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Come è bello fare l'amore con una donna, sopratut

Autore: Duedinoi
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Un bambino appena nato viene nutrito al seno dalla madre, si istaura quindi un rapporto dove ci sono tre soggetti in campo. Il bambino/a, la madre, il seno.

Non vi è dubbio alcuno che il bambino anche se solo in tenerissima età, ha tutte le caratteristiche fisiche e fisiologiche dell’adulto, compresa la sessualità. Si genera un rapporto profondo fra il bambino stesso e la madre che offre il suo seno morbido e caldo, dispensatore di cibo. Questo rapporto così intenso, anche se attutito dalle migliaia di esperienze che si sovrapporranno nel corso della vita, rimarrà sempre presente nella psiche dell’adulto. Questo fatto giustifica il morboso piacere che l’adulto prova nel vedere un seno nudo, florido, prosperoso e spiega come tante donne inconsciamente vogliano ingrandirlo laddove lo avessero a loro modo di vedere troppo piccolo. Competizione femminile per accaparrarsi il maschio “migliore”.

Ma l’abitudine, la consuetudine, ad avere a che fare col seno della madre riguarda anche noi femminucce. La cultura e le religioni hanno da sempre bollato i rapporti omosessuali ed è comprensibile considerando che nell’antichità era cosi difficile avere una discendenza a causa dell’altissima mortalità infantile. Ma ai giorni d’oggi, questo problema non sussiste più, la mortalità è vicina allo zero e avere un figlio dipende solo dall’effettivo desiderio di dare vita ad una nuova creatura. Il limite culturale della eterosessualità appare antiquato, se si considera l’eventuale rapporto con un membro dello stesso sesso, come un puro esercizio di piacere.

Quante volte mi ero trovata ad osservare una bella ragazza e a desiderare di toccarla, vedere il suo corpo pieno, le sue forme cosi femminili, il suo viso ben disegnato. Avevo sempre bollato questo impulso come nato dalla normale solidarietà femminile, fatta di segreti che non fossero altro che quello speciale rapporto di amicizia che noi donne spesso abbiamo verso i membri del nostro stesso sesso. Però sentivo che c’era di più, il desiderio di toccare non poteva solo essere “solidarietà femminile” , quando qualche volta mi era capitato di entrare in “sala di coppie” di un club privè, e non riuscire a rimanere insensibile nel vedere i corpi nudi delle ragazze mentre facevano sesso con i loro maschietti di turno. La loro pelle liscia, ambrata, quella leggerissima peluria bionda che brillava nella fioca luce delle abatjour, il loro viso preso dal piacere della penetrazione, la schiumetta bianca sulle loro grandi labbra, ciprina “montata” dai colpi forti e continui dei cazzi che le scopavano, i muscoli tesi, il lucido del sudore, i loro gemiti…. Come avrei voluto toccarle e attraverso quel tocco stabilire un rapporto carnale con il loro corpo, le loro fantasie, sentire che il loro piacere si sarebbe trasmesso anche al mio corpo….

Quella sera Tonino, il lui di una coppia che avevamo conosciuto al Royal, ci propose di entrare in stanza con un’altra coppia che avevamo visto in giro poco prima. Lui avanti negli anni, lei stupenda biondina diciottenne o poco più. A me e Marco, il mio compagno, non piaceva chiuderci nelle stanze, ci sembrava che solo per il fatto di aver deciso che da quel momento sarebbe dovuto succedere qualcosa, tutto sarebbe stato meccanico, obbligatorio.

Lasciammo che fossero le altre due coppie ad iniziare i giochi.

Francesca, la biondina, si cominciò a spogliare sgusciando da un tubino rosso lamè che le disegnava il corpo ancora acerbo, gli altri la seguirono a ruota, la compagna di Tonino fu presto preda del compagno di Francesca che si gettò fra le sue gambe ingordo della sua vulva piena e carnosa. Con un volteggio, Grazia gli fu sopra in modo che anch’essa potesse godere del suo membro fra le sue labbra, Tonino nel frattempo lisciando la pelle del suo cazzo, lo fece diventare ben duro e guardandomi mi invitò a salire sul letto. Mi sentivo fuori posto in quel momento, ma avevo già fatto sesso altre volte con lui, perciò mi spogliai piano pensando che in fondo lo conoscevo e sapevo quanto fosse bravo e resistente, non sarebbe stato invadente se non me la fossi sentita. Mi sedetti un po’ impacciata sul bordo del grande lettone, mentre Marco osservava con i pantaloni abbassati l’evolversi delle situazioni. Anche Francesca osservava in ginocchio col busto eretto il fraseggio fra me e Tonino. Aveva compreso che io non ero ancora calda abbastanza per cominciare davvero.

Fu brava e dolce insieme, capì il mio imbarazzo, mi guardò negli occhi teneramente ed avvicinò le sue labbra alle mie. Ero imbarazzata, la volevo ma nello stesso tempo c’era una vocina che dentro di me diceva di fuggire. Non volevo deludere le sue aspettative, mi dissi che se non coinvolta avrei sempre potuto rifugiarmi fra le braccia di Tonino che tanto non aspettava altro.

Sentii le mani fine e fredde di Francesca accarezzarmi i fianchi, le spalle. Il suo tocco era delicato rarefatto, pareva di un uccellino impaurito che volesse rifugiarsi fra le ali della sua mamma. L’ abbracciai teneramente mentre le mie labbra le baciavano il viso. Era come se ci fossimo conosciute da sempre, anche lei mi abbracciò con dolcezza, la massa dei suoi capelli biondi carezzava la pelle delle mie braccia, alla luce fioca delle abatjour il suo sguardo incrociò il mio, i suoi occhi azzurri catturarono i miei, voleva di più, voleva tenerezza. Il mio abbraccio divenne intenso e fu dal suo ricambiato, fu come se improvvisamente tutto quanto intorno a noi non esistesse più, sentivo il suo corpo nudo toccare il mio, i suoi seni riempire perfettamente l’incavo delle mie mani, i suoi capezzoli ergersi al passaggio delle mie dita e cosi i miei al passaggio delle sue. Presi a baciare le sue labbra delicatamente, volevo che fosse tra noi un gioco al rialzo, ad ogni azione se ne sarebbe succeduta un’altra più intensa. Lei tirò fuori la sua lingua ed io dischiusi le mie labbra perché si infilasse impudica a cercare la mia lingua, cosi fu ed in un attimo il bacio diventò appassionato, le nostre teste si reclinavano da una parte all’altra perché le bocche potessero prendere sempre la posizione migliore al fine di frugare, cercare, penetrare, baciare.

Le nostre mani cominciarono senza che le comandassimo a toccare il corpo dell’altra. Una esplorazione attenta, senza limiti. Eravamo in ginocchio una di fronte all’altra. Sentii come brividi corrermi dallo stomaco giù fino dentro la vagina, percepii il mio clitoride indurirsi e le pulsazioni del sangue gonfiarlo e tenderlo. Francesca intuii che volevo essere toccata li, e lo fece. Fu come una scarica elettrica, rimasi per un attimo senza fiato, assaporando questo nuovo piacere, i brividi si concentrarono allora sul clitoride, nella vagina, un calore rotondo mi pervadeva tutto il basso ventre, i pensieri si accavallavano in immagini erotiche senza pausa, volevo che mi penetrasse, che le sue dita mi scavassero dentro come un membro maschile, e così fece, prima un dito poi due si insinuarono nella mia fica bagnata, scivolosa, ed altre scariche elettriche attraversarono il mio cervello, mi abbandonai al suo corpo minuto, sentivo salire come un’onda l’orgasmo che di li a poco mi avrebbe sconquassata. In un attimo di lucidità, compresi che se ciò fosse successo, tutto non sarebbe stato come prima, quel prima che volevo prolungare all’infinito.

Baciai Francesca con passione e con passione ricambiata da lei. Spinsi il suo corpo come un giunco, lei si piegò indietro sempre inginocchiata e ciò le apri le labbra della vulva in un gesto di offerta per la mia bocca avida, mi gettai con foga fra le sue cosce, volevo le sue carni tenere, i suoi umori salati, il suo odore selvaggio. La baciai, la succhiai, presi il suo clitoride fra le mie labbra e lo mandai avanti e indietro come avrei fatto con il cazzo di un maschio, cercai di penetrarla con la lingua. Sentivo i suoi ansimi sempre più forti, il suo ventre contrarsi sotto le mie mani. Volevo che non finisse mai di godere, ma nello stesso tempo volevo godere con lei.

Velocemente mi girai sopra di lei e le offersi la mia vulva mentre di nuovo mi impossessavo della sua. I miei gesti erano oramai automatici, rispondevano ad un rituale che avevo imparato nei pochi minuti precedenti, così potevo concentrarmi sul piacere che Francesca mi stava dando succhiando le mie labbra carnose, il mio clitoride teso.

Era un incanto, i nostri corpi erano diventati una sola cosa, vibravano all’unisono.

L’orgasmo ci prese nello stesso istante, e fu lacerante, potente, universale. Non ci vergognammo delle nostre grida lasciammo che uscissero piene, animali. Un ruggito.

Ansimammo per un po’ ancora aggrovigliate. Nelle nostre vagine le onde del piacere si infrangevano sulla battigia dei nostri sensi senza quasi placarsi.

Mancava ancora qualcosa, pensai.

E fui subito accontentata, Tonino che non si era perso neppure un attimo delle nostre manovre, aveva indossato il preservativo sulla sua asta tesa e dura come marmo.

Mi prese per i fianchi sollevandomi un pochino, quel tanto che gli consentì di portarsi all’altezza della mia fica e senza aspettare il mio consenso me lo sbattè dentro con un colpo secco cominciando subito a pomparmi il suo arnese nella vagina. Era quello che mi mancava, volevo sentirmi riempire e svuotare, su fino all’utero. Volevo il maschio, la sua forza da contrapporre alla delicatezza di Francesca. In un attimo anche lei fu presa da quello che stava succedendo proprio sopra il suo viso e ne rimase estasiata, io le ficcai tre dita nella vagina come per trasmetterle le sensazioni che provavo.

I testicoli di Tonino le sfioravano il viso ed ogni tanto lei riusciva ad afferrarli con le labbra, con le mani gli aveva cinto le natiche per dirigere il ritmo della penetrazione dentro di me. Durò interminabili minuti di passione e ad ogni colpo sentivo ricrescere dentro di me l’orgasmo fino a che sospinto da un’onda particolarmente forte venni una seconda volta crollando spossata sul corpicino di Francesca madido di sudori. Tonino si tolse il preservativo e mentre io freneticamente penetravo con le dita gli ultimi sussulti del poderoso orgasmo di Francesca, lui le venne sul viso, sulla bocca che lei aprì con ingordigia per non perdersi neppure una goccia di quel nettare prelibato.

Ci abbandonammo esausti sul letto mentre Marco, spettatore discreto spruzzava il suo seme su di noi nel suo meritato orgasmo.

Da quel giorno ho rivisto Francesca una sola volta, chi sa quali altre avventure hanno costellato la sua giovane vita, sono però convinta che quell’esperienza ha popolato e popola ancora i suoi sogni erotici, cosi come i miei.











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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Pippo16 Invia un messaggio
Postato in data: 17/05/2008 22:26:10
Giudizio personale:
molto eccitante per la NON volgarità delle azioni descritte
ciao

Autore: Carino6423 Invia un messaggio
Postato in data: 04/04/2008 12:30:20
Giudizio personale:
direi che le sensazioni scientifiche ..... hanno lasciato il posto all\'eros ed all\'eccitazione, mi hai portato a eiaculare ancor di più.

Autore: Graziatato Invia un messaggio
Postato in data: 03/04/2008 11:20:21
Giudizio personale:
si indubbiamente una di quelle serate da ricordare ......tanti bacioni da parte nostra Grazia&Tato

Autore: Duedinoi Invia un messaggio
Postato in data: 03/04/2008 08:25:12
Giudizio personale:
non solo eros ma anche un po di spiegazioni scientifiche........


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