i racconti erotici di desiderya

Collega o ""parona""??

Autore: Xyxo
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Avevo conosciuto Eva come collega di lavoro, non era la ragazza dei miei desideri, ma si era istaurata un’ottima amicizia, di quelle con cui ti confidi e chiedi consiglio, scambi opinioni, pensieri.



Uscivamo insieme anche a fare shopping, aveva imparato a conoscere i miei gusti, mi consigliava cosa indossare, cosa scegliere insomma mi conosceva bene; cosa che a me non riusciva poiché poneva un muro, non dava modo di scavare nella suà personalità, non ti diceva se aveva un ragazzo od altre cose personali, ma ciò non mi disturbava ed io continuavo ad essere un libro aperto, neo suoi confronti.



Iniziò a venire nell’alloggio, presso la foresteria che l’Azienda mi forniva in quanto provenivo dalla sede di un’altra città e queste mie permanenze fuori sede erano frequenti. Accadde che improvvisamente un giorno ci trovammo abbracciati e scoppiò un bacio che mi lasciò sorpreso.

Mi disse che aveva voglia di giocare con me, ma la regola era che io non dovevo chiedere e fare nulla, altrimenti avrebbe interrotto questa piacevole parentesi.



Il gioco che era diventata un’abitudine, mi portava ad essere nudo sul letto in balia delle sue fantasie: lunghe leccate ovunque, stimolazione del pene con mani piedi o qualsiasi cosa che le veniva alla mano, baci interminabili e perversi, il tutto alternato ed ogni emozione controllata, contrastata, da solchi che mi lasciva con le sue unghie abili ed affilate. Scoprivo ogni giorno un lato di lei che mi incuriosiva, la mia sorpresa per questo “piacere”, cominciai a interessarmi al BDSM, leggendo qualche rivista, di nascosto.



Durante i rapporti che avevamo, non mi dava mai modo di sfogare l’eccitazione accumulata se non alla conclusione di un lungo ed estenuante percorso stabilito da Lie, dalla sua mente e comunque dopo 3 o 4 a volte di incessanti stimolazioni. La mia eccitazione a volte mi portavava a spingermi oltre, soprattutto quando mi offriva di assaggiare la sua “fessurina”, provavo a tentare di penetrarla, quando si strusciava sul mio membro, ma lei si fermava o comunque evitava di cedere e spesso “minacciava” di andarsene e concluder il “SUO” gioco per sempre.



Mi sentivo vittima di questo suo gioco che comunque, nonostante la mia impossibilità di reazione, m’intrigava sempre più, mi piaceva essere in balia dei suoi desideri.



Col tempo i suoi giochi diventarono gradualmente sempre più perversi, alternava piacere e dolore provocato dalle sue unghie o per mezzo di ciò che poteva avere a disposizione, mi accarezzava i miei lunghi e folti capelli e poi li tirava procurandomi dolore al momento opportuno.



Con grande stupore iniziò ad eseguire dei pompini interminabili ove raggiungevo il massimo orgasmo ma Lei, mentre venivo raccoglieva tutto il seme con la sua bocca, il che mi faceva estremamente piacere, ma sono rimasto immobile contrariato quando improvvisamente con la bocca piena si avvicinava alla mia, provava a baciarmi; io la prima volta cercai di non aprire bocca, ma lei mi prese per le palle e con una mano sotto la gola mi fece spalancare la bocca e mi infilò tutto.



MI fece assaggiare e deglutire con forza il mio seme ed appena riuscì a parlare mi disse con decisione di non provare mai più a rifiutarmi pena termine del gioco. Rimasi spaventato ed eccitato e non mi opposi mai più al suo volere, era solo l’inizio delle mie prime umiliazioni. Mi trovai legato con le mani dietro la schiena, impossibilitato nei movimenti in balia di Eva che mi sorprendeva ogni volta di più. A volte mi diceva che se tutto ciò non era di mio gradimento avrebbe posto fine, ma io arrivai a confessarle che tutto ciò mi piaceva e che avrei fatto qualsiasi cosa pur di non interrompere le sue sessioni di gioco, rendendomi conto che forse quelle parole erano troppo grandi per uscire dalla mia bocca, tememdo per la loro interpretazione.

Una sera, dopo essersi assicurata la mia fiducia per l’ennesima volta, non ci pensò molto, mi fece portare al culmine dell’eccitazione, fase in cui io abitualmente perdo la testa quasi non rendendomi conto di cosa stò facendo, da li a poco sarei scoppiato in un immenso getto, ed in questo frangente, mi trovai le sue dita infilate nel sedere, tra il mio stupore e la perplessità dell’azione che mi fece impazzire, godevo da matti e la sensazione mi rendeva strano, al punto chele chiesi se era normale poter provare questo piacere o se mi fosse accaduto qualcosa di strano pur essendo Maschio.



Eva sorrise a questi miei pensieri, mi tranquillizzò, inoltre anche lei godeva a nel vedermi così eccitato ed ogni volta esagerava al punto di penetrarmi con più dita mettendomi alla pecorina e sfiorandomi la cappella mi agitavo all’impazzata procurando mugolii che venivano soffocati da due cuscini posti davanti alla mia faccia, talvolta l’eccitazione era fermata ed alternata da dolori che mi procurava nei modi più svariati con oggetti appuntiti lungo il corpo, schiaffi, graffi sulle palle, stavo vivendo la mia dimensione di essere sottoposto alla volontà altrui.











Prima parte



































Seconda Parte





Col tempo…..





Una volta , al termine di una giornata lavorativa le proposi come al solito di fare un giro presso un centro commerciale, per poi andare a mangiare un boccone prima di rincasare, mi spiegò che non poteva e quindi rinunciai, rincasando subito al mio alloggio. Mentre facevo la doccia mi chiamò e mi chiese se volevo uscire a mangiare con lei ed accettai.



Mi venne a prendere sotto casa e mi disse che saremmo andati dalle sue parti ma prima dovevamo passare a prendere una sua amica.



Giunti a casa dell’amica, scese per suonare il campanello, salì le scale ed io rimasi in attesa sull’auto. Non trascorsero due minuti che mi chiamò la telefono dicendomi di raggiungerla al terzo piano indicandomi il nome sulla porta.



Salii le scale e giunto sul pianerottolo Eva mi raggiunse e mi disse di entrare, mi presentò alla sua amica Elena che mi fece accomodare in salotto dopo i convenevoli, cominciammo a parlare.



Mi fecero sedere su una poltrona e Eva si trovava appoggiata sul bracciolo di questa, al mio fianco e mentre scambiavo due parole con Elena, trovò subito il modo di mettermi in imbarazzo, sfottendomi su alcuni colpi di sole che erano presenti tra i capelli.



Cercai di giustificarmi con Elena , a riguardo, spiegandole che avevo partecipato ad una manifestazione in cui, la parrucchiera del mio paese, mi aveva chiesto di posare per lei creando questi colori; Elena, approfittò ed appoggiando gli scherni di Eva riguardo la mia chioma, in modo scherzoso mi apostrofò come un frocetto.



Il che mi mise in imbarazzo, non sapendo come reagire davanti ad una persona che avevo appena conosciuta e che sinceramente avrei mandato a quel paese, se solo il tono fosse stato più serio, ebbi modo di ribattere, dicendo loro, che l’unica cosa di femminile che al limite avrei mai potuto avere di femminile era la varicella….. ma Elena continuò ad insistere dicendomi che se fossi stato un uomo virile senz’altro avrei avuto un ‘acconciatura nettamente più corta e magari fatta da un barbiere come sa status.



Lasciai cadere il discorso, avrebbero continuato a sfottermi ed Eva mi fece accomodare in cucina ove Eva aveva preparato un aperitivo con due stuzzichini, quindi dopo essermi seduto assaggiavo il quanto preparato.





Mentre ero seduto avevo Eva dietro le spalle che mi massaggiava le spalle e di fronte Elena che mi parlava del suo lavoro; Eva sapeva di farmi venire i brividi lungo la schiena sfiorando le sue unghie anche sulle braccia; improvvisamente scese lungo le braccia ed avvicinandomi i polsi mi trovai immobilizzato da un paio di giri di nastro da pacco.



Rimasi stupito e guardai Elena che mi era di fronte come per dirle – Ma che combina Eva?? , cosa stà facendo??–

Mi alzai in piedi ma Eva cerco di farmi sedere mentre Elena che aveva sgranato gli occhi pronunciando un sorriso mi spingeva nuovamente sulla seggiola ove un nuovo giro di nastro mi immobilizzo il petto allo schienale ed i piedi alle gambe della seggiola.



Ero terrorizzato non riuscivo a comprendere, ed il mondo mi crollò addosso quando. le due ragazze si avvicinarono una al fianco dell’altra a guardarmi con soddisfazione e con mia sorpresa si scambiarono un lungo bacio saffico, facendomi crollare nello sconforto totale, avevo compreso di essere caduto in una trappola a cui ero stato preparato nel tempo da Eva.



Preso per i capelli da Eva e per le palle da Elena, venivo spogliato completamente; nonostante cercassi di divincolarmi, mi trovai costretto ad eseguire i loro ordini e con tanto di mal di pancia procuratomi dalla morsa alle palle, mi fecero sedere su un’altra seggiola a cui ero giunto andando all’indietro guidato da Elena che non mollava la presa.



Dopo avermi accuratamente legato i polsi e le caviglie, con dei cinturini di pelle, mi bendarono con un paio di occhiali da piscina debitamente oscurati. Agli anelli posti ai lati delle cavigliere veniva fissata un’asta metallica che mi teneva le gambe allargate. Mi fecero alzare ed un a volta appoggiato al muro con il mio viso su di esso sentivo le loro mani che mi sfioravano ovunque.



Questo mi fece tranquillizzare, anzi conoscendo Eva, questa nuova circostanza stava già procurandomi piacere, e si notava.



Improvvisamente le mie gambe venivano cosparse di un liquido caldo, sentivo un fruscio di carte ma fu troppo tardi quando capii che la carta appoggiata sulle mie gambe veniva strappata via con forza e con mio immenso dolore pure i peli che vi erano attaccati.



A causa del dolore mi piegai sulle ginocchia ma venni subito ripreso, masturbato ed una volta giunta l’erezione ancora altri colpi che mi facevano gemere di dolore tra i loro commenti e le risa.

Mi sentivo il fuoco nelle gambe, nudo, anche un po terrorizzato, per la verità.



_ Basta! non vi siete divertite abbastanza? Andiamo a cena, ho fame! pago io ovunque volte andare_ fù uno squallido tentativo ma la risposta mi fece tremare.

_ Ma sei tu, la nostra cena! – disse Elena – abbiamo proprio deciso di cucinarti per bene!! –



Sollevato dalle braccia e dalle gambe mi portarono a sdraiarmi sul tavolo della cucina dove finirono di togliere ogni pelo presente sulla superficie del mio corpo gambe, petto a strappo e l’ultima peluria rimasta sulle gambe, ascelle con schiuma e rasoio. La mia asta veniva tenuta in tiro non so da quale mano, ma cominciò a perdere di tono quando la schiuma veniva cosparsa sulle palle che venivano rasate come tutto il resto li attorno; addirittura mi fecero portarle gambe all’altezza delle spalle e rasato tutto il sedere.





Mi alzarono nuovamente e portato in un'altra camera mi tolsero gli occhialini. Con stupore mi trovavo davanti ad uno specchio a guardarmi nudo glabro come un verme.



Preso nuovamente per braccia e gambe venivo sollevato a forza e portato presso uno sgabello al quale venivo fatto adagiare con cura, infatti da sotto il mio sedere, sentivo qualcosa di veramente molto unto e morbido che si faceva spazio, una volta trovato l’ingresso.



Che strana sensazione, mi sentivo sto coso dentro, le gambe bloccate ai piedi dello sgabello, le mani legate dietro la schiena, i loro sguardi che mi fissavano con sadica soddisfazione.



La pausa vene interrotta dal suono del campanello Elena andò alla porta ove si udiva l’arrivo di qualcuno. Immaginate la vergogna che mi assaliva, un’altra persona mi avrebbe visto in quelle condizioni.



Appena chiusa la porta si poteva udire Elena che salutava:_ Ciao, Maurizio!!, hai portato tutto?_

E mentre si avvicinavano a i passi a me sentivo lui che diceva – Ho tutto cara! dov’è la creatura??_

Si avvicinarono a me, mi presentarono Maurizio, che per benvenuto mi diede un bacio sulle labbra mentre loro scoppiarono in una gran risata per il mio ribrezzo.



Non persero tempo e mentre sentivo trafficare alle mie spalle, Eva si avvicinò, con una mano mi prese i capelli e mi tirò la testa indietro, mi baciò le labbra e fissandomi negli occhi mi disse _ Ora sei mio!!_ non feci tempo a capire le sue parole che uno strano ronzio mi giungeva da tergo.



Era un rasoio elettrico, che Eva aveva ricevuto da Maury e lo stava appoggiando sulla mia fronte, ma io preso dal panico cercai di divincolarmi urlando- No! Basta! basta ora basta! tutto ma i capelli no, non se ne parla!!!- la imploravo mi misi pure a piangere _ Ti prego,basta ! ti supplico_



Eva si fermò _ Ora son Cazzi tuoi! Non puoi tornare indietro hai sempre detto che avresti fatto qualsiasi cosa per me, dimostramelo e non farmi fare brutta figura _ Puttana!! Stai strillando come una ragazzina isterica ora mi tocca anche tapparti la bocca.



Mi sentivo in pericolo mi agitavo e così facendo caddi con tutto lo sgabello ed il “coso”si sfilò, non persero tempo i tre aguzzini che mi presero nuovamente, portato e legato sulla seggiola, dove venivo raggiunto da vari ceffoni, fino a calmarmi.



Si riaccese il rasoio ma appena Eva si avvicinò comincia a dimenarmi, nonostante tutti e tre riuscivo ad agitarmi tanto da non permettere di eseguire la rasatura.



Venivo continuamente apostrofato come Stronza, Puttana, ma ciò non rilasciava intuire nulla di buono_ Ora ti mettiamo sulla strada giusta Puttanella- disse Maurizio che dalla sua voce e dalle sue movenze sembrava che avesse qualche “tendenza”. Mi fece legare palle e membro da Elena, Eva mise delle mollette ai miei capezzoli e crollai al dolore. Piangevo e urlavo. Ero immobilizzato meglio e sacrificato a questo dolore.



Adesso ti faccio tacere io – disse Maury – e non provare a fare scherzi. Troia!. Mi mise una mano sotto il collo bloccandomi e stringendo l’esofago, cercò di infilare il suo membro nella mia bocca ma non glielo permisi, fino a quando mi chiuse le narici e fui costretto ad aprire la bocca per respirare. Avrei preferito soffocare.



Avevo sto coso in bocca ma non mi muovevo e intuendo la mia reazione diede l’ok a Eva che diede inizio alla rasatura. Non potevo far altro che lasciar correre le mie lacrime, non sopportavo l’idea di perdere i miei adorati capelli, ero veramente sconfortato e loro ridevano alle miei spalle prorio per la mia assurda reazione. Il rasoio girava per la mia testa, le ciocche cadevano copiose, ero ormai rassegnato, mi sentivo Sansone, privo di forze.



Debitamente rifinito a lametta, mostravo una sfera lucida, non parlavo, mi sentivo umiliato, avevano mollato tutte le prese, ero privo di qualsiasi sistema di ritegno nessuna corda,laccio ero libero ma mi muovevo ai loro comandi, non reagivo più, mi sentivo psicologicamente annullato, ma il problema è che non era finito tutto.



Il loro scopo era ormai raggiunto, in breve tempo mi trovai vestito con abiti femminili, Eva ed Elena guardavano con attenzione, come Maurizio ponesse cura ad ogni dettaglio. Mi mise una parrucca medio-lunga, color mogano in testa, impiegò diverso tempo a trarmi gli occhi crenado righe e sfumature varie rossetto e profumo, tute cose che ho sempre detestato e che ho evitato pure nel carnevale, ma Eva lo sapeva, sapeva tutti i miei dettagli e me li ha fatti penare tutti in un avolta.



Era soddisfatta nel vedermi così conciato e servile nei suoi confronti e di chi mi ospitava.

Tutto era compiuto, la serata sembrava terminata, ma Maurizio disse:- che ne dite se lo portiamo al…………………………. ( questa è un’altra storia)



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Grazianto Invia un messaggio
Postato in data: 31/08/2008 16:36:05
Giudizio personale:
bellissimo

Autore: Maschio38 Invia un messaggio
Postato in data: 31/08/2008 05:08:13
Giudizio personale:
triste


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