i racconti erotici di desiderya

Domenica di luglio


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Luglio, tempo di sole, di caldo e di acqua. Tutti elementi che contribuiscono a svestire le donne e ad aumentare la libido.

Certo, bisogna anche essere pronti a cogliere le occasioni che il destino ti offre e io almeno una l’ho colta.

Era una domenica assolata, con un leggero venticello che contribuiva a sopportare il sole cocente in maniera più consona e io mi ero recato in piscina per trovare quel po’ di refrigerio e tranquillità che ognuno di noi cerca prima o poi. Dopo una breve ricerca di un posteggio (un consiglio: se lo volete all’ombra fatevi trovare a destinazione ancor prima che sia aperto!) e aver pagato il pedaggio d’ingresso, asciugamano in spalla e borsa in mano ero giunto a bordo vasca nella vana speranza di trovare un lettino libero; vana, ovviamente, perché una giornata come quella era l’ideale per un po’ di tintarella e quindi la ressa era cospicua. Deciso a rimanere comunque a bordo vasca, più che altro per evitare le classiche docce fredde poste ad ogni ingresso, cercai uno spiazzo dove potermi distendere e trovare la pace dei sensi; pace immediatamente turbata dalla mia vicina di telo, una splendida ragazza mora, dorata dai raggi solari come una dea, con addosso un costume, bianco sopra e scuro sotto, che faceva risaltare maggiormente le forme invitanti. Sono quasi sicuro che abbia pensato che mi fossi piazzato lì a fianco per poterla abbordare, ma se solo mi avesse conosciuto un po’ avrebbe subito concluso che ciò era impossibile, visto che le mie doti di latin lover sono alquanto scarse, per non dire pessime. Comunque sia, una volta preso posizione, mi lasciai avvolgere dall’atmosfera vacanziera e mi rilassai, coccolato dal calore del sole e dal suono della musica.

Probabilmente non sono capace di stare tranquillo al mio posto, perché di lì a poco ero già con l’occhio vispo e attento nell’illusione di poter recuperare una sdraio e poter apprezzare una sistemazione migliore per il mio corpo. Incredibilmente ebbi fortuna, perché spaziato lo sguardo su ogni angolo della piscina vidi un signore in procinto di lasciare il suo posto, perciò mi alzai e mi diressi repentinamente per evitare che qualcuno mi derubasse; questo non avvenne ma, anzi, notai che vicino al lettino da me individuato, ve ne era un secondo libero: perché, mi chiesi, non tenerlo occupato e provare ad offrirlo a quella ragazza? Un passo decisamente azzardato per me, ma mi convinsi che era giusto provarci e quindi lo feci.

Che disdetta quando mi rispose che non aveva intenzione di spostarsi! Ne rimasi molto male, perciò raccolsi la mia roba e presi possesso del mio posto, lasciando l’altro disponibile a chi lo avesse voluto. Però, malgrado il mio pessimismo, dovevo aver toccato la corda giusta, o almeno risvegliato il suo bisogno di una sistemazione migliore, visto che la vidi alzarsi per andare a rinfrescarsi alle docce e, nel passarmi accanto, dirmi che mi avrebbe raggiunto; forse una minima possibilità l’avevo.

Quanto sia ingenuo sarà chiaro a tutti ormai, perché sì, era venuta lì vicino a me, sì, mi aveva ringraziato di averle tenuto il posto, ma il nostro dialogo non era andato oltre a questo. Come detto poco sopra, non è nella mia indole fare il bonaccione e il simpatico, di conseguenza la lasciai a se stessa e alla sua abbronzatura. Ma guarda che imbecille direte voi e vi garantisco che anche io me lo dico: il ghiaccio ormai è rotto, perché non approfittarne? Sarà il carattere, sarà la situazione, il posto, la gente attorno o tutto questo assieme, di sicuro non feci proprio nulla, se non bagni di sole e di acqua.

Il tempo trascorse, la gente andava e veniva e alla fine anche la mia compagna considerò che fosse giunta l’ora di tornare a casa. Riposto l’asciugamano nella borsa si alzò e gentilmente mi salutò; avrei voluto dirle qualcosa, ma riuscii solamente a biascicare un semplice ciao prima di vederla allontanarsi, mentre l’acqua fresca della sua bottiglietta appena riempita alla fontanella filtrava un pochino dalle sue morbide labbra e le scorreva lungo il collo.

Preso coscienza che ormai avevo perso ogni speranza, mi distesi nuovamente e provai a rilassarmi. Devo essere riuscito davvero bene nel mio intento, visto che il lieve tocco alla mia spalla mi fece trasalire e quasi cadere dalla sdraio. Quale sorpresa ebbi nel rivedere quella fantastica creatura; mi chiesi come mai fosse tornata da me e la risposta fu lei stessa a darmela: purtroppo la sua auto a causa del caldo non aveva intenzione di ripartire e così, visto che ero stato tanto gentile in precedenza, voleva sapere se ero disposto a darle uno strappo fino a casa. Potevo dirle di no? Mi resi subito disponibile e le risposi che non sarebbe stato un problema per me, mi doveva dare solo il tempo di vestirmi. Detto fatto, in meno di cinque minuti ero pronto per lei.

Il tragitto non fu lungo e quindi mi trovai in breve tempo nella medesima situazione che poco prima avevo buttato, ma questa volta fu lei a trarmi d’impaccio: infatti mi chiese come avrebbe potuto sdebitarsi per il mio altruismo e io, deciso a non perdere nuovamente l’occasione propizia, le domandai se era disposta ad accettare un mio invito a cena per quella sera; la sua risposta fu affermativa e rimanemmo d’accordo di vederci a casa sua.

Estasiato dalla mia conquista, corsi a casa a prepararmi nell’attesa che il tempo trascorresse più velocemente fino al momento di raggiungerla. Alla fine giunse l’ora del nostro ritrovo e io, puntuale, mi feci trovare sotto casa sua. Suonato il campanello, mi sentii rispondere che ancora non era pronta e, che se volevo, potevo aspettare al fresco in casa anziché nel caldo dell’auto. Accettai ed entrai.

Aperta la porta la trovai avvolta dall’asciugamano con i capelli bagnati che le cadevamo in ciocche sulle spalle; ero a tal punto preso da quella visione che solo confusamente capii che era da poco uscita dalla doccia e che mi invitava a sedermi sul divano nell’attesa che finisse di prepararsi. Ammetto che sembrò fosse passato un solo istante quando mi si presentò davanti agli occhi vestita di tutto punto, truccata e con ai piedi sandali aperti che permettevano di ammirare i suoi piedi e che la slanciavano grazie al loro tacco a spillo. Ero allibito, stupefatto, non completamente cosciente della fortuna di averla incontrata ed aiutata, tant’è che diedi l’impressione di non stare bene visto che si protese per sapere se fosse tutto a posto, lasciandomi intravedere il suo seno attraverso la scollatura della sua camicia; le risposi che sì, andava tutto bene e che nella posizione in cui si trovava andava anche meglio, data la stupefacente visione. Notai il suo sguardo malizioso e intesi che la sua era stata una provocazione: infatti, assicuratasi che stessi bene, mi disse che in effetti tanta voglia di andare fuori non l’aveva e, se non fosse stato un problema, avrebbe preferito stare in casa nonostante oramai fosse pronta per uscire; ovviamente io non mi permisi di contraddirla perciò le risposi che per me andava benissimo ogni sua scelta. A questo punto, per creare un po’ di atmosfera, decise di mettere su della musica e quale fu il mio stupore quando alle mie orecchie giunsero le note di “You Can Leave Your Hat On”, la canzone di Joe Cocker utilizzata nel film “9 settimane e mezzo”; appena iniziò prese a liberare i pochi bottoni della camicia ancora chiusi e, sfilatesela, me la gettò in faccia. Me la tolsi immediatamente ma poi rimasi seduto immobile a guardare le sue movenze sensuali: dopo la parte superiore toccò alla gonna, che con un rapido movimento le scese lungo le gambe per poi essere gettata di lato, così me la ritrovai davanti agli occhi in intimo e con i tacchi! Che dea era, al cui confronto Venere sarebbe apparsa sciatta e senza alcuna possibilità di competere. Ormai ero in suo potere, del tutto ammaliato dalla suo erotismo che mi circondava e mi teneva stretto; mentre ancora la musica scorreva eccitante, mi si avvicinò inginocchiandosi e con movimenti sicuri mi sfilò la maglietta, tolse la cintura dai miei pantaloni e sbottonò quest’ultimi, lasciandomi poi lì a torso nudo e con la mia virilità cha spuntava dalle mutande attraverso l’apertura appena praticata. Così mi contemplò per qualche secondo fino a quando tornò da me e, abbassatasi, mi prese tra le sue labbra: la sentii scendere più e più volte, con la lingua che guizzava allegramente dalla punta fino alla base facendomi eccitare maggiormente ad ogni passaggio. Alla fine non riuscii più a contenermi ed esplosi in un’ondata di piacere che la investì quando si trovava a metà strada del suo viaggio; sicuro che si sarebbe allontanata in fretta, mi sorpresi invece vederla ancora avvinghiata al mio membro, intenta ad assaporare la mia gioia oramai palese. In seguito, dopo una veloce ripulita con un fazzolettino, continuò con il suo ballo incantatore, sfilandosi il reggiseno e lasciandomi gustare la visione di quei splendidi capezzoli turgidi che mi fissavano chiedendomi di conoscerli a fondo. Allora la attirai a me e li gustai a fondo, con morbidi passaggi di lingua e dolci morsi dei miei denti, fino a farla vibrare di piacere e uggiolare sommessamente; poi, pian piano, scesi lungo il suo addome mentre le mie dita esploravano la sua schiena fino a giungere al suo sedere sodo: qui lo presi tra le mani e lo strinsi per appagare la mia curiosità sulla sua consistenza e rotondità.

Adesso era lei in mio potere, così la feci sdraiare sul divano e letteralmente le strappai le mutandine per poi affondare il mio viso nell’incavo delle sue gambe: quale prelibatezza trovai, un dolce sapore di sensualità e sesso, così forte che sentii crescere nuovamente in me il desiderio, un desiderio talmente prorompente ed impellente che in un attimo tolsi pantaloni, mutande scarpe e calze e mi gettai su di lei. Fu un amplesso lungo, pieno di voglia da entrambe le parti, decisi ad esplorare e a conoscere i nostri limiti fino all’ultimo respiro. Durante quell’esibizione di piacere di ambedue, ricordo che la musica ci accompagnò sempre nel modo migliore, con musiche lente e ammalianti o veloci e travolgenti, quasi fosse consapevole di quello che succedeva in quella stanza. Fu una cosa straordinaria, che ci lasciò senza fiato fino a farci capitolare in un caldo abbraccio ed in un sonno ristoratore.

Quando ripresi coscienza, percepii l’odore del cloro: come era possibile? Lo era, perché mi trovavo in piscina! Era stato tutto un sogno? Un’incredibile visione del mio desiderio più profondo? Ebbene sì, era stato così e la conferma l’ebbi dalla bruciante scottatura alla mia povera schiena e dal costume bagnato, nonostante non avessi mai messo piede in acqua. Certamente non potevo aspettare che tanta grazia capitasse a me, ma mentre lo pensavo eccola lì al mio fianco a chiedermi se potevo aiutarla.

Che forse il sogno possa prevedere la realtà? Lascio a voi scoprirlo...


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