i racconti erotici di desiderya

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Il telefono che squilla, la lavastoviglie che non funziona, il gatto che reclama il suo cibo. In televisione le solite televendite, tra la posta le puntuali bollette, il letto ancora da rifare. Stop! Stacco il telefono, svuoto la lavastoviglie, spedisco il gatto in terrazza, spengo la tv, sbatto la posta in un cassetto e il letto si rifarà da solo. Stop! Se il buongiorno si vede dal mattino quella sarebbe stata una giornata di merda. Mi butto sul divano in mutande, provo a toccarmi un po' per rilassarmi, ma niente, ero un boscaiolo senza la sua sega. Stop! Allora me ne sto inerme a guardare il soffitto e lentamente chiudo gli occhi, mi assopisco piano piano, dolcemente e.... briiii briiii... il citofono! Eh no, mi rifiuto, chiunque sia non sarà mai più importante del mio divano. Briii briiii.... e due, non sarà mica il postino? Esiste la cassetta della posta apposta no? Briiii briiii...e tre, quindi non è il postino. Ma allora chi cazzo rompe i coglioni alle dieci del mattino? Mi alzo e mi affaccio alla finestra. Un venditore ambulante, di colore. Sono sorpreso, incuriosito e improvvisamente risvegliato. Lo faccio salire, non mi vesto neanche e rimango mezzo nudo. Gli apro la porta con un sorriso smagliante. Lui mi guarda stranito. E' davvero carino, giovane e scuro scuro, con gli occhi più neri che abbia mai visto e due labbra enormi. Lo faccio entrare e lo faccio accomodare in cucina. Apre subito quel borsone enorme che si portava dietro e comincia a mettermi sul tavolo l'impossibile: collane, mutande, cerotti, cd, fazzoletti, cinture, bonghi. Intanto gli offro un succo di frutta. Mi mostra tutto. Mi dice di essere nigeriano e di avere ventisette anni. Non lo ascolto, lo desidero e basta. Il cuore mi batte, sono agitato e non so cosa fare. Poi di getto, con l'idea di non aver nulla da perdere, almeno che non mi puntasse un coltello alla gola, gli offro di comprare cento euro di merce se mi avesse mostrato il cazzo. Così, deciso,brusco,intraprendente, fuori di testa, allucinato. Lui mi guarda come se fossi un pazzo maniaco.Io sorrido, in quel momento si accorge che ero in mutande. Fa per rimettere tutto nel borsone, indispettito, irritato. "Mi piacciono gli uomini e vorrei solo vederti nudo,tutto qui", gli dico quasi piagnucolando, e aggiungo" ti dò cinquecento euro". Che follia! Mi alzo, vado in un cassetto e gli mostro tanti biglietti arancioni. Lui smette di riempire il borsone e mi dice: " Io piaccio a te così tanto? Solo vedere nudo?" Annuisco,con gli occhioni da cucciolo ferito, con un mezzo sorriso sulle labbra, vergognoso e improvvisamente intimidito. Dov'era finito tutto il mio coraggio? "Ok", mi dice, " cosa fare io?" Ecco il mio coraggio ritornare. La lavastoviglie si accende improvvisamente. Gli faccio cenno di seguirmi e lo porto in bagno. "Spogliati, puoi farti una doccia" E lui comincia a spogliarsi tranquillamente: il giubbotto, la camicia, le scarpe, i jeans, la maglietta, i calzini. Era in mutande davanti a me. Quegli slip bianchi su quel corpo nigeriano così scuro e lucido come l'ebano, quella corporatura tonica e prestante, quel profumo selvaggio che mi inebriava fino a perdere la lucidità. Intanto squilla il telefono. Se ne sta lì quasi nudo davanti a me, vedo il suo imbarazzo e mi dispiace, allora mi tolgo io le mutande e con il mio solito malizioso sorriso lo invito a seguirmi. E' finalmente nudo. Rimango incantato davanti a quel cazzone nero che era strizzato negli slip e quelle palle grosse che penzolano informi in uno scroto abbondante. Tutti quei peli ricci e fitti mi facevano impazzire. La cappella chiara circoncisa e quel culo così sodo e muscoloso in cui avrei voluto subito soffocarmi. Sento il gatto che miagola. Per aprirgli l'acqua calda gli passo vicino e il mio cazzo già duro e bagnato sfiora la sua gamba, ho un sussulto. Entra nella vasca e comincia a bagnarsi, non è assolutamente eccitato ma in fondo non era quello che volevo. Il mio cervello aveva già avuto una serie infinita di orgasmi nel momento in cui quel ragazzo ha messo piede in casa mia. Mi appoggio al lavandino, lo guardo incantato, non resisto, e da quel metro e mezzo che ci divide comincio a masturbarmi dolcemente. Lui fa finta di niente. S'insapona, si bagna. Di nuovo un attacco di follia : "Posso lavarti?" gli chiedo con la voce spezzata. Non mi risponde, è come se gli fosse indifferente. Non mi fermo,prendo la spugna e comincio a passargliela sul petto,delicato.Lui se ne sta immobile, pietrificato. Allora faccio a modo mio. Lascio cadere la spugna nella vasca, mi verso del bagnoschiuma nelle mani e gliele passo sul petto,massaggiandogli i capezzoli, girando intorno all'ombelico, sfiorandogli il pube.Non reagisce. Allora m'inginocchio per non spezzarmi la schiena e comincio a passare le mie dita insaponate sul suo cazzo, premendolo per tutta la sua grossezza, contornandone la cappella e con due mani stringere le sue enormi palle e girare, premere, tastare, tirare. Sento che tra le mie mani la pressione sale, comincia a irrigidirsi, diventa sempre più sodo, si allunga a dismisura. Lui ha gli occhi chiusi. Ormai è gonfio e potente, lo masturbo con due mani, con l'acqua che scorre e la schiuma che scivola. Lui dischiude i labbroni in un labile fremito. Avvicino la mia faccia tra le sue gambe e lo inghiotto. Non mi sta in bocca, è grosso e caldo. Succhio la cappella con avidità e lo masturbo sempre con due mani. Lo tengo in bocca e frullo con la lingua, la mia saliva si mescola alla schiuma. Voglio godere,voglio impazzire, il mio sogno si sta realizzando nella mia bocca. Allungo una mano nella vasca e prendo quel tubo di bagnoschiuma, lui non si accorge, ha gli occhi chiusi e si lecca le labbra. Io accovacciato davanti a lui mi infilo quel tubo bagnato nel culo, diretto, senza dolore, per essere riempito dentro oltre che davanti. E'ora, non è più immobile,sta fremendo,sta vibrando nella mia bocca, è ora, con le mani mi afferra la testa e spingendomi nella gola viene, e sento la sua sborra bollente e acidula che scalda le tonsille, quasi soffocato dal cazzo e dal suo succo butto giù tutto, aspirando avidamente l'ultima delle sue gocce, fino a sentirlo ammosciare in bocca. Silenzio, ho il respiro affannato, il tubo ancora nel culo. Adesso è lui che sorride. Termina la doccia, m'infilo l'accappatoio. Si riveste. Torniamo in cucina. Beviamo un succo di frutta. Mi sembra tranquillo. Gli dò i suoi cinquecento euro. Mi ringrazia ma sono io a ringraziare lui. Mi lascia l'intero borsone e se ne va.



La mattinata ha finalmente preso una piega diversa, ma ora che la lavastoviglie funziona e il gatto ha mangiato, che ho risposto al telefono e in tv c'è Costanzo, come le pago le bollette?


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Lupofriulano Invia un messaggio
Postato in data: 25/08/2010 17:54:34
Giudizio personale:
bene hehehe

Autore: Mandrillo69lui Invia un messaggio
Postato in data: 25/04/2010 10:24:10
Giudizio personale:
Vorrei essere io al posto di quel nero, Ciao........

Autore: Genau Invia un messaggio
Postato in data: 10/03/2008 20:09:59
Giudizio personale:
sei proprio un bravo narratore


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