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Da etero a sborratoio (parte 05)

Autore: Ciuccia
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Da etero a sborratoio (parte 05)

Sono arrivato in anticipo sotto la casa di Martina, la mia Padrona. Visto che all'evento al quale mi porterà come cagna pompinara dovrò stare nudo ho indossato solo una tuta da togliere rapidamente ed il collare che mi ha ordinato di comprare.

Attendo in macchina stto la sua casa. Ho percorso nuovamente quel tratto d'autostrada nel quale è avvenuta la mia metamorfosi e percorrendola ho rivissuto quei momenti sentendo fortissimo il desiderio di essere nuovamente uno sborratoio.

Il tempo sembra non passare mai e la mia mente non riesce a pensare ad altro che ai cazzi che riempiranno la mia bocca. Ma ecco che il portone si apre ed appare Martina.
Stupenda, altera, sicura di sè, cammina decisa su tacchi vertiginosi, il soprabito che sembra appena appoggiato sul corpo slanciandolo, i capelli neri lisci lunghi, il trucco semplice con le labbra rosso fuoco che risaltano sulla pelle bianchissima.

Istintivamente esco dall'auto e le vado incontro ma è come se non mi vedesse. Cammina spedita verso la mia auto. La inseguo scompostamente e le apro la portiera posteriore dell'auto. Si accomoda lasciando un piede a terra. La gamba lunghissima si scopre completamente mostrando le calze autoreggenti. Ai piedi calza elegantissime scarpe in lacca nera con tacchi vertiginosi ma senza zeppa. Ardisco di guardarla in volto e mi fulmina con uno sguardo tranqullo e sicuro. Non reggo quello sguardo e mi inginocchio e bacio quel piede. Appena lo sfioro con le labbra lo ritrae a bordo dell'auto.
Mi alzo tenendo basso lo sguardo e chiudo la porta delicatamente.

Entro al posto di guida.

Sono immobile e non so come comportarmi. Sento il rumore. E' un moschettone con cui Martina ha fissato il suo guinzaglio al collre che porto.

Qualche altro secondo di silenzio imbarazzato rotto dalla voce sicura e dolce di Martina.
"Cosa aspetti alessandra? metti in moto ed inbocca l'autostrada, ci aspettano un paio d'ore di strada" e mi porge con due dita un biglietto con le indicazioni per raggiungere l'evento a cui parteciperemo. Le sue dita sono belle senza essere ecessive, le unghie lunghe appena oltre il polpastrello laccate di rosso. Prendo il bigletto ed avvio la macchina.
"Raccontami esattamente tutto quello che è successo quel giorno e nei giorni seguenti fino ad oggi." aggiunge.

Inizio a raccontare e contemporaneamente guido. Il guidare e raccontare vanno di pari passo, ormai percorro speditamente l'autostrada ed il mio raccolto si è fatto sciolto e fluente. Le racconto tutti i fatti e tutte le mie sensazioni, emozioni, speranze, paure, tutti i miei pensieri più reconditi.
Questa sorte di conferssione mi rassicura e scarica ogni mia tensione. In qualche modo ho offerto ai suoi piedi tutto me stesso e mi sono affidato a lei che durante tutto il percorso non ha pronunciato una parola.

Arriviamo a destinazione. Varco con l'auto il cancello corrispondente all'indirizzo e percorro una strada sterrata fino ad una grande casa. Non so cosa fare ma mi rendo conto che con quei tacchi la mia Padrona sarebbe stata in difficoltà a camminare sullo sterrato. Mi rendo conto di quello che fanno le auto avanti a me e faccio lo stesso. Mi fermo davanti all'ingresso. Esco dall'auto ed apro la porta alla mia Padrona. Mi inginocchio e le porgo il guinzaglio che è rimasto attaccato al collare che indosso.

Esce dall'auto lasciando cadere dalle spalle il soprabito che resta sul sedile. Solo ora mi accorgo che non veste nulla. In piedi accanto a me è stupenda, elegante, sicura ed incredibilmente la sua nudità non ha nulla di volgare.

Mi accorgo che si è fermata ad attendere e capisco che devo spogliarmi anche io. Goffamente mi svesto completamente ributtando i vestiti e le scarpe nell'auto. Mi inginoccio ai suoi piedi e li bacio. Le porgo nuovamente il guinzaglio.

Lo prende con naturalezza e si avvia all'ingresso. Ho qualche difficoltà a seguire il suo passo spedito a quattro zampe ed arranco goffamente guadagnandomi qualche violento strattone al collare.

Qualcuno prende entra la mia auto e la porta via mentre un'altra auto ne prende il posto.

Seguo la Padrona e mi accorgo che tutti la riveriscono inginocchiandosi al suo passaggio. Molti sono nudi o seminudi, altri indossano vestiti in pelle nera con elementi d'acciaio. Mi rendo conto che Martina, la mia Padrona, è l'unica donna, gli altri sono tutti maschi. Alcuni sembrano schiavi, altri in ruolo dominante.

Seguo la Padrona e mi accorgo che siamo in una grande stanza adibita a bagno. Ci sono diversi lavandini, alcuni wc, bidet, ed alcuni orinatoi e due docce. Mi conduce accanto agli orninatoi e prende in mano una catena fissata al muro. Stacca il suo guinzaglio dal collare ed attacca la catena fissata al muro.

Sono in ginoccio. Mi accorgo che la guardo proprio come un cucciolo ingenuamente guarda la padroncina. Senza scoporsi né darmi alcun preavviso mi sferra una micidiale ginocchiata in faccia. Cado rovinosamente a terra.

"alessandra, non devi mai permetterti di guardarmi in faccia, tu sei solo uno sborratoio non dimenticarlo mai" pronuncia senza scomporsi.

Mi sanguina vistosamente il naso ma riesco a ricompormi. Raggomitolato in ginocchio mi avvicino ai suoi piedi e li bacio con devozione.

Senza preavviso si allontana e posso soltanto sentire il ticchettio dei suoi passi.

Resto li a terra con una catena che limita i miei movimenti a meno di un metro dagli orinatoi.

Dopo pochi minuti un uomo si avvicina non curandosi minimamente di me e piscia nell'orinatoio. Dopo aver finito mi si para davanti con il cazzo scapellato e moscio ancora gocciolante di piscio. Capisco cosa desidera e raccolgo la sua cappella con le labbra e la accolgo con la mia bocca. Inizio a succhiarlo assaporando il piscio. Dopo poco estrae il cazzo dalla mia bocca e si allontana con mio dispiacere: mi ha usato solo per pulire la cappella dopo aver pisciato.

Appena si allontana un altro uomo mi si avvicina e si ferma davanti a me con le gambe leggermente divaricate. è completamente nudo salvo per un collare ed un cappuccio di pelle che ne ricopre completamente il volto. Presenta un minuscolo cazzetto davanti al mio viso. Senza farmelo dire prendo quel cazzetto tra le labbra ed inizio a succhiarlo. Dopo pochi istanti non è ancora eretto che mi sborra in bocca. E' strano perchè il liquido esce senza contrazioni, come se stesse pisciando, amarissimo e scarso. Quando ha finito continuo a succhiarlo mentre mi si ammoscia tra le labbra ma dopo un po' sento che qualcuno lo canzona "Sei contento? anche per quest'anno hai sborrato! Ah ah ah ah ah! Ora basta non prenderci gusto non sei qui per godere ma per servire". E rapidamente esce dalle mie labbra e si allontana.

La serata procede al di fuori del bagno ma io sono sempre in ginocchio a servire qualche cazzo. Cazzi grandi e cazzi piccoli, cazzi che mi scopano la gola con violenza e cazzi che si fanno succhiare, cazzi che si fanno solo pulire dopo aver pisciato e cazzi che mi piasciano in bocca facendomi bere tutto.

Ben presto perdo la cognizione del tempo ed anche le mie percezioni perdono di coerenza. Sono intontito là a terra con le ginocchia doloranti e sempre qualche cazzo in bocca. Bevo fiumi di sborra e più di qualche pisciata.

Il sonno si impadronisce di me e devo sforzarmi per non cadere addormentato nei brevi periodo durante i quali nessuno mi usa. Arrivo a sperare che arrivi presto un'altro cazzo così posso concentrarmi su di lui e non sento le ginocchia che mi fanno male o la testa che mi scoppia.

Il tepo passa lentissimo ed i cazzi si susseguono inesorabili nella mia bocca e nella mia gola. Mi fanno male la bocca e la gola per essere stato usato da tutti quei cazzi ma quando uno ne esce ne sento la mancanza fin che un'altro non ne ha preso il posto.

Lo stomaco è gonfio da tanta sborra ho ingoiato ed ho l'impressione di dover dare di stomaco ma resisto. Ho pisciato diverse volte non riuscendo a trattenerme ed ho le ginocchia immerse in una pozza del mio stesso piscio. Stò male ma mi sforzo per mantenere l'equilibrio e continuare a servire tutti i cazzi che continuano a susseguirsi.

Sono stremato e continuo a farmi usare da cazzi senza sosta quando improvvisamente mi ritrovo con la bocca vuota. Non riesco a capire cosa stia succedendo ma l'assenza di un cazzo tra le mie labbra mi mette a disagio. Mi occorre qualche minuto per riuscire a riprendere il controllo e mettere a fuoco quello che accade accanto a me. Vengo colpito da un forte getto d'acqua fredda. Mi stanno lavando, lavando come si lava una bestia zozza. Dopo l'acqua fredda mi insaponano con spugne ruvide e poi mi sciacquano ancora. Mi danno da bere qualcosa di disgustoso.

Tutto finisce e resto in ginocchio, solo, bagnato, tremante.

Sento che si avvicina un tacchettio dei passi. E' la mia Padrona! Si ferma davatni a me ed io mi inginocchio a baciarle i piedi devotamente. Sono distrutto e provato la le ore passate sono state tremende e stupende. "Brava alessandra, hai succhiato cazzi per oltre trenta ore." dice con voce divertita "ora ti porto a riposare un po' che domani devi guidare."

Mi stacca dalla catena collegata al muro e riattacca il suo guinzaglio. Si allontana decisa strattonandomi violentemente e devo faticare non poco per riprendere il controllo della situazione e seguirla. Salire le scale è particolarmente doloroso con le ginocchia che mi fanno malissimo ma poter camminare accanto ai piedi di quella Donna stupenda mi da la forza per superare il dolore e l'indolenzimento. Entriamo in una stanza, la stanza della Padrona. "Tu dormirai qui, alessandra" ed indica con il piede un tappeto a terra. Proprio come un cane! Mi posiziono sopra la mia cuccia e le bacio devotamente il piede. Mi stupisco della gratitudine che provo per quella Donna stupenda che mi ha ridotto in quelle condizioni. In verità mi ha dato la possibilità di realizzare la mia vera natura: essere uno sborratoio!

Scollega il guinzaglio e si allontana. Io crollo in un sonno profondo appena si allontana.

Lentamente passo dal sono al dormiveglia. Posso sentire il calore del sole ed il dolore del corpo e della gola. Dovrei andare in bagno ma non so cosa fare così resto nella mia cuccia.

Dopo un periodo indefinito trascorso nel domiveglia entra nella stanza la Padrona. Ma non è come prima, veste la divisa dell'autogril che ne nasconde completamente il fascino e le forme facendola apparire scialmbetta. "Ricordi cosa ti avevo promesso, alessandra?"

Ci metto alcuni secondi a riprendermi e senza osare guardare più in alto delle sue scarpe da ginnastica rispondo "No, Padrona."

"Mettiti a quattro zampe cagna... " dice sorniona.

Eseguo con qualche difficoltà perché sono dolorante ed indolenzito.

Improvvisamente vengo raggiunto da un micidiale calcio sulle palle. Stramazzo a terra rovinosamente.

Mentre mi sforzo per rimettermi a quattro zampe ricordo le parole che mi disse, che la volta seguente mi avrebbe calciato sulle palle più forte.

E stava mantenendo la promessa. Appena riesco a raggiunrere faticosamente la posizione a quattro zampe un nuovo micidiale calcio mi devata le palle facendomi sobbalzare e cadere. Colpi precisi, micidiali, dati con calma e senza scomporsi.

Ho perso il conto delle volte che mi ha colpito ma credo che abbia continuato inesorabile per quasi mezz'ora. Ora sono ansimante a terra e non posso fare a meno da baciare quei piedi che mi hanno colpito con tanta crudeltà.

Quando è soddisfatta mi riattacca il guinzaglio al collare ed esce dalla stanza costringendomi a seguirla. Scendiamo le scale e scenderle e ancora più difficoltoso e doloroso che salirle. Usciamo e ci aspetta la mia macchina.

La porta posteriore è aperta e si accomoda lasciando il piede a terra come quando andai a prenderla a casa. Devotamente le bacio il piede fin che ritrae il piede. Rimanendo in ginocchio chiudo la porta e mi avvicino al sedile di guida. Trovo li i miei vestiti e le mie scarpe. Mi alzo e mi sorprendo a trovare innaturale la posizione eretta. Stiracchio le braccia e respiro profondamente. Provo insopportabile l'assenza di un cazzo nella mia bocca!

Mi metto al posto di guida in un silenzio surreale. Capisco dal vestito che indossa che devo riportalra all'autogril dove l'ho conosciuta.

Fermo la macchina. Stacca il suo guinzaglio dal mio collare, scende ed immediatamente scompare dalla mia vista.

In uno stato di vuoto surreale riparto e mi riavvio verso casa.

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racconto frutto delle mie fantasie e dei miei desideri

alessandra sborratoio svuotacazzi

(Graditissimo ogni commento e contatto)


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Fonteborea Invia un messaggio
Postato in data: 20/05/2012 04:32:38
Giudizio personale:
che schifo


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