolo.

Anche quando lo tirò fuori provai un colpo si depressione che lo stomaco era come se volesse uscire fuori ma allo stesso tempo mi sentii vuota dentro.

Ero riempita ed era ormai parte di me quel cazzo che mi riempiva e mi faceva sentire donna e troia allo stesso tempo.

Mi sedetti su una sedia mezza sfinita e con i dolori allo stomaco; il culetto mi bruciava ma sullo stomaco avevo dei crampi.

Con occhi chiusi e pensando al piacere che comunque avevo provato continuai a sentirmi quei due cazzi neri dentro di me e come mi avevano allargato dietro.

Sentii nuovamente i due arnesi vicino la bocca; sentivo l’odore dello sperma e aprii la bocca naturalmente e con la lingua iniziai a leccare quel liquido appiccicoso.

Dopo circa un quarto d’ora iniziai a rivestirmi, ancora dolorante e sporco di sperma ovunque sulle cosce e i loro visi felici per quella scopata mi rendevano comunque grata.

Non pensavo di essere così troia e così larga da ricevere quei due bastoni. La strada era aperta.

Uscii dal negozio e uno di loro mi disse che il vestito potevo portarlo ma che la prossima settimana sarebbero arrivate nuove consegne e che ci sarebbe stato anche il fratello di uno di loro che mi avrebbe consigliato cosa scegliere, facendomi capire che era molto più “grande” di loro.

Dissi che ci avrei pensato………………… e che sarei passata sempre verso le 13:00 per stare più tranquilli.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Peter_Ray Invia un messaggio
Postato in data: 05/09/2014 19:34:11
Giudizio personale:
brava zoccoletta :-) comunque non sarebbero mai potuti arrivare allo stomaco ;-)

Autore: Mplf1 Invia un messaggio
Postato in data: 27/08/2014 13:45:12
Giudizio personale:
maschile e femminile in italiano lo insegnano alle elementari.che sei frocio si capisce lo stesso. che schifo.


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